Al Kenner sería un adolescente ordinario de no ser por sus casi dos metros de estatura y su coeficiente intelectual, que es superior al de Einstein. Coincidiendo con el asesinato de Kennedy, sus peores traumas emergerán, especialmente los que surgen a raíz de los malos tratos que le inflinge su madre, un ser violento y adicta al alcohol.
Tras pasar cinco años encerrado en psiquiátrico, Al regresa al mundo sintiéndose rehabilitado. Los hippies con su pacifismo y su contracultura conseguirán desconcertarle y le harán dudar acerca de su deseo de alistarse para ir a Vietman. Finalmente se decidirá por ingresar en la policía de Santa Cruz. Desde ahí pretende ayudar a poner fin a la ola de crímenes que vive California.
Inspirádose en un personaje real, Ed Kemper, Dugain toma la figura de este asesino en serie condenado a perpetuidad para trazar un híbrido entre novela psicológica, negra y road movie literaria con el que al final realiza una autopsia del combate interior de una nación en plena mutación: Estados Unidos.
Marc Dugain is a French novelist and filmmaker renowned for his historical and political narratives. His debut novel, La Chambre des officiers (1998), inspired by his grandfather's work with World War I veterans, garnered critical acclaim and won multiple literary awards. Dugain's oeuvre often delves into the lives of prominent figures and events, as seen in works like La Malédiction d'Edgar (2005) and Une exécution ordinaire (2007). Beyond literature, he has directed several films, including adaptations of his own novels, and has contributed to theater and graphic novels. Dugain's storytelling is marked by a deep exploration of power dynamics, historical intricacies, and the human condition.
Manyakların manyağı Al Kenner ile tanıştınız mı? 2 metre 20 cm boyu ile onu fark etmemek mümkün değil! Bu yazarı ilk kez okuyorum. Ama okuması zor bir dili yok. Hatta dümdüz diyebilirim. Al’in aklından ne geçiyorsa hepsini direkt size iletiyor yazar. Bu kadar düz bir seri katil mantığı hiç okumamıştım. Cinayetlerini işlemesi ve bunu dayandırdığı sebepler birden size çok mantıklı gelebilir. Ama aldanmayın. Al Kenner IQ’su Einstein’dan bile yüksek çıkmış sosyopat bir katil. Kitabın çok kafa karıştırıcı bir gidişatı yok. Bir geçmiş bir gelecek yapıyor ama bunu ustalıkla yapıyor. Gerçek kanlı polisiyeden hoşlananlar bu kitabı sevecektir.
Welp, this book is slightly terrifying. It shows how well (and how easily) a serial killer can hide his crimes. It’s even more terrifying because the book is based on a true story. The author does a fabulous job of creating a complicated main character. Al Kenner seems like a fairly normal guy from the outside, but the reader has access to his thoughts, so we know that something is badly wrong with him. The reader doesn’t find out how twisted Al is until the end. Al’s frustration at the world really comes through the page.
The book has some translation issues. It was originally written in French, but I can’t read French, so I read the English version. There are a lot of typos, and I had to reread sentences occasionally because they confused me.
I also think the book could have been shorter. The story covers most of the character’s life, and I got bored with parts of it. Especially the long conversations with the therapist in the psychiatric hospital. I just wanted the plot to get moving.
If you’re interested in serial killers, I’d recommend this novel.
