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Misliti drugačije

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Knjiga italijanskog filozofa gramšijanske marksističke usmerenosti Dijega Fuzara važan je doprinos borbi za slobodu mišljenja, govora i zastupanja drugačijeg stava od društveno vladajućeg. Onaj ko razmišlja, taj je nekonformista koji ne strahuje od toga da bude u manjini. Najlepši i najmoćniji glasovi ne pevaju u horu nego su svojstva solista. Retki su tako upečatljivi primeri koji pokazuju istinitost ove rečenice kao što je knjiga Misliti drugačije. U čitavom delu autor spori vladajuće vrednosti i norme koje neoliberalni poredak nameće kao samorazumljive atomizovanom globalnom društvu. No, u svom obračunu s potrošačkom kulturom, „profitnom desnicom“ i neoliberalizmom, on ne štedi ni „kulturalnu levicu“, intelektualce i novinare, gramšijevskim rečnikom „funkcionere nadgradnje“, pokazujući da su i oni umnogome doprineli stvaranju jednog politički korektnog diskursa koji sputava kritiku kao conditio sine qua non društvenog razvoja. Upravo zbog toga što je postojeće banalno i samorazumljivo najčešće je pošteđeno kritike, a time je zaprečen razvoj ličnosti i društva.

160 pages, Paperback

First published January 31, 2017

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Diego Fusaro

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Profile Image for marco renzi.
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July 30, 2017
PERCHÉ?

Io ancora non so perché l’ho fatto. In effetti, me lo sto ancora chiedendo: perché?

Essenzialmente perché sono un bischero, benché io appartenga alla schiera di coloro che non hanno bisogno di assaggiare la merda per sapere che non è buona, e dunque non ho bisogno di andare al cinema a vedere il film di Siani per constatare la sua nullità cinematografica, comica, artistica, antropologica; e nemmeno ho bisogno di leggere i libri di Moccia dopo quelle venti pagine di “Tre metri sopra il cielo” che ebbi il coraggio di leggere una decina d’anni fa, quando mia madre ebbe la fantastica idea di comprarlo, ché anche lei in quel caso volle assaggiarla, la merda, e pure in quel caso di merda sapeva, ed entrambi ne avemmo conferma.

Insomma, io pensavo che questo fosse più un caso da “un topo può avere anche il sapore di torta alla zucca, ma non lo saprò mai, perché non lo mangio quel figlio di puttana” anziché di “non ho bisogno di assaggiare la merda per sapere che non è buona”. Invece no, nessun topo, sempre di merda si tratta. E dire che io, un pochino, facciamo pochissimo, ci avevo sperato.

Immaginavo che Diego Fusaro, dopo averlo visto svariate volte in programmi televisivi, più che altro di rimbalzo su youtube, e dopo aver scoperto che in giovine età, dunque ancor più giovane di adesso, era stato fautore di quel sito abbastanza ganzo e utile rispondente al nome di filosofico.it (o net, chi si ricorda), non potesse essere proprio uno sprovveduto.
Magari, pensavo, in tv gli sarà richiesto di fare quello, ossia sparare quelle tre o quattro cose sul neoliberismo, sulla finanza mondiale, poi un Hegel di là, un Marx di qua, un Gramsci di sotto e chi si è visto si è visto.

Fatto sta che l’ho incrociato più volte, anche contro la mia volontà, e a ogni ripresa sembrava un disco registrato, per meglio dire rotto. Poco importava se davanti avesse Luca Telese, David Parenzo, Salvini, Monti, Porro, Civati o Alba Parietti: lui rimaneva sempre quello, ovvero un inscalfibile virgulto accademico incravattato che, come una macchina ontologica, metteva insieme affermazioni su affermazioni, citazioni su citazioni, senza fermarsi a rimuginare neanche un secondo sulle parole da scegliere, sull’autore da tirare in mezzo. Stesso tono metallico standard, stesse espressioni facciali, mai un’alzata di voce né di braccia, solo sentenze come nemmeno il miglior Lee Van Cleef. È una macchina, mi veniva da pensare. È l’androide Diego Fusaro, un generatore di anti-capitalismo e vetero-marxismo un tanto al chilo.

Dopodiché mi sono ritrovato anche a leggere roba scritta da lui. Articoli più che altro sul Fatto Quotidiano, che a ben vedere mi sembra la giusta casa, oggi come oggi, per uno come lui, o sulla Stampa, che a differenza dell’altro giornale difetta un po’ sul fronte anti-sistemico. Ad ogni modo, anche qui, stesse impressioni; solita solfa, medesima tiritera: più che altro dei mantra, letti uno, letti tutti. Il pensiero unico, il colpo di stato della finanza globale, il neoliberismo, il neo-schiavismo, il neo-sulla-fronte, il mondialismo, il globalismo, l’artistocrazia finanziaria, la destra del denaro e la sinistra del costume. Cose importantissime e talvolta opinioni addirittura condivisibili, se non fossero frittate rigirate più o meno sempre in completa malafede, volte a un conservatorismo un po’ ambiguo che non si capisce da che parte vuole andare; cose che avrebbe potuto dire anche un Salvini in maniera più comprensibile al popolino, o un Grillo in uno dei suoi deliri di onnipotenza. Ma poi, ecco... nessun dato, nessun numero, ché se si vuol parlare di economia è roba importante, mi vien da dire.

Sì, ma lui è un filosofo, mi dirà qualcuno, mica un’economista.
E allora lasci l’economia agli economisti e provi a fare filosofia.
Sì, ma anche questa è filosofia, dai: e anche Marx era sia filosofo sia economista!
D’accordo, dico io, ma Marx per scrivere Il Capitale ci ha messo una vita e mezzo, ha scritto tre tomi da un quintale l’uno pieni di analisi e contro-analisi, roba da non avere nemmeno il tempo di farsi la barba; e infatti Carlo, se vedesse Fusaro, lo prenderebbe a seggiolate nel groppone. O a colpi di Capitale nei coglioni, scegliete voi.

Arrivati fin qui uno, pure giustamente, mi chiede: “Carissimo, ma chi te l’ha fatto fare di scriropparti centocinquanta pagine di Fusaro?”.
Vedi sopra: non lo so. Non so ancora cosa mi abbia spinto a farmi così tanto del male; e dire che sono arrivato in fondo sperando di trovare un qualche senso a questo libretto, pubblicato poi da Einaudi, mica Baldassarri e Francovaldi (non si vergognerà a pubblicare con un editore così prossimo al Pensiero Unico? Chissà).
Ma cosa mi aspettavo di leggere? Cosa c’avrò avuto mai nella mia testa di cazzo per pensare che questo libro avrebbe sovvertiti i miei - non più tanto “pre”, ormai - giudizi su Fusaro?
Niente, ci ho trovato. Le mie idee sul sedicente filosofo si sono solo consolidate, e a questo punto chiamarlo filosofo mi pare un insulto a chi ancora oggi prova a fare del pensiero un lavoro, una missione, una passione, quello che vi pare.

Questo qua cita Gramsci, Hegel, Lukàcs, Marx, Junger, Heidegger e molti altri per ripetere sempre, e dico sempre lo stesso ritornello.
Capitalismo Apolide.
Aristocrazia Finanziaria.
Pensiero Unico.
Sinistra del costume.
Destra del potere.
Pensiero Unico.
Neoliberismo.
Neo-schiavismo.
Globalismo.
Mondialismo.
Finanza Mondiale.
Monarchia del dollaro.
Signore-Padrone.
Dissenso.
Pensiero Unico.
Tradizione.
Famiglia.
Teoria Gender.
Ordine.
Disciplina.
Ops, le ultime due le ho aggiunte io.

