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Libera nos a malo

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"Libera nos a malo è un prodigioso occhiale per guardare alla giovinezza, una lezione sul ricordare e sul rievocare."
DAVIDE LONGODavide Longo è l'autore dei due romanzi Un mattino a Irgalem (2001) e Il mangiatore di pietre (2004).

357 pages, Kindle Edition

First published January 1, 1963

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Luigi Meneghello

50 books12 followers

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Displaying 1 - 30 of 48 reviews
Profile Image for Orsodimondo.
2,458 reviews2,430 followers
October 26, 2024
LIBERACI DAL MALE

description
Malo, in provincia di Vicenza.

E liberaci da Malo, il paesello in provincia di Vicenza dove è nato Meneghello.
Dal secondo, Meneghello si liberò trasferendosi a vivere in Inghilterra, prima a Reading, dove studiò e insegnò a lungo, e poi a Londra.
Quando uscì questa suo romanzo autobiografico in forma di memoir e saggio sociologico, nonché trattato linguistico, e in qualche modo anche storico, questa sua delizia condita di molta ironia, Meneghello era in salvo, libero dall’asfissiante provincia veneta. Era dispatriato, come avrebbe detto lui.

La provincia italiana, la provincia veneta in special modo, gli anni Venti e Trenta, il fascismo tutto fumo e niente arrosto. E ora (1963, anno della pubblicazione), il boom economico.
Il tutto, tenendo al centro la lingua, in modo particolare il dialetto. Del quale Meneghello disse in un’intervista:
Ci sono due strati nella personalità di un uomo: sopra, le ferite superficiali, in italiano, in francese, in latino; sotto, le ferite antiche che rimarginandosi hanno fatto queste croste delle parole in dialetto. Quando se ne tocca una si sente sprigionarsi una reazione a catena, che è difficile spiegare a chi non ha il dialetto.

description
”I piccoli maestri” di Daniele Luchetti, 1998, modesto adattamento del secondo romanzo di Luigi Meneghello.

Il dialetto, “dialeto” per Malo e Meneghello, è l’essenza, la vera radice di un uomo: lo apprende da subito così come si succhia il latte materno, ancora prima di prendere la misura del mondo e delle cose. L’italiano viene dopo e serve a collegare e far capire persone che parlano lingue, cioè dialetti, differenti. È una traduzione, non è la cosa in sé.
Le parole in dialetto sono sempre incavicchiate alla realtà, per la ragione che sono la cosa stessa, appercepita prima che imparassimo a ragionare, e non più sfumata in seguito, dopo che ci hanno insegnato a ragionare in un’altra lingua.

Un concetto molto affascinante per me che son cresciuto senza dialetto: non ne sento affatto la mancanza, ma seguo a meraviglia il ragionamento di Meneghello. Forse perché sapeva maneggiare le parole come pochi altri.

description
L’Università di Reading in Inghilterra.

Proprio come la cultura dell’infanzia e dell’adolescenza è quella del fascismo: ma poi appena finito il liceo, Meneghello allargò il suo orizzonte, e presto entrò a combattere la guerra partigiana nella Resistenza, insieme ai “piccoli maestri” del suo romanzo seguente a questo.
Andando così lontano dalla cultura fascista dei primi anni di vita da sposare Katia Bleier, ebrea jugoslava di lingua ungherese, che si salvò da Auschwitz, dove però perse i genitori, la cognata e il nipote.

description
Pieter Brueghel il Giovane: La festa di San Giorgio.

Ma questo bel libro si chiama proprio “Libera nos a malo”: e per quanto la si voglia menare, il male non è solo Malo, ma è anche quel ‘dialeto’, che chiama le cose col loro vero nome, ma finisce col rinchiuderle e limitarle.
Non per nulla, appena possibile Meneghello si è impadronito alla perfezione non solo della nostra lingua nazionale, l’italiano, ma anche di quella inglese: ha aperto e ampliato i confini. Si è liberato da Malo, e dal male. Ritrovare e mantenere le proprie radici: ma, bando alla nostalgia, metterne anche di nuove, allargare il terreno su cui fanno presa. Alterità e appartenenza, questa è la vera grande lezione di questo bel libro.