Questo libro per me è stato una rivelazione, ha fatto da droga per l’effetto eccitante che ha avuto su di me e mi rendo conto che dicendo queste cose corro il rischio di passare per psicopatica ma no, nessun problema. L’eccitazione di cui parlo è stata solo per puro e semplice interesse professionale e per lo studio della mente umana. Perché questo libro è la storia di Ed Kemper (alias Al Kenner nel libro) il cosiddetto Gigante di Santa Cruz a causa della sua statura di oltre due metri di altezza per più di 120 kg. Ho letto diversi libri del genere ma posso dire di non averne mai trovato nessuno così interessante. Il motivo è principalmente perché è tutto scritto da lui in prima persona e il fatto che fosse molto intelligente, con un qi decisamente sopra la media, e che si fosse appassionato allo studio della psichiatria durante la sua vita, gli ha reso possibile narrare le proprie vicende con una veridicità unica, con una padronanza delle proprie sensazioni e dei propri sentimenti (o dovrei dire della propria apparente totale assenza di sentimenti) da riuscire ad entrare davvero nella sua testa e comprendere le sue azioni. E tutto questo senza citare elementi dei propri omicidi se non in chiusura e esclusivamente laddove avevano avuto un senso rituale e simbolico, il che era utile quindi per capirne fino in fondo le scelte e il senso di liberazione. Sarà stata probabilmente la sua grande intelligenza a permettergli di mantenere un controllo di sè così a lungo e di apparire talmente convincente a chi lo circondava da rientrare in quei casi in cui davvero le persone dopo direbbero “sembrava un ragazzo così per bene”. La verità è che, come dice lui stesso, quando ha sparato ai nonni a quindici anni, non era per niente incapace di intendere e di volere come è stato giudicato dal tribunale ma del tutto lucido e padrone di sè, nonostante fosse fortemente disturbato già a quell’epoca. Ma come non riuscire a stabilire con lui quell’empatia che lui è incapace di provare, mentre si leggono le violenze che ha dovuto subire da parte della madre tossica per tutta la famiglia e per se stessa, cominciando dal dover avere la propria stanza nel locale caldaia in cantina a cui si accedeva solo con una botola, ed essere preso a cinghiate dalla madre? Questo solo per fare un esempio della relazione malata stabilita con questa donna. Ma c’è da dire che questo è stato anche uno dei maggiori esempi del fallimento del sistema psichiatrico americano, che è vero che sarà più avanti di noi complessivamente anni luce, ma è anche vero che commette spesso errori madornali. E qui anche il caso ha giocato il suo malefico scherzo, perché se l’errore avrebbe potuto giocare a suo favore nella riabilitazione che gli veniva concessa, la mancanza del dottor Leitner ha giocato a suo sfavore facendo capitolare gli eventi in un processo a cascata in cui la fine era inevitabile fino all’epilogo che tutti conosciamo purtroppo. Devo dire professionalmente che in teoria l’ideale sarebbe stato effettivamente per lui non avere più nulla a che fare con la madre, ma che obiettivamente un medico non avrebbe mai e poi mai dovuto suggerire questa come soluzione, essendo perfettamente a conoscenza del fatto che, il tornarci a contatto avrebbe segnato il riacuirsi di tutti i suoi sintomi e la perdita del controllo delle proprie azioni. E questo avrebbe dovuto essere inammissibile. Posso solo dire che, alla fine, essere riuscito a liberarsene almeno gli avrà fruttato il mettere a tacere i suoi cattivi pensieri, se non altro.
"Sono consumato dai rimpianti. Non per il male che ho fatto (...) Non provo empatia, il mal che ho fatto resta teorico per me. Ho commesso dei danni collaterali (...)". Quando si legge una storia come questa, la domanda è inevitabile: quanto conta il contesto nel quale si nasce e si cresce? Quando sentirsi amati ed accettati dai propri genitori è fondamentale per diventare gli adulti che saremo? Al Kenner è un giovane fuori misura. Alto oltre due metri, pesa oltre cento chili ed ha un QI maggiore di quello di Einstein. Passare inosservato è impossibile. Eppure, Al è invisibile ai più. Non ha amici; il padre lo ama, seppure a modo suo, ma non riesce ad interagire con questo figlio strano; le sorelle ne hanno paura ma è la madre quella che avrà più peso nell'adulto che Al diventerà. La madre è, infatti, una donna brutta, dentro e fuori; una anaffettiva, incapace di amare non solo il marito ma soprattutto quel figlio che ripudia, che disprezza, per sua diversità e per la sua personalità borderline. E come si può essere persone equilibrate quando non si è capaci di provare empatia per gli altri? Quando neanche tua madre ti ama? E se non sai amare né provare nulla per i tuoi simili, allora anche uccidere è un mero "danno collaterale". Marc Dugain con "Viale dei giganti", ISBN edizioni, ci racconta, in chiave romanzata, la storia di Ed Kemper, serial killer tuttora rinchiuso in prigione che tra gli anni '60 e i primi anni '70 si macchiò di una serie di omicidi di giovani autostoppiste, dopoa ver assassinato, a soli 15 anni, i nonni paterni eche chiuderà la sua carriera criminale con il barbaro omicidio della madre. Dugain ci porta in un incubo travestito da apparente normalità. Al/Ed è un giovane dall'altissimo potenziale. Eppure, nonostante il suo quoziente intellettivo notevole, che potrebbe aprirgli tante porte, è un giovane psicopatico, tanto più pericoloso perché inserito nel tessuto sociale. Ma la sua mancanza di empatia, la sua anaffettività, faranno di lui uno dei più spietati serial killer della storia americana. Una vicenda raccontata con uno stile freddo e distaccato come il protagonista.
