"Esodo" è il terzo capitolo della saga dello Skryun di Vincenzo Valenti, un'opera indipendente che mi ha accompagnato negli ultimi mesi. Se nei primi due volumi avevo riscontrato alcune criticità, soprattutto legate alla forma – con racconti brevi che si interrompevano nel momento più avvincente – questo terzo libro mi ha sorpreso in ogni aspetto. Al termine della lettura, sono rimasto diversi minuti a riflettere a bocca aperta, incredulo per ciò che avevo appena vissuto. Finalmente, ho trovato tutto ciò che cercavo: una trama che si sviluppa in modi imprevedibili, alcune risposte alle tante domande che mi ero posto, un’esplosione di azione e colpi di scena, e un finale assolutamente mozzafiato. Ogni elemento è stato abilmente orchestrato grazie allo stile di scrittura di Valenti, diretto e incisivo, proprio come il protagonista Marx. Inoltre, rispetto ai volumi precedenti, la gestione dei salti temporali è notevolmente migliorata. I flashback, pur presenti, sono ora utilizzati con maggiore maestria, rendendo la narrazione più fluida e coinvolgente. Che dire di più? Il miglioramento è evidente su tutti i fronti, a partire dalla copertina di "Esodo", una vera e propria opera d'arte. L’unico ostacolo è superare i primi due libri, ma per i lettori determinati questo non sarà un problema, anzi: il terzo capitolo ripaga abbondantemente ogni sforzo. Ora, l’attesa per il quarto e ultimo libro è ancora più elettrizzante, ma ho piena fiducia in Valenti, che ha dimostrato di essere un narratore capace e talentuoso. Cosa accadrà al piccolo gruppo di sopravvissuti? Marx riuscirà a respingere l'ennesimo attacco nemico? E soprattutto, quali sono i piani dell’Ombra? Non vedo l'ora di scoprirlo!
Terzo volume della saga, presentato con quella che ritengo sia (per ora) la cover più figa delle tre. Anzi quattro, perché ci metto dentro anche il volume 0. La storia è invece in un momento di stallo, non certo per mancanza di idee o di eventi ma proprio perché siamo sulla fisiologica fase discendente del climax: tutto il volume precedente è stato un crescendo di tensione in attesa dell’arrivo dell’Ombra, poi l’Ombra è (strepitosamente) arrivata e ora siamo in quella fase in cui l’evento clou c’è stato ma i suoi effetti devono ancora concretizzarsi sul resto del mondo e dei personaggi. Quindi filler. Ora, non prendiamo sempre questo termine come qualcosa di negativo. Un esempio? La saga di Asgard dei Cavalieri dello Zodiaco è un enorme filler. Ebbene, è tra le migliori. Una storia vive (anche) di filler che, se fatto bene, valorizzano. E qui in effetti c’è la valorizzazione soprattutto di Marx, grande protagonista fin dall’inizio ma che in questo libro si prende tutta la scena, mostrando forze, debolezze e molto di quello che c’è nel mezzo. Inoltre, viene fatto un buon lavoro di costruzione: vengono introdotti nuovi personaggi, si formano nuove compagnie, si amplia la storia in senso orizzontale e verticale, aprendo finestre anche su eventi del passato di Marx che ci erano ancora ignoti. Si gettano le basi insomma. E lo si fa con un altissimo livello d’azione, scelta che aiuta a mantenere un buon ritmo nonostante il precipitare del climax rispetto al libro precedente. In sostanza, è un romanzo che mette in luce le capacità dell’autore, perché riesce a tirar fuori un buon libro da un momento strutturalmente delicato dell’arco narrativo della sua storia. La scelta più semplice era accorciarlo e inserirlo all’interno del volume precedente o successivo, ma questo doppio carpiato è comunque riuscito. Personalmente, risente solo della performance da dieci di chi lo ha preceduto.
Terzo volume della saga dello Skryun. Prima d’ora non ho mai dato cinque stelle a un libro di Vincenzo. Vista la sua abilità come scrittore, ho sempre preteso (con una certa arroganza, lo ammetto) di più da lui, e che quei difetti che trovavo nei suoi libri venissero con il tempo smussati. Questa volta, secondo me, ci è riuscito quasi al 100%. Quello che criticavo degli altri due romanzi era legato più che altro a delle questioni strutturali e di POV: la proporzione tra la lunghezza del romanzo e lo spazio dedicato ai singoli personaggi e ai loro archi narrativi era sbilanciata, perché i capitoli saltavano da un personaggio all’altro, da una situazione all’altra, rendendo complesso per il lettore seguire la storia generale del singolo romanzo e lo sviluppo dei personaggi. Inoltre, in alcuni capitoli il POV saltava troppo spesso da un personaggio all’altro, dando una certa impressione di perdita di focus, dovuta a mio parere alla scelta di scrivere in narratore onnisciente. L’ultimo punto della mia critica era una certa ristrettezza dello sguardo del lettore sul mondo dello Skryun, ne vedevamo troppo poco e in un tempo troppo breve, in cui si riusciva a risicare qualche scampolo di informazione sul worldbuilding. C’è da dire, comunque, che lo Skryun è un’opera dark fantasy scritta in uno stile moderno. Questo vuol dire che l’autore non si sofferma su lunghe descrizioni, infodump e compagnia. Abbiamo una narrazione molto più concentrata su ciò che accade (cosa che preferisco), con una prosa minimalista in cui ogni termine è scelto con cura. Lì ci va quella parola e non un’altra. Mezza riga basta e avanza dove, in un altro romanzo, avremmo trovato dieci o venti pagine di informazioni spesso inutili. C’era quindi bisogno di più POV e che, soprattutto, riguardassero anche membri delle altre fazioni (oltre il protagonista), che fossero anche, in qualche modo, più lineari, in modo da rendere più facile seguire la trama e lo sviluppo.