Ma ecco, amici miei: perché tanto dolore?
Perché questo dovrebbe significare “Pensare Altrimenti”? Quando poi mezzo mondo, nei fatti, in questo momento sta predicando più o meno le stesse cose? E perché sarebbe “Pensare altrimenti” prendere argomenti sacrosanti come la Lotta di classe, l’egualitarismo, i diritti sociali e civili per poi rigirarli a piacimento per dire cose che sfiorano la nefandezza, che talvolta non si sa bene nemmeno chi viene attaccato.

Ma allora, maremma cane, vogliamo parlare di quando tira in ballo di “teoria gender”?
Dottor Fusaro, Lei lo sa meglio di me, ma quelli si chiamano Studi di genere, e le puttanate che scrive le lasci pure agli Adinolfi della situazione. E non le sto dando di omofobo, sia chiaro.
Certo, immagino la penserebbe in modo diverso sui diritti civili, che Lei ritiene uno specchietto per le allodole, qualcosa che ci distrae dalla vera lotta, quella contro i Padroni.
Dovrebbe provare a pensare che non tutti, come Lei – o anche il sottoscritto – hanno avuto la fortuna di nascere maschi, occidentali, etero, bianchi e mettiamoci pure del Nord (Lei è piemontese, io toscano, un po’ più a Sud, anche se negli ultimi tempi siamo di moda) in una società in cui a gente come Lei è permesso di fare carriera accademica (Università San Raffaele, roba da sottoproletariato, immagino) e di pubblicare libri riciclando il riciclabile e il già riciclato.
Pensi se i diritti civili li avessero avuti Alan Turing o Oscar Wilde; pensi a Pasolini, che tanto le garba citare ma col quale non ha nulla in comune, così come non ce l’ha con tutti i grandi nomi con i quali si riempe la bocca ogni santo giorno, scagliandosi contro un Pensiero Unico che non si sa di preciso quale sia: forse qualsiasi pensiero che non accetti le sue tesi come verità? Oppure quello di coloro che vorrebbero provare a cambiare questo paese, lo stato di cose, senza passare per personaggi impresentabili come la Meloni: perché sì, qui si cita Gramsci ma poi si presenzia ai comizi di Italia Sovrana, roba che se la vedesse Antonio comincerebbe a mangiarsi i “Quaderni del carcere” solo per poterglieli gramscianamente ricacare nel muso.

Secondo Fusaro poi, oggi, sarebbe difficile parlare di Heidegger, perché si era schierato a favore del Nazismo. E quindi automaticamente chi legge o cita il Filosofo tedesco sarebbe etichettato come tale. Forse Fusaro dimentica che i Quaderni neri sono stati dati alle stampe da Bompiani proprio di recente e si trovano in tutte le librerie del centro più asservite al Pensiero Unico Globalizzato, accanto a Marx, Hegel, Kant, Schopenhauer, Platone, Aristotele, Gentile, Agostino, Seneca, Junger, Nietzsche, Croce, Kierkegaard, ecc, così come vengono studiati, insieme a Essere e tempo (anch’esso da poco riedito con nuova traduzione da Mondadori), in ogni scuola filosofica che si rispetti. E secondo lui sarebbe demonizzato pure Gramsci poiché comunista. Demonizzato? Ma da chi? In ogni paesino di cinquanta abitanti c’è una piazza Gramsci, una via Gramsci, un parcheggio Gramsci, una scuola Gramsci, un ufficio postale Gramsci, con i Quaderni, Le lettere e scritti vari presenti anche quelli in ogni libreria, continuamente per altro ristampati: forse perché qualcuno li compra e magari li legge ancora? Guarda che Gramsci non l’hai letto tu, caro Diego.

Passo al “tu” ché ormai ci conosciamo bene.
Ci conosciamo così bene che credo di aver scritto fin troppo, troppissimo - mi si perdoni l’orribile superlativo. Ma ne avevo bisogno, avevo necessità di dire al mondo, a quelle due o tre persone che mi leggono, quanta angoscia e quanto male di mondo mi abbia messo addosso questo libello, questo inutile pamphlet del quale sconsiglio l’acquisto, la lettura mentale, a bassa e ad alta voce, la riproduzione, la ristampa, l’utilizzo per fare filtri e tutto ciò che si può fare con un libro, anche se un pacco di soffice carta igienica costa assai meno di dodici euro.

Oppure leggetelo, poiché è sempre un buon modo per capire come non si debba fare filosofia, come non si debba scrivere un libro, come non si debba Pensare Altrimenti. Ché Pensare è una cosa seria, e Pensare Altrimenti lo è ancora di più.

Non fatevelo dunque dire da Fusaro come fare, e neanche da chi scrive, sia chiaro: semmai trovate vera e pura linfa nei filosofi (quelli sì, Filosofi) da lui menzionati e, in fondo al volume, distribuiti in una saporita bibliografia, che è alla fine l’unica cosa buona del libro assieme a un simpatico, passabile capitolo su Bartleby e Pereira.
E a farveli spiegare da lui non ci provate nemmeno: che Iddio ce ne scampi e liberi!
Profile Image for Yupa.
772 reviews128 followers
July 30, 2017
Il pollo

Diego Fusaro, il filosofo ribbbelle scaglia un furibondo (e assai ripetitivo) attacco al capitalismo, al libero mercato, al liberismo, eccetera, colpevoli a suo dire d'aver annullato (rio destino!) in una pappa indistinta e anonima tutte le possibili differenze tra individui, famiglie, comunità, nazioni, un tempo gagliarde e vive, oggi sbiadite e amorfe.
Lo fa con un librettino pubblicato da Einaudi; Einaudi che è proprietà di Mondadori; Mondadori che a sua volta è proprietà di (nientemeno) Silvio Berlusconi.
E qui sta l'inghippo.
Delle due l'una: o il capitalismo, qui rappresentato dal Berlusca, è così pollo da vendere la corda concettuale con cui presto o tardi rischia di finire realmente impiccato; o il pollo è l'autore, che non si rende conto di come le sue parole siano in qualche modo spuntate.
Considerando la sorte analoga di altri libri di altri autori dello stesso fiorente genere (da Naomi Klein a Latouche e giù giù sino al nostro Fusaro), mi verrebbe da dire ciò: che il libero mercato è così potente e flessibile da riuscire a trasformare in merce persino il genere letterario dell'anticapitalismo. I libri anticapitalisti fanno parte del mercato delle idee, si vendono, producono fatturato, permettono accumulazione di capitale. Nel frattempo, là fuori nel Mondo, fuori delle biblioteche e delle librerie dei rivoluzionarî, il neoliberismo è più forte che mai, ogni giorno che passa.
E allora forse il pollo non è né l'editore né l'autore (entrambi ci guadagnano). Forse il pollo è il lettore.
Profile Image for Calandrino_Tozzetti.
43 reviews22 followers
September 13, 2017

"Altrimenti? ci arrabbiamo"

Anni passati sui libri: tomi su tomi letti, sottolineati dal principio alla fine, disseminati di appunti, orecchie, pagine e passi da ricordare, frasi intense e aforistiche da sottolineare.
Anni perduti dietro a quaderni pregni di riflessioni e spunti, di accattivanti pensieri e sillogismi dell'amarezza; anni che non torneranno, inghiottiti dall'esiziale turbine di una vecchiezza che mi stritola, mi osserva; un sentore di morte che ha il colore sbiadito delle costole delle decine di migliaia di volumi della mia libreria.

