Un affascinante romanzo d’esordio sul pittore Oskar Kokoschka e l’amore fatale che lo legò ad Alma Mahler.
Nella Vienna d’inizio Novecento, il giovane e solitario Oskar Kokoschka trasforma i suoi demoni in opere d’arte, suscitando sdegno e grande scandalo. Grazie all’aiuto del Maestro Klimt, l’artista riesce pian piano ad affermarsi frequentando i circoli intellettuali più prestigiosi e facendosi notare per l’eccezionalità del suo lavoro. Le visioni mostruose e inquietanti che lo tormentano ogni notte, tuttavia, non gli danno tregua, almeno fino all’incontro con la bellissima Alma Mahler, magnetica musa di numerosi artisti, da poco rimasta vedova del celebre musicista. Il sentimento che travolge Oskar lo libera momentaneamente dai demoni che lo perseguitano e lo porta a vivere il periodo più fortunato della sua carriera, in cui produrrà capolavori indimenticabili come La sposa del vento, dipinto immaginifico ispirato al suo amore per Alma. Quando però la donna decide di lasciarlo e l’Europa è sconvolta dall’incubo della guerra, Oskar precipita di nuovo nell’abisso e, in preda al delirio, si fa costruire una bambola con le fattezze dell’amata, che paradossalmente lo aiuterà a dimenticarla.
In una Mitteleuropa ormai al tramonto, nell’imminenza della prima guerra mondiale, il romanzo ricostruisce le atmosfere dei circoli culturali del tempo dando vita alle passioni, ai turbamenti e alle manie di uno degli artisti più innovativi e originali del secolo scorso. La sposa del vento è il racconto di un’ossessione sullo sfondo di un continente in decadenza, il resoconto incalzante di una storia tormentata e bruciante che si nutrì delle visioni del pittore rappresentando un momento unico nella storia dell’arte.
Alma e Oskar erano il centro immutabile della tela, rannicchiati in un letto che era una barca alla deriva, stretti in mezzo ai turbini incontrollati della tempesta. Un viaggio abissale. «Allora, cosa te ne pare?». Alma fissava il quadro senza dire una parola. Il silenzio era pesante, interrotto solo dai tuoni che facevano vibrare i vetri del solaio. «Siamo proprio noi».
Scilla Bonfiglioli è nata a Bologna nel 1983. Attrice e regista teatrale, oltre che scrittrice, ha pubblicato racconti in diverse antologie e nel Giallo Mondadori.
Che libro pazzesco Al @salonelibro grazie a @fazieditore ho avuto la possibilità di intervistare la cara Scilla! E in un reel precedentemente pubblicato, ci racconta il suo libro in 3️⃣ parole👉🏼 #magia #rivoluzione #arte
Romanzo storico e d'arte Storia fatta di passioni amorose e artistiche Ambientato a Vienna, immensa ed elegante, ad inizio '900 Oskar Kokoschka trasforma i suoi demoni in opere d'arte Lilith Lang, un'ombra, una donna rossa, un demone immenso Il maestro di Oskar era Gustav Klimt, il pittore d'oro Alma Mahler, vedova, travolge la vita di Oskar "La sposa del vento" è un dipinto d'amore tra di loro Libro diretto, toccante, stravolgente e magnetico Uno dei libri più belli letti nel 2024 (pieno di sottolineature)
In una Mitteleuropa ormai al tramonto, nell’imminenza della prima guerra mondiale, La sposa del vento, è un romanzo che ricostruisce le atmosfere dei circoli culturali del tempo dando vita alle passioni, ai turbamenti e alle manie di uno degli artisti più innovativi e originali del secolo scorso, il grandissimo pittore austriaco Oskar Kokoschka, anima sensibile e anima tormentata sin dalla nascita, essendo definito "figlio del fuoco, nato dalle fiamme". La sposa del vento è il racconto di un’ossessione sullo sfondo di un continente in decadenza, il resoconto di una storia di vita e d'amore tormentata e bruciante che si nutrì delle visioni del pittore rappresentando un momento unico nella storia dell’arte. Un libro originale, magnetico e stravolgente che tiene incollato il lettore sempre con il fiato sospeso, un libro che parla di tanto e che dona tanto al lettore stesso. Una storia fatta di passioni, arte, rivoluzioni, amori corrisposti e amori sbagliati, dipinti, demoni, visioni notturne, sullo sfondo della guerra e delle rivoluzioni, spesso interiori.