“Viale dei Giganti” è l’autobiografia romanzata di Al Kenner. Prende spunto dalla storia vera di Ed Kemper, serial killer californiano dalla stazza imponente, più di due metri d’altezza, e dal quoziente intellettivo elevatissimo che agli inizi degli anni settanta uccise brutalmente (decapitazioni, necrofilia, cannibalismo) numerose giovani donne, nonché la madre e un’amica di quest’ultima (tutto questo dopo che da ragazzo aveva già ucciso i proprio nonni paterni ed essere stato internato in un istituto psichiatrico per poco meno di cinque anni). I pregi migliori del romanzo stanno in due scelte fatte da Marc Dugain: la prima quella di dare pochissimo risalto ai particolari molto macabri degli omicidi, evitandoli proprio nella maggior parte dei casi, e preferendo piuttosto indagare l’aspetto psicologico del protagonista (a tratti forse un po’ troppo confusamente); la seconda lasciando un discreto spazio anche al momento storico durante il quale si svolgono i fatti, la guerra del Vietnam e il movimento hippy, nonché alla dimensione geografica, quella costa californiana fatta di paesini al di fuori dell’orbita delle più grandi e famose città.
Antes de nada diré que probablemente no sea objetiva con mis cinco estrellas, o sí, ¿quién sabe? Desde hace muchos años me fascina Ed Kemper. He visto todos los documentales o series en los que aparece, y he leído todo lo que ha caído en mis manos sobre él, por lo que parto desde ese punto. Avenida de los Gigantes es una novela inspirada en su vida y narrada en primera persona desde la cárcel, como si se tratase de unas memorias. El autor ha estudiado claramente a Ed Kemper, ha visitado cada lugar, ha escuchado sus grabaciones, escribe como si fuera Ed. Cuando "conoces" algo sobre él sabes que tiene una manera muy característica de narrar, de contar su vida, y es exactamente así como está escrita esta novela. Realmente llegas a creer que es Kemper quien escribe. Me ha encantado, he intentado incluso tardar más en leerla porque me daba pena acabarla. Pocas veces me ocurre eso con una novela, esa sensación de vacío difícil de eliminar.
Novela inspirada en la historia real de Edmund Kemper, un peligroso asesino en serie aún en prisión. El libro se centra en la descripción psicológica del personaje y no en los crímenes, por los que pasa muy de puntillas y sin recrearse en la parte violenta del personaje. La verdad es que me ha decepcionado un poco. Tiene sus puntos álgidos, pero creo que le sobran algunas páginas.
4 1/2 stars. An excellent, thoroughly convincing literary thriller.
Despite being heavily based upon the life story of serial killer Edmund Kemper, 'The Avenue of the Giants' is firmly in the realm of fiction - all names, and quite a few significant details, have been changed by the author. That said, had I not had at least some familiarity with the Kemper case going in, I wouldn't have known the difference. This is one of the most true-to-life novels I've read in some time, and the fact that it was written by a contemporary French author, while being set in 60's Northern California, makes its sense of realism all the more impressive. Derived from actual events or not, the suspension of disbelief which the narrative allows, makes it a hugely enjoyable and engrossing read. Dugain's prose is both as elegant and as simple as it needs to be, and the language of the story virtually never hits a wrong note - Howard Curtis's translation deserves a lot of credit as well.
As a narrator, Al Kenner isn't unreliable so much as deceptively straightforward, lulling the reader into trusting him just as he manages to deceive those around him, most of all his "fiancee" Wendy and her police officer father. With the exception of Kenner's first (his grandparents) and final (his mother and her best friend) murders, he declines to dwell on or even describe his infamous crimes, but it's this very lack of explicit detail which makes the ending reveal/confession far more shocking. Of course you've known, or at least suspected, all along what the character has done, but when he spells it out in his own words to his potential father-in-law, the impact of the preceding 300-odd pages hits with full force.
