Cavaliere, imprenditore, cantante, presidente (di Mediaset, del Milan e del Consiglio), politico, attore, intrattenitore, amato, odiato, idolatrato, mito, male assoluto, anticomunista viscerale, craxiano, comunicatore, fondatore, vecchia gloria, inventore del centrodestra, indagato, condannato, prescritto, perseguitato dalla magistratura, barzellettiere, gaffeur, uomo più ricco d’Italia, editore. Berlusconi è stato tutto. La sua vita è stata più grande di qualsiasi opera di finzione possibile. Questa è la sua storia. E Filippo Ceccarelli è l’unico che poteva raccontarla.
La più straordinaria storia di potere degli ultimi settant’anni.
La sua vita così, vista tutta insieme, fa realmente impressione.
Leggendo l'accuratissimo libro del mio adorato Filippo Ceccarelli, ho avuto conferma di tante cose che ho pensato e detto nel tempo, parlando di Berlusconi. In primis, che di tutte le gravi cose di cui gli attribuisco la responsabilità, la più grave è quella di avere, nel lunghissimo tempo dell'ᴇʀᴀ ʙᴇʀʟᴜsᴄᴏɴɪᴀɴᴀ, dato la stura (ma anche colpevolmente indotto) all'istituzionalizzazione della "fine del contegno" e al "tramonto della vergogna".
Questo sdogamento ha abbassato il senso morale di intere generazioni di cittadini e di politici, che hanno trovato normale "cancellare i confini tra la politica e la commedia".
Io ho visto con i miei occhi e ho ripercorso passo passo, con l'accompagnamento appassionato e meticoloso di Ceccarelli, "la temperie da fine di impero romano" del tempo di quell'uomo che si credeva un essere dalla potenza eccezionale (anche fisica), che, come un demiurgo, riusciva a creare concretamente quello che immaginava; e anche il tempo di quella congerie di servi adoranti e buffi, pronti a tradirlo alla sua caduta.
Eppure, come Napoleone, cade e risorge, cade e risorge, in una sua grandezza indubbia, disegnando "la più straordinaria storia di potere degli ultimi settant'anni".
Tanti sono i ricordi divertenti che la berluscomania di Ceccarelli ci riporta alla mente: dal circo felliniano delle donne, alle barzellette, alle scenette di controcanto, ai soprannomi, alle manie di grandezza, alle gaffes internazionali... Tanti i miracoli promessi, tanti anche gli innegabili successi.
Quello che mi ha colpito anche, però, di questo racconto lungo come una vita, è che Filippo Ceccarelli ha dedicato un consistente pezzo della propria vita a Silvio Berlusconi, e, sotto le giuste critiche di B. come politico e come uomo, ho percepito l'affetto e la tenerezza per quello strabiliante, assurdo, immortale personaggio.
La monumentale biografia di Berlusconi di Filippo Ceccarelli segue lo stile tipico dell'autore: non politica, non storia, ma cronaca politica, strutturata in capitoletti di poche pagine che esplorano un tema, un avvenimento, a volte una riflessione. Il libro è diviso in cinque parti: una prima trasversale che parla di B. in generale, con riflessioni e analisi a posteriori sulla sua vita e il suo operato, e quattro parti sulla sua vita, pensate come le quattro stagioni. C'è la primavera, le origini; estate, il suo periodo di maggior "splendore", quando nei primi anni '2000 faceva quello che gli pareva; autunno, il periodo del bunga bunga; inverno, il declino e la vecchiaia. La prima parte è più faticosa, e secondo me avrebbe avuto più senso porla alla fine, quando si ha avuto un ripasso pieno della saga; tuttavia, l'ultima pagina del libro, che racconta dell'ultimo giorno prima dell'ultimo ricovero di Berlusconi, quando sulla strada per l'ospedale ha chiesto una deviazione per essere portato a Milano 2 a vedere dove tutto è iniziato, è un finale perfetto per un libro che non risparmia l'esposizione spietata delle peggiori nefandezze del Cav e dei mostruosi danni che ha provocato, ma che non manca di rimarcare il suo carisma, il magnetismo, l'innovazione e la generosità. Qualità che sono oggettivamente innegabili, anche per i più accesi detrattori. La lettura del libro è anche un piccolo viaggio nel tempo per il lettore (almeno quello attempato) ripercorrendo le stagioni e gli accadimenti di trent'anni di politica, cose che magari ci siamo dimenticati e che ai tempi ci avevano tanto indignato o, a seconda di quel che pensavamo, esaltato. Non credo che questo libro insegnerà molto a chi ha seguito la politica negli ultimi decenni, ma trovo che sia un'analisi lucida, documentata e precisa, e a così pochi anni dalla morte di B. non è davvero poco. E, a parte questo, è un libro molto piacevole da leggere, quasi divertente.
