Non è, questo, un romanzo d’ambiente; di costume. Non è un romanzo storico. È una potente azione narrativa. Se nel gioco degli scacchi l’obiettivo finale è catturare il re, le modalità operative e di ricerca di questa opzione strategica forzano il silenzio e le tenebre della storia, per affrontare il mistero di un’«ombra», penetrare nelle tante maschere di un volto che si può pensare ma non conoscere, catturare la personalità artificiosa di un protagonista di eventi reali che con infame talento si evolve su se stesso e sotto più nomi si tramuta; e restituire, infine, alle necessità del racconto, il lato oscuro, la metà notturna e fosforica della civiltà dell’Umanesimo raggiante di cultura. Qui Camilleri gioca a scacchi con l’imponderabile. Le strade del suo personaggio si moltiplicano, si confondono, si scambiano l’una con l’altra. Partono dalla giudecca di Caltabellotta, in Sicilia, e lungo il Quattrocento si inoltrano nei labirinti delle capitali, delle corti piccole e grandi, degli studioli umanistici, delle Accademie e delle Università; nella geografia politica della penisola italica e delle remote contrade di là delle Alpi. Il lettore fa il possibile per recuperare il fiato. Una pagina tira l’altra, vorticosamente. Tra vari avvisi di pericolosità e d’orrore, il protagonista del romanzo sprigiona intelligenza perversa, crudeltà e spietatezza. È un ebreo convertito, poliglotta: esperto soprattutto in lingue orientali. Il mondo si arrende alla sua oratoria. E lui aizza alla persecuzione e all’aggressione degli ebrei, predatore dei correligionari di una volta. Si fa traduttore e maestro di letteratura cabbalistica. Mette a disposizione degli umanisti (e fra essi Giovanni Pico della Mirandola) la kabbaláh ebraica. Ha una sua maniera gelida di ricorrere al delitto. E se talvolta la sua temperatura è umana, è perché si riscalda alla fermentazione dei desideri quando si incontra con ragazzi sgarbati o consenzienti, armati sempre di bellezza. Il romanzo segue fino alla sparizione (e non si sa se chiamarla disfatta, morte, uscita di scena, o cos’altro) l’arco della vita del protagonista, che all’inizio è un adolescente chiamato Samuel ben Nissim Abul Farag; e poi una sciarada di nomi, un emblema tricefalo dell’infamia, un enigma espugnabile solo con gli strumenti di una letteratura disposta ad accettare come centro il proprio bordo di finzione, prossima a essere un «falso» d’arte che svela le «falsità» del reale: «un falso, in quanto mistificazione d’una mistificazione, equivale a una verità alla seconda potenza». La frase citata da Camilleri è di Italo Calvino. Ed è la geometrizzazione di un principio barocco passato attraverso l’illuminismo del Consiglio d’Egitto di Leonardo Sciascia. Salvatore Silvano Nigro
Andrea Camilleri was an Italian writer. He is considered one of the greatest Italian writers of both 20th and 21st centuries.
Originally from Porto Empedocle, Sicily, Camilleri began studies at the Faculty of Literature in 1944, without concluding them, meanwhile publishing poems and short stories. Around this time he joined the Italian Communist Party.
From 1948 to 1950 Camilleri studied stage and film direction at the Silvio D'Amico Academy of Dramatic Arts, and began to take on work as a director and screenwriter, directing especially plays by Pirandello and Beckett. As a matter of fact, his parents knew Pirandello and were even distant friends, as he tells in his essay on Pirandello "Biography of the changed son". His most famous works, the Montalbano series show many pirandellian elements: for example, the wild olive tree that helps Montalbano think, is on stage in his late work "The giants of the mountain"
With RAI, Camilleri worked on several TV productions, such as Inspector Maigret with Gino Cervi. In 1977 he returned to the Academy of Dramatic Arts, holding the chair of Movie Direction, and occupying it for 20 years.
In 1978 Camilleri wrote his first novel Il Corso Delle Cose ("The Way Things Go"). This was followed by Un Filo di Fumo ("A Thread of Smoke") in 1980. Neither of these works enjoyed any significant amount of popularity.
In 1992, after a long pause of 12 years, Camilleri once more took up novel-writing. A new book, La Stagione della Caccia ("The Hunting Season") turned out to be a best-seller.
In 1994 Camilleri published the first in a long series of novels: La forma dell'Acqua (The Shape of Water) featured the character of Inspector Montalbano, a fractious Sicilian detective in the police force of Vigàta, an imaginary Sicilian town. The series is written in Italian but with a substantial sprinkling of Sicilian phrases and grammar. The name Montalbano is an homage to the Spanish writer Manuel Vázquez Montalbán; the similarities between Montalban's Pepe Carvalho and Camilleri's fictional detective are remarkable. Both writers make great play of their protagonists' gastronomic preferences.
