Pensiamo di conoscere bene Afrodite, o Venere per gli antichi Romani. Cosa può avere da dirci che non sappiamo una divinità vanitosa e frivola, dea della bellezza e dell'amore, moglie fedifraga di Efesto, amante di Ares e Hermes? Tuttavia, questa altro non è che una minima parte della verità, e Afrodite non è molto contenta di essere sempre stata sottovalutata e raccontata in modo sbagliato. Per questo motivo, ha deciso di prendere la parola e di narrare la sua versione della storia. Mariangela Galatea Vaglio rielabora con creatività e originalità i miti su Afrodite, dando finalmente voce a una dea fino a questo momento guardata in modo superficiale, e con uno stile coinvolgente e ironico racconta tutte le epoche in cui è stata venerata, i suoi appassionanti amori umani e divini, i suoi scontri con le altre divinità. Quella di Afrodite è una vicenda lunga come la storia del mondo e le sue tante vite sono tutte accomunate da una sola cosa: la volontà di essere libera, come il suo potere di antica dea e forza primordiale della natura richiede, e di combattere per l'amore.
Am citit această reinterpretare cu un amestec de curiozitate și scepticism: ce-ar mai putea avea de spus Afrodita, zeița adesea redusă la o imagine decorativă, între blush și valuri de mătase? Se pare că destul de multe.
Cartea oferă o voce puternică, sarcastică și surprinzător de conștientă de sine unei zeițe tratate secole la rând ca simbol superficial al frumuseții. Afrodita lui Vaglio este ironică, directă și deloc dispusă să-și mai accepte rolul de "soție-trofeu" a mitologiei și nici să mai fie "frivolizată". Și aici stă forța cărții: în tonul asumat și în reinterpretarea feministă a unei figuri mitologice adesea tratate nedrept.
Stilul e viu și accesibil, uneori poate prea contemporan, dar îndeajuns de captivant încât să facă din miturile vechi o lectură proaspătă. Am apreciat jocul dintre umor, furie și reflecție, chiar dacă pe alocuri am simțit nevoia de mai multă profunzime emoțională. Afrodita e inteligentă și sclipitoare, dar parcă nu suficient de vulnerabilă.
Per total, o lectură care merită, chiar dacă nu m-a impresionat pe deplin. O carte care nu rescrie doar mituri, ci și percepții. 3,5 steluțe rotunjite la 4, pentru mesaj, atitudine și un stil care nu se teme să provoace.
io direi che va letto solo perché c'è un capitolo che si intitola maledetto cornuto
Libro piacevolissimo da leggere, sia per come è strutturato e per come è scritto e le scelte narrative. Ho apprezzato tantissimo la volontà di narrare la storia in vari tempi, in base alla civiltà latina, mesopotamica e greca. Afrodite ci viene mostrata in tutte le sue diverse ma allo stesso tempo simili sfumature e sviluppi di se stessa.