'Avenue of the Giants' serves as both a page-turner and a more serious work of literature, blending the two in impressively seamless fashion. Its fictional - albeit truth-based - world is both fully realized and utterly convincing, and as a contemporary novel it deserves the highest praise.
Libro straniante che ci racconta in forma romanzata la vera storia di un pluriomicida. L'aspetto più inquietante è che il romanzo è scritto in prima persona, come se fosse lo stesso protagonista a parlare e raccontarci quello che ha fatto. In questo modo al lettore sembra proprio di entrare nella sua testa e ciò crea una sorta di empatia che mai ci aspetteremmo di provare per un essere simile. Al spara ai suoi nonni quando è ancora minorenne. Viene mandato in un ospedale psichiatrico e qui, attraverso le sedute col suo analista, abbiamo modo di conoscere la sua infanzia disgraziata e quell'essere abietto che è sua mamma. Dopo 5 anni Al viene considerato guarito e rimesso in libertà, ma la fonte del male che sente dentro di sé è ancora molto presente e lo spingerà a uccidere di nuovo. Devo ammettere che l'indagine psicologica di cui è permeato questo romanzo è molto affascinante e convincente. La scrittura è d'effetto e riesce ad appassionare il lettore.
In questa biografia romanzata della vita di Ed Kemper, Marc Dugain ti fa entrare nella mente dell'assassino seriale e ti permette di conoscere la sua vita ed i suoi pensieri senza però approfondire la parte macabra dei suoi crimini. L'autore rende quindi il libro adatto alla lettura anche alle persone più sensibili e facilmente impressionabili. Una scrittura lineare ed allo stesso tempo coinvolgente che centra in pieno il personaggio, un genio con quoziente intellettivo superiore a quello di Einstein che, all'apparenza, sembra innocuo ed indifeso.
(3.5) la storia narrata è ispirata a fatti realmente accaduti, ed è questo che rende così inquietante e terrificante questa storia. lo stile di scrittura è asciutto, ma non scarno, è delinea perfettamente la psicologia di un personaggio complesso ma tremendamente umano.
Questo libro si ispira alla storia vera di un serial killer ed è molto interessante il modo in cui l'autore riesce a far entrare il lettor nella mente dell'assassino! Consigliatissimo
Voilà une expérience étrange... J'ai une liste énorme de livres à lire et je pioche dedans de manière aléatoire donc je ne me souviens pas toujours le sujet de ceux-ci avant de les commencer... C'est ce qui s'est passé avec Avenue des geants. Après le première chapitre je vais lire rapidement le résumé pour vérifier le genre du roman et je vois que celui-ci est inspiré de l'histoire vraie d'un tueur en série. Je ne vais pas plus loin dans mes recherches pour me laisser surprendre.
Et là, le livre me tient en haleine, être dans la tête d'un tueur, ça fait vraiment quelque chose mais, étant ce même tueur qui raconte, ne serait-on pas aussi manipulé? Parce que j'ai senti de l'empathie, tout n'est pas dit pendant un long moment et on lui trouve des excuses, on se demande comment cet homme qui a été maltraité va être un tueur en série ?
Puis le livre finit, il ne me restait plus qu'à vérifier jusqu'où l'auteur était allé dans l'adaptation de la réalité... alors oui c'est romancé, mais le pire est bien là. Voilà une sensation étrange, j'ai vécu pendant ces jours de lecture un peu à côté de Ed Kemper... et la réalité est horrible. Je vous avoue être un peu perdue et je suis sûre que c'est ce que l'auteur a voulu provoquer... je me sens en quelque sorte une victime collatérale, et je trouve ça plutôt fort.
This is a masterpiece... Even way beyond the storyline and the perfect thoughts and ideas and the striking intellect of Al Kenner... The idea of writing this book and how it was written takes my reading experience to a whole new level.