Anni spesi a combattere il potere a colpi di materialismo storico e di fenomenologia dello spirito, dove il mio lato più sinistro ed hegeliano si scontrava con il mio esserci fin troppo destro e heideggeriano, tanto da sfociare in una esistenza inautentica come un gelato al limon (che è vero limon) lasciato per troppo tempo nel frigo sperando in una sua mai avvenuta palingenesi.

Anni, anni e ancora anni incrostati di seminari lacaniani e di esegesi dantesca, di letture disparate e disperate, di capriole metempsicotiche che si annullavano con la morte di un Dio troppo debole, impotente e vulnerabile dinanzi all'artificio incontrollabile del Superuomo, oggi però ripiegato come una camicia in un cassetto, avvizzito dalla sua vana e irrisolta volontà di potenza.

Adesso che il mio cammino epistemico si è già più o meno compiuto, ho capito. Ho capito che per me non c'è molto altro da fare se non rispolverare i “Quaderni del carcere” e mettermi a trovare una soluzione all'ordine globalizzato che ci vuole schiavi e schiacciati, sottomessi al Dio denaro e al Maurizio Costanzo Show.

Finalmente ho capito che tutti quegli anni trascorsi sulle sudate carte della filosofia, della letteratura, della poesia, della psicanalisi e dei trattati logico-filosofici, passando al mio periodo formalista e poi a quello più squisitamente strutturalista, non sono serviti a nulla.
A nulla, se non a rendermi schiavo della macchina, del potere, dell'aristocrazia finanziaria e del mio pensiero: così unico e così uguale a tutti gli altri, così vicino ai trentatré trentini de-pensanti e trotteleranti profetizzati da Giorgio Orwell; che nemmeno si ricordavano più cosa ci andavano a fare, a Trento.

Per fortuna, Diego Fusaro mi ha aperto gli occhi, come solo i veri pensatori sanno fare: liberando gli schiavi in catene che si sentono liberi, affastellando e dis-armonizzando tassonomie dello spirito per renderle strumenti atti a spiegare la sua inoppugnabile filosofia del dissenso.

Non siamo ai livelli di “A testa alta”, il capolavoro Di Battista, né tanto meno a “La morte non esiste”, il pilastro tardo-epicureo di Pippo Franco; ma è un libro che senz’altro sarebbe piaciuto alla buoanima del visionario Gian-Bob Casaleggio, vero corsaro della democrazia e svincolato dai nuovi ordini mondiali che ci vogliono proni al Signore, destrutturati, de-potenziati, de-sacralizzati e in-savi, in-adatti, in-capaci alla disobbedienza.

In questa malsana società di simulacri, di dis-ordini simbolici organizzati, ho trovato finalmente il coraggio di Sentire e Pensare.

Ché, Altrimenti, ci-arrabbiamo.
Profile Image for Quiver.
1,134 reviews1,354 followers
September 28, 2024
Knjiga vredna pažnje (pa zato visoka ocena), iako postoji potencijal da se „pogrešno" čita. Bitno je i razmotriti kome je ova knjiga namenjena - to ću uraditi na samom kraju.

Da počnem od potencijala za pogrešno čitanje: može zvučati desničarski ili homofobično-mizogino, pa onda protiv politike identiteta uopšte ili protiv individualizacije kao čina originalnost, samoostvarenja. Ako se uzme u obzir da je autor izraženi levičar, okvir njegove teorije zahteva da njegove stavove čitamo sasvim drugačije.

Politika identiteta i individualizacija nisu same za sebe loše pojave, naprotiv, kao što Fuzaro kaže, to su vredne borbene linije i težnje, ali ne ukoliko one služe da bi se zabašurio, zaboravio, sklonio u stranu pravi problem: onaj klasni. To je ono radikalno u Fuzarovoj teoriji, što potiče iz Gramšijeve i Marksove škole (barem u Fuzarovom čitanju), što kaže da sve borbe osim klasne su odobreni vid neslaganja koji služi da bi se klasna podela u kapitalističkom sistemu održala. Sve borbe osim klasne su tu da daju privid negodovanja, pa i napretka, ali sve su one kozmetičke i ne dotiču suštinu problema: da svet je sve više podeljen na hiperbogatu manjinu i osiromašenu većinu. Niko na svetu ne živi ni „d" od demokratije u pravom smislu, a osnovu demokratije čini suživot drugačijeg mišljenja (29). Fuzaro onda kreće u ekstenzivnu analizu šta to znači, ili bi moglo značiti, „misliti drugačije".

Fuzaro počinje od razumevanja da je neslaganje „politički čin čak i kada se pojavljuje u najrazličitijiim okolnostima koje nisu u neposrednoj vezi sa politikom” i da može da se „oblikuje kao neka vrsta moći razvlaščivanja” (17). Ako se neslaganje pretača u akciju, prvi i najblaži oblik, može se javiti kao otpadništvo, gde „otpadništvo podrazumeva povlačenje saglasnosti i verifikuje se kada neko više ne prihvata način delovanja neke organizacije ili šireg sistema kojem pripada” (27). Mogućnost neslaganja kao jedna od osnovica demokratskog sistema značila bi da vlast mora uvek iznova „da potvrđuje svoj legitimitet dijalogom u kontekstu zajednice solidarnih i jednako slobodnih pojedinaca koji korišćenjem pitome snage razuma sučeljavaju različita stanovišta” (30).

Kao suprotnost demokratiji imamo apsolutnu vlast koja „se realizuje ukoliko ovlada i upravlja svešću pojedinca kao genetske ćelije nesaglasnosti” do te mere da, čak i u današnjim zapadnim demokratijama postoji fiktivni pluralizam „u kome je izbor slobodan a u stvari nepostojeći jer, kakav god on bio, sve se završava pobedom istog ” sistema (34). Najveća sila suprotstavljanja slobodnom i drugačijem mišljenju jeste privid različitih mogućnosti i životnih stilova koji ipak promovišu istu potrošačku kulturu, afirmišući pritom civilizaciju konzumerizma, bez nuđenja bilo kakve prave alternative ili drugačije perspektive (ibid). Ovo dovodi do konformizma, gde iako mislimo da mislimo drugačije, mi u stvari mislimo, želimo, i ponašamo se kao i svi drugi sa malim, nebitnim varijacijama na temu konzumerizma. Tako svako od nas postaje „čoveka bez identiteta”, „novi hegemoni antropološki profil kao posledica norme stalnog materijalnog vrednovanja, apsolutnog konzumerizma i globalne homologizacije” (35). Postajemo pojedinci bez stabilnog zaposlenja, često bez korena u porodici ili nekoj zajednici zasnovanoj na vrednostima koje nisu same po sebi zasnovane na robnoj razmeni. Postajemo homo instabilis , kvintesencija atomizacije, mobilnosti, zamenljivosti, bezličnosti u sistemu koji teži da nas što bolje iskoristi kao svog potrošača (36).