Partendo dal presupposto che io e la scrittrice abbiamo qualcosa in comune: amiamo la figura di Afrodite. Ovviamente un libro che possa parlare di lei non può che attirare la mia attenzione. Questo romanzo è un elogio alla donna, e mi piace che la figura di Afrodite/Venere sia stata collegata a diverse figure divine di altre civiltà, mi piace perché sopratutto alla fine ha reso presente la figura di Afrodite nonostante si pensi che sia una cosa lontana, dunque non potevo che dare 5 stelle. È un libro che apprezzi interamente, sopratutto dopo aver assimilato bene tante vicende della mitologia greco/romana, quindi non posso che consigliarlo a chi ha bisogno di trovare anche un po' di spiritualità. Una pecca però la voglio dire, avrei tanto voluto che si parlasse anche di "Amore e Psiche" dal punto di vista della Dea, e anche di altre piccole favole inerenti, e sopratutto il suo legame con Eros che è stato praticamente poco chiaro. A parte questo è stato molto leggero e intenso allo stesso momento. Un pezzo di cuore ❤️
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Decisamente interessante. Il libro tratta la storia di Afrodite,in tutte le ere,quindi l'origine di questa divinità. La storia ripropone i miti dalla Mesopotamia fino all'antica Roma. Lettura consigliata per chi vuole sapere di più sulla dea dell'amore e non solo
In verità mi aspettavo un retelling mitologico diverso, ma ahimè anche questa volta si gioca in prima persona *sospiro* e in chiave moderna, seppur ci arriviamo man mano tra le varie vite di Afrodite (o Venere per i romani). pregiudizio, innalzando il valore della donna. Uno dei messaggi sempre più forti che questa divinità ha gridato dagli albori, è il girl Power. Afrodite non aveva paura di essere sé stessa, di fare cosa voleva, di amare chi e quando voleva, seppur spesso nel modo più egocentrico e vanesio del mondo, con i suoi capricci divini che hanno portato non pochi guai agli umani (ricordiamoci Troia). In questo libro l'autrice è stata davvero però brava a mettere il lettore davanti a tutte le sfaccettature della dea, positive e negative, senza timore di osare troppo e secondo me questo è stato il suo grande punto a favore. Afrodite vinceva sempre, con arguzia e usando la sua bellezza, in ogni modo, e devo dire che seppur sia tra gli Dei che non amo, questo libro me l'ha fatta davvero apprezzare, d'altronde anche lei, in un modo o nell'altro, ha avuto le sue infelicità in un matrimonio non richiesto e un amore clandestino. Insomma: non tra i miei retelling preferiti ma di certo una bellissima opera.
Molto carino, lettura scorrevole e piacevole, punto di vista interessante e racconto accattivante. Personalmente amo gli intrecci tra mito e romanzo, e quel tocco di femminismo mi ha ricordato un po’ Circe di M.M. Che ho catalogato tra i miei libri preferiti. Lo rileggerei e o consiglierei
Mi rendo conto che i miti greci siano da contestualizzare al tempo in cui sono stati creati e tramandati, ma a questo punto è meglio farlo scrivendo un libro di storia, piuttosto che un'esagerata semplificazione di racconti così complessi. Questo libro è un penoso tentativo di dipingere la dea Afrodite come un'icona femminista (una premessa che non disapprovo, dato il modo spregevole in cui questa figura è sempre stata rappresentata) per poi sminuire costantemente qualsiasi donna o divinità femminile che non sia Afrodite stessa.
Per essere un libro femminista, la protagonista passa decisamente troppo tempo circondata da maschi, intrattenendo rapporti con loro senza cercare quasi mai di creare solidarietà femminile, ad eccezione di un'unica donna nel primo capitolo. La maggior parte delle figure femminili sono gelose di Afrodite, la odiano e si fanno mettere i piedi in testa, se non dagli uomini da lei stessa. La colpa di questa mancata solidarietà non è mai di Afrodite, che è l'illuminata, l'unica in grado di comprendere i meccanismi insidiosi del patriarcato, ma sempre delle altre donne. Vengono costantemente punite per essere remissive; persino Artemide, la protettrice delle fanciulle, non viene quasi mai menzionata. E quando effettivamente viene introdotto il dio Ares, l'unico dio maschile del pantheon greco che non ha mai violato una donna e che Afrodite amava davvero, il loro rapporto viene ridotto ad un nulla cosmico. Potrei anche parlare del fatto che Afrodite NON HA scelto di sposare Efesto di sua spontanea volontà, come viene invece scritto qui, ma questa recensione diventerebbe più lunga del libro.
