Cagliari, 1928. Segnato da un'infanzia di stenti e privazioni, Antino è un cosiddetto majolu, uno dei tanti ragazzini che per scappare dalla povertà della campagna e trovare un futuro migliore arrivano in città, e lì, nelle dimore dei signori, offrono i loro piccoli servigi in cambio di vitto e alloggio. Ad accoglierlo in casa sua è l'ingegner Italo Dejana, un imprenditore antifascista dall'animo è stato fortunato e lo sa, Antino. Cercherà in ogni modo, infatti, di conquistare la fiducia del suo benefattore e vincere la diffidenza nutrita dalla moglie Elsa e dai figli Leonardo, Agnesa e Asmara. E quando a un certo punto si troverà a un passo dal perdere ogni cosa, per assicurarsi il posto che crede di meritarsi nell'albero genealogico dei Dejana non si farà alcuno scrupolo, disposto a tutto pur di ottenere quello che la sorte gli ha negato per nascita. Anche a conquistare l'amore della timida Asmara, figlia adottiva dell'ingegnere, per la quale ha sempre provato disprezzo e invidia. Asmara, però, non è la creatura insignificante che Antino crede, e quando il ragazzo se ne renderà conto, sarà ormai troppo tardi. Vanessa Roggeri ha dato vita a una storia familiare di ambizione e passioni sullo sfondo dell'Italia fascista. Il racconto emozionante e vivido delle vie oscure che può seguire il desiderio di riscatto sociale.
Un drammatico e avvincente affresco sardo cagliaritano a cavallo tra gli anni ’20 e ’40 del Novecento attraverso l’ascesa e il tracollo di un giovane pidocchio rifatto (bugiardo, ladro e assassino).
La Villa dei Punici del romanzo è ispirata alla villa della famiglia Mulas Mameli sul colle di Tuvixeddu che sovrasta lo Stagno di Cagliari. Il colle ospita anche la più grande necropoli punica del Mediterraneo e la famiglia Mulas Mameli deteneva la concessione per l’estrazione del calcare.
Costantino Lua, detto Antino, nel 1928 è un majolu, uno dei tanti ragazzi che, per mantenersi agli studi a Cagliari, si mette al servizio di famiglie nobili o benestanti in cambio di vitto e alloggio.
Un giorno, l’ingegnere Italo Dejana assiste al momento in cui il quattordicenne viene cacciato dalla casa presso cui viveva e decide di accoglierlo nella sua.
L’ambizioso Antino sogna di diventare avvocato ed eccelle negli studi, ragion per cui l’ingegnere pensa che un po’ di competizione possa spronare il figlio Leonardo, coetaneo del majolu, a impegnarsi di più.
Antino venera l’ingegnere e sogna segretamente di essere adottato da lui, così come accaduto tre anni prima ad Asmara, figlia di un cugino deceduto per il colera e di una donna africana morta suicida che non aveva mai sposato e che si diceva fosse pazza. L’ingegnere Dejana aveva viaggiato fino in Africa per andare a prendere l’orfana, che all’epoca aveva dieci anni.
Ma in che parte d’Africa è nata Asmara? La giovane serva Angiulina sa solo che si tratta di un luogo in cui l’Italia ha fatto la guerra, ergo una delle colonie italiane, ma non saprebbe dire se Eritrea o Tripolitania. Asmara viene descritta come dall’aspetto vagamente esotico e con la carnagione scura, ma anche Antino ha la carnagione scura, al contrario dell’ingegnere Dejana e di sua moglie Elsa Ghirotti. Il nome Asmara, lo stesso della capitale dell’Eritrea, fa tuttavia propendere per questo Paese del Corno d’Africa, piuttosto che per la Tripolitania che invece è una regione libica.
Ammetto che, suggestionata dall’immagine di copertina che ritrae di spalle una bambina nera e un bambino bianco, ho immaginato che "Il ladro di scarabei" esplorasse il tema del razzismo in epoca coloniale, ma qui stranamente non ve n’è traccia.
Antino è nato povero, ma meriterebbe solo sdegno e non compassione. È un bugiardo e un ladro e alla fine si rivelerà anche un assassino.
All’età di dodici anni, quando viveva ancora nel suo paese, ha imparato a pedalare rubando la bicicletta del portalettere e all’ingegnere Dejana ha raccontato di essere orfano, ma all’epoca i suoi genitori erano ancora entrambi vivi, così come i suoi fratelli. Quando tempo dopo la madre ormai vedova va a cercarlo a Cagliari, finge addirittura di non conoscerla.
Gli anni passano e, in casa Dejana, Antino riesce a farsi benvolere da quasi tutti. Le uniche eccezioni sono infatti il primogenito Leonardo e l’autista tuttofare Cesello.
