Piergiorgio Odifreddi, come molti italiani nati nel dopoguerra, è cresciuto nel mito degli Stati Uniti e dei soldati americani “liberatori”: sono stati loro, d’altra parte, ad aver salvato suo padre e suo nonno, entrambi deportati dai nazifascisti. Eppure, a partire dalla guerra del Vietnam, il suo rapporto con gli Stati Uniti inizia a cambiare. Ci studia per due anni, e ci insegna per venti. Viaggia in tutto il mondo, ed esplora in lungo e in largo il continente americano. Con sempre minor sorpresa, e sempre maggior fastidio, si rende conto dei modi violenti in cui gli Stati Uniti l’hanno sempre fatta da padroni: sfruttamento economico, embargo commerciale, occupazione militare... In questo libro riflette sull’arroganza dell’Occidente, anche attraverso i grandi pensatori del passato, e ci invita a non farci alleviare la coscienza dall’illusione che, forse, gli altri possono persino essere peggio di noi.
Piergiorgio Odifreddi is an Italian mathematician, logician and aficionado of the history of science, who is also extremely active as a popular science writer and essayist, especially in a perspective of philosophical atheism as a member of the Italian Union of Rationalist Atheists and Agnostics.
Una analisi ben strutturata del mondo occidentale. L'autore, che si dichiara apertamente ateo e anarchico, individua le caratteristiche principali del mondo occidentale e dedica un capitolo ad ogni aspetto, spaziando da argomenti economici (capitalismo), filosofici (idealismo, occidentalismo) e politici (militarismo). Egli presenta esempi e citazione storiche a supporto della tesi, la quale è chiaramente incentrata su una visione anti-occidentale.
Libro molto interessante per imparare a conoscere i paradossi della civiltà occidentale attuale, che può aiutare a comprendere l'eredità culturale del nostro passato. Non è necessario essere anti-occidentali o pro-oriente per leggere questo libro, che è anzi un manifesto al multilateralismo richiesto per affrontare il futuro.
P.S Il libro fornisce una bibliografia interessante per chi vuole approfondire argomenti vari come la filosofia indiana e la storia africana.
Odifreddi, matematico e logico con una lunga esperienza statunitense – ha studiato per due anni e insegnato per venti negli USA – parte dal suo percorso biografico: cresciuto nell’ideale degli “alleati liberatori”, col tempo ha sviluppato crescente disillusione verso il ruolo geopolitico americano, a partire dalla guerra del Vietnam. L’Occidente, sostiene l'autore, è permeato da forme di arroganza sistemica: militarismo, sfruttamento economico, colonialismo e razzismo ne sono i tratti distintivi. Odifreddi condanna non solo l’interventismo USA, ma anche le patologie strutturali dell’Europa occidentale, incluse le sue “colonialità” storiche e contemporanee. Odifreddi contesta l’idea che la democrazia occidentale sia “modello universalmente accettabile”, denunciando la disuguaglianza sociale, il controllo mediatico, l’uso commerciale della religione e del mito occidentale. Sottolinea poi il paradosso di democrazie “liberali” ma colonialiste, come FR o UK, che ne negano le basi ideologiche.
"Una persistente cecità, che nasce da un illusorio senso di superiorità, induce l’Occidente a credere che tutte le vaste zone in cui è diviso il nostro pianeta debbano seguire uno sviluppo che le porterà a sistemi analoghi al suo. … Ogni paese viene giudicato sulla base del suo grado di avanzamento su questa via. Ma in realtà questa concezione nasce dall’incomprensione da parte dell’Occidente dell’essenza degli altri mondi, che vengono arbitrariamente misurati con il metro occidentale"
Ho sempre ammirato Odifreddi e la sua indipendenza di pensiero. L'essere "contro". L'essere impermeabile all'opinione dominante. Perciò quando, dopo aver letto 4/5 di un libro abbastanza noioso con niente di particolarmente nuovo o folgorante al suo interno, mi ritrovo a leggere, all'interno di un capitolo intitolato "Libertà di parola"(sic) un paragrafo (pag.212) che dice che la legge dovrebbe proibire agli ignoranti di dire la loro, per esempio ai no-vax, rimango letteralmente scioccato. Mi crolla un mito. E il crollo definitivo ce l'ho qualche pagina dopo quando il professore ci dice che Bin Laden è stato ucciso dagli americani il 2 maggio 2011 in Pakistan. Senza l'ombra di un condizionale; rispettando così la sceneggiatura di un film hollywoodiano (quei film propagandistici che lui stesso dice in questo libro che ci ottenebrano la mente) di K.Bigelow, la Leni Riefenstahl dei nostri giorni Addio prof, ci eravamo tanto amati....