Mi prenderei a sberle per quei cinque minuti passati in libreria ad osservare le imponenti dimensioni dell’ultimo (capo)lavoro di Filippo Ceccarelli e a domandarmi se non fosse “troppo”, termine che peraltro campeggiava in copertina.
Ed un po’ mi fa ridere (cit. canticchiata) se penso che ho affrontato le ultime pagine (e, quindi, il tramonto dell’avventura politica, imprenditoriale, umana del cavaliere) con un rallentamento fin troppo sospetto, di quello che i lettori forti sanno attribuire al “no, dai, non è vero che sta finendo”. Il che credo vada ascritto in parte certamente ad una parabola (Ceccarelli opportunamente la divide in “stagioni”, ed è una scelta perfetta) che non può non affascinare chiunque si sia anche minimamente interessato alla nostra storia contemporanea negli ultimi quaranta anni, e in larga parte al merito dell’autore, che mescola sapientemente cronaca e ricordi personali, sensazioni e giudizi, senza mai scadere nel banale e dimostrando che si può fare dell’ottimo giornalismo e trasformarlo in letteratura, quando penna e neuroni aiutano l’operazione.
C’è tanta, tantissima roba in queste 640 pagine. Soprattutto, c’è un continuo dialogo autore-lettore, perché è inevitabile che tu abbia l’impressione, passaggio dopo passaggio, che Ceccarelli ti si rivolga direttamente e un po’ sornione ti domandi se te lo ricordavi, di quella volta che… E le “volte che” sono tantissime, infinite, “troppe”: tra (molti) vizi e improvvise generosità, fra una immagine pubblica guascona e insospettabili fragilità emotive, fra proclami convincenti e sostanziale immobilismo governativo, fra amicizie pericolose ma mai tradite e un sottobosco di personaggi che gli dovevano tutto, fra cerchi magici che si combattevano per una telefonata o un minimo di interesse e amori che non è giusto giudicare, fra la discesa in campo e l’ultima manciata di ciliegie.
Se il lettore ha la pazienza (e ce ne vuole nel resistere per le oltre 600 pagine di questa ,anche troppo accurata, biografia di Silvio Berlusconi) si rende conto subito che le cose nella politica di oggi viaggiano veloci, come tutto il resto, appunto. Nel senso ,che a ben breve distanza dalla dipartita del Cavaliere nazionale, devono davvero essere finiti sia il berlusconismo che l’anti-berlusconismo ,se un giornalista di Repubbica, cioè di uno degli organi di stampa, che hanno avversato il Leader di Forza Italia con più accanimento, dedica chissà quanto tempo, a scrivere, forse, la biografia più elegante (per rimanere nel lessico berlusconiano) corretta,morigerata e civile di Berlusconi ,facendola stampare, per di più ,da Feltrinelli, l’editore leader del sinistrismo per antonomasia. E si comprende come possa accadere, che dopo aver fatto la fatica immane di avere compulsato archivi di ogni genere ,oltre ai faldoni auto-prodotti dall’autore ,in decenni ,nei quali ha seguito tutte le vicende del personaggio, il dovere professionale, nel tempo, si è accompagnato a una qualche forma di complicità, se non proprio di simpatia e di familiarità per il personaggio che studiava. La stessa cosa del resto è’ accaduta a storici e biografi di altri personaggi celebri e sicuramente meno piacevoli del nostro Berlusca. Leggi di più : https://gmaldif-pantarei.blogspot.com...
Tanto B. e tanto C. D questo libro traspae la passione dell'osservatore politico, che si fa biografo, che si fa storico. La sensazione è a tratti quella della strabordanza (vedi soprattutto il primo capitolo) per un materiale incandescente ed effettivamente "troppo". Si dirà che comunque non è completo, che non è abbastanza critico (apolegitico, no, quello no), di certo resta un riferimento importante per ricordare e provare a capire.
Asciugato di un centinaio di pagine sarebbe stato perfetto. Piace il tono e il punto di vista non focalizzato sul politico ma sull’uomo nel suo contesto storico e sociale. Quanti ricordi, un libro che inevitabilmente parla a ognuno di noi (a meno che non siate così giovani da non ricordare la sciagurata parabola del berlusconismo).
Immensa e mai noiosa opera. E' "imponente" e "ingombrante", aggettivi che possono dirsi del tomo e attribuibili senza dubbio alla figura che intende biografare; un pezzo di storia d'Italia raccontata con vivacità e oggettività.