Genre: Thriller / Psychothriller Autor: Marc Dugain Verlag: C. Bertelsmann Preis: 20€ Seiten: ca. 380 ISBN: 978-3570101834
1. Handlung: Al Kenner ist 2.20 groß und ein Außenseiter in der Schule sowie überall, allein schon wegen seiner Größe, doch er hat auch einen IQ der höher ist als der von Einstein. Als er in einem Alter von 15 Jahren seine Großeltern kaltblütig ermordet wird er als unzurechnungsfähig eingestuft und in eine psychiatrische Anstalt eingewiesen. Dort geht er dem Psychologen zur Hand und studiert so. Nach 5 Jahren, die er in dieser Anstalt verbracht hat wird er wieder in sein Leben entlassen, doch wie wird er sich integrieren? Kann er das überhaut oder nimmt sein Drang zu töten überhand? 2. Schreibstil: Der Schreibstil des Autoren ist sehr ausschweifend und manchmal gar philosophisch. Er beschreibt die Dinge, falls sie unseren Hautcharakter interessieren, sehr detailreich und unglaublich präzise. Allerdings finde ich, dass er sich an einigen Sachen, die auch für die Handlung nicht weiter wichtig sind ein wenig zu sehr aufhält und sich in diesen verliert. Dadurch wird zwar der Protagonist sehr gut ausgeleuchtet, da wir alles aus seiner Sicht erleben, jedoch strecken sich auch einige Szenen. 3. Charaktere: Das Hauptaugenmerkt liegt auf Al Kenner, dessen Sichtweise wir auch einnehmen. Wir erfahren schon im vorhinein, dass er schreckliche Taten verüben wird, doch durch die Perspektive können wir die Motive besser verstehen. Allerdings finde ich, dass man nicht genug in die Psyche des Mörders einblicken kann, was auch an der gesamten Konstruktion des Buches lag. Eine andere wichtige Person ist die Mutter von Al, die einen sehr großen Einfluss auf ihn hat und stellvertretend für die Gesellschaft steht. Zum anderen stellen auch die Hippies einen wichtigen Teil der Geschichte da und die freie Lebensweise, dass denkt man erst gar nicht, wenn man den Klappentext liest. 4. Umsetzung: Zum einen täuscht der Klappentext und zum anderen gibt er auch ein wenig zu viel Information an den baldigen Leser. Ich empfehle ihn also einfach nur zu überfliegen. Zudem gibt es in dem Buch eine sehr interessante Rahmenhandlung in der man den erwachsenen Al Kenner kennenlernt. Er wirkt zugleich sympathisch und dann im nächsten Moment wie die Teufel selbst, fies und grausam. 5. Cover: Das Cover des Buches ist wirklich hübsch, hat meiner Meinung nach allerdings nicht all zu viel mit dem Buch zu tun. 6. Ende: Das Ende des Buches ist unglaublich gut. (Hier noch einmal der Hinweis, lest nicht den Klappentext sonst wird dieses fast schon gespoilert.) Hier wird alles aufgelöst, genauso wie es in einem guten Buch sein sollte. Allerdings zieht sich durch die ständige Ungewissheit leider auch der Mittelteil des Buches sehr, sodass man sich an manchen Stellen das Ende schon wünscht. Für jemanden der nicht von Anfang an weiß worauf es hinausläuft, wir das Ende ein echter Schock sein und er wird es nicht kommen sehen. 7. Bewertung:
Al Kenner ist ein Monster. Schon rein äußerlich fällt er mit seinen 2,20 aus dem Rahmen, hinzu kommt ein IQ, der höher ist als der von Albert Einstein - und er wird auch nicht müde, dies immer wieder zu erwähnen, vermutlich weil es nichts anderes in seinem Leben gibt, auf das er stolz sein kann. Mit 15 erschießt er seine Großeltern, bei denen er lebt und flieht, stellt sich jedoch kurz darauf der Polizei.
Er wird in die Psychiatrie eingewiesen. Scheinbar therapiert wird er wieder entlassen - doch in ihm schlummert immer noch das Monster. Er mordet weiter. Erst sind es Anhalterinnen, die er auf bestialische Weise ermordet, zum Schluss ist es seine eigene Mutter. Dann stellt er sich der Polizei, denn etwas Unvorhergesehenes ist passiert: Al Kenner hat sich verliebt.