description
Eric Bana nel film “Liberaci dal Male-Deliver Us From Evil” del 2014, che col libro di Meneghello condivide solo il titolo.
Profile Image for Hex75.
986 reviews60 followers
August 11, 2017
sono un ragazzo semplice: leggo su un sito di cui mi fido un articolo assai bello su luigi meneghello (questo qui, per chi si fosse incuriosito: http://www.iltascabile.com/letteratur... ) e decido che è il momento di leggere "libera nos a malo", comprato anni fa e mai iniziato. e poi mi pento di averlo lasciato per anni sulla pila infinita dei libri da leggere. libro ottimo, non invecchiato di un giorno, "libera nos a malo" ci porta nell'italia a cavallo della seconda guerra mondiale: un'italia ancora legata alla vita di paese, coi suoi riti, i suoi personaggi e -soprattutto- la sua lingua. proprio sulla lingua meneghello scrive pagine memorabili, valide in qualsiasi parte del paese: credo di aver letto raramente riflessioni così interessanti e sentite sul rapporto tra un popolo e la sua lingua. le storie raccontate poi sono contemporaneamente verosimili e surreali, e ti sembra di conoscere malo e la sua gente da sempre: o forse ti rendi conti che "malo" è lo specchio di tanti altri paesini e che a girare -per esempio- per le provincia della mia genova troveresti raccontati dagli anziani del posto simili vicende. tra le mie letture è riscoperta italiana dell'anno, davvero.
Profile Image for Cxr.
62 reviews16 followers
December 31, 2017
Sono stata fortunata a concludere il mio anno di letture con questo bellissimo romanzo autobiografia. Malo è il paese del vicentino dove Meneghello è nato e cresciuto e dove ritorna per assemblare i ricordi che compongono il libro, come racconta nel folgorante incipit:
“S’incomincia con un temporale. Siamo arrivati ieri sera, e ci hanno messi a dormire come sempre nella camera grande, che è poi quella dove sono nato. Coi tuoni e i primi scrosci mi sono sentito di nuovo a casa. Erano rotolii, onde che finivano in uno sbuffo: rumori noti, cose del paese…. Gli scrosci erano sui cortili qua attorno, i tuoni quassù sopra i tetti; riconoscevo a orecchio, un po’ più in su la posizione del solito Dio che faceva i temporali quando noi eravamo bambini, un personaggio del paese anche lui”

Con una lunga descrizione in italiano Meneghello cerca di rendere quel che in dialetto a Malo si diceva in una parola. Ed è questa la natura di questo libro: il racconto di una comunità che per essere raccontata ha bisogno di un dialetto sconosciuto ai lettori. E Così Meneghello ce lo porge, con amore ma senza pedanteria, anzi con ironia e divertimento. Ci sono concetti inesprimibili in italiano, perché assimilati nella lingua dell’infanzia che è anche la lingua del cuore e del sentimento. Mentre l’italiano, imparato a scuola, è la lingua della ragione e di ciò che arriva da fuori.
Gioca con la lingua Meneghello, e le note in fondo al libro, non richiamate nelle pagine, ne sono parte divertentissima e integrante. Del resto è un libro del ’64, gli anni in cui scriveva anche Arbasino. David Foster Wallace aveva solo due anni e la letteratura italiana già percorreva il suo modo di raccontare.
Un esempio di nota, tanto per darne il sapore: “p. 9 le brutte cose: è Trasporto di Meneghello dal dialetto; a Malo e in uso tra i bambini diventa “le brute robe”, tra i bambini anche “cìcheteciàchete (1935)” Per i lettori di formazione Altovicentina: leggi qui e passim le brutte robe.”

Attraverso l'uso del suo particolarissimo dialetto Meneghello racconta l’Italia rurale tra le due guerre e nell’immediato dopoguerra, i suoi personaggi tipici, la sua religiosità, i suoi modi di vita, la sua morale familistica, la sua organizzazione sociale. E’ il mondo dal quale veniamo, almeno noi “del nord”. Uno dei particolari che mi ha colpito, ad esempio, è il racconto del lavoro, che era costante. Non si fermava mai, era un tutt’uno con la vita. Racconta Meneghello, che pure era di famiglia relativamente agiata, paesana e non contadina, che suo padre a casa si sedeva solo per mangiare. Il resto del tempo era sempre in attività. E così in tutte le famiglie. Ma non si era soli: la socialità avveniva durante il lavoro, perché il paese è piccolo, tutto accade negli stessi luoghi, l’officina, la piazza, l’osteria, la bottega, i cortili.

Gli ultimi capitoli sono profondamente nostalgici, ma non una nostalgia alla Pasolini. Meneghello riconosce le migliorie del “progresso” alla vita del paese, l’acqua corrente, il bagno in casa, la disponibilità economica. E’ piuttosto la nostalgia per la “compagnia” di amici ormai dispersa, ormai adulta, dove ciò che rimane in comune sono solo le storie ormai mitizzate del passato. “Du putèi che fa ostaria volta la carta la ze finia”.
Profile Image for Gattalucy.
380 reviews160 followers
December 29, 2019
LIBERA NOS A MALO

