La sera del 3 settembre 1992, sul battello che solca le placide acque del lago d'Iseo, Pietro Rota rivede il profilo imponente di Montisola dopo dodici anni di assenza. Fuggito a Milano con l'ambizione di diventare un grande giornalista, le cose non sono andate come sperava e lui si ritrova a collaborare con una scalcinata rivista scandalistica specializzata in cronaca nera. Quello non è il trionfale ritorno a casa che aveva sempre sognato, ma la richiesta d'aiuto del padre non gli ha lasciato scelta. Emilio Ercoli, l'uomo più ricco dell'isola, è stato ucciso in maniera feroce e i sospetti degli inquirenti si concentrano su Nevio Rota. Tra i due, è risaputo, non correva buon sangue e diversi indizi puntano contro di lui. Convinto dell'innocenza del padre, Pietro si mette a investigare in via informale per scagionarlo, insieme al vigile urbano Cristian Bonetti. Legatissimi fin da bambini, avevano a lungo formato insieme a Betta un terzetto indissolubile, ma i rapporti fra loro si erano guastati poco prima della sua partenza e ora Pietro è costretto a fare i conti con le conseguenze di quella rottura. Le ricerche dei due amici svelano come, dietro la maschera dell'integerrimo benefattore, Ercoli nascondesse diversi scheletri nell'armadio, e Pietro non tarda a convincersi che la chiave per risolvere l'enigma della sua morte vada individuata in uno di quegli scheletri. Il problema è capire quale. Mentre le maglie della giustizia si stringono inesorabilmente attorno a Nevio e le domande senza risposta si accumulano, a Pietro e Cristian non resta che continuare a scavare alla ricerca della verità, che forse giace sepolta in un'epoca tanto remota quanto i torbidi anni della Repubblica di Salò, durante i quali Junio Valerio Borghese, il "principe nero" al comando della famigerata Decima Flottiglia Mas, aveva fatto di Montisola una sorta di feudo personale. È un'indagine fra le omertà del presente e i fantasmi del passato quella che Pietro conduce e Jacopo De Michelis racconta, costruendo un thriller veloce ma ricco di atmosfera, dove gli sprazzi di luce nell'idilliaco borgo di pescatori con le reti stese al sole si alternano ad affondi bui come le profondità del lago, come gli abomini della Storia, come gli abissi dell'anima.
La mia #intervista (link sul blog, alla sezione “News Libri”) per SoloLibri a Jacopo De Michelis che ringrazio davvero di cuore per la sua disponibilità e per averci raccontato da vicino il suo ultimo romanzo, “La montagna nel lago”, uscito recentemente per Giunti.
•✍🏻Un estratto dall’articolo:
D. Sono interessanti gli spunti riflessivi derivanti dal tratteggio particolareggiato dei singoli personaggi, soprattutto quello inerente ai tre protagonisti, Pietro Rota, Betta e Cristian Bonetti. Il loro legame subisce più volte, fra passato e presente, diversi contraccolpi, generando profonde fratture. La loro rappresentazione psicologica, emotiva è molto accurata e coinvolgente. Quali aspetti, valori e riflessi che le appartengono ritroviamo in ciascuno di loro?
R. In tutti i miei personaggi c’è qualcosa di me, ma nessuno è basato su spunti autobiografici. Quello che mi interessava era renderli il più possibile umani e palpitanti di vita, in modo che i lettori potessero emozionarsi, gioire e soffrire insieme a loro. E ne avranno parecchie occasioni, dato che Pietro a livello di relazioni e sentimenti umani viene sollecitato su molteplici fronti, quello del rapporto padre-figlio, quello dell’amicizia e anche quello dell’amore.
•📖Un estratto dal libro:
“Per quanto intimamente siamo legati a qualcuno, non possiamo mai dire di conoscerlo fino in fondo. Che ne sappiamo di quali pensieri vengono a visitarlo nelle ore più buie della notte, del magma di istinti e pulsioni che gli si agita nel subconscio.“
Se avete voglia di immergervi in un giallo che mescola investigazioni non convenzionali e ricerche storiche, ”𝑳𝒂 𝒎𝒐𝒏𝒕𝒂𝒈𝒏𝒂 𝒏𝒆𝒍 𝒍𝒂𝒈𝒐" fa al caso vostro.
Appena ho iniziato a leggere questo libro, mi sono sentita trasportata fisicamente nei luoghi descritti. Le descrizioni sono così evocative che riescono a trasmettere il senso di vita lenta che si respira sull'isola e l'atmosfera chiusa di comunità paesana in cui i personaggi vivono.
