Questo libro non è un altro rigido manuale di scrittura creativa. Non è l'ennesima guida piena di precetti su come impostare la trama, gestire i colpi di scena, sviluppare i personaggi, creare empatia. Qui non si danno norme (dall'efficacia molto dubbia), tantomeno si promettono scorciatoie (che non esistono) per scrivere bene. Vanni Santoni dice al lettore, ovvero all'aspirante scrittore a cui è destinato questo pamphlet: la scrittura non si insegna. E «il motivo è uno, semplice e perentorio: la vastità infinita delle possibilità di un testo narrativo implica che infinite cose si possano scrivere in infiniti modi». Non esistono regole assolute e non esistono ricette che funzionano sempre. La grande letteratura non è una sequenza di mosse che si susseguono in maniera predeterminata per ottenere un effetto, non è un freddo algoritmo, ma al contrario è un campo di possibilità, tensioni e persino contraddizioni. Dunque, nella pratica quotidiana, dobbiamo lasciare l'aspirante scrittore solo davanti alla famigerata pagina bianca? Non gli si può dire proprio nulla di utile, non gli si può dare alcun aiuto? Neanche questo è vero, perché se non è possibile insegnare a scrivere, «si può insegnare a pensare come uno scrittore». E si impara a pensare da scrittore prima di tutto attraverso i libri dei grandi autori che incontriamo, in un processo continuo di formazione del gusto e di raffinamento della riflessione.
Leggere La scrittura non si insegna non sarà come ascoltare Vanni per un paio d’ore alla Cité di Firenze davanti a una birra media, riempiendo il quaderno di titoli, suggerimenti estemporanei e piccoli grandi consigli, il tutto intervallato da divertenti aneddoti; tuttavia, rappresenterà una rapida lettura per chi avesse voglia di dare il via a un’avventura che non sarà certo veloce e indolore. E una volta chiuso il libro, sarà tutto un dare e levare la cera per un bel po’ di tempo, ripetendo dentro di noi a mo’ di mantra: «Dieta e Disciplina, Dieta e Disciplina, Dieta e Disciplina…».
Ma pure capolavoro per quanto vi è scritto e per i consigli che dà a chi vuole approcciarsi alla scrittura: devi leggere! E devi leggere quelli bravi, quelli che hanno fatto la letteratura (anche di genere), quelli che ti lasciano a bocca aperta per maestria e capacità. E allora butta giù dei begli elenchi (condivisibili o meno, ma sicuramente molto validi) e dà i consigli che ti avrebbe dato mia madre: impegnati, sbattiti, studia, scrivi, non trovare scuse. E' un librino facile e scorrevole con tantissimi spunti di lettura per chi non avesse letto quello che va letto se si ama la letteratura, poi che uno voglia scrivere quello è un atro discorso perché, ed ha ragione, la scrittura non si insegna.
Mi è piaciuto molto, diretto, onesto, chiaro. Io non voglio scrivere ma mondo e ho trovato questo saggio davvero interessante. E pensare che avevo iniziato il suo I fratelli Michelangelo mollandolo circa a metà. Non mi ci trovavo, nello stile diverso per ogni personaggio, nella prosa, nella storia, non era proprio il mio genere. Magari leggerò altro di suo.
Se invece volete sapere cosa bisognerebbe leggere, beh qui cascate bene.
Come in politica la fine delle ideologie rappresenta la nuova ideologia, così la fine dell'ideale romantico dello scrittore sta diventando l'ideale prevalente in letteratura. Questo è quanto mi è venuto in mente leggendo il pamphlet di Vanni Santoni, il quale dà un colpo al cerchio rivendicando con orgoglio che, come da titolo, "la scrittura non si insegna", salvo poi dare un colpo alla botte specificando che i corsi di scrittura (che lui, credo, non ha mai frequentato, ma nei quali insegna) possono insegnare "la mentalità dello scrittore". Siccome imparare significa disimparare, per imparare ciò che le scuole di scrittura insegnano bisogna innanzi tutto disimparare l'ideale romantico del genio solitario che passa anni chiuso in casa a contemplare gli abissi del proprio tormento, scrive un capolavoro, poi lo pubblica e tutti a dire «Oh!» e «Ah!». No, non va bene: le cose non stanno così. Per essere scrittori, dice Santoni, bisogna: leggere, leggere ancora, leggere di più, poi scrivere, riscrivere, trascrivere, entrare nella Società delle Lettere attraverso collaborazioni con blog e riviste, solo allora proporre il proprio manoscritto a una casa editrice, magari aspirando a quelle medio-piccole ma serie e 'virtuose' tanto per cominciare.