Una scatola di cerini

Malo è il paese, quello in cui è nato e cresciuto Luigi Meneghello, in provincia di Vicenza, ma anche la metafora di tutti i paesi di un tempo, che l'autore racconta avvertendo le radici profonde di quello che eravamo.
I primi capitoli si soffermano sulla lingua, sull'estraneità della lingua italiana, lingua per lo scritto, ma non per il parlato, lingua da cinematografo,perchè nei paesi era così, coi soprannomi, con i detti, con la vita,

Andando più indietro nei ricordi ne emerge tutta la potenza della società di allora, con le riflessioni sul lavoro (il meglio che si potesse dire di un uomo era che fosse “un buon operaio”) un lavoro che era senza sosta, da mane a sera, dove l'osteria, era l'unico momento di ritrovo, dove le compagnie per i giovani erano il vero gruppo di crescita, in cui le amicizie si rinfrancavano... e a poco a poco seguendo i ricordi di Meneghello ho ritrovato i miei, quasi uguali. Mio padre e i suoi fratelli a mettere insieme i saperi di meccanica per inventarsi una Ditta fatta con le invenzioni con cui creavano da un attrezzo tutta un'altra cosa, proprio come suo zio Checco. Inventarsi attività nuove per mantenere la famiglia, l'unica cosa che conta.

Memorabili le differenze tra i precetti dettati dalla religione e invece quelli che la coscienza paesana estraeva in un proprio codice semplificato, dove erano elencate le voci essenziali da seguire per salvarsi dall'Inferno (più alcune non dette ma ben chiare come maritarsi in chiesa e non in Municipio, e non votare per i comunisti),
E i pomeriggi a dottrina, dal prete, per imparare a memoria i Peccati capitali, le virtù teologali, mai spiegate, ma inculcate con una lingua non compresa, e quindi con tutto quell'indovinarne un significato confuso e distorto.
Ci attraevano per il loro stupendo nome i quattro peccati capitali che gridano vendetta al cospetto di Dio...il terzo è l'oppressione dei poveri che io personalmente ritenevo che consistesse in un atto fisico ai danni dei mendicanti catturati a uno a uno e stipati in una stanza. Entravano i ricchi, si sedevano sopra i poveri, e li opprimevano a lungo coi sederi. Anche il defraudare la Mercede agli operai avveniva per opera dei ricchi: entravano nelle misere stanze in punta di piedi, e la defraudavano. La Mercede non parlava, ma le operaie tornando dalla filanda vedevano subito cosa le era successo e si affacciavano alla finestra gridando vendetta

C'è il senso del fatto accaduto, che è la radice segreta del mondo del paese, ci sono i personaggi mitici che trovi solo in provincia, le botteghe, gli ubriaconi (bevevano tutti, anche le donne), i matti che gridano nei cortili, gli adultèri che tutti sanno, i preti che non si comportano da prete, e ogni storia è stata come un cerino che ha accesso in me un ricordo del mio paese. Al punto che sono andata a cercare l'anno di nascita di Meneghello: il 1922: quindi racconta la vita al tempo dei miei genitori, certo molte cose che avevo dentro erano i racconti dei vecchi, ma altre li ho riviste nei giochi e nelle compagnie dei miei fratelli più grandi, nel paese della mia infanzia. Mia sorella più grande parlava ancora in dialetto coi miei genitori, mentre loro si rivolgevano in dialetto a me e mio fratello ma noi dovevamo rispondere in italiano.
Un paese nel Nord, che ora non c'è più nella sua comunità, ma che ho ritrovato ancora per certi versi in paesi spersi nell'Appennino, ( la Garfagnana decritta abilmente da Maggiani di Meccanica celeste) o in molti paesi del nostro Sud. Comunità che sopravvivono nella loro identità in quella dorsale montana che, lontano dalle pianure stravolte da un progresso disumanizzante, si sono però spopolate di giovani che se ne vanno altrove.
Anche Meneghello se ne è andato in Inghilterra a insegnare nelle Università britanniche, forse per quello l'immagine di Malo in lui è rimasta così, intatta, al tempo di allora.
Profile Image for LauraT.
1,382 reviews94 followers
December 6, 2010
Un libro lieve regalatomi da una amica dolce.
Un libro come piace a me, senza una trama vera e propria, ma con una serie di ricordi di un'Italia che non c'è più.
L'ambientazione è diversa, ma mi ha ricordato mia mamma che racconta di quande era bambina/ragazza nell'Italia del dopoguerra che adesso a stento si riconosce ...

Profile Image for Arwen56.
1,218 reviews336 followers
March 15, 2015
Intelligente e ironico. Ma c’è qualcosa che non mi quadra. Non saprei dire cosa. Forse il fatto che, alla fin fine, viene usato, come l’autore stesso suggerisce, un linguaggio mediato, tra italiano e dialetto veneto. Ma quest’ultimo richiede di avere a disposizione “tutta la piazza” per poter essere inteso e apprezzato, come merita, nella sua immediatezza espressiva, non solo poche battute.