Parliamo di un giallo, ma non è solo un'indagine avvincente; si intreccia con una trama complessa di rapporti familiari e di amicizia, sentimenti di rivalsa e radici profonde. I personaggi sono delineati in maniera magistrale: persone comuni, imperfette, con le loro fragilità, difficoltà e desideri. Difficile non empatizzare con Pietro, il protagonista, autentico con i suoi alti e bassi.
Leggere questo libro è stato un viaggio ricco di colpi di scena inaspettati, soprattutto il finale che ho adorato. È stata una delle rare volte in cui mi sono lasciata trasportare dalla lettura senza provare a fare ipotesi (che comunque avrei sbagliato).
In alcuni punti il ritmo potrebbe risultare un po’ lento, complice anche l’introduzione di vicende storiche risalenti agli anni del nazismo, ma verso il finale c’è un’accelerata adrenalinica notevole.
Sebbene sia un librone enorme, che inizialmente può intimorire anche il lettore più accanito, la scrittura è così fluida e la storia così appassionante che si legge che è un piacere. Abitando nelle stesse zone ove la vicenda è ambientata, ero molto curiosa di leggere questo libro e l’ho amato molto. Una Montisola più noir di quella cui noi siamo abituati a vedere, con personaggi e vicende (alcune reali, altre fittizie) che si intrecciano in un mix assolutamente vincente.
Anche la vicenda del mitragliamento del battello Iseo, fatto realmente accaduto, mi ha toccata nel profondo: mia nonna, classe 1920, morta lo scorso agosto, ha personalmente assistito all’accaduto e vederlo raccontato in queste pagine, seppur leggermente riadattato ai fini della trama, mi riporta alla mente i ricordi di quando me ne parlava lei con gli occhi sempre lucidi di chi non ha mai potuto scordare l’orrore di quel giorno.
Una storia che attinge da fatti veri e romanzati. Un omicidio sconvolge tutti gli abitanti di Montisola, l'isolotto al centro del Lago d'Iseo. Un omicidio che ha a che fare con il passato e con il periodo nazifascista.
Articolato, scorrevole, e ben narrato. De Michelis è uno scrittore che non ha nulla da invidiare ai grandi scrittori di gialli americani.
Nel complesso un bel libro. Ci tengo a sottolineare che essendo un romanzo storico ho particolarmente apprezzato l'elenco di fatti storici realmente accaduti/personaggi veramente esistiti e ciò che invece é stato inventato (di sana pianta o prendendo ispirazione). Finendo di leggere il libro ha prevalso l'amarezza nell'apprendere che tutto é guidato dai più infami, vigliacchi e bassi istinti che l'uomo può nutrire. Questo non mi stupisce e al contempo dice tanto (anche se speravo in un finale "più nobile"), qualsiasi siano le ragioni che spingono qualcuno a prendere decisioni avverse. Ho sperato fino all'ultimo che la colpa fosse realmente dell'ufficiale tedesco per delle congetture che mi hanno portato leggendo ad inquadrarlo come il martire perfetto per via dei suoi trascorsi. La scoperta finale che il colpevole é a sua volta stato una vittima profondamente segnata da cinquant'anni di bugie e sofferenze inutili mi ha fatto dubitare parecchio di me stessa perché non riuscivo a scagionarlo nonostante "le nobili (ma al contempo anche molto umane) motivazioni" che hanno concluso nell'omicidio di una persona. Fa profondamente riflettere sui costrutti che l'essere umano crea sulle persone giudicandole solo per quello che fanno e non per quello che sono, e dunque sui pregiudizi che portano alla separazione sociale.
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I romanzi di Jacopo De Michelis riescono sempre a far scoprire cose nuove attraverso una trama densa di mistero e intrighi.
La montagna nel lago è un piacevole thriller in cui un figlio torna al paese natìo per difendere il padre accusato di omicidio.
Potrebbe sembrare semplice, in realtà gli elementi che partecipano a costruire i dettagli di questa storia sono molteplici. Pietro Rota, il nostro protagonista, ha abbandonato Montisola, un’isola che appare come un mondo a parte sul lago d’Iseo, per provare a crearsi una nuova vita a Milano, una vita fatta di sogni a cui ha dovuto rinunciare impattando con la realtà. Torna quindi sull’isola per aiutare il padre con un carico di fallimenti sulle spalle, problemi di droga e con la consapevolezza che tutti i rapporti familiari e di amicizia che ha su quella piccola terra circondata dal lago sono stati da lui stesso spezzati e seppelliti da tempo.
È il 1992 e la vittima è un uomo arricchitosi in passato, nel secondo dopoguerra, in modo misterioso; le sue attività a Montisola hanno sempre destato sospetti e, quando il suo corpo viene trovato martoriato in un capanno, il primo ad essere accusato è l’acerrimo nemico di sempre, Nevio Rota, il papà di Pietro.