In Rückblicken erzählt Al Kenner dies seiner einzigen Besucherin - einer Frau, die sich unsterblich in ihn verliebt zu haben glaubt. Das Schockierende ist jedoch die Emotionslosigkeit, mit der er dies erzählt. So sagt er, er habe sein Großmutter nur umgebracht, weil er wissen wolle, wie es sich anfühlt, sie zu töten. Bemerkenswert ist noch, dass sich Marc Dugain in seinem Roman darauf fokussiert, ein Bild des Täters zu zeichnen, seine Persönlichkeit zu beschreiben und zu versuchen, zu erklären, wie aus Al der Mensch geworden ist, der zu solchen Taten in der Lage war. Die Taten an sich werden dabei nicht beschrieben oder nur in Rückblicken angerissen, über die Opfer erfährt man nicht viel.
Das gelingt auch relativ gut, wozu der neutrale Erzählstil sicherlich beiträgt. Man merkt, dass Al ein kranker Mensch ist, der dringend Hilfe benötigen würde - aber in den USA der 60er und 70er Jahre hat dies leider niemand erkannt. Zudem kann sich Al hervorragend in die Gesellschaft einfügen ohne jemals aufzufallen - er fällt einzig und allein durch seine Saufgelage auf, ohne dabei jedoch aggressiv zu wirken.
Marc Dugains Studie eines Serienmörders wirkt auch mich beängstigend, denn sie zeigt, dass das Monster gleich nebenan wohnen könnte.
Der wahre Al Kenner heißt übrigens Ed Kemper und sitzt nach wie vor in den USA in Haft - warum er allerdings als das reale Vorbild von Hannibal Lecter bezeichnet wird, dazu habe ich nichts gefunden, aber so ein Titel verkauft sich natürlich ganz hervorragend.
The first book I ever read in French was L'Étranger, when I was 15. Now nearly 50 years later, Marc Dugain has given us Meursault à l'américaine, naturally bigger (not just physically), but more callous and prolific in killing than European counterparts.
Dugain writes very well, though I can't speak for translations. I am unable to put down his novels, even when I might not have been as attracted by subject matter as with "La Chambre des Officiers" - still my favourite - or "Heureux comme Dieu en France" (bizarre German saying, suggesting a deficit of knowledge of French history, but since German also considers sows as happy, in spite of their national delight in eating pork...)
His trilogy on French politics had me captivated, probably enhanced by the recent présidentielle, and all those other elections that are now scaring some of us.
Meursault, symptom of malaise of dying French Algeria, Kenner, of post-war USA. Fortunately Dugain doesn't make a "Silence of the Lambs" horror story out of the fictionalised "autobiography" of a real murderer - I'd not have managed to read that.
No se si el autor ha podido entrevistarse con Ed Kemper, o solo se ha inspirado en lo que cree que piensa. Sea lo que sea, este libro me ha encantado por dos motivos.
Al estar escrito en primera persona no paramos de escuchar la mente del protagonista, sus dudas, sus motivaciones y sus pensamientos íntimos. Es fascinante lo que ha conseguido Dugain con una historia sórdida y triste como es la vida de un asesino en serie.
Y segundo, no tiene para nada excesos. No vas a ver descripciones gráficas de asesinatos. Es todo tan aséptico y a la vez elíptico que da envidia ser capaz de manejar así los tempos en la escritura.
En apariencia sencilla, pero en realidad la novela está muy elaborada. Me ha interesado desde el principio, y el final no pierde nada de nada. Ya quisieran muchas novelas calificadas de "impactantes y duras" aproximarse un poco a ésta. Y sin fuegos artificiales.
French novel loosely based on the case of Edmund Kemper. Emphasis on psychology over gore. Liked the approach, well written but at the end of the day not blown away. Decent read.
Recensione a cura della pagina instagram Pagine_e_inchiostro: Viale dei giganti è un romanzo di non-fiction che si ispira alla storia vera di Ed Kemper, uno dei più noti serial killer della storia americana, ancora oggi detenuto in carcere. Dugain ricostruisce la vicenda di un uomo la cui follia ha sconvolto l'America degli anni '60, portando il lettore ad esplorare non solo la cronaca, ma anche il labirinto psicologico di un individuo che oscilla tra vittima e carnefice.