Interessantissimo, sicuramente, il ritratto di un’epoca e di una geografia dell’intimo che fa parte del nostro passato, in cui ho riconosciuto non poche eredità ricevute. Ma, a mio modesto avviso, Meneghello avrebbe potuto fare di più. Ecco, forse, manca l’afflato del narratore di razza. C’è la materia, c’è l’arguzia, c’è la conoscenza, ci sono le capacità. Ma non c’è l’affabulatore.

Comunque, vale sicuramente la pena leggerlo. Grazie Paolo. :-)
Profile Image for Luca.
141 reviews2 followers
May 20, 2020
Prima di tutto: il primo paragrafo è una meraviglia.


Ho quarantadue anni e due paesi nella mia vita. Io sono nato in una piccola cittadina ma ho trascorso tutte le estati della mia infanzia e quelle da ragazzino, tutti i fine settimana, a volte anche qualche periodo d'inverno, dai miei nonni paterni e materni, con alternanza secca per non scontentare nessuno. Abitavano in due paesini al confine tra Piemonte e Liguria, e però piemontesi tutti (un po' liguri, senza il mare). Sono morti anziani e mi hanno raccontato un sacco di cose della loro vita, di quella del paese dagli anni 30 al "tempo di guerra". E mi hanno insegnato il dialetto. Veramente no, non me lo hanno insegnato, l'ho imparato ascoltando. La comunicazione tra loro e i miei genitori era in dialetto. I miei hanno studiato, fino all'università, per dire, eppure con mamma e papà parlavano questa lingua strana e divertente per me bambino. Quando si rivolgevano a me usavano l'italiano, forse per un riguardo che si deve a qualcosa per loro prezioso, quando io provavo a biascicare qualche parola in quello che poi è una specie di genovese, mia nonna Nella in particolare -mi ricordo- rideva divertita.
Nei frammenti sparsi in questo libro di Meneghello ho ritrovato i racconti dei miei nonni e il senso di paese come comunità, come microcosmo, che da essi scaturiva. Vicende perse nel tempo, antieroi improbabili. I paesi che ho vissuto io direttamente, a singhiozzo per periodi più o meno lunghi, erano fatalmente molto diversi ma ancora non spopolati e abbandonati come oggi. Bastava poco per ritrovarsi in "compagnia" con altri ragazzini e riprendere il filo interrotto dalla scuola in città, quindi posso immaginare come questo senso di comunità potesse essere fortissimo e totalizzante negli anni Venti/Trenta durante i quali un altro mondo, seppur a quindici km di distanza, era addirittura difficilmente immaginabile.
Si potrebbe parlare di queste pagine come di un saggio sulla lingua: le idee di Meneghello sono interessanti, brillanti e condivisibili, ma leggendo mi è scappato qualche sorriso ritrovando situazioni e sensazioni che ho vissuto. Un po' di nostalgia ha fatto capolino. L'effetto che fa il profumo di una torta quando cuoce nel forno. Si spande per casa e ti riporta alla mente qualcosa di consueto e piacevole, di rassicurante.
E allora queste schegge di un mondo e di una civiltà che non ci sono più e che stanno scomparendo sono la parte che più mi piace ricordare e sottolineare. Sono commoventi e divertenti, sono un atto d'amore. Meneghello le racconta in italiano, lingua non sua, dice (e però non se la cava male, per essere non sua) usando il dialetto solo quando indispensabile, per farsi capire non per dividere o escludere. Una volta conclusa l'ultima pagina, ripensando al titolo, mi sono chiesto: vorrei liberarmi di Malo? Del mio Malo, anzi, dei miei Malo, di quelli che mi hanno raccontato? No, mai.
Profile Image for Sabrisab.
207 reviews65 followers
November 4, 2020
Un album di ricordi della gioventù di Meneghello, descritto con autoironia e benevolenza nei confronti delle figure immortalate. Non suscita alcuna struggente malinconia, semplicemente il tempo passa, la gente si allontana....
Libri come questo comunque sono interessanti documenti storici del tempo che fu.
Profile Image for Roberta.
1,411 reviews129 followers
June 17, 2015
"S’incomincia con un temporale. Siamo arrivati ieri sera, e ci hanno messi a dormire come sempre nella camera grande, che è poi quella dove sono nato. Coi tuoni e i primi scrosci della pioggia, mi sono sentito di nuovo a casa. Erano rotolii, onde che finivano in uno sbuffo: rumori noti, cose del paese. Tutto quello che abbiamo qui è movimentato, vivido, forse perché le distanze sono piccole e fisse come in un teatro. Gli scrosci erano sui cortili qua attorno, i tuoni quassù sopra i tetti; riconoscevo a orecchio, un po’ più in su, la posizione del solito Dio che faceva i temporali quando noi eravamo bambini, un personaggio del paese anche lui. Qui tutto è come intensificato, questione di scala probabilmente, di rapporti interni. La forma dei rumori e di questi pensieri (ma erano poi la stessa cosa) mi è parsa per un momento più vera del vero, però non si può più rifare con le parole."