Partito per scagionare il padre, Pietro inizierà un’indagine fatta di dettagli, sottigliezze tra le frange complicate di un luogo chiuso in se stesso, rimasto immobile nel tempo; e proprio il tempo andrà ricostruito per ritrovare e sistemare i tasselli di una vicenda che affonda le radici durante la terribile Repubblica di Salò, formatasi a seguito dell’8 settembre 1943, un passato lontano in cui purtroppo le ferite non sono state curate dallo scorrere del tempo sanguinando ancora e destinate ad infettare tutto ciò che incontrano.
Dopo La stazione ero molto curiosa di scoprire il secondo romanzo di Jacopo De Michelis e devo dire che le mie aspettative sono state in assoluto ripagate. La montagna sul lago è un romanzo coinvolgente, ho faticato un po’ solamente nella prima parte che forse avrei leggermente ridotto, nel resto del romanzo invece tutto accelera e cambia continuamente marcia, conducendoci all’interno sia di una storia thriller che di una vicenda storica in cui realtà e romanzo si fondono, contribuendo ad alimentare una trama densa di segreti, di cose non dette o taciute, di brutture dell’animo umano e rapporti spezzati.
La cosa che mi ha particolarmente colpita è l’unione tra il passato e il presente attraverso elementi che sembrano ripetersi e che il protagonista si trova ad affrontare sia sulla propria pelle che sulla pelle dei protagonisti dell’indagine; questo alimenta una parte introspettiva e profonda che dà un senso aggiunto alla sapientemente articolata e architettata vicenda racchiusa in queste pagine.
Da amante dei romanzi storici, apprezzo sempre tantissimo quando la Storia prende vita arricchendo la trama di un thriller articolato dando valore aggiunto a un’indagine che procede a ritmo serrato, includendo anche amicizie e legami di lunga data frutti del luogo stesso.
Se con La stazione giocavo in casa, essendo io di Milano, sicuramente questo è un romanzo che consiglierei ovviamente a tutti, ma soprattutto a chi conosce i luoghi in cui i fatti si svolgono poiché il fascino della trama è direttamente proporzionale alla bellezza delle descrizioni e dei dettagli raffinati, frutto sicuramente di un attento e accurato studio di tutto ciò che ruota attorno al lago d’Iseo, ai suoi luoghi e alla sua storia.
Per quanto riguarda la recensione di questo libro sono molto combattuta. Se avessi considerato solo l’autore, il genere o la trama probabilmente non l’avrei letto ma, essendo ambientato a Montisola - che vedo tutti i giorni dal balcone di casa - mi sono sentita in obbligo. A tratti è un po’ noioso e i personaggi non sono ben definiti (anzi, cambiano in base alle esigenze di trama), però non è scontato il che vuol dire molto visto il genere. Conoscere le ambientazioni, la festività di Santa Croce e molte usanze mi ha permesso di apprezzare il libro nonostante tutto. Non lo consiglierei, però per chi conosce il lago d’Iseo è senz’altro curioso.
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Me encantó. Me gusta como va hilando hechos históricos reales de la segunda guerra mundial con los secretos típicos de los pueblitos para desvelar el misterio del asesinato. Pasé por muchísimas teorías pero nunca me imaginé este final. Creo que además tiene puntos extras en mi caso por haber conocido estos lugares de niña y haberlos visto de nuevo recientemente.
Montisola, «l’imponente massa verde cupo» che occupa il centro del lago d’Iseo, è un luogo dove «proverbialmente non succede mai nulla». Ma sul finire dell’estate del 1992, l’efferato omicidio dell’uomo più ricco del paese dà avvio a una serie di indagini che porteranno alla luce fatti terribili avvenuti sull’isola durante gli anni della Repubblica di Salò.
Dopo “La stazione” (Giunti, 2022), Jacopo de Michelis, editor presso Marsilio Editori e docente di narratologia alla NABA di Milano, torna in libreria con “La montagna nel lago” (Giunti, 2024). Una storia di amicizia, di legami familiari, di frustrazioni legate alla vita di provincia e soprattutto un thriller ipnotico in cui misteriose vicende che potrebbero essere vere si intrecciano alla realtà storica dell’isola lacustre più grande d’Europa.
Mi dispiace tanto ma questa è la mia prima recensione da 1 stella del 2025. Avevo delle aspettative molto alte per questo libro, che purtroppo non sono state raggiunte...
Le cose che mi hanno particolarmente indisposta a livello di stile e scrittura sono state 3 nello specifico: lo switch assurdo tra uso del tempo passato e del tempo presente nella stessa frase per parlare della stessa cosa; i pensieri non virgolettati ma messi nel mezzo della narrazione come se fossero descrizioni; il linguaggio estremamente antitetico (si passa da termini così forbiti che nemmeno si usano più, tanto sono antichi, al linguaggio irriverente tipico dei ragazzini saccenti e viziati che si credono fighi). Il che mi ha urtata non poco.