S obzirom na trenutnu socijalnu i političku stvarnost, sledeći opis veoma je primeren: „možemo da smatramo da se začetak nesaglasnosti manifestuje kada je pojedinac u stanju da odoli diktatu ponavljanja socijalne dramaturgije koja mu se nameće, tj. kada je u stanju da se usprotivi konsenzusu i uniformnosti u svom okruženju, ističući sopstveno stanovište iako je manjinsko i u suprotnosti sa opštim pozicijama” (38).

Iako Fuzaro ne koristi termin „akumulaciju razvlašćivanjem” Dejvid Harvija, Fuzaro opisuje način na koji je većina polako razvlašćena, malo po malo, činom oduzimanja koji se „odvija u kontinuitetu, polako i revnosno: parče po parče, pravo po pravo (nekada osvojeno), sve tu u ujednačenom ritmu tek s ponekim zastojem, ali taj zastoj nikada ne označava promenu trenda već jednostavno stvara iluziju da se ne krećemo neminovno u smeru koji vodi ka zakidanju svega, a sve to se predstavlja kao da su prava koja smo imali u stvari bile privilegije. I tako, korak po korak, guraju nas unazad, ne ostavljajući nam ništa, čineći nezamislivo prihvatljivim” (45). To dovodi do „lobotomizacije mase” s ciljem da „robovi zavole sopstvenu neslobodu i budu čak u stanju da brane svoje lance” (ibid).

Da bi se konsenzus i neslaganje kontrolisalo, povremeno se režira opšte negodovanje kojim se daje utisak da je negodovanje prihvatljivo i da vodi nekim promenama. Naravno, to izrežirano negodovanje ima za svrhu da ispuni već smišljen plan za ispunjavanje neke inicijative koja bi inače bila nepopularna bez tih izrežiranih okolnosti (46). Povrh svega, vrste (bezazlenog) antikonformizma se ne samo prihvataju već i podstiču jer ništa suštinski ne menjaju. Tako da ,,antikonformizam se neizostavno pojavljuje kao neka vrsta konformizma” (54). Negodovanje, nekadašnji gest slobodnog uma, postaje izrežirani gest - negoduje se kada i kako je potrebno ili očekivano da bi trebalo da se negoduje - „sa prirodnom posledicom da takvo kontrolisano i homogenizovano neslaganje ne samo što ne dovodi u pitanje vlast već je, naprotiv, potpomaže i potvrđuje”, dovodeći nas u stanje homologizovanog misliti drugačije ” (55).

Fuzaro onda kreće u deo svog argumenta koji je kontroverzniji i može da dovede do gorenavedene dubiozne interpretacije. On nalaže da je „profitna desnica postavlja osnovu a levica nadgradnju”, dok su različite vizije levice i desnice, koje su se dugo sukobljavale, sada svele na uzajamnu zamenljivost (69). Nastanak tj. opstanak ove situacije pothranjuju članovi „novog klera, koji čini intelektualci i novinari”, koji se predstavljaju utočiste jednomišlja i političke korektnosti . Kao primer, Fuzaro predlaže: „Ako profitna desnica deregulacijom rada čini da mladi imaju nestabilno zaposlenje sve do kraja radnog veka - osim ako ne ostanu nezaposleni - i na taj način ih onemogućuje da stvore porodicu, kulturološka levica to u sferi nadgradnje opravdava delegitimišući institut porodice kao prevaziđenu formu buržoaskog života i glorifikujući istovremeno prekarijat kao životni stil bez ikakvih ograničenja buržuaskog morala” (70).

Ovde je bitno naglastiti, što i samo Fuzaro čini na više mesta, da to ne znači da se treba vratiti idealu porodice tradicionalnog heteroseksualnog tipa (muškarac-žena) već da kapitalistički sistem razara bilo koje veze među ljudima koje se ne zasnivaju na robnim razmenama (a jedan od glavnih primera takve veze je porodica). Poenta je da takve van-sistemske veze svojim van-sistemskim karakterom zaobilaze, a samim tim imaju potencijal da podrivaju, kapitalistički sistem. Tj, kapitalistički sistem u svim van-sistemskim vezama vidi prvo pretnju, pa onda potencijal za proširenje.

Što se tiče intelektualaca, „oni raspolažu specifičnim „kulturnim kapitalom” ali, da bi ga oplodili, moraju prethodno da ga prodaju gospodarima” (74). Intelektualci, dakle, ne mogu da dolaze u sukob iliti u ozbiljniju nesuglasicu sa poretkom, i samim tim služe očuvanju postojećeg stanja. Prema tome zadatak intelektualanog klera se svodi na simboličko posredovanje između dominantnih i potčinjenih (ibid). „Intelektualaci sada postaju apologete postojećeg ili običnog delatnici na kreiranju konsenzusa, štaviše, [kontrolisanog] neslaganja čiji je jedini cilj da se masovni konsenzus učvrsti” (ibid).

Uniformnost, konformizam, ideologija istog, brisanje granica, van-kapitalističkih veza je bitna za sistem jer dozvoljava „neograničeni protok robe bez moralnih, etičkih, religijskih barijera i, naravno, bez državnih granica” (82). Tome služe „masovna komunikacija i medijski spektakli [koji] standardizuju poruke i njihovo tumačenje, uniformišu očekivanje i zahteve, naručuju odgovore i reakcije, programiraju potreban i želje, simuliraju slobodu izbora jer izabrano samo iznova afirmiše postojeći poredak” (86). Iz ovoga proizlazi „dezorijentisanost kritičke sposobnosti” (ibid), koji predstavlja jedan od glavnih prepreka bilo kom odupiranju nametnutom poredku, bilo kojoj originalnoj, a kamoli, utopijskoj zamisli koja bi mogla dovesti do pobune. „Potrebe i želje, snovi i utopije, u sve većoj meri se u svesti građanina sveta uobličavaju prema postojećem poretku i njime determinisanim identiteom. Posledica toga je da na kraju svi žele i sanjaju ono isto što već postoji, i u istovetnoj formi” (87), pa zatim i „dobrovoljno čine ono na šta bi vlast trebalo da ih prisiljava, [a tada] totalitarizam se može smatrati realizovanim” (88).

Krize služe da bi samo pokrenule već predviđene procese, a demokratija je samo privid koji omogućava narodu da na „demokratski” način bira opcije koje je finansijska aristokratija već odlučila kao njoj neophodne (87–88). Alternative koje se tada prezentuju su iluzorne, a krize koje se tada produkuju su samo još jedno sredstvo „umeća vladanja” (90).

Sledeća tema za Fusara je tzv. novojezik, pojam uzet iz Orvelovog dela 1984, koji označava jezik jednoumlja, jezik čija je primarna uloga „nametanje simboličkog ropstva čiji je cilj, naravno, jačanje konsenzusa” (95). Vokabular novojezika svakim danom postaje siromašniji, time sužavajući polje spekulativnog i čineći jeretičke misli strukturno nemogućim, tj. sturkutrno neizrazivim (ibid). Kao jedan banalan primer, Fuzaro navodi automatsku sugestiju koju dobijamo pri pisanju na mobilnom telefonu (ili kompjuteru) i koja osiromašuje naš jezik dok nam, reklo bi se, čini uslugu.

Jedan od upečatljivijih primera Fusara odnosi se na „iznajmljivanje materice”, koju novojezik naziva „surogatnim maternistvom”. Feministička borba za slobodu žene da radi sa svojom matericom šta joj je volja kapital je stavio u svoju službu čineći da žena jeste slobodna, da može, svoju matericu da iznajmi kome želi. „Ali to „možeš” zapravo je volja tržišnog društva i u stvari je „moraćeš”. „Možeš”, otuda što ti niko ne traži niti zabranjuje; „moraćeš”, zato što će te tvoj socioekonomski položaj prinuditi da to uradiš kako bi mogla da preživiš u društvu u kome je čovek kapital” (103). Takvo društvo smatra novorođenče tržišnim kapitalom.

