Giappone, 1892 Emily è giunta a Yokohama a bordo della Queen Sea: “Non vi era traccia dell’oscura foschia britannica. In quel posto si respirava un’aria mille volte più pura.” Era un porto brulicante di gente che si muoveva con rispetto, in modo ordinato, senza invadere lo spazio altrui. Una città cosmopolita in cui si vedevano più stranieri che giapponesi. Appena sbarcata, Emily ha sete di conoscenza. Vuole imparare a conoscere quel Paese in fretta. I Giapponesi si stavano aprendo al mondo occidentale, dopo secoli di isolamento. Infatti, l’antico nome della capitale: Edo, era stato sostituito daTokyo, che significa: “la capitale dell’Oriente”. Ciò che colpisce Emily, fin da subito, è il rispetto e la gentilezza della popolazione locale, sebbene lei fosse una gaijin, una straniera. “Dov’era la malizia che teoricamente alberga in ogni essere umano e alla quale si era già abituata?” Kate Connelly è riuscita a farmi vedere il Giappone di fine 1800 attraverso lo sguardo curioso e ammirato della protagonista. “Il Giappone, senza preavviso, le era già entrato nel cuore, con la scusa del suo rispetto per il passato.” Ad Emily viene affidata un’assistente, Akari, che la introduce nelle usanze del suo Paese, come quella di tenere grilli e lucciole in casa per rilassarsi e sentire, anche in città, il contatto con la natura. La giovane e suo cognato Ryan vennero inviati in Giappone per occuparsi da vicino degli stabilimenti di seta dei loro padri. L’autrice tratta del problema dello sfruttamento di ragazze molto giovani, in cambio di pochi denari, nelle fabbriche gestite dagli inglesi. “Non accettiamo donne di età superiore a 20 anni o inferiori a 10 (…) più sono giovani, maggiore è l’impegno che ci mettono.” E se il Destino l’avesse inviata in quelle terre sperdute per compiere una missione: aiutare quelle ragazze sfruttate? Ryan ed Emily si trovano concordi nel voler migliorare le condizioni lavorative negli stabilimenti della Watson & Lambert. Questo secondo episodio è permeato da una grande solidarietà femminile. Quello che la ragazza sta imparando in Oriente è soprattutto “il rispetto per la differenza”. Mentre il 1893 sta volgendo al termine, viaggiamo in kuruma insieme ad Emily, assistiamo al kaburi, al teatro e impariamo le usanze e le credenze relative al mondo dei defunti. Nello Shintoismo c’è una forte connessione tra il mondo dei vivi e quello degli antenati. Sono trascorsi quattro anni dal suo arrivo in Giappone. Nel 1896, Emily riceve la notizia della morte del padre che l’ha nominata erede universale dei suoi beni. Ora può decidere se restare in Giappone o tornare in Inghilterra, se continuare l’attività o se vendere le fabbriche … La protagonista è una giovane donna con idee moderne, molto attenta alla salute e alla sicurezza delle sue dipendenti. Chissà cosa deciderà? Fare ritorno in Inghilterra o restare nel Paese della gentilezza?
Secondo capitolo della serie "Hanami". Emily arriva in Giappone a bordo della Queen Sea, ha lasciato la sua Inghilterra con i suoi agi e abitudini occidentali per vivere in una terra tutta da scoprire, fatta di magia e tradizioni. L' autrice, riesce a mettere in luce una società nipponica dalle mille sfumature del fine Ottocento. Un' opera meravigliosa pubblicata in più volumi, come romanzo d'appendice, facendo aumentare la voglia nel lettore,non vedo l'ora di leggere il terzo. Un viaggio appassionante in un' oriente tanto magico quanto lontano, che affascina 😍⭐⭐⭐⭐⭐