[incipit di Libera nos a malo]
Libera nos a malo è un libro arguto, più che divertente, che racconta l’infanzia del famoso scrittore nel paese vicentino di Malo. Gioca scherzosamente con la lingua italiana, che infarcisce e intreccia all’inglese, al francese, al latino, ma soprattutto al dialetto di Malo (nelle sue varie versioni) che per Meneghello, rappresenta l’essenza delle cose, mentre la lingua italiana è la lingua della scuola, è la lingua rigida e imborghesita (ma questo è vero fino a un certo punto, visto l’amore non dichiarato ma evidente del Meneghello anche per la lingua italiana, in cui in fin dei conti è scritto più del 90% di questo libro).
Meneghello ci parla della sua infanzia e del suo paese, collezionando una serie di “macchiette” (par brutto come termine, ma non me ne viene in mente un altro) bellissime, a cui ci si affeziona anche se sono protagoniste di racconti episodici. In effetti più che un romanzo, questo libro è un libero dissertare, un libro autobiografico, una rassegna di personaggi maldensi.
Insomma, da leggere, per poi leggere anche I piccoli maestri.
Profile Image for Sarah Marini.
50 reviews9 followers
July 10, 2021
Quanto conta la lingua che usiamo nel raccontare una storia?
È una domanda che mi sono posta nella lettura di Libera nos a Malo di Luigi Meneghello, un romanzo dalla struttura labirintica e policentrica, un po' come le monotone giornate estive, dove tutto pur mutando resta identico nel suo ritmo inesorabile. Meneghello ci racconta la galleria di personaggi del suo paese d'origine con un'ironia pungente e dissacrante, le figure macchiettistiche che incontriamo sono in fondo le tipiche figure presenti in ogni paesino, ma con tratti peculiari che li rende unici e incredibilmente reali. E il medium attraverso cui attingiamo ad una realtà così multiforme, eterna e contemporaneamente soggetta al divenire, è proprio la lingua: un pastiche linguistico di parolacce, vezzeggiativi, omelie, bestemmie, proverbi, poesie, filastrocche, barzellette, persino il latino. Più che Malo il fulcro del romanzo appare proprio essere la lingua stessa, l'unica capace di tramandare fossili storici di un mondo in continuo mutamento. Lo stile di Meneghello spazia moltissimo: toni lirici, con pochi rapidi tratti "Mezzogiorno col sole, quando l'estate è ancora illimitata.... Gioia somma e perfetta, astratta dal tempo, in mezzo al paese, come fuori della portata della morte. Rabbrividivo al sole"; poi la scrittura si fa umile e schietta, come i profani comandamenti di un mondo contadino, dove la bestemmia si fa preghiera. La grande storia resta sullo sfondo: il fascismo e persino i grandi personaggi storici come Mussolini e D'Annunzio vengono ridotti in scala, indistinguibili dagli altri abitanti di Malo.
Profile Image for Xenja.
695 reviews98 followers
Read
September 26, 2018
Abbandonato. Per me indecifrabile. Poche cose mi irritano più dell'uso di termini dialettali, senza che l'autore si preoccupi di esser compreso o no. Almeno l'editore qualche nota la poteva aggiungere.
Profile Image for marta.pasqualato.
60 reviews2 followers
August 13, 2012
Utile, tra l'altro, per scoprire la differenza tra "uciditi" e "copete setu". No, Ligabue non c'entra.
Profile Image for La mia.
360 reviews33 followers
April 27, 2014
Non so proprio come raccontare questo libro. Non è un romanzo, non è un racconto, non è un saggio, è un po’ tutte queste cose insieme. E’ un libro complesso da leggere, per la mancanza di un metro narrativo convenzionale e per la difficoltà del linguaggio (accessibile per un lettore di provenienza nordica, sicuramente più ostico per chi abita dall’Emilia in giù…). Un libro che racconta un passato “perduto” ma senza enfasi retorica. Un libro che parla della lingua (il dialetto, o meglio i dialetti vs. l’italiano) e di come la lingua “formi” la realtà e ne sia trasformata a sua volta. Un libro da gustare a volte con una lettura ad alta voce, un libro che forse andrebbe recitato. Un libro in alcuni tratti irresistibilmente comico (per esempio quando tratta della religione e del catechismo ai bambini). Il giudizio finale, nonostante le difficoltà, è sicuramente molto positivo. Un libro difficile che ti lascia molto, come quando arrivi in vetta dopo una difficile salita.
Profile Image for Agosto2010 fermare l'esecuzione di Ahmadreza Djala.
477 reviews43 followers
May 28, 2025
solo 4 stelle a causa della mancanza di note chiare per capire il "malese".

