La giovane influencer di successo Caterina Merlo viene ingaggiata per pubblicare un libro con la prestigiosa Tempure Edizioni. Ad affiancarla nella stesura, anzi a doverlo scrivere per lei, c’è Matteo Sereni, editor altrettanto giovane alle prese con un capo insistente. Ben presto tuttavia l’ansia da prestazione di Matteo si rovescerà nella fascinazione per Caterina, distante anni luce dalla personalità stereotipata che si era immaginato, e per il vortice di confessioni inaspettate in cui lei lo getterà: dall’universo di “Gossinternet”, il sito che bracca le vite di tiktoker e instagrammer, al difficile rapporto con genitori e falsi amici, passando per un oscuro e irrisolto trauma del passato.
Ma anche Caterina scoprirà che Matteo non è inquadrabile nel grigio profilo di un ghostwriter senza anima e che in verità sogna di raccontare una storia tutta sua.
Nel frattempo la consegna del testo incalza, e i due dovranno inventarsi qualcosa per rispettarla.
Tra varie peripezie, relazioni complicate e filosofie di vita da rimettere in discussione, Emma Galeotti compone un intreccio originale, miscelando il proprio vissuto con un’inventiva dalle tinte comiche e a tratti fiabesche, capace di restituire un divertente e riflessivo spaccato della GenZ, quella generazione nata troppo tardi e già in anticipo su tutto.
A vent’anni la vita è un quaderno bianco su cui scrivere. Ma se passi il tempo a cercare la penna dal tratto più bello, gli evidenziatori che si adattano meglio alla carta, finisce che non ci scrivi niente, sul quel quaderno.
Penso di essere stata così severa nella valutazione soprattutto perché mi aspettavo molto di più. Seguo l’autrice sui social e apprezzo tantissimo lei, il suo sarcasmo, la sua capacità di espressione e la sua creatività: credo che si distingua dalla maggior parte delle sue colleghe proprio per queste caratteristiche. Per questo avevo buone prospettive rispetto al suo romanzo, non mi aspettavo ovviamente un capolavoro ma qualcosa di comunque stimolante e diverso dal solito libro da influencer e, proprio il fatto che si trattasse di un romanzo e non di un’ “autobiografia” mi aveva fatto ben sperare. In realtà credo che ci siano un sacco di lacune, mi è sembrato un non arrivare mai al punto, un “vorrei ma non posso”: - la trama dove voleva andare a parare di preciso: ci sono tantissimi elementi e spunti narrativi dentro (i tormenti giovanili, la critica al mondo degli influencer, la pseudo storia d’amore, gli abusi sessuali…) ma proprio perché sono così numerosi si realizza quello che era un rischio molto prevedibile, ossia che nessuno di questi sia approfondito fino in fondo e che quindi si resti su tutto un po’ in superficie - il linguaggio: non ho compreso se volesse essere una parodia al linguaggio dei giovani, un tentativo di rappresentazione realistica… mi è sembrato tutto un po’ troppo. Ma soprattutto, perché Caterina e Matteo che hanno la stessa età hanno due registri linguistici così diversi? Io per metà del libro ho pensato che lui avesse 30 anni per come viene trattato dalla protagonista - la facilità con cui si parla di “amore” e di “innamorarsi” era qualcosa che non mi aspettavo per niente, proprio per il tipo di content creator che l’autrice è (molto dissacrante e disillusa). Anche il romanzo sembra seguire le tendenze caratteriali dell’autrice se non fosse che letteralmente in modo casuale fa parlare ai protagonisti che si sono visti 5/6 volte di innamoramento e amore. Lo sviluppo della relazione tra i due, soprattutto le fasi iniziali, viene completamente bypassato - la nota più positiva, che è anche quello che mi fa dire che il libro è stata un’occasione un po’ sprecata, che si poteva fare molto di più sono i passaggi in cui l’autrice descrive alcuni stati d’animo accomunabili a tutta la sua generazione (di cui io faccio parte): i passaggi di introspezione o di riflessione sono veramente ben scritti e permettono un’immedesimazione totale in quello che la protagonista/autrice vuole comunicare (es: rapporto con i genitori, riflessioni sul senso della vita e altri aspetti, ancor più banali e quindi ancora più difficili da descrivere così naturalmente come l’attesa di un messaggio dalla persona che vorresti ti scrivesse). Penso che il livello tenuto nella scrittura in questi passaggi potrebbe essere quello da cui l’autrice potrebbe ripartire per fare qualcosa di molto bello.
“Al contempo vorrebbe dire alla madre che le vuole bene, che non è colpa sua, né del papà, e che, se lo è, probabilmente è perché a loro volta sono stati vittime dei propri genitori, e questi dei genitori prima, e così via, fino alle radici dell'albero genealogico. In ogni famiglia, a un certo punto, nasce qualcuno che per qualche ragione, dopo generazioni di distacco emotivo, sente tutto ciò che i propri avi hanno tanto faticato a percepire. Tutto insieme. II peso di generazioni di mancata emotività che ricade tutto su una sola persona, che per prima accetta di soffrire per tutti gli altri.”
Mi sono molto rivista nel carattere di Caterina e questo mi ha fatto realizzare che noi Gen Z siamo tutti uguali. Abbiamo tutti subito dei traumi generazionali che ci hanno resi tutti uguali. Le nostre paure più profonde e personali, alla fine sono le stesse. Per il resto questo libri non mi é piaciuto in granché, insomma non capivo dove dovesse andare a parare. Voleva esprimere che siamo tutti spaesati e non sappiamo che fare della nostra vita? Che questo libro non esiste? Boh, non l’ho capito. Poi non ho nemmeno capito come si evolve la relazione tra Caterina e Matteo. Insomma l’hanno fatto intendere, ma cos’era un finale aperto? Insomma mi ha lasciato con molti dubbi.