Io sul libro di Bonfiglioli avevo grandi speranze, invece è solo un aglomerato di follia e sessismo. Amo Kokoshka come pittore, ma è anche vero che come uomo ha lasciato molto a desiderare e che la sua relazione con Alma Maher è stata assolutamente tossica; Oskar era un uomo possessivo, violento, ma qui tutto viene edulcorato, giustificato con le allucinazioni che lo tormentano dalla prima pagina. Inoltre, invece che dare spazio e voce a una figura complessa come Alma Maher, ancora una volta la si relega al ruolo di strega, ammalliatrice, unico oggetto del desiderio e della possessione maschile. Alma non è altro e questa è stata una occasione sprecata, specie ora che queste "donne di" stanno ritrovando la loro voce nel mondo della cultura.
Il colmo per me è arrivato quando Alma decide di abortire non perchè Oskar è stato nuovamente violento con lei, ma perchè non vuole partorire "il figlio del diavolo", di questa Lilith (che prende il nome da Lilith Lang, il primo amore dello scrittore austriaco) che è anche sposa del vento - anche qui, del quadro che dà il nome al romanzo si parla poco e nulla. Mi dispiace, ma per me è un grandissimo no! Come se non bastasse, i personaggi sono piatti, per nulla approfonditi e persino Klimt viene inserito solo per essere l'ennesimo uomo sessista, squallido e possessivo. Grazie, ma no grazie.
Mi piace molto la scrittura, piena di suggestioni ma senza fronzoli, sempre fluida e in alcuni punti così dinamica da risultare cinematografica (le visioni di Lilith dagli angoli bui della stanza ma soprattutto le scene di Kokoschka in guerra: tra le mie preferite). La chiave di lettura scelta per rappresentare la biografia di K. è molto interessante: il demone Lilith che perseguita il pittore e allo stesso tempo alimenta la sua Arte raffigura bene lo stereotipo ottocentesco, ma valido ancora nel Novecento, di artista tormentato e geniale, oscuro e outsider. Quando poi Lilith si incarna nell'amante Alma Mahler rende bene anche lo stereotipo della donna-strega, la mangiatrice di uomini, bella e fatale, tanto in voga in quel periodo storico (ma che è arrivato fino ai giorni nostri se in questi termini sento ancora parlare di Alma in un podcast). Kokoschka ne è innamorato alla follia ma non può fare a meno di vederla come la vede la società (e sua madre). In questo l'autrice rende alla perfezione la mentalità del tempo, anche se viene voglia di sentire di più il punto di vista di Alma: evidentemente questo non è un libro su di lei. Anche l'ambientazione storica è credibile (e godibile) in ogni dettaglio: la società viennese, fiera ed esausta, che nei salotti asburgici risplende ancora del periodo di ricchezza culturale appena passato ma che è già ad un passo dal baratro più nero. La chiave di lettura scelta si rivela però un'arma a doppio taglio. A me, che non sapevo molto su Kokoschka, pare che il suo personaggio rimanga ingabbiato all'interno di questa scelta e che le visioni demoniache prendano il sopravvento sulla sua profondità dandone una sfumatura monocromatica e quindi risultando alla fine più piatto che realistico. Forse anche per questo alcuni passaggi mi sembrano repentini e poco "preparati", come ad esempio la scelta di Alma di abortire il "figlio del diavolo" (cos'è avvenuto tra la decisione di correre da lui per dargli la bella notizia e questa scelta viene solo accennato). Fatico a conciliare anche il Kokoschka schivo, tormentato con quello un po' sfrontato, che risponde a tono e sicuro di sé della guerra. Apprezzo molto