Lettura molto particolare: i ricordi dello scrittore del suo "paesello" natale MALO.
Già dal gioco di parole del titolo il libro mi aveva colpito.
Lettura non facile. Per tutta la prima parte, almeno un centinaio di pagine, ho faticato ad ambientarmi: molte le parole e le frasi in dialetto di Malo (Veneto), ma per fortuna ho un gentile vicino di casa originario di Rovigo che mi ha dato una mano (85 anni, ex- insegnante non aveva mai letto il libro, lo ha divorato, l'ho ha trovato molto simile ai suoi ricordi).
La rilettura del passato è fatta con tono ironico, non si indulge nel sentimentalismo, della sua infanzia narra sia il bene che il male. Lettura non facile (per me), ma ne è valsa la pena
111 reviews3 followers
October 26, 2017
Qué Malo, esos cuentos! (ammesso che si scriva e dica così!).

Libro di amarcord che ricostruisce la vita in una comunità di provincia nella prima metà del '900. Il romanzo non ha un plot vero e proprio e alcune pagine rischiano di annoiare, ma Meneghello mi ha dimostrato che non è necessario avere una storia strutturata per avere qualcosa da raccontare, per intrattenere, informare e imbrigliare il lettore alla pagina.

Molto interessante la capacità di rappresentare la mente del protagonista bambino, di raccontarne pensieri e timori in modo lieve, semplice elegante allo stesso tempo. Il testo ne segue la maturazione, lo vede diventare ragazzo e uomo all'interno di una rete di relazioni e di istituzioni illustrandone il percorso attraverso storielle e aneddoti.

Mi hanno stupito la grande sensibilità, intelligenza e maturità di questo scrittore. In queste pagine c’è la vita, c'è l’esperienza e c'è una grandissima umanità. Ci sono aneddoti che fanno sorridere e altri che fanno accapponare la pelle, ma la bravura (uno dei segni della bravura) di Meneghello è raccontare con leggerezza e ironia le cose più serie e con serietà/seriosità le cose più leggere.
Alcune storie hanno dell'incredibile; è un libro (semi?) autobiografico, non leggo il disclaimer di rito nel colophon; significa che ogni rif. a fatti, cose o persone reali è del tutto intenzionale? Probabilmente non importa neanche stabilirlo ora, ma si dice che la verità sia molto più strana della finzione...

Eppure puzza di vero. Credo che Meneghello in questo libro sia riuscito a cogliere l'essenza di un'epoca e di un luogo e ci abbia raccontato qualcosa che ci riguarda. Dopotutto scrive: "Questi nostri antichi col piccone non saranno mai esistiti in realtà, ma sono pur esistiti nella fantasia del popolo, e dunque hanno qualcosa di vero." (pag. 181), anche se alla pagina successiva troviamo: "Queste memorie sono molto vive tra i vecchi: insistono che è letteralmente vero che quando il prete chiamato Seleghetta si battè il petto dicendo mea maxima culpa, gli uccelletti che aveva in seno fecero pio-pio-pio." (cap. 25)

Mito e realtà si confondono, ma leggendo alla fine del cap. 23 dei ragazzi di paese che abusano sessualmente della ragazza mentecatta (pag. 179) non riesco a fare a meno di pensare alle gang di nostri compatrioti che finiscono al tiggì perché violentano, ricattano e filmano col cellulare le loro coetanee meno sveglie e meno fortunate.
Meneghello ci vedeva lungo: il Malo viene da lontano ed è un Malo diffuso.
Profile Image for Fra Cesko.
115 reviews17 followers
October 14, 2023
Avevo poche aspettative. Il finale l'ho trovato calante. Forse sarebbero 4,5⭐. Confesso che sono stato x anni vicino ai luoghi descritti. Quindi 5⭐!
Che scoperta! Che scrittura! Che ricchezza di linguaggio: italiano (e che italiano)-dialetto-inglese (certo il dialetto sarà principalmente apprezzato da veneti e dintorni), tutto mischiato in modo estremamente sapiente e ricercato. Che personaggi: macchiette, caricature, espressioni sintetiche e goliardiche di istanze prime, che abitano luoghi dove prevale la coltura sulla cultura, pane al pane e (soprattutto) vino al vino. Vita in presa diretta (direbbe Alessandro) ma dipinta e colorata e canzonata in modo egregio. Sintetizzo: se siete alto vicentini => obbligatorio; veneti => superconsigliato; ai "foresti" invece lo raccomando se amanti della scrittura ricercata, di uno sguardo sottile ed eclettico e di bozzetti sgargianti di un paesino padano a metà del secolo scorso pieno di "culta coltura" ingenua e sfacciata.
Vabbè mi è venuta male, pasiensa.
11 reviews2 followers
March 1, 2011
Un libro stupendo, un must per ogni veneto che voglia avere un'idea delle proprie radici. Quelle vere, non quelle ormai troppe volte strumentalizzate e imbruttite da una classe politica ed economica che in realtà non ha fatto altro che distruggerle.
Il libro è divertentissimo e scritto veramente bene, Meneghello è un narratore di prim'ordine del Novecento italiano, irresistibile. Lo consiglio a chiunque.
Profile Image for LetyDarcy.
116 reviews44 followers
October 11, 2018
Credo che ci sia un frammento in particolare, dei tanti che compongono questo libro, che ne riassume e racconta l'anima di romanzo scritto su più livelli.