Al Kenner, il protagonista fittizio, è un adolescente dotato di un'intelligenza straordinaria e di una stazza imponente. La sua vita cambia tragicamente quando, il 22 novembre 1963, giorno dell’assassinio di Kennedy, uccide i nonni paterni. Internato in un ospedale psichiatrico, Al intraprende un difficile percorso terapeutico per affrontare il male radicato in lui, frutto di un'infanzia segnata dalla crudeltà di una madre anaffettiva e dalla debolezza di un padre remissivo. Dopo cinque anni, dichiarato innocuo dai medici, viene rimesso in libertà, ma la speranza di una vita normale svanisce presto.
Pur rimanendo abbastanza fedele alle vicende di Kemper, il romanzo introduce elementi romanzati per esplorare sfumature diverse del protagonista. Dugain non si limita a raccontare solo la storia di cronaca, ma ci guida attraverso un processo di immedesimazione, penetrando nella mente di un assassino fuori dal comune. Non solo, l’autore usa come sfondo la storia Americana degli anni ‘60/‘70 e le sue insite contraddizioni, tra la guerra del Vietnam e il movimento hippy. Lo stile dell’autore, specchio della psicologia del protagonista, é apatico, a tratti poco scorrevole e disturbante, rispecchiando la freddezza e l’inquietudine della sua mente. Tuttavia, l’analisi psicologica e la capacità dell'autore di esplorare i meandri più oscuri della mente umana rendono il libro una lettura audace, pur non facile da digerire.
Titolo libro: Viale dei Giganti Autore: Marc Dugain Edito: Isbn edizioni Pagine: 316
Opinione personale: Come ben saprete non ho mai nascosto la mia curiosità/interesse verso il caso di Ed Kemper. Curiosità che mi ha portato anche a leggere un libro in inglese su di lui e sul suo caso. Per questo, quando sono venuto a conoscenza dell' esistenza di un romanzo basato sulla sua storia, sono stato sempre parecchio titubante dal leggerlo. Dopo qualche anno mi sono deciso a leggerlo, "insieme" a @pagine_e_inchiostro. Marc Dugain riesce a rendere ancora più interessante il caso di Kemeper, che nel libro è Al Kenner, raccontandola in prima persona e cambiandone alcune sfaccettature. Dugain scrive praticamente un diario personale, il quale fa capire quanto abbia studiato sia il caso che la mente di Al Kenner (Ed Kemper). Non solo, Dugain riesce anche a raccontare il disagio sociale che gli anni '60 hanno portato i giovani a cambiare modo di vivere. Siamo nell' epoca della morte di J. F. K, della guerra nel Vietnam e dei figli dei fiori. Dugain racconta bene il disagio sociale giovanile, racconta bene il mondo senza empatia di Al Kenner e il mondo nel quale cresce senza aver mai ricevuto affetto dalla sua famiglia, da sua madre soprattutto. Avevo paura che in un libro romanzato certe cose venissero censurate, perché sono veramente pesanti, ma per fortuna questa pubblicazione non ha avuto censure e ci si immerge completamente nelle devianze del personaggio. Ho apprezzato anche il fatto che lo scrittore abbia messo un personaggio col suo stesso cognome all' interno del romanzo e che questo personaggio cercasse in qualche modo di far sentire ben voluto Al nei momenti passati insieme. Concludo dicendo che Al Kenner (Ed Kemper) farà sempre parlare di lui, sia per la sua storia famigliare e personale, sia per una questione psicologica. Potete trovare molto video su YouTube che affrontano il caso di Kemper, per lo più in inglese. Voi lo avete letto, cosa ne pensate?
1/2020. Por fin, terminadas las navidades, he tenido tiempo de acabar este libro que llegó a mis manos como regalo de cumpleaños. Lo conocí a través de las #recomendacionesdirty, uno de mis hastags favoritos.
El protagonista es Al Kenner, personaje basado en el asesino en serie Ed Kemper, un joven con un coeficiente intelectual superior a 140 y una estatura de más de 2 metros. Estos rasgos, unidos a una tormentosa relación con su madre, marcan su personalidad. A los 15 años asesina a sus abuelos y es internado en un psiquiátrico.
