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232 pages, Hardcover
Published May 14, 1995
Francis Jourdain (1904)
Io, appartengo alla generazione che è stata costretta a scoprire Cézanne; non pretendo, ben inteso, che la sua fama debba qualcosa alla nostra perspicacia; voglio dire soltanto che verso il 1894 l’opera di Cézanne era materialmente impossibile da vedere. Frequenti visite alla Galleria Durand-Ruel ci avevano reso familiare l'opera di Renoir, di Monet, di Degas, di Pissarro e di Sisley; già accompagnavamo col nostro fervido entusiasmo i primi passi, presso Le Barc de Boutteville, di Bonnard, di Toulouse-Lautrec e dei loro amici, ma né nell'una né nell'altro si vedeva mai un solo quadro di Cézanne, il quale aveva rinunciato a esporre da moltissimo tempo e di cui i più anziani di noi pronunciavano il nome con una deferenza abbastanza disinformata. Preferivano discutere le teorie di Gauguin, nuovo messia di cui Paul Sérusier e Maurice Denis si erano fatti apostoli.
Maurice Denis - Cézanne
…
«Egli è il pittore puro - dice Sérusier" - Il suo stile è stile di pittore, la sua poesia è poesia di pittore. L'utilità, persino il concetto dell'oggetto rappresentato, spariscono di fronte all'incanto della forma colorata. Di una mela di un pittore volgare si dice: la mangerei. Di una mela di Cézanne si dice: è bella! Nessuno avrebbe il coraggio di sbucciarla, la si vorrebbe copiare. Ecco in che cosa consiste lo spiritualismo di Cézanne. Io non dico, e intenzionalmente, idealismo, perché la mela ideale sarebbe quella che lusinga le mucose e la mela di Cézanne parla allo spirito usando la via degli occhi».
«Una cosa bisogna notare - aggiunge ancora Sérusier - ed è l'assenza del soggetto. Nella sua prima maniera, il soggetto era una cosa qualunque, a volte puerile. Dopo la sua evoluzione il soggetto scompare, non c'è che un motif» (la parola usata da Cézanne).