Zašto velika većina u Srbiji i drugde prosto nije zainteresovana za politiku? Fuzaro se dotiče tog problema kada diskutuje o dobrovoljnom ropstvu, o želji „da se služi samo da biste bili ostavljeni na miru” da uživate u svim izborima i mogućnostima koje vam pruža trenutno stanje (106). Sloboda od tog ropstva sistemu usluga i proizvoda bi se mogla postići lako, povlačenjem koncenzusa, odbijanjem službe sistemu, negiranjem dominantnog scenarija (108) - problem je što većina nas samo želi da bude ostavljena na miru.

Pred kraj knjige, u poglavlju 14, Fuzaro se osvrće na pojmove neposlušnosti, revolucije i pobune. Neposlušnost može da bude i nasilna i mirna. U svojoj najmirnijoj Gandijevskoj formi, neposlušnost je nenasilno odbijanje povinovanja, koje ume da bude efikasinije i prihvatljivije nego mnogo vrsta nasilja, a koje ima i za cilj „osvajanje naklonosti pasivnih posmatrača” koji pritom mogu da se odluče da povuku i sopstveni konsenzus prema postojećem poretku (111). Neposlušnost nikada ne dovodi u pitanje osnove postojećeg društvenog poretka, ne postavlja promenu poretka kao osnovni zahtev, i - najvažnije - ne nudi alternativu (112). Revolucija ima u sebi razne oblike neposlušnosti ali je usmerena ka obaranju poretka i stvaranju alternative. Pobuna ima neke od odlika revolucije, kao što je odbacivanje poretka, ali za razliku od revolucije, pobune se javaljaju na nivou individue ili elite. „Pozivajući se na moralne vrednosti koje se još nisu pogubile po hodnicima raznih institucija, pobunjenik se odmeće kao što su to činili srednjovekovni razbojnici” (112). Pobunjenici održavaju vatru pobune živom, ali nemaju nameru, sredstva, podršku da se vrate u društvo i reorganizuju ga.

Kao primere neslaganja izraženih u književnosti, Fuzaro navodi i analizira Melvilovu priču Bartleby the Scrivener i Tabukijevu knjigu Pereira tvrdi da... (115-120).

Poslednjih nekoliko poglavalja predstavlja sumiranje i vrhunac Fuzarovog argumenta. Počinju sve više i više da zvuče kao analiza naše domaće situacije u Srbiji. Fuzaro nalaže šta nam je činiti: „Potrebno je suprotstaviti se svakom ideologškom partikularizmu u čiju se odbranu svakodnevno stavljaju propovednici vladajućeg simboličkog poretka i boriti se za taj imperative razuma, do sada nikada ostvaren, kakav je univerzalna ljudskost” (139). Ta rečenica nije sam kraj knjige, koji jeste retorički doličan kraju knjige, i kojeg pritom ostavljam čitaocu da sam doživi.

Za koga je ova knjiga a za koga nije?

Knjiga će verovatno dobro leći nekome ko oseća da naše društvo ne valja u svom korenu, da ga treba menjati i to što pre, i da je za to potrebno neko dublje, možda čak i teoretsko razmišljanje. Začetak pobunjeničkog sentimenta bi takođe bio od koristi. Takve osobe su već na dobrom putu da misle drugačije, pa bi im ova knjiga možda pomogla da dalje razviju sopstvenu misao.

Knjiga verovatno nije za okorelog marksistu ili levičara — teško da će naći nešto novo, ukoliko to traži, a sigurno će naći puno načina da se svađa sa Fuzarovom interpretacijom ovoga ili onoga. Knjiga verovatno takođe nije za nekog desničara (centristu, levičara apologetičara) koji će samo naći u njoj argument da se vratimo tradicionalnoj porodici i homofobičnosti, uz sve propratne razloge protiv bilo kakvih korenitih promena.

Ključno je, naglašavam, da se ovakve knjige ne čitaju isključivo, usko, i kruto, kao ideološki priručnici koji govore kako bi tačno trebalo nešto da bude. Bitno ih je čitati slobodno, kritički, kao odskočnu dasku za sopstvenu originalnu misao.
Profile Image for Огњен Томић.
Author 1 book7 followers
September 7, 2021
Jako zanimljiva knjiga. Mislim da negativne recenzije(na italijanskom), samo dodatno ojačavaju argumente koje autor ističe. Očigledno je da su se neki ljudi osetili "prozvanim", pa žele da "odbrane" ideju o svojoj slobodi.
Fuzaro polazi od toga da je pobunjeničko mišljenje, odnosno neslaganje, u osnovi ljudske civilizacije, i odgovorno za napredak ljudskog društva. Zatim iznosi tezu da od 1989, tj. od pada Berlinskog zida i nestanka bipolarnog hladnoratovskog sveta, čitav sve živi u totalitarizmu neoliberalnog kapitalizma. Osnovna ideja je da je, za razliku od ranijih totalitarističkih sistema, gde se protiv drugačijeg mišljenja borilo otvoreno, praktičnim merama(ponekad i fizičkim nasiljem), novi sistem, u kome danas živimo, ima daleko perfidniji način kontrole - on sprečava da do ideje o neslaganju uopšte dođe. To se postiže tako što se postojeći sistem prikazuje kao nesavršen, ali "prirodan" i "neminovan", kao "najmanje zlo", čime se želi obeshrabriti bilo kakva ideja o temeljnoj promeni sistema. Takođe, umesto da se neslaganje usmeri u smeru menjanja odnosa "Sluge i Gospodara", autor tvrdi da se sistematski stvaraju veštačke podele među "slugama", odnosno potčinjenom klasom, poput onih rasnih, seksualnih, verskih... Ljudi imaju osećaj da žive u slobodi, i zaista, teorijski je i imaju, ali u praksi se svako mišljenje koje zaista dovodi u pitanje sistem oštro napada i potiskuje.
Knjiga je neobičan miks ekstremno levih ideja(koje su dominantne), i ideja koje se danas povezuju
sa desnicom. Tako se na primer Fuzaro protivi globalizaciji, zalaže se za poštovanje porodičnih i nekih tradicionalnih/religioznih vrednosti, za suverenitet nacionalnih država, kritikuje opsednutost liberala "gender" i drugim identitetskim pitanjima, itd. Ipak, njegova misao je u svojoj suštini marksistička, a glavni stub čitave knjige je klasna borba, odnosno odnos roba i gospodara. Kritika nove "kulturne levice", kako je autor naziva, za izdaju klasne borbe, pa čak i kritika 1968, koja ima kultni status u levičarskim krugovima, doneli su mu mnogo negativnih reakcija od strane liberala i moderne levice. S druge strane, desnici je naravno neprihvatljiva njegova marksistička retorika.
Ima, naravno, delova knjige s kojima se ne slažem - što je i u duhu poruke koju Fuzaro želi da iznese. Mora se priznati da, na nekim mestima, autor zaista hoda na tankoj granici desničarskih ideja, iako je očigledno da to nije glavna poenta njegove misli. Evidentno je i da autor ne poznaje ekonomiju(mada ni ne tvrdi da zna), pošto koristi termine "tržište" i "kapitalizam" gotovo kao sinonime, iako su potpuno različiti. Takođe, rekao bih da ima i dosta ponavljanja sličnih misli, što ume da zamara.
Sve u svemu, odlična knjiga, kojoj bi verovatno ipak dao 4 zvezdice - ne spada u knjige koje su me oborile s nogu, ili koje smatram omiljenim. S druge strane, autor se neopravdano našao pod napadom ljudi koji nisu razumeli delo. Navešću samo jedan primer:
Čitalac tvrdi da je upravo dokaz da se ova knjiga prodaje dokaz da neoliberalni kapitalizam dozvoljava drugačije mišljenje. Ali, ova knjiga uopšte to ne spori - ona upravo i tvrdi da se kritika dozvoljava, ali se uz pomoć drugih metoda diskredituje i ljudi se ubeđuju da je svaka kritika sistema pogrešna.
Generalno, negativni komentari koje sam pročitao upravo pokazuju sve ono što Fuzaro i tvrdi - da ovaj sistem ima vatrene pobornike i branioce koji ga brane iako su i sami njegove žrtve.
Sve u svemu, preporuke za ovu knjižicu. Mislim da posebno može da podstakne na razmišljanje ljute desničare,koji su ljuti na svet, ali bes usmeravaju na pogrešnu stranu, kao i neke liberale-"levičare", koji usled gomile manjih pitanja borbe za ljudska prava ne uviđaju ono glavno -a to je sam sistem.
Profile Image for Tommaso Baschera.
2 reviews
September 16, 2018
I lettori di questo libro si dividono in 2 categorie: quelli a cui è piaciuto e quelli che non l' hanno capito.
Profile Image for Bri Lu.
485 reviews6 followers
January 1, 2021
Libro ricco di spunti di riflessione. Anticonvenzionale contro il pensiero unico dominante.
Profile Image for Silvia.
44 reviews1 follower
May 26, 2020
Un unico concetto di fondo, condivisibile o meno, ripetuto per 156 pagine e arricchito con citazioni di altri filosofi e pensatori.
Alcune riflessioni interessanti, ma decisamente ridondante.
Profile Image for Merse.
42 reviews1 follower
June 23, 2023
Tenía muchas ganas de leer este libro por lo que se comenta de Fusaro, por la difamación sin significado real de ser un "rojipardo", un intento de adjetivo para desprestigiar que utiliza la izquierda del sistema que, sin embargo, a muchos nos causa el efecto adverso porque automáticamente nos dice que alguien no se alinea con el pensamiento políticamente correcto y aceptado desde Washington. Y no me ha decepcionado en absoluto, entre otras cosas el libro trata exactamente de este tema.