Todo esto lo sabemos desde el principio, de modo que el autor no nos lleva a engaño en ningún momento. Sin embargo, tras la narración en primera persona y una trama de falsa autobiografía vamos cayendo en una red araña de la que no podremos salir sin pelear. Porque el libro te lleva a terrenos incómodos en los que te planteas la naturaleza del Mal o en los que llegas en algún momento a simpatizar con un asesino. Y esto sin dejar de lado el suspense y ahondando en una personalidad que, sin poder conocer a fondo, requiere un análisis profundo.
Y es curioso que para tratarse de un libro sobre un asesino en serie no hay un uso excesivo o morboso de la violencia, casi la encontramos como un leve detalle, un pequeño vistazo a una escena. Porque el horror no siempre debe ser explícito y en este caso me parece muy bien transmitido por Dugain.
El broche de los últimos capítulos hace que la novela mejore más, dejando todos los hilos atados y haciendo que la lectura quede cerrada por completo, aunque es probable que termine en una búsqueda por la Wikipedia para saber más sobre la persona que inspira a Al Kenner.
(P.D.: Para los curiosos y seriefilos, Ed Kemper es el gigante al que visitan los policías en la prisión de Vacaville en varios episodios de 'Mindhunter')
Chi ha visto Mind Hunter (e chi non l'ha visto dovrebbe correre ai ripari) non avrà certo dimenticato Ed Kemper, il Gigante di Santa Cruz, probabilmente il più intelligente e introspettivo di tutti i serial killer conosciuti. In questa splendida ricostruzione - o biografia romanzata - Marc Dugain ci permette di seguirne le vicende e i tormenti interiori, oltre che le violenze fisiche e mentali subite, senza mai scadere nel compiacimento macabro o morboso, soffermandosi solo sui delitti "significativi" - quelli commessi all'interno della famiglia - di fatto ignorando o quasi quelli commessi, diciamo così, per sublimazione, come sostituzioni del matricidio. È una lettura intensa e partecipe, quella di Dugain, che come poche altre fa luce sul mondo di tenebre che porta questi personaggi a compiere atrocità inimmaginabili. L'abile accorgimento dello scritto in prima persona gli permette di scavare a fondo, e consente anche al lettore di astrarsi, per quanto possibile, dall'orrore dei suoi atti e persino di provare pietà per il destino di questo ragazzo così intelligente, ma così prigioniero dell'ambiente familiare da non riuscire a trovare altra via di fuga se non uccidendo. Ho letto ormai parecchi "true crime", sempre cercando di selezionare titoli di alto livello: non solo Capote a Carrère, ma gli almeno altrettanto validi lavori, per esempio, di Gitta Sereny, del nostro Pagliaro, o di Rebecca Godfrey, per citarne solo alcuni tra i migliori. Ricostruzioni che non siano fini a se stesse (e tanto meno ricerca del sensazionalismo o del compiacimento morboso) ma tentativi di comprendere, almeno in parte, l'inspiegabile, e devo dire che questo di Dugain entra di diritto ai primissimi posti della mia personale classifica.
Le cadre se situe en pleine guerre du Vietnam aux Etats-Unis, époque où les mouvements hippies émergent en réaction à cette violence justifiée. al Kenner est un géant au QI surdéveloppé dont on suit les pérégrinations. Très jeune, il développe des prédispositions au meurtre et un total manque d'empathie. le lecteur navigue entre des scènes où al plus âgé est en prison et discute avec une attachée de presse de la maison d'édition pour laquelle celui-ci "travaille" (éditeur de livres audio auquel al prête sa voix) et des flashbacks qui décrivent son histoire passée.
Le côté psychologique froid et torturé du personnage de al met à distance le pan émotionnel qui aurait pu avoir sa place dans un tel roman. Sans âme, méthodique, analyste, al décortique ses propres réactions et celles des autres. Il est à part. de fait, le lecteur se trouve relégué en observateur de ce qui s'est passé sans prise sur les choses. L'écriture est incisive et finement travaillée. On ressort un peu perturbé de ce "road trip" macabre mais au final, on se prend de pitié et d'empathie pour cet être bizarre et on se surprend à essayer de lui trouver des excuses pour les actes qu'il commet.
Un très bon thriller psychologique sur les mécanismes de réflexion d'un tueur.