Nonostante nelle prime pagine Afrodite reclami il proprio potere e la propria importanza, atteggiamento che mantiene nel capitolo dedicato al suo ruolo nella mitologia mesopotamica, con il passaggio all'Antica Grecia sembra perdere del tutto questa sua capacità di imporsi sulla volontà degli uomini e degli altri dèi, arrivando addirittura a giustificare lo stupro di Criseide e Briseide facendolo passare come un evento necessario per porre fine alla Guerra di Troia. Momento in cui ho deciso di chiudere questo libro. Ancora più osceno il modo in cui il mito di Ganimede, un ragazzino a malapena adoloscente che viene rapito da Zeus e costretto a rimanere con lui, non viene nemmeno affrontato con la serietà necessaria - viene dipinto come un sotterfugio organizzato da Afrodite per provocare Era e mettere zizzania tra lei ed il marito. Non c'è assolutamente nessun ragionamento su come i giovani ragazzi in Grecia fossero vittime di pederastia.
Retelling carino ma sicuramente non propriamente femminista. L'Afrodite creata dalla scrittrice si ammanta più di un femminismo liberale. Rivalità, disprezzo, odio e sentimento di superiorità verso altri personaggi femminili ne fanno da padrona, mentre maggiore indulgenza viene sempre garantita ai personaggi maschili. Interessante ma non rivoluzionario. Scorrevole ma a tratti fastidioso.
Una lettura senz'altro interessante e molto scorrevole, che ha delle debolezze e dei punti di forza. Bellissima, a mio avviso, l'idea di basare la narrazione sul sincretismo religioso e il fatto che, invece di concentrarsi su *una* faccia della divinità, se ne indaghino le diverse versioni a seconda del momento storico e della popolazione che la venerava. Ho apprezzato i particolar modo la prima parte, quella ambientata a Uruk, dove Afrodite è Inanna: l'ho trovata ben scritta e molto interessante, anche perché non conoscevo praticamente niente di quella mitologia.
Un po' meno bello, invece, è il "femminismo" di facciata di Afrodite, che per tutto il tempo si presenta come questa dea diversa dalle altre, più potente e più intelligente di tutti, che capisce più degli altri dei perché è più antica, e sogna la liberazione delle donne... per poi, di fatto, condannare qualsiasi donna (o quasi) che non sia lei. Che si tratti di donne mortali, ma soprattutto delle altre dee, è sempre ipercritica nei loro confronti: dà loro la colpa di essere asservite agli uomini, mentre lei, lei è diversa, lei è indipendente e superiore a queste scaramucce divine (spoiler: no, non lo è😅). Per non parlare del fatto che passa metà libro a denigrare (anche giustamente, in alcuni casi) le figure maschili, e a far intendere che lei è ben superiore a tutti loro... per poi correre da loro in ogni minimo momento di difficoltà. Ovviamente non c'è qualcosa di male nel chiedere aiuto agli uomini, anzi! E, se fosse stato scritto in un modo diverso, l'avrei anche trovato bello: sei una dea millenaria, indipendente e potente, ma comunque in alcuni casi, hai bisogno di aiuto da parte di altri esseri (umani o divini che siano). Peccato che non sia scritto così (o almeno, questo è quello che ho percepito io). Per quasi tutta la lettura, infatti, sembra che Afrodite debba convincere il lettore e anche se stessa che lei è questa creatura potente e autonoma, che non ha bisogno di nessuno e che anzi disprezza e non accetta lo status quo, perché lei è antica e potente e può fare molto di più degli altri, da sola. Cioè, per la maggior parte del tempo lei *afferma* tutto ciò, ma è davvero raro che lo dimostri. Sinceramente, soprattutto nella parte greco-romana, è sembrata quasi sempre animata da capricci e ripicche esattamente come gli Olimpi che lei tanto detesta. Insomma, non esattamente una girls girl, volubile e anche un po' ipocrita. Non la definirei un'icona femminista, ecco. Che poi, pur essendo una divinità, abbia i suoi pregi e i suoi difetti, è assodato e passa benissimo attraverso la lettura; è anche quello che ci viene ripetuto da millenni riguardo alle divinità greche e romane😅 Però ecco, questa deriva pseudo femminista in molti punti mi ha fatto storcere il naso.