invece le incursioni da ghost story, anche queste molto adatte al periodo storico, con il fantasma del fratellino negli angoli della stanza; oppure quando K. bambino rischia di cadere dalla finestra attratto da un fazzoletto rosso (una primissima visione di Lilith) e la mamma momentaneamente lontana ne ha una premonizione. Incredibilmente bella è la scena dell'incontro tra i soldati austriaci e i cosacchi, in un bosco, sulle rive di una palude luccicante, avvolti dalla nebbia: i soldati russi sembrano scolpiti nel legno e i loro destrieri dei mostri dai piedi felpati (bellissime metafore!). Tutto ciò mi fa pensare che SB sia molto brava nelle scene con un certo dinamismo ma che debba lasciarsi più andare nel rappresentare le profondità dei suoi personaggi. Aspetto il prossimo libro che, come dice in postfazione, ha già in mente!🦋 💜
Questo è un romanzo estremamente complesso, che potrebbe essere presentato attraverso molte e molte chiavi. La prima di queste fa accedere a un magnifico monumento all'arte, in ogni sua forma e voce: il mistero della creazione artistica, che irrefrenabilmente cattura alcune anime e le muove per plasmare, creare e narrare; una chiamata arcana, una vocazione che difficilmente si può rifiutare e che segna, in un modo o nell'altro. Chiunque si sia mai dedicato a creare qualcosa di artistico, non può non riconoscersi nella descrizione del processo creativo e nel rapporto viscerale, talvolta malsano o pieno di contraddizioni, che nasce con esso. Kokoshka nei suoi quadri è rappresentato sofferente, febbrile, al punto da tormentare tela di riflesso, graffiandola, scorticandola. La descrizione dei colori è sapiente, appassionata e visionaria, pennellata dopo pennellata, uno specchio così conturbante che diventa una sfida andare alla ricerca dell'immagine descritta per potersi beare del confronto tra letteratura e pittura. A braccetto con l'arte non può mancare la storia, che magistralmente si affaccia, inglobando i personaggi e le loro vicissitudini nel contesto culturale mitteleuropeo del primo Novecento. Un fermento di avanguardia, nuove idee, nuove sfide e nuovi orrori, tanto interiori quanto mondiali. Tradizione e innovazione non si scontrano solo nella realtà contemporanea, ma anche nell'intimità immaginifica della rappresentazione. Questa è anche una fiaba torbida, disturbante e malsana, dove tradizioni del folklore, paganesimo e alchimia si trasformano e chiedono una visibilità e una riscrittura tanto nuova quanto arcana. Si può scegliere la fascinosa chiave psicoanalitica (o psicomagica?), per lasciarsi dilaniare nel binomio genio/follia, o interrogarsi sul dualismo offerto dalla via dell'arte in contrapposizione con l'ordinarietà della vita quotidiana. Qualsiasi chiave voi troviate, vale la pena di aprire tutte le porte e bearsi di ogni suggestione, anche lasciandosi turbare, sconvolgere e violare. È una storia di incomunicabilità di mondi, di fratture luttuose e di ossessioni. Ogni frammento sanguinante si ricompone in un mosaico di completezza catartico. Una tragedia greca in chiave modernista, un mosaico di verità molteplici, un gioco sapiente di specchi, doppi e persecuzioni tanto reali quanto immaginate.
Prima di leggere questo libro non conoscevo la figura di Kokoschka, pittore viennese, allievo di Klimt, che ha rivoluzionato l'arte. (la cosa buffa è che conoscevo Adolf Loos, suo quasi mecenate, architetto che mi piace molto e infatti non ho potuto non aprire la bocca dalla sorpresa quando l'ho trovato in questo libro).