Il titolo non lascia dubbi sul contenuto del saggio: una critica aspra del mondo occidentale, ma essendo scritto da Odifreddi viene voglia di leggerlo. Superate le prime asperità, un po’ di noia in alcuni passaggi iniziali, procedendo si compie un bel viaggio culturale nel nostro passato e nel presente. Odifreddi ci ricorda la storia, divisa in temi, quella Occidentale, quello che abbiamo fatto, cioè che hanno fatto i nostri antenati e che noi continuiamo a fare ai giorni nostri. La nostra visione occidentalo-centrica ci fa dimenticare che sono esistite altre culture (di cui Odifreddi parla) prima di quella greca e latina e che queste ultime, su cui si basa la cultura occidentale, non erano poi tanto belle e onorevoli. Niente da ridire su questa disamina che ci fa sentire piccoli piccoli e un po’ colpevoli.
Tuttavia manca un tassello importante a questa ricostruzione della realtà: l’uomo. I primi esempi di pittura rupestre primitiva che ci mostrano degli animali sono interpretati dagli antropologi come disegni propiziatori alla caccia: l’uomo cacciava per vivere e per cacciare serve aggressività. Nel bacino del Nilo, qualche millennio prima di Cristo, durante le dinastie dei Faraoni, nonostante ampi periodi di pace, vi furono periodi guerre e divisioni con lotte per il potere; niente di nuovo. Spostandosi in oriente indietro nel tempo, in India vi furono popoli primitivi che tra uno stanziamento e l’altro furono aggrediti e conquistati, pare anche da popoli del Mediterraneo, poi conquistarono e cacciarono a loro volta; non erano occidentali. In tempi più moderni, sempre a.C. troviamo l’esercito di terracotta che rappresenta circa 8000 guerrieri con corazze e armature: qualunque sia la ragione per cui l’imperatore lo fece costruire, è senza dubbio ispirato alla realtà, cioè soldati. Le dinastie cinesi non erano note per il loro pacifismo, erano dei conquistatori che hanno combattuto e vinto delle guerre assoggettando popoli. E in tempi più moderni, sempre in Oriente, i Mongoli sconfissero e assoggettarono i cinesi costruendo l’impero Mongolo. Non un esempio di pacifismo. Tornando in Occidente, nelle Americhe ben prima dell’arrivo di Colombo e degli occidentali, le tribù indiane del Nord-America erano arrivate dalla Siberia attraverso lo stretto di Bering e sembra avessero discendenze Mongole; alcuni si stanziarono nel Nord America (le tribù dette dei nativi americani) altri scesero in America Centrale (Maya e Aztechi) e Sud America (Inca): forse anche per la loro discendenza mongola non hanno dimostrato di essere popoli pacifisti, ma popoli di guerrieri e conquistatori con guerre di conquista e lotte interne: non hanno avuto bisogno dell’arrivo degli Spagnoli e dei Portoghesi per dare libero corso alla loro aggressività e sete di potere e conquista.
Le società arcaiche che hanno preceduto le nostre società occidentali non erano per forza migliori perché alla fin fine c’era sempre la razza umana di mezzo: qualcuno che prevaricava gli altri, che cacciava per vivere, che creava una società che difendeva e che si difendeva da altri che gli cacciavano il suo cibo, la sua donna, la sua terra. E anche quando delle società si stabilizzavano e si arrivava a un equilibrio più o meno pacifico, c’era sempre da difendersi da stranieri perché i popoli erano nomadi oltre che stanziali ed è intrinseco nella natura umana avventurarsi e scoprire nuove terre, impossessarsi di cose nuove e conquistarle. Espandersi, primeggiare, comandare, cacciare… sono tutte prerogative animali che si ritrovano in natura e che sono quindi anche umane.
È molto discusso e non nascondo che vi sono molte critiche alla visione puramente biologica (leggi genetica) della violenza ma nel libro di Adrian Raine: “Anatomy of violence: the biological roots of crime” (che si trova anche tradotto in italiano) si possono trovare delle argomentazioni a favore di una aggressività umana intrinseca e geneticamente determinata (https://www.amazon.fr/Anatomy-Violenc...). Ma nonostante questa natura violenta che la storia occidentale, orientale e mondiale ci ricorda, lo studioso Steven Pinker nel saggio “The better angels of our nature: why violence has declined” (https://www.amazon.fr/Better-Angels-O...) ci spiega che malgrado le apparenze la violenza è diminuita con il tempo grazie proprio alla cultura e l’educazione che l’uomo è capace di darsi. Un libro un po’ illusorio (Pinker prevedeva ancora un futuro migliore), molto criticato e scritto prima dello stato attuale delle cose che secondo alcuni osservatori era prevedibile: infatti, statisticamente parlando, il periodo di pace e meno violenza poteva essere semplicemente una finestra temporale che avrebbe lasciato prima o poi spazio a un ritorno della violenza, come sta accadendo ai giorni nostri.
