«Mi confesso piuttosto sorpreso dello stupore per il mio libro Calci e sputi e colpi di testa. Come, dicono, un calciatore che scrive?! Ma i calciatori non sono quelle cose che rotolano dietro una palla, coi muscoli, coi titoli sul giornale?... Questo libro a pezzi, a schegge, a proiettili, fratturato in due anni di vita, è un po' una fotografia. Un'esperienza sistemata in un grand'angolo impietoso. Ci sono anche le cose spiacevoli, le facce sbagliate, le non certezze... E qui c'è il vero perché del libro: la smitizzazione di un ambiente "intoccabile", scalpellato con uno strumento semplicissimo: la sincerità. E fa male, a giudicare dalle polemiche e dalla malafede con cui sono stato attaccato. Ma le polemiche sono benzina per tirare avanti, e la malafede, come la fede, pare sia un mistero, un dono, un averne le tasche piene senza sapere il perché. Certo, scrivere un libro non è difficile. Difficile è sopportare che lo leggano e lo giudichino anche gli imbecilli. Pazienza.»
Strano leggere un libro scritto quasi cinquant'anni fa e trovarlo ancora tremendamente attuale. Le riflessioni contenute in Calci e sputi e colpi di testa sul calcio, sulla politica e sulla società italiana sono (purtroppo) ancora tremendamente attuali, oltre che essere esposte in maniera chiara e condivisibile. Ironico è anche il fatto che il buon Paolo Sollier di professione, al momento della pubblicazione, fosse un calciatore. Una prova ulteriore di come sarebbe ora di smetterla di giustificare i vari Totti, Ronaldo e compagnia bella: fare lo sportivo professionista non dovrebbe valere come lasciapassare per "vivi gratis senza cervello dispensando banalità dall'alto di un cazzo".