In generale ho comunque apprezzato la lettura. Anche la scrittura mi è piaciuta, l'ho trovata adatta al tipo di storia e alla voce di Afrodite.
E mi è piaciuto molto anche il fatto di voler dare voce a questa dea, che viene sempre un po' bistrattata e ridotta a "dea dell'amore" quando di fatto potrebbe essere stata molto di più.
Consiglio la lettura se volete un retelling del mito un po' diverso dal solito. Non ve la consiglio se cercate nello specifico un retelling femminista: c'è l'intenzione e c'è la buona fede, si vede, ma non sempre la riuscita è totale, secondo me. È comunque una lettura piacevole e veloce, adatta per chi si vuole immergere in atmosfere dal sapore antico da un punto di vista poco indagato.
“A noi donne questo viene insegnato, fin da piccole. Ci convincono che il nostro desiderio non sia importante, che siamo fatte solo per rispondere a quelli degli altri. Dei nostri uomini, mariti, amanti, dei figli. Su questo viene basato l'ordine della società, su questo le civiltà si reggono: sul fatto che noi donne siamo docili e rinunciamo a essere noi stesse." (Cit. Pag. 158) Afrodite pronuncia queste parole per Elena di Troia. E per tutte noi. L'autrice, forte della preparazione storica e mitologica che la contraddistingue, ci regala un ritratto inedito della dea dell'amore. Frivola e discinta, così ce l'hanno sempre raccontata. I maschi. Ma Afrodite/Inanna/Venere è il simbolo più alto della Dea, dell'essere donna, del custodire il principio vitale che - dice anche Dante - tutto muove. Amore, passione, istinto, capacità di cogliere i moti dell'anima e quelli del corpo. Vita. Così seguiamo Afrodite nella sua evoluzione da entità primigenia, più antica di qualsiasi altra rappresentazione divina, figlia di Ananke, il caos, il fato, l'ineluttabile. La vediamo presiedere all'evoluzione di Uruk, in Mesopotamia, e al tradimento degli altri dei, incapaci di accettarne la libertà. Da Inanna ad Afrodite, approdiamo a Pafo, seguiamo gli amori per Efesto, per Ares, per Hermes, per l'umanissimo Anchise. La dea concepisce una vita umana, nasce Enea che ha un destino cui neppure Zeus, il più imbelle degli dei, può opporsi. E Afrodite diventa Venere, sbarca nel Lazio, pone le basi per la nascita di Roma. Leggende, certo, miti tramandati di voce in voce, di pagina in pagina. Ma Vaglio ne fa, sapientemente, il modo per affrontare una riflessione sul ruolo della donna, sulle aspettative che le vengono caricate sulle spalle, su quel relegare in secondo piano metà dell'umanità stessa, con l'intento dichiarato, e tutta la protervia necessaria, di custodire il potere nelle mani dei maschi. Quante intelligenze, quante capacità, quante menti brillanti sono state oscurate in nome del patriarcato? Inanna, Afrodite, Venere ce lo raccontano a modo loro, ce lo rendono palese, ci fanno capire che la lotta è ancora in corso. Questo è un libro che racchiude in sé il valore di una lettura piacevole, di uno spunto di riflessione importante, di un grido di protesta che non rinuncia mai all'ironia della Dea. Che non ha bisogno di nomi e di attributi per essere tale. Esiste, nonostante tutto, e custodisce la scintilla dell'essere donna. Una lettura perfetta sempre, ma in vista del 25 novembre di più.
