L’eredità culturale non è tanto un destino genetico che ci tocca in sorte quanto semmai una creazione collettiva, amorosa e intellettuale, da scegliere consapevolmente. Più che vecchi padri della patria da idolatrare nostalgicamente, i nostri antenati sono apolidi interlocutrici e interlocutori, paradossalmente più giovani e all’avanguardia di noialtri posteri. Come ci insegnano l’Umanesimo e il Rinascimento, «età dell’oro» spesso rivendicate da chi si sente italiano, il nostro compito non è quello di preservarne la memoria, o semplicemente imitarli travestendoci da loro, ma di eguagliarli e, addirittura, di superarli. Sono loro stessi, zombie loquaci come Petrarca, Raffaello o Machiavelli, a indicarci la via per rifiutare la loro presentificazione in un sanguigno immaginario genealogico, come quello adottato dalle politiche culturali del fascismo che sopravvivono nelle odierne celebrazioni di presunte italianità gloriose del passato. È ora di smettere di pensarci custodi ed eredi, invece che curatori e artefici, degli avi (o avatar) che abitano rovine e lettere, affreschi e videogiochi.
Mi rendo conto che non sempre sia possibile capire il senso di un'operazione letteraria. In questo caso, però, va detto che il titolo e lo strillo di copertina (benemerita scelta della collana di Einaudi) davano al potenziale lettore una chiave interpretativa ben diversa (e fuorviante) da quella poi sviluppata. Posso dire con tranquillità che di Lara Croft non mi importa un fico secco e che farsi trascinare in una tediosa analisi dell'impatto grafico del video game in questione per dimostrare che il Rinascimento è più realistico lì che non nei libri di testo è tempo perso. Soprattutto, ci si sente bellamente presi in giro perché più ci si addentra nel testo e più ci si allontana dalla speranza iniziale: quella di trovare un'arguta analisi del perché gli autori storici della nostra letteratura andrebbero studiati non immaginandoli come attuali ma esattamente viventi nella loro epoca, cioè storicizzati, non zombie.
Un saggio veloce, conciso, e brillante sul rapporto che le persone che si definiscono "italiane" hanno con il passato e il bagaglio culturale ad esso associato. L'eredità culturale è il filo conduttore del testo, che riesce a mettere insieme in modo coerente necromanzia, Petrarca, zombies, Raffaello, Game of Thrones, Piranesi, Tomb Raider, Machiavelli, Assassin's Creed, Ariosto, lo ius soli e sanguinis, Vacanze Romane, Nietzsche, e pure un po' di sanguimanzia!
Via quindi agli zombies del Rinascimento - soprattutto Ariosto, zombie ribelle! - e a tutte le interpretazioni postume e che aprono a nuove idee e contaminazioni.