Questa biografia di Kokoschka mi ha intrattenuta dalle prime pagine, perchè oltre a farmi imparare qualcosa di nuovo, la scrittura di Scilla mi ha rapito quasi imprigionandomi nella mente stessa del pittore.
Che poi si sa, i pittori non stanno tutti bene (si fa per dire eh! non intendo offendere nessuno), infatti ciò che tiene sveglio il Selvaggio di Vienna sono i suoi incubi dei demoni che lo perseguitano ed una donna, Lilith, con la gonna rossa. La cosa interessante è che appunto si riesce a capire e comprendere quelli che sono i pensieri di Oskar - senza poi accettarle.
Infatti, Kokoschka si dimostra una persona molto gelosa nei confronti di Alma Mahler, compositrice e vedova con una figlia, che diventerà la musa del pittore oltre ad intrapprendere una relazione con lui.
In questo periodo di tempo, si nota l'amore viscerale che Oskar prova per lei, a tratti quasi tossico, tant'è che alla fine della loro relazione si fa creare una bambola a grandezza naturale uguale alla sua musa (e qui sono rimasta molto sorpresa e quasi scioccata da questo fatto).
E' una lettura senz'altro piacevole ed istruttiva e che permette di conoscere meglio il pittore nato dal fuoco e i demoni che si teneva dentro, all'inizio additato come diavolo e poi acclamato da tutti, senza lasciar da parte la possibilità di riflettere sulle azioni dei vari personaggi, sulle loro scelte e farsi un pensiero a riguardo.
Ho avuto il piacere di leggere Scilla Bonfiglioli dagli esordi - non fatevi ingannare dalla definizione di romanzo d'esordio, è prolifica e in giro da molto tempo- e penso sinceramente che "La sposa del vento" sia la cosa migliore che abbia scritto. C'è dentro tutto quello che amo di lei: le bestie dell'acqua, le dee e i demoni, l'arte e la morte, la paura e la gioia. C'è dentro una ferita profonda, che si conclude con una catarsi di una bellezza commovente e crudele. Questa ferita è di Oskar Kokoschka ma è universale, e credo sia questo il motivo principale per cui ho amato questo romanzo. Tecnicamente è un lavoro eccelso. Tutto il romanzo è a colori: ci sono dei sezioni con delle palette precisissime che ti permettono di orientarti nello spazio, nel tempo e soprattutto nello scenario emotivo. Già che si è in tema, consiglio di mettersi i quadri di fianco man mano che l'autrice li descrive. L'effetto è strepitoso. Tutti i personaggi sono vivi. Alma Mahler, la sua amata, è centrale: per quanto nel romanzo venga spesso associata al marino, narrativamente era come un fuoco. Ogni volta che c'era sembrava illuminare le pagine, come una candela. Oskar è un protagonista particolarissimo. Un uomo piccolo e fragile, eppure gigante e vibrante. Sente tanto e sente troppo, e arriva tutto, ma allo stesso tempo lo si trova nello scarto tra lui e gli altri, è come se fosse in negativo. Una presenza dell'assenza. Forse perché, fino alla fine, lui *è* la sua ferita. E una ferita non è poi un buco che brucia?Fatevi un favore, e leggete questo romanzo e tutto il resto della produzione di Scilla Bonfiglioli.
•”La sposa del vento” é il titolo di una splendida opera di Oskar Kokoacka, una tela gigantesca che incarna l’amore travolgente per Alma Maher, la musa ispiratrice della sua arte. Ma la sposa del vento è anche la famelica Lilith, un demone lussurioso che ogni notte tormenta Oskar, con la sua gonna rissa, le sue gambe da uccello, la sua sensualità malvagia. È l’occhio che gli consente di vedere, che si ciba della sua arte, e che - in cambio di sacrifici - gli dona il suo genio. Oskar, del resto, è nato dal fuoco, una fiamma che continua a devastarlo, tormentarlo, annientarlo.
