“La cosa più commovente e bella che Virginia Woolf abbia mai scritto.”
The New York Times
“È un libro che Virginia Woolf non ha mai scritto, questo.” Come spiega Nadia Fusini nella sua prefazione, i due testi qui presentati uscirono solo dopo la sua morte su iniziativa del marito Leonard. Eppure si tratta di due scritti preziosi in cui ritroviamo tutta l’intensità che rende inconfondibili i suoi romanzi, ma anche l’ironia che percorre, a volte scoperta, a volte in filigrana, molte sue opere. Uno schizzo del passato, composto a singhiozzo tra l’aprile e il giugno del 1939 e ripreso da giugno a novembre del 1940, è quanto ci sia di più vicino a una vera e propria autobiografia. Nella consapevolezza che mai riuscirà a raccontare davvero la sua esistenza, Virginia Woolf indugia in ricordi fondamentali dell’infanzia e dell’adolescenza, si interroga sui meccanismi della memoria e tratteggia il carattere di personaggi essenziali del suo panorama interiore. Qui c’è, insomma, la materia prima della sua immaginazione. Del tutto diverso è il tono di Sono una snob?, un testo che fu letto dalla scrittrice medesima alla riunione del Memoir Club il 1° dicembre 1936. La scrittrice rivolge su di sé la propria ironia acuta e infallibile e ammette che sì, lei è una snob, in senso letterale è sine nobilitate – niente stemmi e castelli nella sua famiglia che di nobiltà si nutre nello spirito e nella mente –, e disegna un ritratto godibilissimo, pungente, buffo della società dell’epoca.
(Adeline) Virginia Woolf was an English novelist and essayist regarded as one of the foremost modernist literary figures of the twentieth century.
During the interwar period, Woolf was a significant figure in London literary society and a member of the Bloomsbury Group. Her most famous works include the novels Mrs. Dalloway (1925), To the Lighthouse (1927), and Orlando (1928), and the book-length essay A Room of One's Own (1929) with its famous dictum, "a woman must have money and a room of her own if she is to write fiction."
"Sono una snob" è un testo brillante, anche divertente; analisi sociale, ironia e aneddoti personali si mescolano alla perfezione. sembra quasi di avere Woolf davanti a sè.
"Uno schizzo del passato" è formato da pagine in cui Virginia Woolf prende appunti per una sua futura autobiografia. si tratta di una bozza, ma naturalmente lo stile e il controllo formale sono impeccabili. anche quando ripercorre gli eventi più traumatici della sua infanzia (e ce ne sono—in alcuni punti mi si è stretto il cuore), la sua mano rimane lieve; l'analisi è lucida, il risultato è sempre poesia. i tentativi di ricostruzione del passato si alternano a note sul presente, perché mentre Virginia scrive, Londra viene bombardata. il ritratto delle persone che hanno accompagnato la sua crescita (i genitori, le sorelle) si affianca a quello della società che li ha plasmati con le sue regole e convenzioni: a un certo punto scrive proprio che "la società patriarcale dell'età vittoriana era in pieno svolgimento nel nostro salotto".
L’infanzia di una scrittrice nata in una famiglia numerosa in un’epoca particolare dove la vita da società era fondamentale raccontata direttamente dall’autrice. Una raccolta di osservazioni e riflessioni su personaggi, luoghi e costumi caratterizzanti l’età vittoriana inglese e la vita di Virginia. Lo scritto era l’abbozzo di un’autobiografia che l’autrice stava per scrivere prima del suicidio. In allegato il saggio dove dichiara apertamente di essere una snob.