Por una parte estudia el concepto del disenso en general, cómo se genera, cómo se concreta políticamente, de dónde viene, incluso al principio identifica las historias de Adán y Eva y Prometeo con el disenso, «más quiero esa peligrosa libertad que una servidumbre tranquila». Por la otra, critica la situación actual del monoteísmo del mercado en el que el disenso está más muerto que nunca, y explica cómo se ha llegado hasta este punto desde 1989 en adelante. Explica que la "democracia" occidental ha llegado a suprimir el disenso de manera más implacable de lo que lo ha hecho jamás ningún totalitarismo, algo que es cierto, y habla de la victoria del amo sobre el esclavo, de la transformación de la lucha de clases en “masacre de clases” a nivel planetario.

Así, habla de cómo el nuevo orden globalizado ha impuesto el pensamiento único políticamente correcto, una ideología neoliberal que santifica el orden existente y rechaza como ideológica toda visión no homogénea con él. Hoy el conflicto de clases no es bilateral como antes de la caída del Muro, sino que el proletariado ha pasado al precariado y la conciencia infeliz burguesa a la feliz posmoderna reconfigurando el conflicto y suprimiendo los derechos sociales de los trabajadores, y para este proceso ha sido fundamental la deriva posmoderna de la izquierda, tornándose a favor del capital. Además, en el pensamiento actual se dice haber llegado al “fin de la historia”, y cualquiera que tenga una pasión transformadora es acusado de querer proponer de forma invariada las atrocidades del pasado (las cuales, añado yo, se han manipulado mucho) o de apoyar el terrorismo, por ejemplo. Este pensamiento único “disipa el sentido de la posibilidad para que la adhesión al modelo hegemónico sea espontánea y automática, vivida como algo natural, ni criticable ni transformable”, “al naturalizar lo histórico y fatalizar lo social, el pensamiento único provoca la exitosa derrota del disenso”. Así, el orden dominante logra imponerse sin la violencia (explícita), garantizando que el ciudadano mismo desee esta sociedad de mercado a través de la manipulación, concibiendo ésta como la única libertad posible. “El disenso generalizado contra los totalitarismos extintos acaba siendo utilizado hábilmente como elemento ideológico para legitimar el nuevo orden clasista”.

Para lograr esto, se ha necesitado atomizar lo máximo posible al individuo, convirtiendo a la masa en “yoes individuales, cada uno de los cuales piensa, consume y ve las mismas cosas, pero de manera solitaria”. Hoy se promueve "el hombre sin identidad, sin familia, sin conciencia opositora, desarraigado de la tierra y de sus raíces, sin trabajo estable: debe rebajarse al rango de átomo consumidor single y nómada".

Critica el papel de la dicotomía izquierda y derecha en la sociedad actual, en la que “la derecha del dinero dicta las normas económico-financieras” y “la izquierda de la costumbre impone los patrones y estilos de vida necesarios para reproducir el sistema del fundamentalismo de mercado (goce indiviudalista, relativismo, nihilismo, laicismo absoluto, abandono del anticapitalismo y del antiimperialismo, etc.). A la derecha le corresponde la estructura, a la izquierda la superestructura (algo que hoy oímos mucho, que la derecha debería llevar la economía y la izquierda los derechos). Así, si a la derecha le imponen límites los estados nación, la izquierda luchará por el mundo globalizado, multicultural, cosmopolita reducido a superficie lisa del mercado soberano internacional, promoviendo al famoso “ciudadano de un lugar llamado mundo”, un hombre migrante, desterritorializado y sin raíces hecho a medida de la sociedad del consumo. Lo mismo sucede contra la familia, la izquierda justifica la precariedad como estilo de vida “sin limitaciones éticas de matriz burguesa”, y según el autor contra la religión y la sociedad. “La izquierda de la costumbre hoy administra el disenso contra todo lo que pueda restringir o limitar la derecha del dinero, la mercantilización integral y la economización global de todo lo existente”. Comenta además el papel de los intelectuales a la hora de promover este pensamiento, tienen un capital cultural pero para explotarlo deben venderlo a la clase dominante, y por eso sostienen el pensamiento único políticamente correcto, ya que les da de comer.

Habla de cómo se nos insta a abandonar nuestra cultura y sustituirla por el vacío nihilista de la subcultura del consumo aparentando valorar otras culturas, cuando “el respeto a los demás no puede fundarse en la negación del propio”. Esta es la trampa del multiculturalismo. También explica que desde mayo del 68 la lucha antiburguesa ha sido ultracapitalista porque ha logrado eliminar la vieja eticidad burguesa que conformaba el Estado, la familia tradicional, la escuela, la educación religiosa y clásica, etc. porque suponen una barrera para el capital, que necesita por tanto una era posburguesa.