I bambini di Malo organizzano gare con i "bromboli", i maggiolini. Vince chi fra di loro risale più velocemente il monumento ai caduti della Prima Guerra Mondiale. È una gara/ morte, e con un tono scanzonato, divertente, si descrive sulla sfondo, ma in realtà in primissimo piano, la carneficina della Guerra, la distruzione che ha portato:

Un brombolo, chiamato dai bambini Soga, arriva più in alto di tutti, prima della caduta fatale "Era solo ora. Con De Marchi Antonio, classe 1895, con l'altro De Marchi un anno più vecchio; solo col lampo del sole sulle roccette dove c'è Cimberle. Avevamo paura per lui, lo vedevamo salire lassù di riga in riga, pareva che non finissero mai. Ma quanti ne sono morti in questo stramaledetto paese?"
Profile Image for Jennifer.
477 reviews11 followers
Want to read
March 2, 2010
from The Guardian: "Meneghello's first book was Libera nos a malo (1963), an extraordinary accomplishment which remains one of the most important Italian works of the last five decades. The title page calls it a novel (romanzo) but it belongs to no traditional genre and is simultaneously an autobiography, an essay about the life and culture of his village, and a reflection on literature, language and thought." I have been told, by a friend who is translating this into English, that it's a masterpiece.
Profile Image for GONZA.
7,428 reviews124 followers
March 22, 2014
se sapessi il veneto immagino avrei apprezzato molto di più, anche perchè alterna momenti di lirismo a scene comiche e grottesche da lacrime agli occhi....solo che ne avrò perse la metà perchè non capivo le parole e di conseguenza le battute!
Profile Image for Paola Fiorese.
79 reviews1 follower
July 12, 2023
Malo è a due passi da me ma non ci sono mai stata. Dovrebbe essere casa mia ma ho faticato a riconoscere i luoghi e il linguaggio che dovrebbero almeno in parte appartenermi. Forse perché casa, appartenenza, è più uno stato del pensare che un crescere in un'area geografica.
Una ironica e nostalgica dichiarazione d'amore per il paese in cui è cresciuto e che però ha lasciato. Non conosco abbastanza Meneghello per capire se il suo partire è stato indispensabile al proprio definirsi.
Come sempre la misura di un buon libro è la quantità di domande che lascia tra i pensieri. E questo molte domande me le ha portate
Profile Image for Mimonni.
443 reviews29 followers
January 12, 2018
un libro particolare, dove non c’è una vera trama, ma un insieme di ricordi dell’autore e della sua vita trascorsa nel paese di Malo, nel vicentino ( dove nacque nel 1922 ).
Oltre al ricordo di cose accadute, personaggi e modi di una vita talmente diversa dalla nostra cittadina a meno di cent’anni di distanza, nella narrazione sono particolari i continui riferimenti che l’autore fa al dialetto di Malo, pur senza usarlo direttamente, in quanto come dice lui stesso nelle note, sarebbe impossibile scrivere con una lingua che è essenzialmente parlata come lo è il dialetto, che è la lingua che si imparava dalla mamma, dall’ambiente, che si usava nei giochi tra bambini.

