Mai era accaduto prima nella storia di Roma che due giovani dell’aristocrazia si amassero in modo così incondizionato. Dal momento in cui, giovanissimi, si riconosceranno come spiriti affini, Germanico e Agrippina non si separeranno più. Il vincolo che li unisce, del resto, è il coronamento di una grande passione, non certo un impegno formale determinato da convenienze politiche. Quando il giovane comandante è chiamato a guidare le otto legioni stanziate lungo il fiume Reno per riscattare il nome dell’Impero dopo la disfatta di Teutoburgo, Agrippina decide di seguirlo in Germania. Nonostante sia incinta, partecipa da protagonista alla vita dell’accampamento, rivelando presto un ascendente sui soldati superiore persino a quello del marito. Fieri, impavidi, volitivi, entrambi sembrano dei predestinati: se Germanico, figlio del valoroso comandante Druso, è l’uomo più indicato a succedere al vecchio imperatore Augusto, di cui è il pupillo, Agrippina, figlia di Marco Vipsanio Agrippa, l’eroe di Azio, ma soprattutto nipote di Augusto, rappresenta l’esempio più fulgido della matrona romana. Eppure, alla morte di Augusto per loro le cose si mettono male. Nel testamento l’imperatore ha designato il figliastro Tiberio come suo successore. Livia, sua madre – avversaria di Agrippina -, che ha sempre agito perché il marito favorisse il figlio Tiberio, detiene adesso un potere illimitato. Amati dalla gente e dai soldati così come temuti dal potere, Germanico e Agrippina accetteranno con spavalda consapevolezza il loro destino. Anni dopo la loro morte, sarà il centurione Quinto Sergio Sabino – un leale servitore dello Stato che ha avuto la ventura di essere testimone delle loro gesta – a raccontare nelle sue memorie chi furono l’imperatore mancato e la sua sposa guerriera, e in che modo Tiberio e Livia si accanirono su di loro. Con il rigore dello storico e la capacità affabulatoria del grande narratore, Valerio Massimo Manfredi fa ritorno ai luoghi di Teutoburgo, regalandoci il ritratto indimenticabile di due figure epiche, Germanico e Agrippina, e mettendo in scena la battaglia campale di Idistaviso, l’evento che segnerà il riscatto dell’esercito romano sui Germani, e che conferirà a Germanico la gloria immortale di cui gode presso la posterità.
Valerio Massimo Manfredi is an Italian historian, writer, archaeologist and journalist. He was born in Piumazzo di Castelfranco Emilia, province of Modena and is married to Christine Fedderson Manfredi, who translates his published works from Italian to English. They have two children and live in a small town near Bologna. Valerio Massimo Manfredi defines himself as an "Ancient World Topographer". Since 1978 he spends his time teaching in several European universities, digging ruins in the Mediterranean and in the Middle East, and writing novels. The Professor of Classical Archaeology in the "Luigi Bocconi" University of Milan and a familiar face on European television, he has led scientific expeditions, excavations and explorations in Italy and overseas. In addition to this, he has published a number of scientific articles and essays as well as thirteen novels, including the Alexander trilogy and The Last Legion. Alexander was published in thirty-six languages in fifty-five countries and The Last Legion was sold for a major film production in the USA. The Last Legion film was released in 2007.
Muy flojito. No sé exactamente qué es lo que quiso hacer Manfredi, pero el resultado no puede ser más anodino.
Si lo que se espera, tras la lectura de la sinopsis, es una novela que nos narre la vida de Germánico y Agripina no es eso lo que se va a encontrar. El hilo conductor es la figura del centurión Quinto Servio Sabino, personaje ficticio, cuyo padre sirvió en el ejército a las órdenes del comandante Druso, padre de Germánico. La trama transcurre en su totalidad durante la rebelión de las legiones del Rhin, tras la muerte de Augusto, y posterior campaña de Germánico contra Arminio para vengar el desastre de Teutoburgo. Así como lo cuento parece que todo esto, batallas incluidas, se desgranan con detalle (cosa que tendría su interés), bueno, pues tampoco. Digamos que el escenario es un telón de fondo de no sé sabe muy bien qué.
Sobre la historia de Germánico y Agripina, pinceladas en conversaciones breves de Quinto y su comandante sobre hechos de sobra conocidos. Cuenta, no muestra y además poco. Eso hace que la cosa se resienta y el libro, pese a no ser muy extenso, hay momentos en los que se hace pesado. Alguna carta de Agripina a Quinto completa la escasa presencia que tiene la pareja protagonista en la novela. Tras la campaña en el Rhin, apenas dos apuntes, también contados que no mostrados, uno para indicar el nombramiento de Germánico como gobernador en Oriente y otro para comunicar su muerte. Con la vida de Agripina en Roma tras la muerte de su marido y su posterior destierro media pincelada, contada cómo no, y punto.