In Esodo questi aspetti vengono migliorati e anche annullati. Veniamo a scoprire di più del vasto mondo dello Skryun: dall’ombra, alla burocrazia delle rocche naniche, agli armamenti, lo sviluppo tecnologico, gli orchi, gli elfi, (ecco, di loro forse c’è ancora troppo poco) e, soprattutto, gli umani. Assistiamo a viaggi disperati nella desolazione, incontri cruciali per la trama, tradimenti, battaglie, magia, duelli, animali fantastici (e dove trovarli) e tanto, tanto fantasy.
Ho trovato molta soddisfazione nello scoprire come la tecnologia e l’esoterismo si fondessero, così come i carriarmati e le spade, i fucili e le balestre, dando vita ad un worldbuilding unico nel suo genere e per certi aspetti seminale. Ho adorato il modo in cui il carattere profetico della Fiamma e la tecnologia dei nani, con mezzi diversi, si contendano la conoscenza giungendo infine allo stesso punto. Lo Skryun è originale, diverso, e sinceramente mai letto in questa forma (specie in Italia) pur riprendendo da opere ben più conosciute come Warhammer o Mad Ma(r)x. Se proprio dovessi scavare nel profondo, avrei preferito qualche descrizione in più del Deserto e di come si ambienta e si svolge la vita in esso. Anche qualche descrizione estetica della discarica a cielo aperto che è diventata il mondo dello Skryun avrebbe aggiunto qualcosa in più ma, in generale, Esodo mi ha dato tutto ciò che chiedevo.
I personaggi mi sono piaciuti tutti molto. Marx è sempre Marx, vulnerabile e cazzuto, coraggioso ma furbo e strategico. Vaandau, che in un mondo post apocalittico mantiene i suoi valori cortesi da cavaliere e nobile, è il mio personaggio favorito insieme a Orthrend. Vediamo finalmente il Culto della Fiamma, la gerarchia, l’ideologia, i detti e i dogmi, assistiamo a tutta la follia di un sacerdote fanatico alla fine del mondo. Il modo in cui Valenti riesce a rendere la profondità del suo sistema magico senza spiegoni e regole da videogame ma senza farlo diventare un deus ex machina, è encomiabile. Gli orchi assumono un ruolo di maggiore rilevanza, scopriamo un po’ del loro mondo, mentalità e motivazione. A proposito, l’idea dell’empatia con gli animali mostruosi e non è un elemento nuovo, inaspettato e molto godibile del worldbuilding di Valenti. Gli elfi rimangono un po’ sullo sfondo e spero di vederli di più nel quarto volume, perché già così ci regalano delle perle. E poi Tessitrice, adorabile e terribile tessitrice, momento horror del romanzo sul finale. Ne voglio di più! Ho trovato ben fatto il modo in cui Marx entra in “confidenza” con esponenti del popolo orchesco ed elfico senza tuttavia cedere al “volemose bene” e senza perdere di profondità. Questi singoli individui sono membri di popoli in guerra da sempre, per motivazioni troppo lontane nel tempo da risultare convinzioni granitiche. E in questo Lo Skryun si discosta dalla rigidità di Warhammer andando a sfiorare elementi anche High ed Epic, perdendo in quei frangenti il carattere “grim” della narrazione, ma senza snaturarsi e senza tradire le premesse, aspetto non facile dell’esecuzione di un arco di trasformazione. Ogni informazione è centellinata, donata al momento giusto. Già nella prima metà del libro si svelano alcuni intrecci e punti dubbi degli altri libri, denotando una pianificazione certosina dello sviluppo della storia.
La posta in gioco, già alta, impenna per ogni personaggio. L’azione è continua: i tradimenti, i pericoli, i personaggi sono sempre sul filo del rasoio e, come negli altri due romanzi, non ci sono mai momenti di noia.
