Centocinquantasei scintille del genio letterario di Dino Buzzati: è questo il contenuto di In quel preciso momento, una raccolta di prose brevi, racconti lampo, note, appunti, divagazioni, parabole, riflessioni, memorie in cui si ritrovano tutti i temi più cari allo scrittore bellunese, che riesce a ridurre alla quintessenza, a condensare nel giro minimo di una battuta la sua interpretazione del mondo. Sono frammenti, pezzi di laboratorio tratti spesso dalle pagine del suo diario, nei quali si coglie la materia prima del Buzzati narratore 'in grande', quello del Deserto dei Tartari, dei Sette messaggeri, di Un amore. Così che proprio in queste note a margine di una più imponente produzione è più viva e scoperta la sua emozione di fronte ai fatti della vita, più esplicita la visione magica del quotidiano, più immediata e illuminata da scatti improvvisi e segrete risonanze l'arte con cui lo scrittore si trasforma in lettore delle proprie giornate, che egli sfoglia a una a una, entrando in intimo colloquio con le proprie angosce e i propri raccapricci.
Dino Buzzati Traverso (1906 – 1972) è stato uno scrittore, giornalista, pittore, drammaturgo, librettista, scenografo, costumista e poeta italiano.
Dino Buzzati Traverso was an Italian novelist, short story writer, painter and poet, as well as a journalist for Corriere della Sera. His worldwide fame is mostly due to his novel Il deserto dei Tartari, translated into English as The Tartar Steppe.
"Io penso quante volte, senza volerlo, senza il più lontano sospetto, seminiamo tra gli uomini - amici magari, cari parenti, a cui non si vorrebbe che bene - seminiamo con le nostre parole, credute innocue, lacrime e pene segrete; e poi si tira avanti per la via, né ci si volta indietro a considerare, né si hanno rimorsi, né mai si conoscerà il male che si è fatto."
"Un'immensa piazza con intorno un'infinità di case, questa è la vita; e, in mezzo, gli uomini che trafficano fra di loro e nessuno mai riesce a conoscere le altre case; soltanto la propria e in genere male anche questa perché restano molti angoli bui e talora intere stanze che il padrone non ha la pazienza o il coraggio di esplorare. E la verità si trova soltanto nelle case e non fuori. Cosicché del restante genere umano non si sa mai niente. L'uomo passa distratto in mezzo a questi infiniti misteri e ciò non sembra poi dispiacergli eccessivamente."
"Sorge un dubbio sottile: per caso quell'uomo (o donna) non era venuto per un motivo grande e decisivo? Non poteva essere quella, disgraziatamente, l'occasione che non avete mai cessato di sognare e dalla quale l'intera vostra esistenza sarebbe mutata? Ma voi non eravate in casa. Per questa stupidissima coincidenza siete mancati al destino. Mai più lo sconosciuto si è fatto vivo. Tuttavia in alcune profondità dell'animo ancora aspettiamo che ritorni."
"Ma, per quanto io stringa, tu non entri in me. Uno strato infinitesimo d’aria ci divide sempre, mai e poi mai potremo superarlo. Fuori di me rimarrai dunque, con tutti i tuoi curiosi misteri. Sorrisi, abbracci, cari sguardi, quante inutili fatiche. Mai ci raggiungeremo. Isole solitarie siamo, seminate nell'oceano, e immenso spazio le separa. Baci, giuramenti, lacrime; sono come piccoli ponticelli, ridicoli stecchi che noi tendiamo dalla riva per valicare gli abissi. E ogni giorno si ripete questa assurda storia."
"RUMORE. O è un ferro del tetto, il vento che ogni tanto lo muove e allora cigola (ma c'è vento?). O è un ragazzo che fa uno scherzo, ma quest'ora che ragazzi sono svegli? Oppure è un gatto. O è un uccello notturno, metodico, col suo lamentoso mugolio. O invece non è niente, sono io che mi immagino di udire, questa è la verità, non c'è niente, mai niente in queste case umide e nude, neppure il ricordo dei morti."
Pubblicazione piuttosto di transizione questa raccolta, vera e propria miscellanea di spunti, idee, racconti brevi, fiabe e parabole morali. Giunge dieci anni dopo Il deserto dei Tartari (1940), apogeo vertiginoso e - forse - non più raggiungibile della poetica di Buzzati (la presa di coscienza di sé in una realizzazione procrastinata; la pavidità del ricercarsi occasioni; il tempus fugit nascosto da atmosfere ovattate e sonnacchiose); e anticipa, di ben otto anni, i celeberrimi Sessanta racconti, ultima raccolta di racconti insignita del Premio Strega (parliamo del 1958). Indubbiamente una lettura che serba in nuce la cifra stilistica dell'autore bellunese: lo sguardo è quello lucido e malinconico di chi scruta gli anfratti del quotidiano per scovare i dolori interiori e le piccole gioie che dettano il trascorrere dei giorni. Una raccolta, in conclusione, che funge da ponte nell'ereditare il lascito de Il deserto dei tartari e porre le basi per il taglio più fantastico e intimo dei racconti successivi.
Yer yer Tatar Çölü, yer yer de kısa öykülerindeki tadı veren anlatılardan oluşan bir eser. Buzzati’nin üslubunu sevenler için güzel; ancak yavaş yavaş okunması gereken bir kitap.