penso che io stessa non so parlare il mio dialetto pur comprendendolo. mia mamma e le sue sorelle si rivolgevano a mia nonna sempre in dialetto, mi piaceva molto sentirle parlare, proprio perchè era quello il modo con cui lei la nonna , aveva parlato alle sue bambine ( l’italiano lo insegnava a scuola la maestra). una cosa che mi ha colpita è che dopo la morte della nonna io non ho più sentito il loro dialetto ( dico loro perchè non parlavano il dialetto della mia città che invece sentivo dalla nonna paterna). mia mamma e le sue sorelle hanno smesso di parlarlo anche tra loro.
Profile Image for Attela.
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May 7, 2016
Libera nos a Malo di Meneghello racconta la storia più autobiografica che non del paesino vicentino di Malo dagli anni '20 fino agli anni '60 del secolo scorso. Mi si perdonerà l'eresia, ma il gusto del libro mi è parso pienamente proustiano, con forse la differenza di una nota di malinconia e dolore crescente. I giochi da bambini, le Compagnie, come era intesa la religione e il culto dei santi (Era molto potente presso di noi Sant'Antonio, persona ordinata e di buona memoria, che faceva trovar la roba a chi la perdeva... Anche mia nonna quando da piccolo le dicevo che avevo perso qualcosa mi diceva di dire una preghiera a Sant'Antonio, forse più per scherzare che non... forse), le note di costume sui rapporti maschio-femmina... Meneghello nelle note conclusive dice che forse da fuori non si capisce bene, ma io penso che si capisca tutto benissimo: Perché stiamo qui?
Profile Image for Antonella Gallino.
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January 22, 2022
Non posso che dare 5 stelle, nonostante la fatica che ho fatto, all’inizio, per entrare nello spirito, nel contesto, nel vocabolario. Per me questa è letteratura.

Ho adorato l’uso della lingua, come strumento: di comprensione sociale, e musicale. Non solo il dialetto, ma il pastiche di tutti gli idiomi usati e dosati: italiano, veneto, inglese.

È vero, non c’è una trama; ma c’è tutto l’ordito. Malo come paesaggio umano, attraversato con realismo, ironia, benevolenza. Non ho vissuto quell’epoca, ma ne ho respirato tutta la nostalgia.

Ps. Un consiglio, questo libro va fatto leggere ad alta voce da un vicentino, altrimenti se ne perde il 60/70% delle frequenze. In rete ho trovato un audiolibro che ha un po’ di pecche, ma mi ha aiutato a entrare nel clima e soprattutto a godere la cadenza sonora. Dunque ho letto e ascoltato insieme. È stata la svolta (all’inizio lo stavo quasi abbandonando, che peccato sarebbe stato!).
Profile Image for Anna [Floanne].
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January 1, 2016
Questo libro mi è stato consigliato anni fa dal mio professore di Lettere del liceo, un maladense doc, e più recentemente da mia madre. Le 3 stelle sono forse poche per un libro così unico, ma ammetto che nel finale mi ha stancata. Forse perchè molte delle esperienze narrate da Meneghello sono cronologicamente lontane dal mio vissuto. Nonostante ciò mi ha divertito moltissimo ritrovare un po' di folklore di casa mia! L'atmosfera, le parole, le descrizioni dei luoghi, tutto mi ha fatto sentire a casa per un po'. Un libro che sicuramente consiglierò ai miei figli - comaschi di nascita, ma un po' vicentini nel cuore - quando saranno grandi. Per ora, posso solo insegnare loro che si gioca a "campanon" (non a "mondo"!), o che i "bigoli" si mangiano al ragù e non sono un insulto!
Profile Image for GraceAnne.
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July 3, 2018
I paged through this book, reading a vignette here, and a poem there, and an anecdote now and then. The utter Italianess comes through the graceful translation, I only wish I had enough Italian to read the orginal. I have, actually, almost no Italian, but the rhythms and patterns of Italian dialect speech are here. So is the darkness of spirit and the lightness of memory.
Profile Image for Teresa Scattolin.
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July 25, 2025
‘Mezzogiorno col sole, quando l’estate è ancora illimitata, ai tavoli del caffè in piazzetta con un bicchiere di vino bianco, io e mio padre scambiando poche parole, attendendo gli amici, osservando la gente che conosciamo. Gioia somma e perfetta, astratta dal tempo, in mezzo al paese, come fuori della portata della morte. Rabbrividivo al sole’.
Profile Image for Stefano Zanella.
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June 3, 2017
In questo libro c'è tutto: dramma, azione, poesia, letteratura, romanticismo, sesso, guerra, sport, intrigo. Storie di una vita, e una vita in storie. Malinconia per certi versi, e nostalgia di non essere nato in un posto e un tempo altrettanto rustici e originali.
Profile Image for Giulia Dalle Rive.
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January 28, 2021
“Nel parossismo di disgusto e di dolore ci si sente veramente soli, la cosa non dà più senso, nulla pare che abbia senso; e solo più tardi, dopo aver vomitato distesi in un prato si ritorna a sperare, progettare di vivere”
Frammento che anche isolato vale tutto il libro.
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