Un libretto scoppiettante e pieno di consigli utili come questo non poteva che scriverlo Santoni, che è sia scrittore, sia curatore della collana di romanzi della Tunué (che ha il merito indubbio di aver scoperto e lanciato Luciano Funetta), sia insegnante di scrittura. Proprio perché chi lo propone è uno-e-trino, al realismo volto a demolire l'orrido 'ideale romantico dello scrittore' basta un attimo per farsi misticismo, con Santoni che finisce involontariamente col diventare il santone di turno. (O peggio: viene trasformato in santino dalle folle in visibilio, sempre alla ricerca di nuovi idoli da venerare una volta che le vecchie divinità sono tramontate.) Quella che viene fatta passare per la 'realtà dell'essere scrittori oggi' (rivelata in modo evangelico-oracolare, tipo: "Ve lo dico io, come stanno veramente le cose!"), infatti, non è meno ideale del modello dello scrittore-asceta-contemplatore-e-vate.
Prendiamo la prima regola di Santoni: bisogna leggere, leggere, leggere, leggere tanto, leggere i romanzi-mondo, leggere i classici contemporanei. Cominciare con: l'Ulisse di Joyce, La ricerca del tempo perduto di Proust, 2666 di Bolaño, Underworld di De Lillo, Infinite Jest di David Foster Wallace, eccetera. Non è affatto un consiglio infondato, né tanto meno banale. Eppure, non è l'unico consiglio possibile. Lo scrittore e critico Stephen Vizinczey, nei saggi raccolti in Verità e Menzogne nella Letteratura, afferma spudoratamente che si può diventare un bravo scrittore anche solo leggendo (e soprattutto rileggendo!) quei quattro o cinque grandissimi scrittori. Vizinczey parlava di Mann, Balzac, Tolstoj, Dostoevskij, e Stendhal. Troppo passé? Non c'è problema! Basta creare una (piccolissima) biblioteca di capolavori contemporanei, mettendoci dentro Bolaño, Pynchon, Borges, la Woolf e la Yourcenar, leggendo le loro opere e, soprattutto, rileggendole. Dopo che hai letto, riletto, studiato e analizzato loro, hai veramente bisogno di leggere altro? Umberto Eco, tagliando la testa al toro, diceva che tutti i segreti della grande narrazione sono racchiusi in Sylvie, novella di Gérard de Narval di una cinquantina di pagine, che lui aveva letto e riletto per numerosi decenni. Si imparerebbe meno riducendo la quantità di libri da leggere a favore dell'intensità e della profondità della lettura? Ne dubito. Si imparerebbe meglio? Forse sì. Ripeto: il consiglio di Santoni, per quanto semplice e diretto, non è affatto banale ed è senza dubbio utilissimo, specie se, come dice lui, il 95% degli aspiranti scrittori italiani non ha letto abbastanza oppure non ha letto affatto. Ciò che rischia di diventare fuorviante è l'idea che per diventare uno scrittore bisogna prima aver letto questo, quello e pure quell'altro, poi cominciare a scrivere. La 'dieta di libri che un aspirante scrittore deve leggere' rischia quindi di produrre lettori bulimici e ossessivo-compulsivi, presi dall'ansia di arrivare all'ultimo titolo della lista del dietologo Santoni nel più breve tempo possibile, senza soffermarsi troppo a riflettere su ciò che stanno effettivamente leggendo e senza neanche chiedersi se lo hanno capito, o se gli è piaciuto. Allora quelli che esordiscono a venticinque anni come fanno? Hanno già letto tutto? Ovviamente no: leggere per scrivere è fondamentale, ma spesso si legge e si scrive, il tutto in ordine sparso. Magari, chissà, qualche scrittore (di quelli veri, di quelli che hanno pubblicato e persino venduto, e sono stati finanche letti!) ha letto L'arcobaleno della Gravità da adolescente e scoperto Cārtārescu a cinquant'anni, mentre DeLillo non lo ha mai sfiorato ma nel frattempo ha continuato a scrivere: tutto è importante, niente è necessario.
