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Verführungen. 3. Folge. Frauenjahre.

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German

Paperback

First published January 1, 1992

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About the author

Marlene Streeruwitz

60 books24 followers
Aufgewachsen in Baden bei Wien studierte Streeruwitz nach einem abgebrochenen Jusstudium Slawistik und Kunstgeschichte in Wien. Seit 1992 werden ihre Theaterstücke an zahlreichen Bühnen aufgeführt. 1996 erschien ihr erster Roman, Verführungen. 3 Folge. Frauenjahre, für den sie unter anderem mit dem Mara-Cassens-Preis ausgezeichnet wurde.
In schneller Folge sind seither Romane, Theaterstücke, Novellen und theoretische Schriften erschienen. Die feministisch orientierte Streeruwitz gilt als eine der politisch engagiertesten deutschsprachigen Gegenwartsautorinnen. Mit ungewöhnlicher Schärfe kommentierte sie die politischen Ereignisse in Österreich (ÖVP/FPÖ-Koalition) im Jahr 2000. Im November 2006 wehrt sich die österreichische Schriftstellerin öffentlich gegen die Inszenierung des neuen Stückes von Elfriede Jelinek, „Ulrike Maria Stuart“, im Hamburger Thalia Theater. In einer Szene des Stückes wird Streeruwitz in der Inszenierung von Nicolas Stemann als sprechende Vagina dargestellt. In einer Ausgabe des Spiegels kritisiert Streeruwitz, dass das Thalia Theater weiterhin das Stück in ungeänderter Form zur Aufführung bringt. „Ich will als handelndes und denkendes Subjekt nicht auf ein sprechendes Geschlechtsorgan reduziert werden.“, beklagt Streeruwitz im „Spiegel“. Dass es sich dabei um eine Satire handle, will Streeruwitz nicht gelten lassen: „Deutschsprachiger Humor war immer ein Mittel der Verächtlichmachung.“