This feature provides an interesting quirk which has become something of a fad among his readership even in mainland Italy. The TV adaptation of Montalbano's adventures, starring the perfectly-cast Luca Zingaretti, further increased Camilleri's popularity to such a point that in 2003 Camilleri's home town, Porto Empedocle - on which Vigàta is modelled - took the extraordinary step of changing its official denomination to that of Porto Empedocle Vigàta, no doubt with an eye to capitalising on the tourism possibilities thrown up by the author's work.
In 1998 Camilleri won the Nino Martoglio International Book Award.
Camilleri lived in Rome where he worked as a TV and theatre director. About 10 million copies of his novels have been sold to date, and are becoming increasingly popular in the UK and North America.
In addition to the degree of popularity brought him by the novels, in recent months Andrea Camilleri has become even more of a media icon thanks to the parodies aired on an RAI radio show, where popular comedian, TV-host and impression artist Fiorello presents him as a raspy voiced, caustic character, madly in love with cigarettes and smoking (Camilleri is well-known for his love of tobacco).
He received an honorary degree from University of Pisa in 2005.
Sono stata incuriosita da questo titolo anomalo nella produzione di Camilleri e….ehhhh, la sua pecca più grande è appunto quella di non essere un "vero" Camilleri. Certo, si intravede spesso qua e là, ma si capisce che l’intento - genuino tra l’altro e impegnato - era di scrivere un romanzo storico di un certo tipo. D’altra parte Camilleri aveva tutte le ragioni del mondo per voler scrivere questa storia romanzata di Samuel Ben Nissim Abul Farag, alias Guglielmo Raimondo Moncada, alias Flavio Mitridate, personaggio realmente esistito, nato in Sicilia intorno al 1445, ebreo poi convertito, raffinato intellettuale insegnante anche di Pico della Mirandola, fuggiasco, assassino, terribilmente scaltro, insomma, decisamente affascinante e pressoché sconosciuto. Camilleri inizia a occuparsene e a studiare i documenti d’archivio attratto dall’interesse mostrato a sua volta da Leonardo Sciascia in una nota a un catalogo. Armato di quanto documentato sul personaggio - e in alcuni intermezzi Camilleri si prende la briga di spiegarci il suo percorso narrativo e le sue fonti - opta per scrivere la sua storia decisamente avventurosa riempiendo i vuoti con un’invenzione narrativa basata sul criterio della verosimiglianza, ma pur sempre inventiva. Non è affatto un cattivo romanzo, anzi. Per giunta è sufficientemente descrittivo di una realtà storica - quella delle comunità ebraiche in Sicilia, con accenni anche agli arabi - che per tanti motivi conosciamo poco (anche a livello di studi) e, come già detto, la storia del personaggio è già un romanzo di per sé. Come accennato, nelle pieghe della scrittura inoltre si intravede anche l’ironia arguta del nostro scrittore e nei dialoghi un accenno (vago) di quel siciliano amato. Quello che ho trovato lacunoso - forse Camilleri non ha trovato fonti, forse non se l’è sentita, forse non ha voluto appesantire la narrazione - è qualche esempio dell’ars retorica e delle disquisizioni cabalistiche ampiamente declamate nel romanzo, che tengono il protagonista distante e non lo aiutano ad affascinare il lettore. In conclusione per me non c’era abbastanza Camilleri, là dove egli è maestro insuperabile, mentre questo romanzo si scontra con opere ben più importanti al cui paragone è difficile porsi: io sola, nel mio piccolo ambito di poche letture, posso annoverare per esempio L’opera al nero (tralasciando Memorie di Adriano che è fuori categoria) della Yourcenar, I libri di Jakub della Tokarzcuk e anche se non l’ho apprezzato molto, Theodoros di Cartarescu, tutti decisamente superiori. Rimane comunque un libro sicuramente onesto, che si legge con piacere, con una scrittura scorrevole e brillante e che posso consigliare.
Sulle tracce di un giovane ebreo siciliano convertito al cattolicesimo, Camilleri scrive una specie di biografia romanzata inframmezzata da una sorta di postfazioni che alternano le varie parti del racconto. La vita del giovane e ambizioso Samuel è un succedersi di trasformazioni che lo tengono costantemente a cavallo fra le sue origini e il suo divenire. Samuel però cerca di mantenersi estraneo, distaccato sfruttando le sue esperienze e la sua vasta cultura per emanciparsi e uscire dal ghetto. L'ombra che Camilleri sceglie di inseguire è quella di un personaggio sfuggente di cui fino alla fine non si riesce ad afferrarne la personalità. La prima metà del libro si sofferma sulla formazione giovanile di Samuel nella Sicilia del Quattrocento ed è la parte che ho preferito maggiormente. Resta interessante nel racconto romano che vede il protagonista divenire un ecclesiastico legato alle alte sfere della Chiesa. Si perde però nel narrare le sue ultime peregrinazioni in cui i personaggi secondari tendono a soffocare il racconto delle sue evoluzioni finali. Ho apprezzato poco la scelta di spezzare la narrazione con brevi commenti dell'autore ma nel complesso rimane un racconto affascinante con un protagonista inafferrabile.