Insomma la natura umana ci insegna che non è solo l’occidente a essere aggressivo e conquistatore, ma l’uomo in quanto tale. Per questo non sono d’accordo con Odifreddi che narra di altre culture e filosofie più pacifiche di quella occidentale. Ma la cultura ci può aiutare a essere migliori e tenere a bada la nostra natura violenta senza farci però troppe illusioni.
"C’è del marcio in occidente”; di Piergiorgio Odifreddi; edizioni Raffaello Cortina; Isbn 978-88-3285-665-1.
Lo stile dell’Autore è graffiante fin dall’inizio (e come suo solito!), pertanto bisogna resistere alla tentazione di gettare via il libro dopo le prime decine di pagine perché sembra la solita tiritera del quanto siamo cattivi noi “occidentali” e di come siamo responsabili di (quasi) tutto il male di questo pianeta. In sintesi, basandosi sull’incipit, il Saggio sembrerebbe scritto da un non-occidentale che rinvanga i mali dei nostri tris/bis nonni… E chissenefrega!
Ma le cose non stanno così ….
Superata la prima parte, per altro abbastanza sintetica quanto l’enunciazione di un teorema, nonché la conseguente fase di irritazione, comincia da parte dell’Autore la dimostrazione logico-matematica (qui il retroterra del mestiere di matematico si fa inesorabilmente sentire!) delle sue argomentazioni.
Eh, che dire! Alla fine, diventa un po’ difficile dargli torto perché le sue tesi sono ben argomentate e altrettanto estensivamente documentate. In particolare, mentre viene abbastanza facile scaricarci la coscienza dalle responsabilità degli avi che, ebbene sì, in effetti erano un tantino aggressivi, avidi, razzisti e avvezzi ad una cultura mercantilistica di predazione, ma scusabili in quanto un po’ “ignorantelli” (… e poi diciamolo, in passato nessuna cultura si faceva mancare nulla in merito alla violenza!), adesso, che ci sentiamo purgati dai nostri peggiori istinti aggressivi e cresciuti sul piano culturale dopo la dura lezione di due guerre mondiali, a detta dell’Autore, sotto sotto, non abbiamo mica tanto abbandonato la nostra visione di superiorità verso le altre culture, ma semmai, abbiamo vestito molti nostri atti aggressivi o omissivi di una ideologia buonista che sa un po’ di opportunismo, molto menefreghismo e altrettanto cinismo.
Alla fine, seppure un po’ a malincuore, consiglio caldamente la lettura di questo Saggio, sicuramente provocatorio, ma che fa riflettere!
Forse, infatti, non siamo così cattivi come ci descrive l’Autore, ma sicuramente possiamo fare meglio ….
La biografia di Odifreddi è talmente lunga e complessa, che non ci provo nemmeno a tentare di riassumerla. Fortunatamente però l’autore è talmente noto, che non ha bisogno di presentazioni. Uno può essere noto, perché è un personaggio insigne. E Odifreddi è uno scienziato accreditato e di livello, ma immagino che la sua notorietà sia dovuta a un’altra ragione e cioè al fatto che è anche un ottimo divulgatore scientifico, ma sopratutto è un abilissimo polemista. Se ci fosse un qualche premio per l’intellettuale “anti -mainstraeam” più efficace, Odifreddi lo vincerebbe. Divisivo, come si dice, lo è al massimo grado.Ci sono altri personaggi che devono la loro popolarità alla polemica, ricercata nei vari talk televisivi, ma c’è una bella differenza di livello e di “potenza” intellettuale fra Odifreddi e gli altri. Competere dialetticamente con un luminare della logica è semplicemente un azzardo. Ovvio che Odifreddi non piace a tutti e che quindi molti rifiuteranno i suoi libri per partigianeria. Leggi di più : https://gmaldif-pantarei.blogspot.com...
L' occidente ha costruito una serie di miti teorici che ne dovrebbero legittimare la superiorità sulle altre civiltà. La democrazia, il liberismo, in generale i valori dell' occidente vengono propugnati come gli unici degni di essere difesi. Dal momento che la miglior difesa è l' attacco le guerre fatte in nome di questi valori universali vengono giustificate come necessarie. Confondendo i fatti con i valori si riscrive la storia e si propaganda uno stile di vita come l' unico e il migliore possibile, vale quanto scriveva Orwell che chi controlla il passato controlla il presente e il futuro. Ecco perchè serve smascherare questi trucchi e condannare il marcio che c'e' in Occidente, senza sostenere che altri valori siano migliori, piuttosto relativizzandoli.
