Dopo un attacco di panico, Marco viene ricoverato al pronto soccorso. Non riesce a parlare, è confuso, e mentre gli altri ricoverati scandiscono il tempo con i propri lamenti, uno psicologo si prende cura di lui invitandolo a ripercorrere il proprio passato. Dentro di sé, Marco ha molte cose, ma soprattutto i dolori, le falsità e i fallimenti collezionati durante gli studi universitari a Siena. Il flusso di coscienza nel quale si immerge viene scandito dalle sue ultime quattro sigarette, con la promessa, a racconto concluso, di smettere di fumare. Rievoca allora la brillante carriera universitaria, fino a quell’esame non superato che a poco a poco si è trasformato in un disagio emotivo e sociale. Per sfuggire al peso della realtà, ha inventato un mondo parallelo in cui era ancora al passo con gli esami. Giunto sull’orlo del baratro, ha confessato tutto al padre e al nonno – gestori di un ristorante nello stesso paesino calabrese che anni prima Marco aveva lasciato per trasferirsi e iscriversi a Giurisprudenza – e, finalmente leggero, ha ripreso a studiare. È stato allora che ha conosciuto una ragazza vittima delle sue stesse menzogne. Si sono promessi di non mentirsi mai, e soprattutto di concludere gli studi insieme. Se però Marco è riuscito a laurearsi, lo stesso non si può dire di lei. E adesso, tra le pareti spoglie del pronto soccorso in cui si trova ricoverato, Marco deve fare i conti con i traumi del proprio passato, ma anche – e forse soprattutto – con il proprio futuro, che lo aspetta in un altro reparto, qualche stanza più in là. La coscienza delle piante racconta la rabbia di vivere in un’epoca in cui il risultato vale più del percorso, e dove la velocità è l’unico parametro con il quale tutti, più o meno consapevolmente, giudichiamo il successo. Con la prosa fresca e immaginifica che ha incantato lettori e lettrici in Dasvidania, suo romanzo d’esordio, Nikolai Prestia – un giovane Zeno che vuole smettere di fumare e cerca di capire cosa sta accadendo al nostro futuro – racconta il disagio giovanile e l’inevitabilità di essere schiacciati dalle aspettative e dall’amore altrui.
Nikolai Prestia nasce nel 1990 a Nizhny Novgorod, in Russia. All’età di otto anni, insieme alla sorella, viene adottato da una coppia italiana che vive in Sicilia. Si è laureato in Giurisprudenza all’Università di Siena e attualmente vive a Roma. Questo è il suo primo romanzo.
Tutti gli studenti, tutti i padri e le madri, tutti gli amici dovrebbero leggere questo libro. Nessuno ci insegna che fallire è giusto, che si può fallire nella vita e non succede niente, che si può non dare un esame universitario o la laurea o essere fuori corso per non ammazzarsi. Troppi ragazzi muoiono ancora per queste ragioni, perché purtroppo nessuno ci dice che “fallire è una cosa normale e a volte è l’unica via per migliorare”
Un libro rivelatore. Mi ha rivelato di non essere sola, di non provare certe emozioni invano. Che le emozioni non sono inutili, ma hanno sempre una motivazione. La morte è il tema più delicato, insieme a quello dell’amore, e in questo libro si intrecciano più di una volta, dando la vita e togliendola allo stesso tempo. Grazie anche a questo libro, tutti noi possiamo fruire dell’insegnamento che va al di là di qualsiasi pezzo di carta: il tesoro più prezioso siamo noi, noi fragili, noi esseri umani.
Ho letteralmente divorato il libro. Ho trovato la mia Siena e il mio Drago. Tema attualissimo. Trasmette angoscia e paura e delusione. Il fallimento inaccettabile in una società che ci vuole performanti e perfetti. Senza fragilità. Senza crepe. Senza macchie. E allora anche la bellezza della città che ci ospita non basta a salvare, schiaccia. Ci si salva da soli, si muore da soli. Bellissime le figure del nonno e del papà. Dovrebbero farlo leggere nei licei così da far capir che fallire è normale, necessario addirittura. Scritto benissimo. Mi è piaciuto molto
Mi risulta davvero difficile spiegare quante emozioni abbia suscitato in me leggere la storia di Marco ed essere testimone del grandissimo sforzo che fa lungo questo auto racconto per tornare in superficie dopo un terribile attacco di panico. Un pugno allo stomaco, doloroso ma necessario, che mi ha riportata alla fragilità dei vent’anni, quando ci si ritrova davanti ad un mondo che comincia a fare richieste del tutto nuove e pressanti (vivere lontani dalla famiglia, studiare in una dimensione diversa, rapportarsi agli altri in modi più complessi…) a cui non sempre (o non subito) si è capaci di rispondere. Ammetto che alcuni passaggi mi hanno fatto piangere ma mi hanno fatto riguardare alla me di allora con più tenerezza. Non smetterò mai di ringraziare Nikolai Prestia per scrivere come scrive, con cura, attenzione, consapevolezza e amore. Io vi consiglio davvero di leggerlo!
Ci sono libri che fanno male ma insegnano e ci fanno sentire capiti, riconosciuti nei nostri sbagli. Nessuno insegna che fallire possa capitare nella vita e che gli errori di percorso sono necessari. Non c'è vergogna nel fallimento e nessuno deve chiedere scusa in questo. Chiunque avrà sentito il peso delle aspettative altrui su di sé negli anni degli studi. Quante bugie per rassicurare chi amiamo che tutto vada bene quando in verità ci sentiamo sprofondare sempre più. Crearsi una realtà diversa per farsi accettare. Sono rare le persone che non hanno passato questo sulla propria pelle e in fondo le invidio. Una persona mi disse che questo libro lo consiglierebbe a tutte le persone da leggere già dalle superiori e io non posso che concordare.
Se dovessi dare un secondo nome a questo libro, lo intitolerei "Il peso del coraggio" - per citare una canzone della Mannoia. Non trovo parole più accettate per questa storia.
Questo libro fa riflettere. Andrebbe letto più di una volta in diversi momenti della propria vita. Il fallimento non è la fine di tutto. Cadere non vuol dire sprofondare ma è solo un incidente di percorso. Ogni caduta dovrebbe essere accompagnata da una ripresa, coscienti del fatto che ci sarà un’altra, un’altra e un’altra caduta.
Questo libro aiuta a comprendere quanto sia sbagliato scegliere la strada più facile del dissimulare la realtà per coprirla agli occhi di chi non si vuole deludere. Spiega quanto sia importante fallire e rialzarsi più forti o anche meno ma chissene, l’importante è avere imparato! Molto significativo e assolutamente consigliatissimo a chi deve intraprendere un percorso universitario.