Anche il secondo precetto di Santoni sa tanto di idealismo travestito da realismo. Per essere scrittore, bisogna scrivere, scrivere, scrivere. Farlo ogni giorno, con disciplina, rigore militaresco, puntualità. Ancora una volta, un consiglio utilissimo, ma poi la realtà è sempre più complicata e variegata degli schemi che elaboriamo per sistematizzarla e spiegarla a noi stessi. Comunque, aspetto sempre che qualcuno mi dimostri al di là di ogni ragionevole dubbio in che misura quella dello scrittore ligio e disciplinato che scrive 3000 battute al giorno, ogni giorno, con la pioggia o col sole, in salute o in malattia, in ricchezza o in povertà, votato alla scrittura come un soldato che difende la patria, come un monaco che si nutre del suo dio, sia un'immagine meno ideale e più realistica di quella dello scrittore geniale e solitario che ode il canto della sua musa.
Come tutti quelli che vengono a dirci 'la Verità', insomma, anche Santoni non sta facendo altro che venderci la sua particolare visione, la realtà così come la interpreta lui, il suo ideale di scrittore. Però c'è da dire che gli ideali sono importanti e non vanno sminuiti. Anche se irrealizzabili, e forse proprio in quanto tali, danno un obiettivo verso cui tendere, una direzione da seguire. Nessuno ha mai seguito alla lettera i consigli di Vanni Santoni, forse neanche Vanni Santoni stesso, ma l'importante è ascoltare i consigli e provare a seguirli nei modi e nelle tempistiche che la nostra realtà ci consente di fare. Da questo punto di vista (e questa è circa la terza volta che lo ribadisco), il libro di Santoni è utile, interessante e offre numerosi spunti di riflessione nonché consigli pratici.
C'è un po' di tutto, nel libro di Santoni, anche se nel mio minuscolo ritengo che manchino alcune cose fondamentali. Dice Santoni che la scrittura non si insegna, ma si può provare a insegnare una mentalità, un atteggiamento, un comportamento, che è quello dello scrittore di oggi. Leggere, scrivere, farsi leggere. Cosa importantissima: partecipare, condividere. Che ben vengano riviste, blog, collaborazioni: per essere scrittori bisogna entrare 'nel giro', dove si incontrano persone che leggono, scrivono e si fanno leggere. Va bene, va bene tutto, ma dov'è la Conoscenza oltre la letteratura e di cui la letteratura, comunque, si nutre? Bisogna leggere i grandi romanzi contemporanei, giustissimo, ma dove sono i saggi, le biografie, le riviste scientifiche, d'arte, di cinema? In fondo, non è che la condizione umana ci viene rivelata solo dai grandi romanzi - e non è forse quella la materia incandescente che ogni aspirante scrittore dovrebbe ambire a maneggiare? Soprattutto, dov'è la Vita? Se io passo tutto il mio tempo a leggere grandi romanzi, scrivere e stare in contatto con altre persone che leggono grandi romanzi, scrivono e stanno in contatto con me, che cosa imparerò di nuovo? Dove troverò quel 'contrasto' che anima i personaggi dei grandi romanzi che io leggo a manetta? Ecco che l'approccio di Santoni rischia di creare tanta gente che sa scrivere e sa pubblicare, ma nessuno scrittore. Ed ecco che io, parlando di Vita e Conoscenza, con le maiuscole!, non ho fatto altro che rimanere sullo stesso identico piano ideale dello scrittore di Santoni e di quello romantico. Ma che ci vogliamo fare? È impossibile non cedere alle lusinghe della speculazione teorica, quando la realtà non può mai essere spiegata fino in fondo!
Update del 2022 Quando, nel 2021, scrissi che a volte sentivo che Santoni avesse la tendenza a rivelare l'essenza dello scrittore oggi "in modo evangelico-oracolare, tipo: 'Ve lo dico io, come stanno veramente le cose!'" non potevo di certo immaginare che il suo libro successivo si sarebbe intitolato... La Verità su Tutto! Sono queste quelle ironie della vita che poi, gira che ti rigira, mi convincono a comprare e leggere alcuni libri (come, credo, farò nel caso dell'ultimo di Santoni).