Hay multitud de referencias a 1984, y Fusaro dice que este libro denuncia seguramente una situación mucho más ajustada a la realidad del conformismo masivo de nuestra sociedad de consumo totalmente administrada que la de la Unión Soviética. Comenta que hoy hay igualmente una neolengua, tal que los bombardeos son “misiones de paz”, la supresión de derechos son “reformas”, la época más ideológica se llama “posideológica”, la dictadura de los mercados se llamada “democracia”, los golpes de estada financieros “gobiernos éticos”, etc. Quien se opone a la narrativa dominante es un “conspirador”, el que no defiende los intereses de las élites un “populista”. “Tránsfobo” es quien no quiere negar la realidad biológica de lo que es una mujer y un hombre (o “TERF”), y hoy por hoy “rojipardo” alguien, tal vez de izquierda o marxiano, que no se alinea con el discurso políticamente correcto.

Se estudia la rebelión, su papel y su posible relación con la revolución, comentando que si bien no ataca las estructuras mismas del poder (la forma de la rebelión es la de la mala infinitud por ser incapaz de dar vida a un poder constituyente), es una forma de disenso que sin embargo sí ha sido utilizada por los revolucionarios en algunos momentos. También da una visión del papel del arte en el disentimiento, ubicando ahí mi película favorita, Tiempos modernos de Charlie Chaplin.

Sobre el final, expone cómo el poder utiliza dicotomías artificiales para que la lucha, en lugar de vertical (lucha de clases), se encauce en luchas horizontales interclasistas que no cuestionan el poder. Dice que hay disensos y luchas nobles en sí mismas (derechos de las mujeres, ecologismo, anti discriminatorias, etc.) a las que les falta un horizonte de sentido común que considere a la humanidad como sujeto unitario. “El poder alcanza el máximo grado de control sobre las almas cuando logra convencer a las mentes de los esclavos que el enemigo es el que está en su misma condición o, incluso, los que están más abajo que ellos y no más arriba”. Sobre esto, hace una crítica interesante del movimiento antifascista, diciendo que dada la ausencia del fascismo en nuestros días (y es cierto, se tienen que inventar que Vox y Meloni, ambos serviles a la Unión Europea, son el fascismo) la lucha antifascista sirve para dirigir la lucha y la pasión de la crítica desviándolas de la contradicción actual, para luchar contra un enemigo ya enterrado aceptando tranquilamente al nuevo y soportando el silencio del yugo invisible de la economía. Algo que me gustaría comentar es que, si bien el movimiento “Antifa” sí es así, el fascismo llega aupado por el liberalismo cuando no queda otro remedio, y por tanto aunque no exista hoy por hoy el fascismo (en Europa), sí que está en el poder el mismo enemigo que podría invocarlo si lo necesitase, como sucedió el siglo pasado en la Europa de los años 20 y 30, y creo que la lucha hoy debería ser consciente de esto.

Al final del libro, se muestra cómo se debe acabar con esta situación actual en la que el fanatismo económico concede derechos civiles para distraer la atención de la supresión de los derechos sociales: tiene que surgir una filosofía de la praxis que presente la posibilidad como rasgo peculiar ontológico de lo real y una estructura organizativa que coordine a quienes han llegado a tomar conciencia de la situación, para lo que hay que superar las divisiones con las que el poder mantiene a los desposeídos en lucha entre sí mismos para que su ira no se dirija hacia arriba. Esto recuerda enormemente a los partidos comunistas del pasado y al movimiento obrero con conciencia de clase. “Claro que no siempre los rebeldes del disenso logran cambiar el mundo. Pero el mundo nunca podrá cambiar a los verdaderos rebeldes”.

Por último, una apreciación personal del autor es que habla mucho de los "totalitarismos" del siglo XX, pero creo que debería tomar también una postura crítica sobre el propio término de "totalitarismo", utilizado para equiparar al nazifascismo con el comunismo y fundamentado sobre mentiras, exageraciones o visiones descontextualizadas sobre la época de Stalin. En ese aspecto, creo que le hace un flaco favor a su referente Gramsci. En cuanto al resto, es cierto que juega con posturas conservadoras respecto a la religión o la familia. Yo sí creo que hay que fomentar un ateísmo materialista y científico consciente, pero puedo ver que Fusaro más bien denuncia que se va contra toda fe que no se dirija al consumismo y el monoteísmo del mercado, y desde luego estoy de acuerdo en que ateos-creyentes es una contradicción sin importancia de cara a la lucha contra el capitalismo. En cuanto a la familia, estoy de acuerdo con el autor en que la lucha contra la familia que fomenta hoy la izquierda y el feminismo de la segunda ola sigue los intereses del capital de individualizar más y más a las personas, pero al mismo tiempo entiendo que existe otra manera de tratar este tema como lo hizo el marxismo clásico ya que, como es evidente, la familia no será igual en el socialismo, o cambiarán aspectos como las dependencias económicas que la hacen disfuncional en ocasiones. Por eso, entiendo cuando se comenta que hoy hay que defender la familia, en el contexto de atomización del individuo es algo necesario, pero tal vez en una etapa futura se puedan retomar algunas tesis del marxismo clásico.

"Si la derecha del dinero dice que los Estados nacionales son una invención (...) y que la única realidad existente es el one world del mundo globalizado y reducido a superficie lisa del mercado soberano internacional que deslocaliza el trabajo, volatiliza el capital y suprime los derechos en nombre de la competitividad impuesta por los «desafíos de la globalización», por su parte, la izquierda de la costumbre justificará todo eso en el ámbito superestructural alabando la mundialización como el paraíso de los viajes baratos y el inglés para todos, elogiando los united colors de un falso multiculturalismo donde todas las culturas están subsumidas bajo el modelo único del mercado, pero luego también a través de la elaboración conceptual del nuevo perfil antropológico del hombre migrante, desterritorializado y sin raíces."

"El orden entrópico de la mundialización procura que las personas crean que pueden hacer libremente lo que el propio sistema les impone, de esta manera no tienen más remedio que hacerlo. El disenso no puede estallar: si un tiempo creíamos que lo único que podíamos perder eran nuestras propias cadenas, ahora creemos tenerlo todo gracias a ellas, ya ni siquiera nos damos cuenta de que son cadenas."
Profile Image for Il pesciolino d'argento.
162 reviews25 followers
November 9, 2020
Recensione completa qui:
https://www.ilpesciolinodargento.it/p...

Volete conoscere un saggio ricco, appassionato e appassionante, preciso ma breve e accessibile? Allora dovete leggervi la recensione precedente, perché quella di oggi è su un saggio talmente brutto e abnorme che il Mostro di Frankenstein si vergognerebbe come un cane se lo scoprisse tra i libri della sua biblioteca personale. Come si intitola? "Pensare altrimenti". E dunque pensiamo, altrimenti ne vedremo altri simili nelle librerie.
Profile Image for Sheilag.
10 reviews
October 2, 2021
Bellissimo! Ovviamente da rileggere perchè moooolto denso sia concettualmente che culturalmente.
Per quanto lo abbia apprezzato non mi semto di dargli 5 stelle perchè i riferimenti alla cultura greca sono davvero parecchi e nella mia personalissima opinione pensare altrimenti alimentati e influenzati solo da un polo è forse un po' restrittivo.
Profile Image for Arcesio.
Author 2 books84 followers
April 21, 2024

El pensador italiano Diego Fusaro en su libro Pensar diferente: filosofía del disenso (Editorial Trotta, 2022), nos plantea una tesis muy interesante: “vivimos en una sociedad que ha logrado mitigar todo disenso y modelo alternativo hasta el punto de dar forma a un pensamiento único que pretende reconciliar lo posible con lo real”. En esencia, la razón de su obra no escapa a la máxima de que “pensar diferente, es también aceptar la existencia del pensamiento diferente”. Lo anterior, yace sumergido en el océano actual del tiempo de la postmodernidad donde se construyen la unificación del pensar y la cristalización de la confluencia en torno a la homogenización del actuar.