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34 (26%)
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1 star
5 (3%)
Displaying 1 - 8 of 8 reviews
Profile Image for Lucia.
26 reviews
July 19, 2020
Starke Sprache und ein erschreckend aktuelles Bild davon, wie das Leben einer alleinerziehenden Frau aussieht.
Profile Image for vvn.
83 reviews2 followers
January 14, 2024
Helene treibt durch ihr Leben. Wartet auf Anrufe. Lässt sich von Liebhabern und der besten Freundin ausnutzen. Lädt ihre Kinder bei der Schwiegermutter ab. Fährt immer wieder mit dem Auto davon, nur um wieder zurückzukehren in die Wohnung, aus der ihr Mann vor zwei Jahren ausgezogen ist. Zahlt für alles und jeden, obwohl sie schon längst kein Geld mehr hat. Die Stakkato-Sätze von Marlene Streeruwitz sind gewöhnungsbedürftig, mal fliesst die Zeit zäh, mal springt sie von einem Satz zum nächsten vor. Unverblümt schreibt sie über Menstruationsblut, Unterleibsschmerzen, Selbstbefriedigung und Sex, das alles gehört genau so zu Helene wie ihre Liebe zu ihren Töchtern und ihre von Gewalt geprägte Vergangenheit. Es gibt kein wirkliches Happy End für Helene, aber dennoch eine Befreiung und die Aussicht, dass im nächsten Jahr alles besser wird.
Profile Image for Marina.
898 reviews185 followers
July 28, 2017
La caratteristica che salta subito all'occhio è lo stile di Streeruwitz, paratattico in maniera quasi dolorosa. Nessuna frase è più lunga di una riga, ma spesso sono anche più corte, non esistono secondarie, i punti si susseguono facendo venire l'affanno al lettore. Sia chiaro, si tratta di una scelta stilistica ben precisa, e mi dicono che in seguito, ad esempio nel romanzo Partygirl, questa sia stata portata all'estremo, mentre in Jessica, 30 avviene l'esatto contrario, essendo ognuno dei tre capitoli costituito da una sola lunghissima frase. All'inizio la lettura è piuttosto faticosa, ma nel corso del romanzo ci si fa l'abitudine, anche se certo non si tratta di una lettura agevole. È ansiogena, secondo me. Il modo di scrivere di Streeruwitz è stato accostato al montaggio di un film, e non a caso infatti la scrittrice è anche regista. Non solo infatti la paratassi caratterizza il suo stile, ma anche uno staccato su livello più ampio, essendo il romanzo diviso in paragrafi separati anche graficamente l'uno dall'altro per mezzo di una riga bianca, come se si trattasse di tante scene diverse. Del resto, il narratore è così tanto onnisciente da non essere credibile: a me ha dato l'impressione di trovarmi di fronte a un racconto fatto dalla protagonista Helene che parlasse di sé in terza e non in prima persona. Ma potrebbe altrettanto bene trattarsi di una scrittura filmica, in cui il regista vede tutto e inquadra tutto ciò che gli interessa. Sicuramente non una narrazione tradizionale. Detto questo, non ho apprezzato affatto lo stile di Streeruwitz, ma ho senz'altro apprezzato il lavoro poetico che ci si sente dietro.
L'autrice ha detto di voler parlare della vita vera delle donne, poiché essa non sarebbe rappresentata nella sua realtà nella letteratura di lingua tedesca. Può darsi che ci sia riuscita, ma viene da chiedersi se sia questa davvero la vita delle donne. Di alcune, senz'altro, ma può essere ricondotta a principio generale? Sinceramente non lo credo, anche se se ne può discutere.
La protagonista è Helene Gebhardt nata Wolffen, una donna di 30 anni che si è sposata giovanissima per sfuggire al padre violento. Helene ha due figlie ed è separata dal marito che la tradiva con la segretaria. Non ha più alcun tipo di rapporto con il marito, che va giusto ogni tanto a vedere le figlie ma si rifiuta di versare gli alimenti. Helene ha un lavoro part-time presso una sorta di agenzia pubblicitaria condotta da una specie di satiro alcoolizzato. È piena di debiti perché non riesce con il suo solo stipendio a portare avanti la sua famiglia di madre single. Ha una cara amica, Püppi, che è tendenzialmente borderline e che la chiama ogni volta che succede una catastrofe, ovvero quando tenta il suicidio e simili. Helene ha delle relazioni sentimentali molto complesse e dolorose per lei, fatte soltanto di sesso sebbene ammantato di parvenze amorose. Poi nella sua vita entra lo svedese Henryk, al quale lei si attacca in maniera quasi morbosa, sperando di poter condurre una vita normale con lui. L'uomo però nel corso del romanzo si rivela nient'altro che uno dei soliti che giurano amore ma la sera non tornano a casa. Helene continua a chiedersi dove passi le sere Henryk ma non trova mai abbastanza coraggio da chiederlo a lui. Infine, Helene è una donna succube, un concentrato degli stereotipi del tipo. Una donna che muore dietro l'uomo di turno senza mai amarne davvero uno, una donna dipendente, che ama moltissimo le figlie ma non sa mai dire di no all'amante di turno, che si lascia usare e sfruttare dagli uomini, e anche in fondo umiliare, che pensa al suicidio perché non riesce ad andare avanti nella sua vita senza amore e sempre senza soldi. Gli uomini presenti nel romanzo a loro volta sono caratteri stereotipati: uomini violenti, fedifraghi, arroganti, disinteressati al bene dei figli e delle donne, sempre sessualmente eccitati, bugiardi.