"Şimdiden ayın 28'i oldu ve ben daha hiçbir şey yapmadım. Öte yandan zihnimde dolaşan şiir de şimdi bir şuraya bir buraya kaçıyor. Sabah uyanıyorum, üzerinde düşünüyorum, hepsi bu yağmurlu günlerin ıslak solgunluğuna gömülüyor. Yitirdiğim yolu yakalamak için aksaya topallaya ilerliyorum. ‘Dur! Bekle! Dur’ diye bağırıyorum yokuşun dibinde. Ama sayfalar yavaş yavaş, çok yavaş dökülüyor, bunu kabullenmek zorundayım ama hiç durup dinlenmiyorlar. Asla biz insanlar gibi değil. Durup çevreye bakıyoruz, bir sigara yakıyoruz, biraz çene çalıyoruz. Hayatın sayfaları, saatler yani, astronomik günler ve aptal mecazlara ihtiyaç duymayan aylar, hızla birbirlerini izliyorlar; kabul etmek gerek, böyle bir ağırbaşlılıkla geçişlerini görenler onların düşmanlarımız olduğunu söylemez. Pek ağır, pek asil ilerliyorlar. Ama asla durmuyor lanet olasıca, bir an bile soluklanmıyor, önümüzde daima koşturmaca, hazırlama, planlama, hesaplama, tasarlama bulunuyor. İnsanız ve arada bir durmaya gereksinme duyuyoruz. Duruyor ve uyuyakalıyoruz. Ama işte böyle, biz yolun kenarında durmuş, tuhaf şeylerin rüyasına dalmışken saatler, günler, aylar ve yıllar bize birer birer yetişiyor, iğren yavaşlıklarıyla bizi geçiyor, yolun sonunda görünmez oluyorlar. Sonra sabah uyandığımızda geç kaldığımızı fark ediyoruz, peşlerine düşüyoruz.
İşte tam o anda, amiyane bir deyişle, gençlik bitiyor, demek geliyor içimizden.”(s.76)
Bildiğimiz Öykücü, romancı Dino Buzatti’den oldukça farklı gazeteci-edebiyatçı Buzatti yapıtı. Tür olarak çok kapsamlı, anlatı, deneme, anı, mektup gibi farklı türlerin bileşiminde. 115 parça var içinde, bir paragraf olan da 5 sayfayı bulan da. 2. Dünya Savaşı bitimine doğru başlıyor ve ölümüne kadar olan sürede yazdıklarını kapsıyor kitap. Konu bütünlüğü ve devamlılığı olmadığından beraberinde bir başka kitapla rahat okunabilir. Edebi zenginliği dikkat çekici. Duygusal ve insani vasıflarıyla Buzatti’yi tanımak isteyenlere öneririm.
Questo libro è pieno, troppo pieno: di emozioni, di spunti di rivelazioni perfino e ne sono uscita frastornata e quasi nauseata. Credo di averne fatto indigestione, nonostante abbia proceduto lentamente e mi sia costretta a centellinarlo. È soverchiante. Parla del tempo che passa, ma soprattutto del tempo che è passato. Di come siamo e come saremo, a specchio con un autore di una sensibilità abissale, in grado di comprendere dentro di sé troppe cose. Mi ha travolto. Questi "pezzettini", come lo stesso Buzzati li ha definiti, ammucchiati negli anni fin dopo la sua morte, sono un testamento. Non solo suo, ma di tutti quelli che ci si immergono. Leggetelo. Ma fate attenzione.
"Ma, per quanto io stringa, tu non entri in me. Uno strato infinitesimo d’aria ci divide sempre, mai e poi mai potremo superarlo. Fuori di me rimarrai dunque, con tutti i tuoi curiosi misteri. Sorrisi, abbracci, cari sguardi, quante inutili fatiche. Mai ci raggiungeremo. Isole solitarie siamo, seminate nell’oceano, e immenso spazio le separa. Baci, giuramenti, lacrime; sono come piccoli ponticelli, ridicoli stecchi che noi tendiamo dalla riva per valicare gli abissi. E ogni giorno si ripete questa assurda storia." (Che cosa sei, creatura?, pp. 20, 21)
Her biri diğerinden farklı ama hepsi bolca düşündüren metinler. Okurken yazarın hayal gücüne, kurgusuna hayran olmamak elde değil. En çok da hayata, farklı konulara karşı duyarlılığına... O kadar çok yerde "aaa aynı bugün yaşadıklarımız gibi" ya da "hiç bu açıdan düşünmemiştim, çok doğru" dedirtiyor ki...
Piccoli pensieri, storielle, riflessioni di Buzzati scritte in un modo sublime. Non posso parlare della trama, né dei colpi di scena, né della struttura dei personaggi, vi dirò, quindi, che è una delle cose meglio scritte che io abbia mai letto.
Textos curtos, mistura de ensaio, crônica e poema em prosa. Vários deles me deixaram comovido até os ossos. Porém, à medida que se avança na leitura (e o livro é extenso), a fórmula começa a cansar.
Ammetto che ho fatto fatica a leggere questo libro di un grande scrittore come Buzzati all'inizio. Si tratta di piccoli racconti di temi vari, ma che sembravano un po' senza una fine. Penso che ci ho messo un bel po' di tempo (pagine) per capire il suo umore che non conoscevo dai suoi romanzi che avevo letto (tra i cui "Il deserto dei Tartari", il suo capolavoro, e "Un amore", anche questo un bel libro). È stata quindi una sorpresa, e anche se non mi aspettavo un libro così, mi è piaciuto perché non c'è dubbio che lui scriveva molto bene.