A criterio del profesor Carlos Álvarez Terán, Fusaro considera, además, que la nueva izquierda se despreocupó del histórico conflicto social entre los de arriba y los de abajo. Ahora, pregona la advertencia de una conciencia opositora a conveniencia y excluye de sus propósitos las luchas verticales en detrimento de la pluralidad y la divergencia. Es, apropiándonos de una adjetivación, una camaleónica anciana ataviada con los harapos del progresismo, que se declara súbdita de la monarquía del dólar y desprecia el sentir igualitario de su juvenil y soñadora lucha proletaria por la igualdad.

El disenso se puede manifestar en distintas formas, pero se unifica en su espíritu de contradicción al poder, a una situación dada o al mero orden simbólico que no comparte. Y es precisamente en expresión genuina donde se funde y unifica con el anhelo de fraguar una nueva historia. Por ese argumento, el acto de disentir no se limita a rechazar lo establecido, por el contrario, niega para afirmar y destituye para reconstruir.

El rechazo es el primer momento de la dialéctica del disentir. Recordemos las bases de nuestras creencias, que fijaron a la Génesis, en la desobediencia de Adán y Eva, como el hito fundacional de la historia humana.
​El disenso es una virtud de la democracia, es su fortaleza y no su debilidad. La democracia es a plenitud, la forma política que permite la coexistencia de mayorías y minorías, sin que ninguna persona sea aplastada por la tiranía de las decisiones o posiciones de mayor respaldo colectivo. Por esa razón, la democracia no puede renunciar al disenso, pues, necesita de él, porque cuando el disenso calla, la democracia se enferma fruto de sus preocupaciones somatizadas.

Sin embargo, mayor preocupación nos asiste el hecho de que la sociedad actual se torna cada vez menos democrática, debido fundamentalmente a tres factores: (1) la soberanía popular es reemplazada por la voluntad de los mercados y los gobiernos tecnocráticos; (2) la desigualdad social creciente, y (3) la atrofia misma de las formas de disenso.

Hobbes decía que “el poder absoluto del Estado no puede acceder a la conciencia individual”. Hoy, en contravía a épocas pretéritas, no se reprime el disenso, se evita que nazca, es reprimido desde su estado embrionario. No se acude a la tortura física. El poder del siglo XXI no castiga los cuerpos, se apodera de las almas. De esa forma nos traslada, en la nave del unanimísmo, del natural pluralismo a un nuevo estado de cosas: el monologo de las masas. John Stuart Mill en una especie de anticipación a este episodio catalítico moderno, calificó como despotismo de la costumbre al conformismo idealizado en el que todo el mundo piensa y siente del mismo modo.

Asistimos a una igualdad de irrelevancia como la llamó Hegel. La humanidad se divide en una multiplicidad de átomos cualitativamente iguales, sin identidad ni personalidad. En esa línea de pensamiento, Fusaro nos enseña que “el hombre sin identidad se convierte en la nueva figura antropomórfica dominante”. Se trata de un ser humano flexible, sin conciencia, desarraigado, precarizado, consumista, individual y nómada. Un “homo inestibilis” estructuralmente desocupado y sin estabilidad. En conclusión, una muchedumbre de seres iguales, con el único afán de disfrutar, y mostrarse indiferentes, sin fuerza crítica ni con espesor cultural.

Por estas consideraciones, es necesario tener en cuenta que, en la época del oscurantismo constituyente, la confrontación virtual y el desgobierno improvisador de los 140 caracteres, se nos demanda, como individuos pensantes, pregonar e impulsar el disenso como estrategia para defender la democracia. Es el arma más poderosa para luchar contra el consenso injusto y retrogrado que se le piensa imponer a una sociedad colombiana que no acepta la represión a su di-sentir y libre pensar.

Calificación: 4/5
Profile Image for Andrés.
4 reviews2 followers
January 1, 2023
Una interesante propuesta respecto de la cuestión del disenso como alternativa al consenso propio del "pensamiento único". Es un texto controvertido y que no tiene porque resultar convincente en todos sus extremos, pero está bien desarrollado y trabajado. La tesis fundamental del libro es doble: por un lado desarticular los pequeños disensos fruto de las sociedades capitalistas actuales que dividen a la clase dominada y enfrentan entre sí a los oprimidos, y por el otro lado dar lugar a una genuina disidencia (en el sentido de la contradicción principal, la relacionada con la violencia económica) que se pueda desarrollar tanto en el plano teórico como en la práctica cotidiana (en la esfera individual y concreta, pero también en el ámbito político concertado). No es preciso aceptar todos y cada uno de los puntos propuestos para saber valorar lo que de positivo tienen algunos de los elementos que el autor utiliza para trazar lo que podríamos considerar un tratamiento fenomenológico del fenómeno del disenso como constitutivo de la praxis política. En definitiva, con sus pros y sus contras, un trabajo interesante y que invita a la reflexión colectiva.
Profile Image for Sergio.
29 reviews2 followers
September 9, 2024

Para quien lea las opiniones para evaluar su lectura: podemos disentir desde cualquier ideología política, ¿verdad? De hecho podemos disentir en materias que no son políticas. En este libro se hará desde el post-marxismo gramsciano. A sí que si te acercaste al libro por considerarlo un abordaje general del disenso encontrarás una mirada parcial. Creo que podría llegar a ser intolerable sino has ejercitado el músculo de la evaluación crítica de una ideología con la que no comulgas.


Reflexionando sobre el libro en particular:sí tiene un par de capítulos evaluando el disenso de manera general que son exquisitos. La pluma del autor es erudita, plagada de jerga técnica que tiene un poderoso efecto sintético pero que, quizás sólo es entendida por lectores especializados. Los restantes capítulos abordan el disenso enmarcado en la confluencia de nuestros tiempos y de las ideologías predominantes que lo trasuntan. A pesar de los demonios metafísicos marxistas (el Capitalismo o el Neoliberalismo, entre otros) que pueblan el libro hay análisis sobre los que vale el tiempo reflexionar.


Ya seleccioné dos libros más del autor para seguir leyendo 😆.


Profile Image for Federica Volpera.
152 reviews2 followers
July 5, 2022
Perseverare lungo la via dell'obstinate contra.

"Più che nei trattati o nelle disquisizioni concettuali, la possibilità di intraprendere la via dell'educazione alla disobbedienza ragionata pare potersi ravvisare nell'arte e, in particolare, nella letteratura".
Profile Image for Carles.
13 reviews1 follower
December 1, 2024
En la vida no hay nada como ser inteligente; lo compensa prácticamente todo y Fusaro es el vivo ejemplo de ello. Un libro que en principio no aporta mucho se convierte en una lectura enriquecedora solo por el gusto y el valor de leer a alguien que piensa bien.
Profile Image for Jaq.
329 reviews37 followers
April 2, 2024
Chiunque nomini il pensiero unico non dovrebbe avere diritto di parola. Ciao.
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