Sulla Torre non si è niente, se non parte del vuoto che la circonda. È per questo che Vanda decide di allontanare sua figlia Ginevra dal palazzone in cui vivono, ventidue piani di cemento all'estrema periferia di Roma, e iscriverla al liceo in un quartiere benestante della città, dove potrà mescolarsi ai figli della gente che conta. Per Ginevra infatti - Vanda ne è certa - una speranza di riscatto c'è: a quattordici anni il suo corpo è esploso di una bellezza inaspettata, che la rende diversa dagli altri abitanti della Torre. Sembra fatto apposta per conquistare qualunque cosa lei desideri, parla di una vita migliore, forse addirittura di felicità. Ginevra, più consapevole di Vanda della propria ineludibile diversità rispetto ai nuovi compagni di scuola, si trova così catapultata in un mondo sconosciuto. Stringe amicizia con Camilla, una bambina cresciuta, iper-protetta dal padre Claudio cui la lega un amore morboso, e in perenne guerra fredda con la madre Eleonora. Se Camilla combatte con il proprio senso di inadeguatezza nei confronti di tutti - il ragazzo di cui è invaghita, le sue coetanee, ma soprattutto se stessa - Ginevra vuole essere libera, dalla Torre, da una vita già segnata, ma anche da Vanda e dal suo amore colloso. Per farlo ha bisogno di soldi, e la gente che si ritrova a frequentare, di soldi, ne ha tanti.
Ginevra, Vanda, Camilla, Claudio, nello sforzo disperato di contrastare l'inerzia che li ingabbia, ciascuno cercherà di districarsi tra i fili della propria storia, trovandosi a compiere scelte complicate, le cui conseguenze, spesso, non sono in grado di intravedere. Il mondo che da qualche parte esiste è un debutto vividissimo, che racconta dell'amore di due madri per le loro figlie, di corpi che crescono e altri che invecchiano, di differenze di classi e destini comuni, di scelte rimpiante e sogni di riscatto, ma anche del potere segreto che ha il luogo in cui nasciamo di determinare - o restringere - i confini dei nostri talenti.
Valeria Sirabella è nata nel 1982 ad Acqui Terme ed è cresciuta a Roma, dove vive. Questo è il suo primo romanzo.
“Nato ai bordi di periferia Dove i tram non vanno avanti più Dove l'aria è popolare È più facile sognare Che guardare in faccia la realtà
Quanta gente giovane va via A cercare più di quel che ha Forse perché i pugni presi A nessuno li ha mai resi E dentro fanno male ancor di più
Ed ho imparato che nella vita Nessuno mai ci dà di più Ma quanto fiato, quanta salita Andare avanti senza voltarsi mai”
Cantava così Eros Ramazzotti, giovanissimo, a Sanremo, una vita fa. Anche Ginevra, giovanissima, è nata ai bordi della periferia di Roma. La mamma Vanda vuole dare alla figlia nuovi orizzonti, un’occasione di riscatto. Per questo la fa frequentare una scuola superiore, nei quartieri alti romani
“Vanda apre il portellone e inizia a trasferire i sacchetti dal carrello al portabagagli. «Da domani devi prende l’autobus. Io t’accompagno al capolinea e vai a scuola da sola. Stiamo a spende troppo, de benzina. La mattina te devi sveglià prima. Quando posso, te vengo a prende all’uscita.» Parla senza guardarla, i muscoli tesi sulle braccia.”
E ogni volta che qualcuno dei quartieri alti vuole accompagnare Ginevra a casa, lei si fa accompagnare sempre alla fermata dell’autobus, perché abita lontano, così lontano che è impossibile da raggiungere.
Ginevra è un po’ Lolita, seducente e spregiudicata, incurante delle conseguenze delle sue azioni.
“Troverà un posto per lei. Un posto in cui non avere una storia alle spalle né un futuro scritto sopra la testa. E quando le cose anche lì inizieranno a farsi stantie, se lo vorrà, se ne andrà di nuovo. Cambierà ancora, ricomincerà da capo.”
Ginevra, con la sua fame di crescita e di affermazione, capisce che non deve più tradire sé stessa: “Attraversando lo slargo in qualche modo la sente, la torre che le incombe sulle spalle, una creatura gigantesca che tenta di divorarla. Ha la precisa sensazione che, se si voltasse, la vedrebbe avvicinarsi e inseguirla per sempre, ovunque si trovi, ovunque tenti di andare. Ma non si volta, non dovrà farlo mai.”
Con il suo primo romanzo, “Il mondo che da qualche parte esiste”, Valeria Sirabella ha voluto raccontare ciò che accade a chi deve costruirsi le occasioni del proprio riscatto. Dice l’autrice: “Attraverso i personaggi di Ginevra e di sua madre Vanda - e la loro relazione fatta di amore e ganci indissolubili - credo di aver tentato di raccontare i condizionamenti che incombono su ciascuno di noi nel momento in cui veniamo al mondo, e da cui disperatamente cerchiamo di affrancarci, per trovare la nostra unicità.”
Spezzerei le mani a chi ha dato una o due stelle. Sicuramente il contenuto del libro non coincide con ciò che ti aspetti leggendo la trama, ma è comunque bello. Tratta temi delicati, che l’autrice è riuscita a non romanticizzare e che vengono raccontati così come sono.