Ci si chiede insomma se tutto questo sia una voluta esagerazione. Non che i caratteri siano davvero estremi, se si eccettua Püppi che è chiaramente borderline o qualcosa di simile, ma le situazioni non appaiono realistiche. Sembrano situazioni possibili, a volte anche situazioni che ciascuno di noi conosce, ma estremizzate quel tanto che basta da renderle disturbanti e in fin dei conti poco verosimili. Più che altro, poco verosimile il fatto che tutte queste situazioni si concentrino in un romanzo solo, in una vita sola. Insomma l'impressione non è affatto che l'autrice abbia rappresentato la vita vera delle donne, ma piuttosto che l'abbia volutamente modificata quel tanto che basta da creare un elemento di grande disturbo. Confesso sinceramente che, sebbene l'intento sia chiaro, non è facile apprezzare questo libro pieno di disperazione. Più che Verführungen (seduzioni) forse si sarebbe dovuto intitolare Verzweiflungen (disperazioni).
Da: http://sonnenbarke.wordpress.com/2010...
Partygirl: Roman
Jessica, 30
Profile Image for Stephan Frank.
84 reviews8 followers
April 12, 2010
That one literally hurt. Not my world : neurotic, middle-aged woman describing her miserable life. What I took away from this one : for some people, life must be an extreme pain !
Profile Image for Johann Guenther.
806 reviews28 followers
July 7, 2020
STREERUWITZ, Marlene: „Verführungen“, Frankfurt 1996
Eine junge Frau – Helene – erzählt ihr Leben. Jung hat sie geheiratet und hat zwei Kinder. Der Mann hat sie verlassen ohne sie finanziell zu unterstützen. Als Teilzeitkraft verdient sie sich, kommt aber finanziell nicht zurecht. Der Job ist einer sehr machoistischen Umgebung. Den Mann sieht sie mit ihrer besten Freundin. Selbst zweifelt sie an einem Verhältnis mit einem Mann. Sie versucht es mit einem verheirateten und geht mit ihm in ein Stundenhotel. Ein schwedischer Musiker nützt sie aus. In ihrer Verliebtheit sieht sie das nicht. Ihrem Job muss sie nachgehen, weil sie das Geld braucht. Zusätzlich verkauft sie geerbte Schmuckstücke, um das Leben mit den Kindern finanzieren zu können. Sie muss sparen. Auch ihre Eltern sind ihr keine Hilfe. „Am Dienstag hatte sie Kaiserschmarren zum Abendessen gekocht. Sie hatte ein Ei weniger genommen als im Rezept vorgeschrieben. Alles andere hatte sie zu Hause gehabt. Für das Frühstück hatte sie die letzte Packung Haltbarmilch aufgemacht und über die Cornflakes geschüttet. Aber auch die Cornflakes waren zu Ende. Brot, Eier und Schinken waren einzukaufen. Zahnpasta war ausgegangen. Helene hatte die Tube mit dem Messerrücken ausgequetscht, um den Kindern Zahnpasta für ihre Zahnbürsten zu geben. Sie selbst hatte die Zähne mit Salz geputzt.“ (Seite 182)
Mit vielen Problemen hat sie als Alleinerzieherin zu kämpfen. Sie wohnt noch in der Wohnung ihres Exmanns, aber gemeinsam mit dessen Mutter, was sehr problembehaftet ist.
Obwohl ihre beste Freundin durch Selbstmord stirbt (einmal hatte sie sie gerettet) geht die Geschichte noch ganz gut aus. Zwar kein Happyend, aber sie findet einen Rechtsanwalt, der ihr zu ihrem Recht verhilft und der Exmann zu Zahlungen verpflichtet wird. In dieser Situation kündigt sie ihren unangenehmen Halbtagsjob, meldet sich arbeitslos und beginnt einen Computerkurs, um fehlende Qualifikationen nachzuholen.
Generell skizziert die Autorin sehr gut, wie das Leben einer verlassenen Ehefrau als Alleinerziehung aussehen kann.
Streeruwitz erzählt sehr detailgenau die Situation dieser Frau. In einem sehr konstruierten Stil mit kurzen Sätzen und Satzteilen. Mit den Stakkato-Sätzen drückt sie die Überfordertheit der Proponentin Helene aus. Ein sehr guter Roman. Sowohl stilistisch als auch thematisch.
Profile Image for Collin Rogowski.
89 reviews7 followers
November 28, 2010
Sehr krasses, deprimierendes Buch über eine allein erziehende Mutter im Wien der 80er(?) Jahre. Man kann sich schnell mit der Protagonistin identifizieren und wird dann von Schicksalsschlag um Schicksalsschlag immer weiter hinabgezogen. Am Ende gibt es dann aber doch noch einen kleinen Lichtblick. Definitiv kein Buch für eine depressive Phase!
This entire review has been hidden because of spoilers.
Profile Image for Raymond Burt.
63 reviews1 follower
February 21, 2014
One of her earlier novels which focuses on the ennui and dilemma of the suppressed, abused, rejected woman.
48 reviews7 followers
January 23, 2017
depressing...hurting...describes the struggles of single mothers.
Displaying 1 - 8 of 8 reviews

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