Lasciare i propri figli nei Paesi d’origine e vivere per anni nel dolore dell’assenza è il destino di molte braccianti rumene e bulgare impiegate, spesso in nero, nella raccolta della frutta e della verdura che arriva nei nostri supermercati. La stessa sofferenza vissuta da queste donne pesa sui loro figli, gli «orfani bianchi», le migliaia di bambini che crescono lontani dalla propria madre, affidati alle cure con di nonne o altri famigliari. Le madri lontane è il racconto coraggioso delle conseguenze del caporalato e dello sfruttamento delle donne migranti nei campi italiani ed europei. Il reportage è stato realizzato con oltre settanta interviste a braccianti, psicologhe, storici, sindacalisti, insegnanti tra Romania, Bulgaria, Calabria, Basilicata e Puglia.
Un libro che consiglio. Apre una finestra...o se vogliamo essere più precisi, scoperchia un tappo di merda.
Quando si parla di caporalato si parla di schiavitù del XXI secolo; in cosa differisce? Nella sola cosa che differenzia il passato dal presente. Nel primo, la schivitù era l'effetto di una tratta umana non volontaria, nel secondo di una tratta volontaria...una sorta di autoschiavitù imposta. Il punto è chi impone la necessità di un autoschiavitù? la risposta da secoli e secoli è sempre uguale: il padrone (il capitalista) e il modello di economia capitalista.
Da un paese patriarcale (ovvero la Romania, a un paese patriarcale (ovvero l'Italia). La solfa cambia ben poco perché quando si ha in mano una donna, gli uomini dell'uno o dell'altro paese si trovano tutti concordi e uniti al di lá della nazionalità. Capitalismo e machismo, insomma, mettono tutti d'accordo, e consentono di superare le differenze.
Vorrei dire molto per la rabbia, tanta, tanta rabbia. Questo libro fa capire fino a che punto capitalismo, antirazzismo e femminismo siano interconnessi e inscindibili. Inscindibili, come lo sono nella pratica del femminismo intersezionale. Lotta dura sorell3. Bisogna liberarsi.
Nota: Un filino di colpevolizzaizone delle madri... Soprattutto nella postfazione, si legge il concetto che "se non se ne andassero...i loro e le loro figlie non vivrebbero tutto questo". Ora, il punto è che la madre quest* figli* li salva, ed è anche l'unica a farlo. In fuga da violenza di genere, da povertà e disperazione. Il prezzo è semplicemente disumano ambo le parti e la colpevole, mi spiace, ma non è la madre, è invece il sistema economico capitalista che ci mette tuttu nel trituratore e che di fatto ci obbliga a questa diaspora schiavista.
Tutto questo non dovrebbe, o almeno non dovrebbe in un mondo sano.
Ogni persona ha una storia da raccontare e ogni giorno sceglie un obiettivo: arricchirsi, cercare la felicità, realizzarsi. Ma ci sono persone che non hanno scelta. Costrette a lasciare le proprie radici, spesso per difficoltà economiche o personali, inseguono la speranza di un futuro migliore. Nessuno vorrebbe abbandonare ciò che ama, ma a volte non esiste alternativa. È il destino di molte madri che, per garantire ai figli un domani più dignitoso, sono costrette a separarsi da loro, rinunciando a un pezzo di sé. Madri lontane racconta il lavoro delle braccianti e le condizioni disumane in cui operano: salari ingiusti, violenze fisiche e sessuali, abusi di ogni tipo. Il libro apre una finestra su vite segnate da sacrifici estremi e sofferenza, ma anche da forza e resilienza. Attraverso queste testimonianze emerge con forza il contrasto tra i sogni di un futuro migliore e il prezzo altissimo che queste donne sono obbligate a pagare.