En conclusión. Si buscáis una historia novelada de la vida de Germánico y Agripina, aquí no la váis a encontrar. Si lo que esperáis es una narración detallada de la campaña del Rhin, tampoco. Como dije al comienzo no entiendo la intención de Manfredi con este libro. Está bien escrito, pero no está entre sus mejores novelas. No la puedo recomendar.
Peccato. Il punto di vista scelto dall'autore non rende giustizia al protagonista della storia. Germanico è raccontato solo così come visto da un centurione dell'esercito romano e il suo personaggio non è per niente approfondito. Anche sua moglie Agrippina e l'imperatore Tiberio sembrano solo delle comparse che si avvicendano nella storia. La narrazione manca di profondità e si arriva alla fine con un senso di vuoto.
Questo è il primo romanzo che leggo di Manfredi, ma penso sia uno dei suoi riusciti meglio. Mi sembra un romanzo di quelli scritti secondo contratto e il risultato si vede. Per carità Manfredi scrive bene, fluidamente, comprensibile a tutti, ma non a livello storico, praticamente se non conosci la disfatta di Teutoburgo e quello che ne consegue dopo non ci capisci niente. Sempre il pezzo di mezzo tra Domina di Sky e Barbari di Netflix, ci viene in soccorso nell’attesa, non so! Questo libro è un memoir sulle vicende di Germanico narrata dal punto di vista di Quinto Sergio Sabino.
2.5* ad esagerare; il libro si legge velocemente, pure troppo. La storia dovrebbe centrarsi su Germanico ed Agrippina, tuttavia l’io narrante, il centurione Quinto Sergio Sabino e’ il vero protagonista del romanzo storico lasciando molto sullo sfondo tutto il resto. Non il romanzo migliore di Manfredi
“Ascoltami bene, Quinto, non puoi mai sapere cosa un soldato è o non è capace di fare. Quali abissi possono spalancarglisi di fronte se solo si ferma a pensare. La vita militare rende pazzi.“
Non so cosa sia successo a Manfredi, ma questo romanzo non è minimamente ai livelli a cui ci aveva abituato. Purtroppo, da tempo non riesco più a dare più di 2 stelle ai suoi libri.
In questo testo manca il pathos, manca un racconto approfondito; le battaglie, che avrebbero dovuto essere fondamentali, sono inesistenti o ridotte a poche pagine raccontate come un semplice resoconto. La narrazione è affidata a un centurione che parla più di Agrippina che del marito, Germanico, che invece dovrebbe essere il vero protagonista.
La storia era interessante: ci troviamo alcuni anni dopo Teutoburgo e la vicenda avrebbe dovuto ruotare attorno a Tiberio, futuro imperatore di Roma, e al comandante Germanico. C’era molto da approfondire: le vicende dei protagonisti, gli inganni, le lotte interne e la battaglia per riscattare la sconfitta a Teutoburgo.
Invece, tutto procede troppo velocemente: i dialoghi sono ridotti al minimo e poco coinvolgenti. Un vero peccato.
Manfredi è uno dei miei autori preferiti, ma in questo libro non mi ha entusiasmato, anche nel finale poco approfondito. Di solito i suoi libri mi piacciono molto di più, questo mi ha lasciato poco.
La principal virtud de este libro es la brevedad, y aun así me aburrió. Pero, sobre todo, destacaría lo engañoso del título. Llevando por título ”Germánico”, uno espera encontrar una novela biográfica sobre el personaje, al estilo de otras del mismo autor, pero no, la novela relata los disturbios que se produjeron tras los eventos de Teutoburgo y los pormenores políticos de Roma en esa época, de los que Germánico es un actor más, ni siquiera el protagonista.
Desde Teutoburgo, su penúltima obra, no había leído Valerio Massimo Manfredi; su estilo fluido, dinámico con el esquema de las gens Julia y Claudia facilitan la lectura de esta novela histórica que casi no menciona batallas ni sucesos bélicos sino que se enfoca en las repercusiones en las provincias de Panonia y principalmente Hermanos de la política emanada desde Roma durante y luego de la muerte de Augusto. El eje narrativo lo aporta la relación de un centurión con Agripina, hija de Agripa y esposa de Germánico. Lo califico con tres estrellas porque me parece que a mí gusto es una versión liviana de unos sucesos coyunturales en los que se da los primeros pasos a la caída de la dinastía Julia. Sin embargo quedé prendido del autor y mis próximas lecturas serán de otras obras suyas
molto avvincente e interessante soprattutto le parti della battaglia. poco chiare alcune parti e personaggi legati alla successione ma viene in aiuto l'albero genealogico a inizio libro; ciò nonostante ho trovato questa lettura molto bella e scorrevole
La voce narrante di questo romanzo è Quinto Sesto Sabino è un Centurione, comandante dei Lupi, che segue nelle sue imprese Germanico e che decide di raccontarne l’impresa dopo la sua morte e quella di sua moglie Agrippina. E questo è stato ciò che non mi è piaciuto del romanzo. La storia, infatti, è raccontata in maniera molto impersonale, con un elenco di avvenimenti e poco più. Questo fa sì che non risulti coinvolgente, si legge velocemente semplicemente perché è un libro corto (e perché comunque l’ho ascoltato).