Pues me ha encantado. Me lo he leído de un tirón (hacía mucho que esto no me pasaba con un libro), y todo lo que cuenta Santoni me ha parecido interesante y útil para quien aspira a convertirse en escritor.
Volume onesto su come diventare scrittori, anche se eccessivamente prescrittivo per quanto riguarda la parte di letture obbligatorie. La lettura è sempre soggettiva, come lo è anche il grado di apprezzamento che ne deriva.
Da giovane scrittore/scrittrice aspirante, potrei anche schifare Bolaño o Cărtărescu, e imparare tantissimo da Adameșteanu o Saramago, per dire: relativizzare le letture in base alla necessità di ciascuno, cercando di fornire così una risposta alla domanda "perché scrivo?" sarebbe un approccio più aperto e utile, invece di stendere un indice obbligatorio dei libri da leggere, per forza di cose soggettivo anche quello.
Mi è piaciuta molto invece la parte dei cliché da evitare nella scrittura, molto utile perché sprona a cercare sempre l'originalità ed evitare di copiare ricette pronte e dejà-lu. Anche la parte sulle riviste letterarie attuali e i consigli sull'evitare l'isolamento (lo stesso di Umberto Eco) è stata soddisfacente e, reputo, utile per un principiante.
Nel complesso, un volume onesto, che ammette che non ci sia un unico modo per "diventare scrittori" (elenchi di letture a parte), ma che esistono delle linee di massima alle quali uno si deve comunque attenere per riuscirci.
Quello dello scrittore è un mestiere abbastanza impegnativo, ma questo si sapeva già da Stephen King che ha organizzato il suo come quello di un travet, ma solo quando aveva già pubblicato qualcosa di importante. La massa di aspiranti scrittori deve, invece, guadagnarsi la pagnotta con lavori come il portiere di notte, il distributore di giornali, lo scaricatore di porto, ecc. e scrivere quando può.
La scrittura non si insegna, ma non è del tutto vero perché gli insegnanti citati, anche se quasi tutti morti, sono i maestri della letteratura che ci hanno lasciato le loro opere che DEVONO essere lette se si vuole tentare la carriera. Credo di essere intorno al 10-15% di quelle proposte da Santoni. Ma ne ho lette altre, credo altrettanto buone, concessione che l'autore dà. Ma io vorrei rimanere ben salda nel ruolo di lettrice se il signore mi lascia la vista. Eventualmente passerei agli audiobook.
Stile spiccio e concreto, buone indicazioni per la scrittura, rilettura, condivisione, pubblicazione (nel mio piccolo mi salvo per aver pubblicato con self-publishing il genere non-fiction). Interessanti consigli sulle dinamiche editoriali. L'autore più citato è Roberto Bolaño. D'accordissimo ma, volendo fare la spocchiosa, avrei citato almeno una volta Romain Gary.
Ho letto tutte le note; a dimostrazione di ciò, nel testo della 103 c'è un refuso. Sul kindle il numerino in apice è così piccolo che quando pigio mi esce la voce di wikipedia con la descrizione, es. il numero 103. Lo so, le note in digitale sono un problema.
Un piccolo manuale con consigli molto utili per chi vuole intraprendere la carriera di scrittore. Ci sono ottimi consigli su cosa non fare per scrivere decentemente, e anche un elenco di libri classici imprescindibili per chi vuole fare sul serio con la scrittura.
la sparo grossa? la sparo grossa: la maggior parte di coloro che vorrebbero dedicarsi ad una qualche forma d'arte e/o intrattenimento (letteratura, musica di qualsiasi tipo dalla classica al djing passando per...beh, tutto il resto, fotografia, cabaret o stand up comedy, pittura, teatro, fare un podcast o una newsletter, fare il fumettista o il disegnatore di vignette, fare il mimo o qualsiasi altra cosa vi possa venire in mente) dovrebbero leggere questo libretto semplice, comprensibile e decisamente diretto e capire i tre grandi messaggi che ci sono dietro.