Libro molto interessante scritto in modo molto chiaro e ricco di riferimenti storici. Fa pensare molto il comportamento dell'Occidente nei confronti del resto del mondo nel corso della storia e fa riflettere sulle colpe nei confronti dei paesi e popoli tempo per tempo "usati" e "sfruttati" dalla cosiddetta civiltà occidentale. Non da ultima l'arroganza dimostrata dagli stati uniti..... Ne consiglio la lettura
Fonte di conoscenza inesauribile Odifreddi in questo libro mette in luce tutto ciò che ci viene nascosto dai media. Grazie a tanti riferimenti a testi di altri autori, spalanca al lettore la possibilità di avere una visione più approfondita di quanto è accaduto e accade nel mondo. Oltre che far venire voglia di approfondire ogni singolo argomento trattato!
Odifreddi mettere veramente in luce l’ipocrisia e la doppia morale dell’Occidente. Il suo imperialismo, razzismo e la sua egemonia culturale e politica. Peccato per lo scivolone sull’identità di genere. Capisco la critica al postmodernismo, ma pensare che “Dottori” includa anche le dottoresse è anacronistico e mi fa pensare che Odifreddi non abbia capito a fondo la quarta ondata femminista.
Tanti spunti di riflessione e spunti di lettura per approfondire varie tematiche poiché l'autore cita un'ampia biografia. Che ci sia del marcio in occidente è sotto gli occhi di tutti, basterebbe solo aprirli un po'. Con questo libro io un po' li ho aperti. È una lettura di facile comprensione, non ridondante, non noiosa, dritta al punto.
Non sono in accordo con parte delle affermazioni e delle conclusioni, ma c'è poco da dire: il libro è scritto e argomentato bene e quindi va letto per avere un'opinione diversa da quelle del coro.
Sicuramente l'occidente ha "vissuto" sulle proprie prevaricazioni, ma non credo che questo ci imponga di doverci scusare con il mondo o di dover "pagare" per questo. Si deve prendere atto però che non siamo più la cultura dominante e che con questo dovrà essere accettato.
In definitiva ottimo libro per far scattare qualche lampadina.
Un libro pieno di contraddizioni tra il pensiero di una persona che professa la “religione” della libertà, per poi però dire che leverebbe il diritto di parola ai no-vax ed ai negazionismi climatici [pag. 212 del libro - versione cartacea].
Altri temi del libro sono comunque interessanti, ma nulla di estremamente nuovo o elaborato.
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Odifreddi esce dalla sua confort zone logico / matematica ma con la forza dei fatti ci obbliga a guardare il mondo e le relazioni internazionali con uno sguardo il più possibile oggettivo e privo di preconcetti. Davvero un ottima lettura.
Non capisco chi critica i contenuti di questo libro. Non è che se siamo occidentali possiamo ipocritamente nascondere la testa sotto la sabbia di fronte alla nostra storia. Ce la cantiamo e ce la suoniamo.
Ho sentito un podcast in cui lo stesso Odifreddi spiegava che il senso del libro non è sostenere che l'Occidente sia tutto marcio, ma che, come recita il titolo, vi sia del marcio al suo interno. Questo in realtà lo sappiamo tutti e il fatto che sin da quando siamo giovani scolari abbiamo la possibilità di ascoltare tante voci critiche sul nostro modello di vita testimonia che qualcosa, quantomeno per quanto concerne la libertà di opinione, nei Paesi come il nostro è stato raggiunto, a differenza di non pochi altri posti in giro per il mondo. Penso che questo testo sia utile per fare un'ulteriore riflessione sulle malefatte dell'Occidente, su certi atteggiamenti talvolta poco commendevoli tenuti ancora da alcuni nostri leader e soprattutto sulla sostenibilità a livello planetario di un modello che purtroppo ha di fatto concentrato la ricchezza in sempre meno mani, pur in presenza di una pressione umana sul pianeta che sta diventando pericolosa e potenzialmente esplosiva. Su altri passaggi e sulla visione un po' troppo rigida dell'autore mi trovo invece in disaccordo, nel senso che a mio avviso talvolta rischia di semplificare troppo alcune situazioni ben più sfaccettate, rischiando di far passare un messaggio che non porterebbe affatto a quella concordia e cooperazione che invece dovrebbero, a tendere, consentire ai rappresentanti dei diversi Stati del mondo di cercare e trovare soluzioni comuni ai grandi problemi che sempre più affliggono il nostro mondo.