Un romanzo ispirato alla vita di Flavio Mitridate, maestro di Cabala di Pico della Mirandola. Nato insignificante ebreo in Sicilia, diventato monaco potentissimo a Roma e riciclatosi come umanista a Perugia, è una figura ambigua e con un'esistenza fuori dal comune, in apparenza ottimo materiale letterario: eppure nonostante questo il libro non ha nessun fascino per il lettore. In primis perchè i lati oscuri della vicenda sono troppi e quindi il tono resta vago, non sufficientemente rigoroso per essere una biografia ma non avvincente quanto un'opera di fantasia; in secondo luogo il protagonista è un uomo freddo e calcolatore, con cui sarà impossibile empatizzare e privo del carisma per lasciare il segno. E' il libro stesso a mancare di carisma, infatti dopo una prima parte abbastanza interessante scivola decisamente verso la mediocrità di trama e di stile. Ricapitolando: classico esempio di romanzo innocuo ma destinato a finire nel dimenticatoio. Da Camilleri mi aspettavo di più.
I read the German translation of this one, but I couldn't find the right edition on GR. :( Andrea Camilleri - Jagd nach einem Schatten.
I can't help imagining all those no-homo-people who bought this novel because they wanted to read about all the great historical (and heterosexual) men who appear in it and then they come to page 3 and learn that the main character of the book is a gay man. I hope Andrea Camilleri - wherever he might be now - sees them, and the surprised looks on their stupid faces, lights a cigarette and laughs.
Camilleri parte alla grande: un protagonista egocentrico, perverso, ebreo convertito per convenienza e omosessuale non lo si incontra tutti i giorni. Peccato che Inseguendo un'ombra, biografia (molto) romanzata di Guglielmo Raimondo Moncada, sia alla fin fine noiosetto e privo di mordente. La cosa che più mi ha irritato è stata la scelta di inframezzare i capitoli con interventi sulle fonti reali che hanno inspirato questo romanzo; aggiungere delle pause a un ritmo già blando non è stata una scelta felice.
Breve romanzo storico su un personaggio estremamente intrigante. Camilleri è sempre accurato nella ricerca delle fonti e il suo stile fluido si conferma ancora una volta. Ritengo che legare le varie parti con i riferimenti storici a cui ha fatto riferimento sia stata una buona idea, ma nel complesso si è forse persa un'occasione per un romanzo più ampio, che la straordinarietà del protagonista avrebbe meritato
ANDREA CAMILLERI "INSEGUENDO UN'OMBRA" Potente e sorprendente narrazione. Le strade del protagonista si moltiplicano, come le sue personalità abilmente e cinicamente costruite. Una pagina tira l'altra.
Lontano dal suo commissario Camilleri mostra tutta la sua abilità nel cercare negli angoli della storia della sua terra personaggi e situazioni interessanti. E a tessere le sue trame con una magistrale abilità linguistica.
Questa volta il Maestro non mi sorprende. Lo leggo ma non mi appassiona salvo alcuni versi che mi colpiscono più di altri. Ne riporto uno qui:”Lancillotto sorride. Quando lo fa, è come se mille fiaccole improvvisamente accendessero a giorno la sera.” Come sempre, devo ringraziarlo.
Camilleri colpisce ancora. Non avendo mai sentito parlare di questo personaggio, devo dire che la storia mi ha coinvolta a tal punto che non sono riuscita a non leggere questo libro in meno di 24 ore.
Io i libri di Camilleri li adoro ma faccio fatica a seguirlo quando non è la voce di Montalbano (è un mio limite, lo ammetto) tuttavia cerco di non limitarmi. Non ho conoscenze sul personaggio però lo considero un enorme spreco di doti ciò che ha fatto della sua vita e del suo intelletto.
Gli scritti di Camilleri sono sempre particolarmente ricercati quando affrontano temi storici e figure del passato. Il tutto ruota intorno alla figura del figlio di un rabbino che si convertirà al cristianesimo e riuscirà a diventare un illustre umanista e avrà contatti con figure salienti della chiesa e della nobiltà italica del XV secolo. L’ombra è il camaleontico personaggio che si costruisce nuove identità per nascondersi e sfuggire alle conseguenze del suo comportamento non troppo ortodosso. Certo possiamo non approvare la ricostruzione in parte inventata della storia, ma chi può veramente sapere come sono andate le cose e nel mistero dell’ambiguità la versione di Camilleri risulta credibile e narrativamente scorrevole.
Sono solo a metà ma non penso che cambierò idea: il libro è un'occasione mancata. Se per la viceré de "La rivoluzione della luna" il quadernino blu Sellerio era un formato consono se non altro per la brevità della storia, per lo straordinario, e incredibilmente vero, protagonista di questo libro sarebbe stato necessario un vero e proprio romanzo fiume. Camilleri scrive benissimo (come sempre), ma troppo spesso si limita, abbozza, evoca e menziona cose che sarebbe stato affascinante leggere più in dettaglio.
L'affascinante storia di un personaggio misterioso, lascivo, scaltro, erudito vissuto nel periodo dell'umanesimo, raccontato dalla magistrale penna di A. Camilleri.