il primo è conoscere bene la materia di cui ti vuoi occupare. santoni lo dimostra proponendo all'aspirante lettore una dieta mostruosa di libri (alcuni dei quali anche belli voluminosi) che spaziano abbastanza bene tra le varie epoche e che tutti assieme probabilmente sarebbero in grado pure di stroncare lettori abituati alle maratone di lettura (o alle equivalenti delle mezze maratone, tipo il sottoscritto). vuoi scrivere? allora leggi, leggi tanto, leggi anche cose difficili, giganti, lontane dal tuo gusto. e poi dopo scrivi. credo che per qualsiasi altro ambito si possano trovare listoni di imprescindibili, e richiede parecchio tempo. ma ne vale la pena. e fidati: se conosci solo quattro cose in croce la gente (non semplicemente gli esperti: proprio il pubblico) se ne accorgerà, e quello che farai ne risentirà e non poco.
il secondo è che ci si deve esercitare sempre. qui la cosa si spiega da sola, o meglio nel libro ci sono diversi ottimi suggerimenti su come lavorare nella scrittura, in cui l'autore è anche molto esplicito sulla sua routine di lavoro: ma il senso è facile ed è universale, ed è il lasciarsi andare all'istinto a creare attraverso una seria disciplina. (ok, ora direte: "ma se faccio tutti i giorni questo e per puro caso ho anche una vita comprendente famiglia, lavoro, tempo libero, ecc...il tempo per digerire i grandi classici al punto precedente dove lo trovo?" che dire se non il classico "hai voluto la bicicletta?")
il terzo è che non sei solo nella tua torre a creare la tua arte o il tuo intrattenimento in attesa di venire scoperto da qualcuno che ti trasformi in star, ma è abbastanza facile che intorno a te ci sia gente nelle tue stesse condizioni: gente con cui fare squadra, con cui confrontarsi e persino correggersi a vicenda, dividere spazi e occasioni in cui presentare la proprie opere. probabilmente insistendo in quella direzione sarà più facile riuscire ad emergere quel minimo che basta per farsi notare, e comunque questo ti aiuterà a crescere. anche questa può sembrare una banalità, eppure è uno dei discorsi più difficili da far accettare: forse è colpa del mito dell'autore in lotta contro il mondo che chiuso nella sua stanza crea la propria arte, o forse è colpa del rischio di cadere nelle pacche sulle spalle reciproche (o -se siete più hardcore- nei pompini a vicenda) in cui tutti sono bravissimi perchè tutti sono amici.
ho cercato di mostrare questi tre messaggi inclusi nel libro nella maniera più vaga possibile proprio perchè credo siano universali: forse non era nelle intenzioni dell'autore (anzi, è assai probabile che non lo fosse), ma trovo sia così. insomma: utilissimo per chi voglia scrivere, ma decisamente una lettura anche per gli altri.
Questo pamphlet non vende fumo. Ha il pregio di costuire con il lettore un rapporto franco e onesto. Vanni Santoni è scrittore, editor,lettore e insegna in diverse scuole di scrittura. Indi riversa in questo volume di agile lettura consigli nati dalle sue esperienze sul campo unite ad un'altra sua prerogativa. Santoni legge tantissimo e scrive moltissimo di libri. Succulente la parte della dieta letteraria per uno scrittore. Siamo lettori perennemente in fieri ma le sue liste sono ricche di spunti anche per potergli dire: hai dimenticato l'autore x e il libro y. Ricette non se ne danno, per fortuna, ma i suggerimenti (perentori): leggi tanto e scrivi ogni giorno è musica per le mie orecchie. Vero è che in base al suo vissuto scrive le cose da evitare ma ciò è suffragato dalla sua esperienza, tra cui sottolineo il progetto enorme di Scrittura industriale collettiva. In sintesi il percorso è leggi tanto, scrivi sempre, pubblica su riviste e sei a buon punto. Non hai citato Harold Brodkey, ma ti perdono perché hai messo Aldo Busi.
Meraviglioso per chi bazzica, o vuole approcciare, quel meraviglioso mondo che è la scrittura. Sono riuscito a partecipare anche al corso "I 4 pilastri" tenuto da Vanni Stesso, nel quale sviscera e analizza questo fantastico saggio.
Male che va, se siete "solo" appassionati di lettura, vengono indicati dei veri e propri colossi immancabili nella cultura di ogni Lettore. Super consigliato!
Un agile manualetto di scrittura che ripete il mantra di ogni creativo wannabe: studia, applicati con metodo e disciplina, sbattiti per sviluppare la tua rete di contatti. Principi universali.