Seguendo l’ingegnere, Antino diventa un esperto di libri contabili e della gestione della cava di calcare e del cementificio. Il legittimo erede, lo svogliato Leonardo, sfoglia invece le riviste per signore e nutre il sogno segreto di diventare un disegnatore di moda. A questo punto ho pensato che Leonardo fosse gay o transessuale e alla fine la prima delle due ipotesi si è rivelata esatta.
Raggiunta la maggiore età, e all’epoca ciò avveniva al compimento dei ventuno anni, Leonardo e Antino dovrebbero prestare i diciotto mesi di servizio militare obbligatorio, ma Leonardo riesce a farsi riformare.
Antino, facendogli capire di essere al corrente della sua omosessualità e del fatto che si appartasse con un ragazzo più grande, gli aveva fatto presente che le sue inclinazioni non sarebbero state ben viste nell’ambiente militare e si era offerto di amputargli una falange del mignolo destro, ma alla fine gliene aveva amputate due dell’indice per vendicarsi dei torti che gli aveva inflitto in passato, come il lieve ferimento a una mano con un tagliacarte e il pestaggio e la distruzione della sua bicicletta da parte degli amici fascisti.
La vendetta gli si ritorce però contro. Mentre Antino è lontano per il servizio di leva, Leonardo decide di iniziare ad affiancare il padre sul lavoro, conscio di dover rinunciare al suo sogno non potendo più impugnare la matita come prima.
Tornato in licenza senza avvisare nessuno, Antino si imbatte in Leonardo e gli rivela sfacciatamente la convinzione di una sua prossima adozione da parte dell’ingegnere. Il rampollo gli propone allora di ascoltare in segreto una conversazione con il padre e, con grande sgomento, Antino scopre che l’ingegnere Dejana non ha mai avuto intenzione di dargli il suo cognome.
Il giovane si allontana immediatamente dalla villa senza farsi vedere e non dà sue notizie per tutta la durata del servizio di leva, finito il quale si presenta comunque nuovamente al cospetto dei Dejana, anche se accolto da una comprensibile freddezza.
Fa eccezione solo Asmara, ormai innamorata di Antino che decide di ricambiare i suoi sentimenti solo per poter mettere le mani sul patrimonio dell’ingegnere attraverso il matrimonio con la figlia adottiva. Persuaso dalla moglie, l’ingegnere Dejana gli dice però che dovrà attendere due anni per poter prima conseguire la laurea. Antino accetta suo malgrado, ma ha perso la brillantezza negli studi e, con l’approssimarsi della resa dei conti, ordisce un piano di suprema ingratitudine e malvagità.
Approfittando di un’assenza dell’ingegnere, entra nel suo studio per alterare il registro delle quantità di esplosivo, ma viene scoperto da Leonardo e, a quel punto, non esita a uccidere l’eterno antagonista per poi occultarne il corpo in una delle innumerevoli cavità del colle. Il seguente tassello delle perfide trame di Antino si concretizza con l’arresto di Italo Dejana, della moglie e della primogenita Agnesa con l’accusa di attività antifasciste, tra cui la preparazione di un attentato a Mussolini durante la sua visita a Carbonia, di cui i dati del registro degli esplosivi costituirebbero la prova inequivocabile.
Finalmente restato solo con Asmara, Antino preme per la celebrazione delle nozze, ma la giovane comprensibilmente non ha nessuna voglia di coronare il suo sogno d’amore ora che la famiglia è in prigione e, quando scorge il fidanzato aggirarsi tra le antiche tombe puniche, pensa bene di perlustrare poi proprio quel punto, scoprendo così il cadavere del fratello.
L’astuta ragazza invia allora Antino in città con un pretesto e contatta il numero telefonico comunicatole da Cesello, costretto a nascondersi per non essere anche lui arrestato per colpa del delatore.
Asmara si barrica in casa, ma i rinforzi tardano a raggiungerla e Antino riesce a entrare attraverso il passaggio segreto utilizzato dall’ingegnere per i suoi incontri segreti con gli antifascisti. La giovane è terrorizzata e fugge verso la cava. Antino la rincorre, ma sprofonda nel fango e le chiede aiuto. Asmara tentenna per un istante, ma poi resta immobile a guardarlo morire. L’ultima cosa che Antino vede, prima di essere inghiottito dal colle, è il luccichio dello scarabeo al collo di Asmara, il più bello di tutti quelli rinvenuti nella necropoli punica. Asmara si è salvata da sola.
Sfortunatamente, il diabolico piano di Antino non si arresta del tutto e, l’anno seguente, l’ingegnere Italo Dejana viene fucilato mentre sua moglie muore in prigione a causa di un’infezione. Asmara cede Villa dei Punici, il cementificio e i diritti di sfruttamento della cava a una ditta di Bergamo, non prima però di aver recuperato i soldi nascosti dal padre, e acquista l’ultimo piano di una palazzina nel centro storico di Cagliari. Agnesa trascorre sei anni rinchiusa in un ospedale psichiatrico. Alla fine Asmara riesce a farla uscire, ma di lei non rimane che l’ombra di quella che era.