Ciò non toglie che abbia trovato questo libro estremamente interessante, ma questo è dovuto al fatto che il periodo dell’Antica Roma è un periodo che mi piace molto e che ammetto che il personaggio di Germanico lo conoscessi davvero poco, quindi ero interessata alla storia di per sé. Tuttavia, ammetto che a questo punto avrei preferito una vera e propria biografia, almeno avrei capito maggiormente l’asetticità del racconto.
Fortunatamente dicono che questo sia il peggior Manfredi in assoluto, quindi potrei dargli una seconda chance. Questo libro però mi ha deluso tantissimo, sebbene le mie aspettative fossero piuttosto basse. Non mi è piaciuto lo stile di scrittura, i personaggi sono piatti e privi di profondità, l'ambientazione affascinante è trattata in modo superficiale: invece di viverla, la si dà per scontata. Il libro è noioso e i dialoghi sono così farraginosi che sembrano tradotti dal latino. La storia ha delle forzature, ma la cosa peggiore è che in questo libro c'è un totale rovesciamento del principio del "show don't tell": le cose qui non succedono, ma vengono raccontate. Da dimenticare.
«Il presente sbiadisce se messo a confronto del luminoso passato che ancora guida molti di noi.»
La vendetta di Teutoburgo. La storia d’amore tra Germanico ed Agrippina. Le battaglie su terreni aspri e gli intrighi politici.
Alternando rigore storico a narrazione, assistiamo ad un frammento della vita dell’Impero Romano dove l’onore la fa da padrone. Dove anche un cuore di granito, dopo la morte di tanti compagni, inizia a sbriciolarsi… ma nulla può fermare chi persegue con tutte le sue forze un obiettivo: il riscatto dei padri!
Sinceramente mi aspettavo di più da questo libro che lasciava presupporre un altissimo potenziale narrativo. La trama è piuttosto piatta e anche lo sviluppo dei personaggi non è un granché. Vengono spese decine di pagine per descrivere sommariamente situazioni familiari e relazioni senza incastrarle molto bene nella storia e, spesso, a discapito della narrazione stessa. La stessa battaglia con Arminius viene liquidata con superficialità in qualche pagina. Peccato!! L'idea era molto buona.
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Il Manfredi è riuscito a raccontare la vita dei protagonisti, il periodo storico, la tensione dopo la morte di un imperatore e la campagna di represaglia dopo la grossa sconfitta di Teutoburgo e tutto questo in meno di 200 pagine! Forse potrebbe essere stato un romanzo un po' più profondo, ma mi è comunque piaciuto
3.5/4⭐️ Romanzo piacevole, narra fatti successivi alla disfatta di Teutoburgo. Conviene informarsi su questa campagna romana per capire meglio tutto. Personaggi, come sempre, scritti in maniera magistrale.
Un grande deciso No per quest' ultimo libro di Manfredi. Mi spiace ma io Germanico l'ho a stento intravisto in questo romanzo e mi spiace perché ho letto altri libri di Manfredi e mi sono piaciuti tanto.
Trying to keep my Italian alive, I once in a while read books in that language. While I thoroughly enjoyed L'Ultima Legione and L'Impero dei Draghi, I read up to page 18 of this novel and quit. Arid, boring, nothing like Manfredi fine rethoric.
Avrei forse dedicato un po' più di pagine al finale della storia per spiegare meglio cosa sia successo a Germanico. Nel complesso il buon Manfredi non si smentisce mai, libro corto ma dalla trama coinvolgente.
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Leggibile e scorrevole, ma poco incisivo. Con il passare degli anni i libri di Manfredi mi sembra si assomiglino un po' tutti, cambiano i personaggi ma l'autore non ha saputo rinnovarsi.
La storia di un coetaneo di uno dei generali e cesari meno conosciuto, comunque riesce a descrivere una interessante storia per chi piace del stile di Manfredi e di storia romana.
Molto avvincente la prima parte del romanzo e l'idea narrativa di far raccontare le gesta di Germanico dai ricordi di un legionario; nella seconda parte, i racconti sulle battaglie in Germania destinano Germanico in un ruolo di secondo piano! Mi aspettavo di meglio ma merita la lettura.