Dopo molti anni di ricerca e di scrittura, notomizzando parola per parola del testo originario, con l'innesto di centinaia di discorsi e dichiarazioni dello stesso Hitler, Stefano Massini ci consegna la sua biopsia del testo maledetto, un feroce distillato in cui la religione nazista di rabbia e paura, il culto dell'io e l'esaltazione della massa ci appaiono in tutta la loro forza di potentissimo déjà-vu. Scriveva Primo Levi che niente è piú necessario della conoscenza per evitare il ripetersi della tragedia, soprattutto se essa prende forma lentamente nella progressiva seduzione delle masse. A un secolo di distanza da quando Adolf Hitler dettava il suo manifesto politico in una cella di Landsberg am Lech, quelle pagine sono diventate uno dei simboli del male assoluto, e come tali sottoposte all'anatema laico che ne ha fatto un libro proibito. Ma questo cono d'ombra, figlio di una freudiana rimozione, ha contribuito ad accrescerne la mitologia fino a quando, nel 2016, la Germania ha deciso di consentirne nuovamente la distribuzione in libreria proprio per smontarne la leggenda e percepirne gli echi nel presente, con la consapevolezza che niente può distruggere l'orrore piú del senso critico, e dunque la riconversione del mostro nei perimetri della realtà. Sí, perché Mein Kampf è in fondo solo l'autobiografia di un trentacinquenne delirante alla ricerca di capri espiatori e di sfoghi esistenziali, con l'aggravante però di una spiccata propensione all'empatia, agli albori di un Novecento che nel carisma avrebbe eletto la propria apoteosi. Da questa formula, ripetibile e tuttora emulata a ogni latitudine, discende l'urgenza di confrontarci ora piú che mai con un testo mai morto, capace di riproporsi sotto marchi e colori diversi soprattutto in un'epoca in cui la propaganda si è ramificata online, e ci raggiunge ormai capillarmente.
Stefano Massini (Firenze, 22 settembre 1975) è uno scrittore, drammaturgo e saggista italiano, consulente artistico del Piccolo Teatro di Milano, firma del quotidiano La Repubblica e noto volto televisivo per i suoi racconti a Piazzapulita su La7.
Anafore e reiterazioni in ogni capitolo, passi copia-incollati perché rafforzino i concetti imprimendoli su chi ascolta. Prevede ciò la partitura del monologo teatrale? Se togliessimo le ripetizioni, il pensiero hitleriano condensato da Massini occuperebbe non più di cinque pagine di Word Siccome non mi spiegavo le valutazioni stellari, ho cercato il prodotto finito. I quindici minuti del video che ho trovato possono sostituire tranquillamente la lettura e magari invogliare ad assistere alla performance dal vivo. https://youtu.be/4_jQhS-U38I?si=c_8xQ... Non mi piace leggere le partiture teatrali, ormai è assodato, anche Shakespeare mi è sempre piaciuto solo nei ritagli, specie se fatti da Javier Marìas. Il testo si legge in mezz’ora, le cose più significative sono il prologo e la quarta di copertina in cui si specifica che dal 2016 la Germania ha acconsentito a distribuire nuovamente il Mein Kampf in libreria. La questione viene ulteriormente chiarita su Wikipedia Il 31 dicembre 2015 sono scaduti i diritti d'autore sull'opera, considerati i 70 anni dalla morte di Hitler (30 aprile 1945) e la fine dell'anno solare, come previsto dalla legge tedesca. Da allora il libro è di pubblico dominio e libera pubblicazione, se non per decisione politica contraria. Edizioni commentate e molto approfondite sono uscite in Germania e Italia. Altre edizioni critiche di questo tipo sono previste in Francia e Regno Unito. https://it.wikipedia.org/wiki/Mein_Kampf Io ad un copione le stelle non le metto.
La banalità del male e le sue origini. Un gran bel saggio di Stefano Massini che mostra l’ascesa di un uomo delirante di Braunau sull’Inn al potere del partito dei lavoratori Tedeschi. Colui che poi diventerà il Führer e combatterà la sua battaglia uccidendo milioni di persone innocenti.
Se solo persone alla guida di interi paesi leggessero di più, la stessa storia non si ripeterebbe con così tanta facilità.
Ho letto il primo capitolo e ho pensato a persone intorno a me che potrebbero dire le stesse cose. Ho letto il secondo capitolo e ho pensato a persone intorno a me che potrebbero dire le stesse cose. Ho letto il terzo capitolo e ho pensato a persone intorno a me che potrebbero dire le stesse cose. Potrei andare avanti fino all’ultimo capitolo, non con la stessa precisa formula che ho usato finora, ma ho sentito le stesse cose nella politica attuale; mi sono chiesta quindi quale sia la differenza tra Adolf Hitler e personalità politiche di nostra conoscenza - se le parole sono le stesse. Sta tutto nel prologo: le parole sono fatti; se lasciate in bocca ad un folle rimangono i vaneggiamenti di un folle, ma è grazie alle (e a causa delle) persone che le parole pronunciate prendono vita diventando parte attiva di un progetto. Se non avessi avuto la coscienza della personalità che ha dato vita a questo libro penserei che fosse il delirio di un invasato, che di fatto. Io non so l’intento di Massini quale fosse, ma a me risuona dentro come un monito roboante che mi dice di fare attenzione, perché è dalle parole di un folle a gente disperata che nascono le peggiori crudeltà, è prestando il fianco al primo singulto di rivalsa promesso da un folle invasato che si diventa ciechi e sordi all’umanità, è sottovalutando le parole prevaricanti dei folli che la Storia prende corsi distruttivi. E quindi c’è solo da stare attenti, ascoltare, elaborare, non dimenticare, la Storia serve a questo. Il male può nascere da chiunque, non lasciamolo sedimentare ma smontiamolo subito, parola dopo parola.