Se vuoi imparare l'arte della scrittura - e soprattutto la forma mentis dello scrittore - questo libro è semplicemente necessario. Va letto e seguito alla lettera.
Me ha encantado. Directo y cargado de ironía. ¡Pim pam! Como una gran agitación, una corriente de energía que invita a sumergirse en la lectura y la escritura.
Me gusta muchísimo cómo se expresa el autor. Mientras leía me he sentido como si estuviera en clase con él, como el típico profesor firme y punzante que te exige mucho pero que al mismo tiempo te motiva y sabe cómo activar tu curiosidad (y a ti eso te sabe rico porque sientes pasión por el tema...)
Santoni afirma que no se puede enseñar a escribir, pero sí se puede enseñar a pensar como un escritor (totalmente de acuerdo con él). Ante la pregunta "¿Qué hay que hacer para escribir bien?" él responde: "Leer, leer, leer...". A esto lo llama "cuidar la dieta": nutrirse de buenos libros (si es que uno quiere ponerse a escribir en serio)
Da muy buenos consejos sobre la disciplina de escribir a diario, sobre cómo revisar nuestros textos (algo imprescindible, que deberíamos hacer más de una decena de veces con cada texto), cómo y con quién compartir nuestros escritos en proceso, entrar en contacto con otros escritores y revistas literias, aspectos sobre la publicación... Y además una enorme lista de libros que considera imprescindibles para un aspirante a escritor (estos títulos son, en sus propias palabras, "bofetadas llenas de estímulos")
Cuánto me alegra haber escogido este libro y sentirme ahora con tantas ganas de seguir escribiendo y leyendo (y eso que yo ya venía con muchas ganas...)
Esta lectura se ha sentido un poco como cuando ese profesor de clases provocativas que tanto admirabas en el instituto te daba una colleja por algo que habías hecho mal, pero sabías que eras de sus alumnas favoritas y eso te gustaba...
Amiche e amici, come state? Io bene. In qualità di compilatore di parole, mi piace di tanto in tanto “fare il tagliando” agli strumenti di lavoro. Per farlo, frequento seminari, corsi e webinar, faccio esercizi, scrivo racconti. E leggo. Leggo biografie, manuali di scrittura. Questi ultimi sono sempre più o meno gli stessi e sono noti: mi propongo di parlarne in un altro post. Oggi, però, ho tra le mani questa novità: La scrittura non si insegna, una guida, un pamphlet, un libriccino di Vanni Santoni, edito da Minimum Fax.
Vanni Santoni è autore talentuoso e prolifico, giornalista e insegnante di scrittura ma, prima, è un bravo ragazzo, onesto. Questo fa sì che ciò che scrive è pulito, schietto, chiaro. E spiazzandoci un po’, onestamente, ci rivela: “la scrittura non si insegna”. Come? Ma allora frequentare seminari, corsi e webinar? Comprare manuali di scrittura? Santoni ribadisce che tutto è utile, nulla è necessario o meglio: ciò che conta è darsi una regola. Disciplina, come si intitola uno dei capitoli. Scrivere tutti i giorni, questa è la regola prima (e una delle tante inspirational quotes che ho sottolineato nel testo). E organizzare il proprio tempo per la scrittura e per niente altro. Per cominciare stacca il Wi-Fi. Scrivere, scrivere, scrivere!
“L’ispirazione è per dilettanti“, scrive rilanciando una frase. E ci spiega che l’ispirazione (quel fenomeno che ci permette di scrivere più pagine e anche migliori) esiste, ma arriva regolarmente solo se ci si mette al lavoro (scusate il gioco di parole) con regolarità. E “con regolarità” si intende tutti i giorni.
La scrittura quotidiana porta a sviluppare quello stato di coscienza “simile a una leggera trance” (detto deep play o alpha state) che consentono a chi scrive di creare anche durante la semplice trascrizione (o che permette di generare, stoccare e assemblare il lavoro anche mentre si è in giro a far compere, o la doccia, o prima di dormire, eccetera.