Un retelling mitologico decisamente innovativo, in quanto non solo tratta della Dea Afrodite greca, ma include anche la sua versione romana e soprattutto la sua "trasposizione" mesopotamica. Il tutto in modo molto coerente, con uno stile di scrittura con rimandi classici ma moderno e senza perdere di vista il messaggio femminista al fondo. Tuttavia, ci sono un paio di sfumature di alto livello. Anzitutto, la riabilitazione della figura femminile rimane molto incapsulato nella protagonista: tutte le altre donne dei racconti hanno difetti che superano i pregi (senza distinzione tra Dee e mortali), mentre Afrodite risulta l'unica eccezione, colei che è l'ideale perfetto. Mmmh, poco credibile, no? In secondo luogo, alla fine la volontà di ricondurre tutta l'origine del mondo e della vita ad un unico personaggio risulta monotona: nonostante le sue "incarnazioni", viene perennemente ripetuto come Venere sia la custode di tutti i poteri dell'universo, in grado di sbaragliare qualsiasi pantheon divino (tra i quali c'è anche poca coerenza, perchè loro cambiano ma Afrodite rimane sempre la stessa?). Di nuovo, molto strano, no?
Una lettura scorrevole che ci racconta la storia di Afrodite dagli albori fino a divenire Venere nell’antica Roma, in chiave decisamente moderna.
La dea dell’amore, sempre citata solo e soltanto per la sua bellezza, qui ci viene presentata come una donna indipendente, forte e intelligente, chiaramente con i suoi difetti, che le fanno fare più di qualche danno.
L’ho apprezzato solo a tratti, perché per il romanzo è un’esasperazione di femminismo, solo che tra tutti i personaggi femminili, fondamentalmente solo due (Afrodite e Laudo) vengono presentate come donne di livello. Tutte le altre, dee e mortali, sono solo donne piegate e passive al volere degli uomini, spesso cattive e invidiose. Inoltre, c’è una continua critica al mondo Greco e, invece, una grande esaltazione del mondo Romano, che viene citato solo negli ultimi capitoli.
Lettura divertente e agile, offre alcuni spunti interessanti. Tuttavia la scrittura è talvolta incoerente, specie nei passaggi umoristici - quantomeno fuori luogo rispetto all'insieme del tutto - e taluni dialoghi fatti proprio da Afrodite potevano esser rivisti. La caratterizzazione dei personaggi poi risulta un po' debole, specie in quelli maschili, e il primo episodio - Ishtar/ Inanna - è un delirio di femminismo spiccio, cosa che poi, per fortuna, viene rimodulata nel corso del libro. È però la condiscendenza con la quale si spiegano o introducono eventi e personaggi a essere particolarmente superflua, e spesso decisamente ridondante: questo, il presumere che il lettore non sappia alcunché di mitologia classica, è il punto debole dell'intera narrazione, e andava sicuramente rivisto.
L’umanità appare con il senno di poi fatta di fasi e di popoli diversi. La verità è che l’umanità è una sola ed è un susseguirsi di vite che cercano di dare un senso a quel sentimento che ti stringe la pancia e ti dà vita.
Le ultime due pagine sono state un susseguirsi di battiti sempre più forti del mio cuore, fino alle ultime quattro frasi che, un battito dietro l’altro, mi hanno tolto il fiato.
“Sono il desiderio inesausto che vi sveglia alla mattina e vi tiene vivi, il ciclo della marea, il soffio del vento, il calore della primavera. Sono l'amore che move il sole e l'altre stelle. Sono Afrodite, Venere, Ishtar, Astarte, Inanna, Maria. Sono colei che sono, la prima, l'ultima, la splendente, l'unica. La Dea.”
Tra i miei retelling mitologici preferiti. Una riscrittura in chiave moderna di una delle più belle figure mitologiche. Afrodite, o Venere per gli antichi Romani, con la sua avversità al comando, alle regole, con il suo essere testarda e con la sua costante ricerca di libertà, affermando la sua volontà e il suo desiderio affascinante,ammaliante incanta tutti😍 Libera di amare ed essere amata. Immagine di bellezza e sensualità e non solo, perché Afrodite è anche madre, amica, linfa di vita💞 ✨Afrodite rappresenta la lotta per l' emancipazione femminile, abolendo ogni forma di sottomissione e pregiudizio, innalzando il valore della donna.
