Quante sono le città della nostra vita, e che cosa rappresentano? Questo libro è un viaggio nel tempo e nello dagli angeli sulle rovine di Bruxelles al sole elettrico di Battipaglia, dalla stanza dei bottoni di Washington alla madre dell’Italia infeconda di Veio, dai tizzoni bruciati di Volgograd alle sapienze perdute di Atene.
Eraldo Affinati è un maestro della toponomastica lirica. Ha raccolto trecento città del conosciute, sognate, inventate, tutte descritte ed evocate in brevi ritratti di grande concisione fantastica e affettuosa adesione sentimentale, nei quali i lettori potranno riconoscere le proprie stesse preferenze e idiosincrasie, in un gioco di riflessi capace di favorire e moltiplicare le connessioni interiori.
Ogni descrizione di città è un romanzo in miniatura. Ogni sezione è introdotta da un corsivo che racconta una città- Charkiv, sconvolta dal recente conflitto russo-ucraino, nel fantasma della Seconda guerra mondiale; Venezia, segnata dal dolore della bellezza; Roma, caput mundi. Ci si può perdere nella polvere mesopotamica di Babilonia, tra le galline senza cresta di Acchiappa-citrulli, sulle tracce di Anguilla a Yuma, nei promontori di Rosberg a Fulgor.
Il prologo è a New York, matrice urbana della modernità sfregiata e ricostruita, città simbolo con una costante vocazione alla decadenza; l’epilogo invece è a Gerusalemme, in grado di riassumere, nella sua storia splendida e drammatica, tutti i grovigli irrisolti del mondo. Le città del mondo è un libro che appassiona sin dalle prime righe, un labirinto magico nel quale si è felici di perdersi.
“Queste sono le città che ho conosciuto
e nelle quali, come scrisse il poeta,
mi sono rimescolato. Perché ho avuto bisogno di vederle coi miei occhi, toccarle con le mani, essere presente sul luogo delle operazioni,
Eraldo Affinati (Roma, 1956) è uno scrittore italiano. Alla didattica e alla produzione letteraria affianca un’intensa attività di conferenziere e formatore. Nel 2008 insieme alla moglie, Anna Luce Lenzi, ha fondato la Scuola Penny Wirton per l’insegnamento gratuito della lingua italiana ai migranti.
Mi è piaciuto il titolo e la possibilità di viaggiare standomene in poltrona ma, nonostante mi sia sforzato, non sono riuscito ad apprezzare lo stile felpato e costantemente, quasi ossessivamente, alla ricerca della poesia e di un ricordo struggente.