Dopo la guerra, Asmara inizia a viaggiare per il mondo, così come aveva sempre sognato di fare e nel 1949 si spinge fino in Tibet. Ogni volta che torna a casa, ad aspettarla ci sono Agnesa e la domestica Bibiana. Di sposarsi non ne ha nessuna intenzione e, con i molteplici traumi subiti, non può che avere la nostra comprensione.
Ho letto tutti i libri finora pubblicati da Vanessa Roggeri e posso affermare che "Il ladro di scarabei" è tragicamente sublime quanto il meraviglioso romanzo d’esordio "Il cuore selvatico del ginepro".
Con le vacanze agli sgoccioli, temevo di non riuscire a finirlo, ma sul traghetto diurno che da Olbia mi riportava a Civitavecchia l’ho letteralmente divorato e mi è restato persino il tempo per riassumere il finale a mia figlia.
Spero che Vanessa Roggeri continui a scrivere libri come questi, romanzi che pur nella loro natura di finzione letteraria riescono a donarci trascinanti sprazzi di storia e tradizioni sarde, punto di partenza per numerosi spunti di ricerca e riflessione.
Plot Tino (Costantino) is a boy who escaped the poverty of the countryside to find a better future in Cagliari. Italo Dejana, a famous engineer from Cagliari, bumps into him on a sidewalk in the Castello district. Tino has just been kicked out of his house by its owner. The engineer, a sensitive and kind-hearted man, decides to hire this unfortunate boy to work in his quarry on Tuvixeddu. Tino moves into his wonderful family home on the hill (la casa dei Punici) and he is given the chance to study law and to become a lawyer. A dream for Tino is coming true. But is this really what Tino wants?
Review Set in Cagliari, from 1928 to 1949, “Il ladro di scarabei” is the latest book by Cagliaritan writer Vanessa Roggeri. Not only is the book compelling, but it’s also well-written. The author’s style is easy and captivating. The characters are well developed. The engineer is a liberal with anti-fascist sympathies who respected his workers in years when they were often exploited. His son, Leonardo, Tino’s fierce rival, feels different from other boys. He doesn’t like studying but he dreams of working in the fashion world. Cesello is a man with a tragic past, and he owes everything to the engineer, who saved his life. Agnesa, the engineer’s eldest daughter, is willing to sacrifice everything in the name of love. Working at Rinascente, selling perfumes, is the most exciting thing in her life. Asmara, who was adopted by Italo’s family, is a fragile and fearful girl who never leaves home. Although she appears weak, she will discover an unsuspected strength. Tino, on the other hand, shows an incredible talent for deceiving people. He’s a kind of modern “Mr. Ripley” but he will have one weakness.
Conclusion Grab this book and read it until the last page. It will be like sipping a cold drink on a hot and sultry summer day. Not only will you be fascinated by the vivid descriptions of Cagliari in the 1930s but you will also learn how terrible it was to live under Mussolini’s regime.
Brava come sempre con il suo stile di scrittura così coinvolgente, mai banale, e in questo romanzo ci sorprende ancora, innanzitutto raccontandoci un protagonista maschile per la prima volta e, oltretutto, un protagonista negativo, un "antieroe", in un nuovo contesto sociale e periodo storico della Sardegna che, attraverso l'abile scrittura e il lavoro di approfondimento delle tradizioni e contesto storico di Vanessa Roggeri, impariamo sempre di più a conoscere al di fuori degli stereotipi a cui siamo abituati.
Quando l’ambizione sfrenata e il desiderio di scalata sociale diventano ossessione, malattia, malvagità, fino ad annientare tutti i sentimenti positivi di una persona e renderla un involucro vuoto intriso d’odio. Terminato il libro mi è venuta voglia di farmi una doccia per eliminare il fango che mi sentivo addosso.
“Aveva afferrato la fortuna per la coda e per nulla al mondo se la sarebbe lasciata scappare.”
Nonostante il protagonista non sia il principe azzurro (tutt’altro!!) non sono riuscita a non entrare in empatia con lui: il dolore, la vergogna, un’infanzia di privazioni. Certe cose cambiano un uomo e, purtroppo, spesso non in meglio. La storia in generale ti prende per le mani e ti porta con se. Super consigliato!
Scritto anche bene, ma la storia in alcuni tratti, in più tratti, non prende. Vengono fatti dei salti temporali, sicuramente utili al romanzo, ma che lasciano dei vuoti...e poi ci sono situazioni che evolvono senza una costruzione. Mah...per me è un no!