Facendo qualche appunto su ciò che per me è migliorabile, cito il Capitolo 8, che secondo me è anche quello meno riuscito del romanzo. L’uso del narratore onnisciente e del raccontato interno al ricordo di un POV è di per sé una scelta molta macchinosa, che non aiuta chi, come me, preferisce sempre la massima fruibilità agli arzigogoli narrativi. Inoltre, l’uso di “batter d’occhio” come unità di tempo al posto di “secondo” (una manciata di batter d’occhio al posto di una manciata di secondi, per intenderci) sulla carta è una di quelle piccole chicche da scrittore esperto che rende l’immedesimazione del lettore ancora più profonda, trovo però che a volte non funzioni e che suoni proprio male. Secondo me andava un po’ ripensata, ma l’autore ha fatto la sua scelta e non mi resta che alzare le mani in segno di resa. Ecco, forse il problema di un worldbuilding così fresco e interessante è che non basta mai, ne vorresti sempre di più. Quello che Esodo fa meglio dei suoi predecessori, infatti, è riuscire a preparare il cataclisma che sarà il quarto libro, completando l’arco della storia di questo romanzo, a ulteriore segno della maturazione oggettiva del suo autore.
Complimenti Vincenzo. Portaci dritti nell’ombra, non vedo (letteralmente) l’ora! (specie dopo QUELL’ ultimo capitolo!)
“Lo Skryun-Esodo” è il terzo volume della omonima serie dieselpunk, scritta e prodotta da Vincenzo Valenti.
La storia riprende dall’esatto momento in cui era finita nel precedente libro, cioè con Marx, il nostro nano carrista (senza carro, ahimè) che si ritrova in un mondo ostile e con una guerra che infuria. Vaandau, il suo nuovo alleato, gli offre una prospettiva diversa e insieme si trovano a scoprire una vera e propria setta, gli Zeloti della Fiamma, che si pongono come miglior speranza per il mondo. Non solo, la nostra Tessitrice, già conosciuta nel secondo, qui si presenta in tutta la sua oscurità e disperazione, mentre l’Ombra è sempre più vicina. A completare il quadro, orchi ed elfi fanno (finalmente) la loro comparsa su quella che è diventata una scacchiera, con ogni personaggio o schieramento che è una pedina pronta all’inizio della partita.
Questo romanzo è senza dubbio di transizione e, come detto, si pone l’obiettivo di arrivare allo scontro finale del quarto libro. La cosa interessante, però, è che non sono capi di stato o grandi generali a fornirci la prospettiva di tale scontro, bensì la fanteria, se così si può dire. Marx rappresenta perfettamente le truppe di base, i pedoni della scacchiera, quelli che sono considerati carne da cannone: eppure lui dimostra la capacità di capire cos’è la sopravvivenza nonché la duttilità mentale di sapersi alleare anche contro i nemici di un tempo. Mi è piaciuto come si passasse dalla situazione del primo in cui la guerra era la cosa più importante a “vabbè, chissene frega se sono i nemici” di adesso: mi ha ricordato molto la guerra fredda anni Ottanta. Questo elemento è ancora più forte nel vedere la burocrazia nanica, quel misto di regole ferree e di “chissene importa” che ricorda davvero tanto l’URSS.
Detto questo, spero di vedere maggiormente gli elfi nel quarto volume, perché, come Marx, anche io come lettrice ne so ancora troppo poco.
Ci ho messo un po’ a capire che questo terzo volume non fosse l’ultimo, forse perché si respirava quell’atmosfera fichtiana di “tesi, antitesi e sintesi”: nel primo avevamo la luce (i nani, i buoni), nel secondo l’oscurità (le origini della nostra Tessitrice) e ora finalmente l’unione (la sintesi). Eppure a pensarci, la vera sintesi non c’è stata: ci ho messo qualche ora di riflessione a capire cosa mancava e no, non era la battaglia finale, bensì il cattivo. Ok, abbiamo l’antagonista, abbiamo la Tessitrice, ma è l’emanazione del male: buffo averlo scordato, perché abbiamo avuto un intero libro, il secondo, per vederla come vittima. Se i tempi di climax e anticlimax mi hanno ricordato un po’ la serie Battlestar Galactica, questo aspetto mi ha fatto rivivere le emozioni degli anime anni Ottanta-Novanta: vedi l’antagonista, sai chi è, eppure sai che in fondo è una vittima come gli altri e, se anche venisse sconfitto, in fondo non cambierebbe nulla. Ed è questo ciò che mi aspetto dal volume conclusivo: l’Ombra, il vero cattivo. La battaglia finale, l’arrivo dei nostri, dev’essere contro il vero cattivo.
Dal punto di vista della forma, il libro riprende lo stile dei primi due, cioè poche descrizioni e tanta azione, con capitoli corti e salti del punto di vista narrante, anche temporali. Secondo me, questo romanzo ha un’estetica più definita rispetto al secondo, ancora una volta un mix tra le atmosfere dieselpunk del primo e il dark fantasy del secondo. Se però i primi due erano caratterizzati da uno stile “brutti, sporchi e cattivi”, in questo sono tutti più affascinanti e, in un certo senso, belli: difficile non immaginarsi la sinuosità della Tessitrice di corpi, ma anche una sorta di piacevole eroismo da uomo medio di Marx.
Concludo con una lode: finalmente si capisce il significato del titolo! Tra l’altro nel capitolo, secondo me, scritto meglio.
Concludo con consigliarlo a chi cerca una lettura diversa dal solito, un fantasy con una ambientazione davvero originale.