•Nemmeno l’amore di Alma riesce a spegnerlo. Più Lilith si ciba dell’arte di Oskar, più cresce la sua fama, il suo genio, la sua follia. Tanto da diventarne masochisticamete dipendente: ma è giusto pagare un prezzo così alto, vendere la propria anima?
•Scilla Bonfiglioni ci trascina in un vortice claustrofobico, in cui fragilità umana, potenza trascendente, genio e follia si fondono in un abbraccio intricatissimo. Il lettore affoga con kokosha nel baratro e, insieme a lui, ne riemerge.
•Oltte alle meravigliose ambientazioni ed al contesto storico ben ricostruito, ho molto apprezzato la capacità dell’autrice di creare, attraverso il suo racconto, le sue parole, il ritmo narrativo, una tensione crescente e sempre più claustrofobica - la stessa provata dal protagonista- fino a giungere ad un culmine tensivo per poi esplodere, in una pace catarchica.
Oggi sono qui per parlarvi di un'altra bellissima opera arrivata nelle nostre librerie e online. Come sapete sono una grande amante del genere, quindi potevo mai farmela scappare? Assolutamente no. Questo è uno di quei romanzi che non ti aspetti, uno di quelli che al suo interno ha davvero tutto ciò che ti aspetti e che al tempo stesso non crederesti di ritrovarti al suo interno. Oskar è un personaggio complesso, completo, pieno di quelle vicende e vibes che non ti impediscono di adorarlo nonostante sia proprio lui a donare un senso grottesco e ansiogeno alla storia. Ispirato a Oskar Kokoshka, questo artista folle non aveva le voci solo nella testa, non vedeva ombre e mostri solo nel suo cervello: ma i mostri sono veri, spiriti che girano per il mondo, e lui scorge quello che porterà l'Europa a capovolgersi e condurre il mondo in una nuova era, con decadenza di Imperi e distruzioni di massa. Questo è un libro che parla di politica, guerra ma anche ossessioni, rinnovamento e molto, molto di più. Non è facile parlarne proprio per la sua complessità ma è proprio questa che mi ha portato a divorarlo e ad adorarlo, tanto da consigliarlo assolutamente a tutti quelli che sono incuriositi dal genere.
Personalmente non supporto la scelta di utilizzare periodi così brevi nella prosa: la lettura non risulta per niente scorrevole, a tratti molto robotica. Quando si vuole parlare di follia non si può non essere introspettivi e qui i personaggi sono di un piattume allucinante, il lessico non è per niente ricercato, si parla di magia ma di magico non c’è nulla, le frasi che dovrebbero essere “d’effetto” sono completamente prive di un contesto riflessivo tale da poterle effettivamente apprezzare e finiscono per risultare delle supercazzole abbastanza cringe. Klimt, infine, presentato come mio zio Pino. Peccato.
Purtroppo non mi ha appassionato come avevo sperato leggendo altre recensioni e la prima di copertina. L'inizio (prime 30 pagine) sono veramente confuse, per carità rende bene l'idea di questo pittore soggiogato dai suoi incubi. Però dovevo spesso rileggere le pagine perché mi era difficile capire il flusso narrativo. Salvo la parte centrale dove viene raccontata l'amore di Oskar e Alma. Anche la parte subito successiva, dove Alma lascia Oskar e lui decide di arruolarsi mi é piaciuta. Poi tutto il resto mi é risultato piatto. Ho fatto molta fatica ad arrivare alla fine del libro e purtroppo non é una lettura che mi sentirei di consigliare.
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Oggettivamente perfetto in ogni dettaglio: l'arte, la follia/ossessione di Kokoschka, la storia d'amore, la guerra. Così come il linguaggio e le descrizioni ambientali che sono essenziali e stringate, ma senza dettagli fuori posto. Ho amato leggerlo e la fine è un cerchio che si chiude.
Ho letto decisamente di meglio.. di interessante c’è la storia dell’artista Oskar Kokoschka e quella dell’Europa attorno alla prima guerra mondiale.. il resto è discutibile