Stefano Massini è stato il primo italiano a vincere il Tony Award ovvero l’oscar per il teatro americano, e si vede tutto. In questo libro entra nella mente del giovane Adolf Hitler ne percorre le insofferenti emozioni dalla fanciullezza fino a diventare quello che è anche se ancora giovane, ancora non cancelliere del terzo Reich. Un unico e grandissimo monologo fatto e partorito dalla mente di Hitler. Lo stesso Massini ha detto di aver letto tutto il Mein Kampf (e mi dispiace molto per questo) e ha dovuto ascoltare ore e ore dei deliranti discorsi di Hitler per scrivere questo. Direi che la spesa del tempo e lo studio hanno portato i suoi frutti.
Biopsia di Massini del Mein Kampf di Hitler. Non se ne ritrova però il contenuto, bensì ciò che fa intendere il delirio di una mente umana verso alla follia, che preannunciava un disastro. Si legge in venti minuti.
Come sempre, la scrittura magistrale di Stefano Massini non delude mai. L’unico aspetto deludente è la tendenza a cavalcare il le siero comune che vuole la creazione di un mostro sul quale versare il peccato di tutti per purificare le colpe altrui. La follia di Hitler era sua, indubbiamente, ma non si limita al personaggio che ha avuto presa sul popolo, che sempre ragiona con lo stomaco e quasi mai con la testa (perché bisogna applicarsi troppo nello studio)… la follia era Europea e aveva le sue radici in un epoca, che con il suo nome (Belle Epoque) ha tentato in tutti i modi di nascondere una mentalità che se studiata farebbe rabbrividire. Purtroppo, l’impressione è quella che -questa volta- Massini si sia fermato al già detto e all’accertato per lavarsi la coscienza.
Stefano Massini trasforma in un terribile testo teatrale il Mein Kampf di Adolf Hitler. Sembra quasi una tremenda poesia. Bellissimo e terrificante. Assolutamente da leggere. - "... sopprimere l'esistenza altrui non è affatto deplorevole ma anzi un gesto straordinario e inevitabile per cooperare all'armonia perfetta con cui Madre Natura concede la sopravvivenza solo a chi la merita e così nei millenni vaglia e distingue la proliferazione umana altrimenti insostenibile.
È passato quasi un secolo da quando un #adolfhi̇tler poco più che trentenne pubblicava il Mein Kampf (in italiano "La mia battaglia") nel quale espose il suo pensiero politico e delineò il programma del Partito nazista. Io sinceramente non l'ho mai letto, però ero curiosa di sfogliare questo breve saggio di #stefanomassini. L'autore parte dal famosissimo incendio in Opernplatz, per poi ripartire facendo un balzo indietro all'infanzia, adolescenza e formazione del dittatore più famoso della storia. Si parla di miseria estrema, origini umili ed una ossessiva voglia di rivalsa e scalata sociale. Passando dagli studi nella biblioteca di Ludwigstrasse a Monaco di Baviera fino al Partito dei Lavoratori Tedeschi, Massini delinea le vicende che hanno portato alla nascita del pensiero nazionalsocialista. La vera miccia, però, che ha acceso il delirio nella testa del Führer è stata la resa della Germania nel 1918 che condurrà alla repubblica. Da qui un'escalation di eventi che porteranno Adolf a parlare e a tenere comizi sempre più grandi fino ad arrivare all'epilogo che tutti conosciamo. #books #receumile #recensioniveloci #saggiobreve #letturebrevi #reading #guerra
Bravo Stefano, sarò probabilmente il tuo primo lettore nipponico di quest'opera. Il tema è straordinariamente attuale e molto interessante. Ho finito di leggere in meno di un'ora. Un'ora trascorsa assolutamente bene, valsa la pena 100%.
Ma allo stesso tempo spero dal fondo del mio cuore che tu stia già preparando una versione ampliata e più completa di questo capolavoro, come hai già fatto con le "Lehman Trilogy", ovvero "Qualcosa sui Lehman"
Words are chosen so well that you can only begin and end the reading in a short time. I’m so grateful to have had the chance to watch such a work on stage.
The very same piece of literature can be a novel, a script, a theatre performance, a movie… yet any time it produces new and unexpected results on its audience.
"Non posso fare l'impiegato voglio fare la storia" l'ossessione di non essere polvere della storia sta all'origine del manifesto hitleriano Mein Kampf di cui Massini ci offre un distillato da tenere in tasca per non rimuovere e proteggersi da pericolosi ritorni. Più che un'opera letteraria o futura breve sceneggiatura si tratta di un'opera d'arte tout-court.
Un breve monologo, di impatto. Massini sa essere evocativo, mi spiace non essere riuscita ad andare a vederlo. Rispetto ad altri testi che ho letto, forse il più debole dal punto di vista del testo.
Stefano Massini, in circa 70 pagine, scrive un bellissimo monologo teatrale ispirato ai deliri di un giovane Hitler. Da leggere, perché bisogna conoscere il male per coglierne gli echi nel presente ed evitare che la storia si ripeta ancora.
“Emil Erich Kästner gli sorrise di nuovo: «I nazisti, caro signore, erano un libro. Niente sarebbe stato com'è stato milioni di morti sarebbero vivi e milioni di libri non sarebbero cenere se un ragazzo di nome Adolf chiuso in una cella a Landsberg non avesse scritto quel libro. Crede lei che le parole siano solo inchiostro? Nossignore, sono fatti. Le parole sono sempre fatti. E non v'è cosa, fra gli esseri umani che non prenda forma lí insospettabilmente lì dalle parole”.