✨Una scrittura magistrale, sono rimasta ammaliata dalla penna della Vaglio.
Un bellissimo retelling in prima persona. Uno straordinario viaggio nella storia, nei miti e nelle religioni del ruolo femminile di Afrodite, dalla Grande Dea a Venere. Un finale piacevole, non triste, perché il suo ruolo rimane sempre lo stesso, ma cambia nome.
Romanzo molto riflessivo. Veramente molto bello!!!
La voce della dea qui si dipana attraverso tre epoche: Inanna, Afrodite e Venere. Tra sincretismo religioso e una prosa floreale, l'autrice si destreggia nella storia di una delle principali divinità mediterranea con grande leggiadria e senza mai scivolare nelle banalità o in un lessico non consono a una dea immortale.
Interessante e particolare, perché descrive anche miti della preistoria e mesopotamici, oltre che greci e romani. Mi è piaciuto apprendere di Inanna e la sua storia. Nonostante il taglio moderno (che personalmente non apprezzo molto nei retellings, ma che contribuisce a renderlo assai scorrevole) si nota una solida base di miti dietro. Lettura in generale piacevole e leggera.
Una dea che la narrazione mitologica ci ha sempre dipinto come frivola e capricciosa viene finalmente riletta con una chiave interessante e moderna, come una donna intelligente, determinata e intraprendente. Una lettura scorrevole e davvero molto piacevole.
non l’ho ancora finito, se cambierò idea cambierà la recensione. il concetto è molto bello ed aspettavo di leggerlo con ansia. i personaggi sono rappresentati malissimo, la visione di ares è completamente distorta.
La vera storia di Afrodite raccontata da lei stessa, con i suoi diversi nomi e ruoli nelle diverse terre e continenti. Bello, interessante ma a volte poco travolgente.
Posso dirlo? La female rage a inizio libro è un qualcosa di bellissimo e poetico. Si vede che è stato scritto da una donna ed ho AMATO il personaggio di Elena di Sparta.
La cosa che mi ha spinta ad avere buone speranze per questo libro era principalmente il fatto che fosse incentrato su una figura mitologica sulla quale non ho visto moltissimi retelling fino ad ora, e quindi l'ho trovata meno "ripetitiva", seppure si trattasse di una delle divinità più conosciute della mitologia.
Mi ha sorpresa molto (e intendo in maniera positiva) iniziarlo e vedere che la figura della Afrodite del titolo era stata interpretata in maniera moooolto più ampia, facendola uscire dai canoni dei miti greci e inquadrandola nella figura ancestrale della "Grande Dea". Ci si trova quindi a seguire il percorso di questa dea dalla sua versione originaria, poi in quella mesopotamica, poi via via in tutte le religioni e credenze dei vari popoli successivi. È stato un approccio secondo me molto innovativo e per questo interessante soprattutto perché è stato bello che venissero collegate tutte le varie "versioni" di questa dea attraverso espedienti di cambiamento, rinascita, trasferimento, ma sempre facendo riferimento di tanto in tanto ad avvenimenti e figure provenienti dal suo passato.
Se dividessimo il libro in due, ipoteticamente, potrei dire che ho preferito la parte iniziale, ma semplicemente perché esplorava culture e religioni meno conosciute di quelle greca e romana. Come tenore narrativo, invece, trovo che l'interesse inizialmente provocato nel lettore riesca a mantenersi abbastanza costante per tutta la lettura, che è molto scorrevole e per nulla complicata.
Fra i personaggi (se escludiamo la protagonista) ho apprezzato moltissimo la figura di Hermes. Mi ha colpito anche molto Efesto, ma in lui ho trovato parecchi momenti di alti e bassi, mentre Hermes è stato più costante.
Non avevo mai letto nulla di questa autrice e non la conoscevo, prima di questo libro, ma credo di poter tranquillamente dire che leggerei volentieri altri retelling scritti da lei.