La scrittura non si insegna è, per chi già scrive, tutto da ritagliare e appendere alle pareti davanti alla scrivania dove ci si siede per lavorare. Leggere Santoni e come avere il buon vecchio Miyagi dietro le spalle a controllarti che tu non ti lasci andare ed esca dal sentiero del rigore. O, anche, come avere alle calcagna il dottor Nowzaradan che controlla cosa mangiamo e cosa no. E uno dei punti fondamentali del libro di Santoni, il più importante prima dell’utilissimo elenco delle cose da non fare, riguarda proprio la dieta. Per tutta la durata del libro, l’autore insiste nel dirci che ciò che conta prima di tutto è ciò che si mangia, è il cibo di cui ci alimentiamo (in senso figurato, ovviamente). E così ci lascia un elenco lungo, lunghissimo, di superlibri di superautori, da Proust a Joyce, da Bolaño a De Lillo, da Tolstoj a Dostoevskij, Dickens, Pynchon, ma ce ne sono tanti dei periodi e degli stili più diversi. Leggere, leggere, leggere!
“Solo nutrendosi di libri buoni si può pensare di produrne uno decoroso”. Anzi: essendo il campo letterario sterminato, si può pensare di farlo solo nutrendosi del meglio.Quindi, amiche e amici, stringi stringi, le cose sono due: leggete e scrivete.
La scrittura non si insegna, ma a scrivere si può imparare.
Concordo in pieno con l'inutilità assoluta delle "scuole di scrittura", ma comprendo come siano un mezzo per sostenere gli scrittori veri: da Carver a DFW, moltissimi grandi autori hanno insegnato in questi "corsi per scrittori" anche come mezzo per sbarcare il lunario. E, anzi, concordo ancora di più con quanto Santoni NON dice: modelli di struttura, schemi descrittivi, regole di scrittura. Per fortuna, non c'è una parola su questo - perchè l'arte non si può insegnare. Detto questo, Santoni mette insieme qualche pagina di consigli sui quali concordo in pieno. Prima di tutto: leggere molto e leggere bene (ed approvo totalmente i suoi canoni: ho letta tutta la sua prima lista di monumenti letterari; e poi, dedicare molto tempo alla scrittura, alla rilettura, alla correzione ed essere aperti al confronto.
Ho trovato una esagerazione dire che Pompeo di Pazienza sia il maggior romanzo italiano del secondo Novecento (certe affermazioni iperboliche automaticamente mi rendono antipatico l'autore così lodato) - e anche lo stile di scrittura, con tutte quelle note alla DFW, rischia a volte di scivolare nel caricaturale. In ogni caso, ottimi consigli: e, soprattutto, l'affermazione fondamentale che, prima di essere scrittori, bisogna essere grandi lettori. E ora, vado a recuperare quei pochi testi fondamentali del canone santoniano con ancora non conosco.
Spocchia e banalità Mi chiedo, se per gli scrittori è tanto gravoso dare consigli ai giovani aspiranti, perché prosciughino fiumi di inchiostro, tengano corsi di scrittura, scrivano articoli in merito. Perché non smettano semplicemente di esprimersi e si disinteressino della questione, lasciando che i migliori, i più valenti e zelanti, quelli che trovano il metodo da sé o che se ne forgiano uno proprio, emergano autonomamente. Ovviamente suppongo che la risposta più ovvia sia il ritorno economico. Inoltre, sebbene Santoni metta le mani avanti e inserisca nelle sue liste di libri da leggere, munificamente, un paio di donne e alla bisogna di scrittori italiani, il canone che ne ricaviamo è del tutto eurocentrico, quasi totalmente maschile, quindi a che pro cercare di tracciarlo se resta sempre parziale? Ha ancora senso tracciare un canone e con tanta spocchia?
This was not for me. I expected something similar to Francine Prose “Reading like a writer” or Lajos Egri “The art of dramatic writing”, with useful information. I guess I expected too much.
I got the constant feeling that this book doesn’t take seriously enough the topic at hand. The “advice” is very superficial and there are too many unnecessary tangents. I’m not sure if it’s an issue of the original or the translation, but the quality of the text seemed like this was written in a rush.
Este libro pretende ser un manual a la hora de iniciarse como escritor pero cae en el hastío. Los dos primeros capítulos son interesantes ya que proporciona unos listados interesantes de libros pero no dejan de ser cosas que ya se han publicado anteriormente. Parece que el libro está a mitad de camino entre manual y libro de pseudo autoayuda.