D'altra parte l'ambientazione è tipicamente italiana, questo lo considererei positivo! Mi ha fatto venire in mente la serie tv "I delitti del Barlume", nell'abitudine che i personaggi hanno di ritrovarsi al bar del paese per fare il punto della situazione sulle indagini.
Per quanto riguarda la storia in sé, finché non iniziano le effettive indagini risulta piuttosto noiosa, l'attenzione difficile da tenere. Il finale mi è sembrato un po' raffazzonato, come se ci fosse troppa necessità di far quadrare tutto.
ALLERTA SPOILER
Una delle ultime frasi del libro è: "Si perde qualcosa per guadagnare qualcos'altro. E il suo saldo è ampiamente positivo."
Davvero?? Per quanto Pietro si sia in un certo senso trovato obbligato a coinvolgere tutti nella sua storia, come si fa a considerare positivo l'aver perso praticamente tutto e tutti in favore dei soldi e della fama? Ok che è la storia di un drogato praticamente, ma un po' di redenzione magari gli avrebbe fatto bene. Ma parere mio.
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Di per sé non è un brutto libro, però ci sono alcune cose che non mi sono proprio piaciute.
La prima è sicuramente il fatto che l’autore spezza la narrazione di continuo per raccontarti altro, rovinando completamente il ritmo.
La seconda riguarda la dipendenza di cocaina del protagonista. Non credo ci voglia chissà quale ricerca per sapere che uscire da quel tunnel non è una passeggiata. L’astinenza, anche senza un uso eccessivo, non si risolve in uno o due giorni, e questa cosa mi ha fatto storcere il naso.
La terza è la parte sulla seconda guerra mondiale: sì, è rilevante per la trama, ma non così tanto. Alcuni personaggi, poi, non mi interessavano per niente, e quelle pagine le ho trovate inutili.
A parte questo, però, non mi è dispiaciuto. Il libro scorre bene, ci sono stati dei colpi di scena che non mi aspettavo, e ovviamente non avevo capito chi fosse il colpevole finché non me lo ha detto l’autore (ma io non sono bravo a indovinare, ahahah).
Poi come ha gestito un personaggio proprio non mi è piaciuto, non posso dire quale perché non voglio fare spoiler.
Lo consiglio? Ni. Non è brutto, ma neanche un libro che mi fa dire “Non potete perdervelo.”
Avevo già letto e apprezzato La Stazione nonostante alcune parti troppo fantastiche, ho letto e apprezzato questo, un buon thriller basato su fatti realmente accaduti e con una trama ben congegnata con parecchi colpi di scena. Vivo nella zona, conosco Montisola, è resa molto bene, anche la sarneghera esiste e fa paura davvero. Perché quattro stelle allora? Perché ci sono alcune piccole cose che stonano. Forse pretendo troppo, forse è una mia fissazione, ma i cognomi di alcuni dei protagonisti non funzionano. Rota e Previtali sono bergamaschi, Ercoli non ci sta proprio per un nativo di Montisola. I cognomi locali sono pochi e si trovano nell’elenco in fondo al libro, elenco relativo a un fatto storico.
Poi non mi piace che i protagonisti di De Michelis siano dei perdenti senza possibilità di redenzione, ma questo è un sentire personale che non mi impedisce appunto di apprezzare l’autore.
Bisogna fare una premessa: il libro non mi è piaciuto per niente. Posso capire che per qualcuno possa essere un’opera gradevole, non è che abbia solo difetti. Io però ho trovato la scrittura molto scontata e piatta, priva di originalità, senza quello slancio sia nella trama che nello stile che avrebbe potuto rendere più avvincente e piacevole il libro. Ambientato negli anni ‘90 con rimandi alla Seconda Guerra Mondiale, è intriso di banalità e cliché che hanno reso noiosissima la lettura. Non lo consiglio.
Dopo aver amato, dello stesso autore, “La stazione”, non potevo perdermi questo e non sono rimasta delusa, anzi, l’ho adorato. È un thriller scorrevole e adrenalinico con un’ambientazione spettacolare (mi ha fatto venire una gran voglia di visitare Monte Isola, al centro del lago d’Iseo) e personaggi ben caratterizzati. La trama si concentra intorno al delitto di Emilio Ercoli, un ricco e anziano benefattore che aveva portato l’isola al suo massimo splendore economico, aiutando tante persone in difficoltà. Il sospettato è il suo coetaneo Nevio Rota: i due erano ai ferri corti da anni e tutti in paese conoscevano la loro storica inimicizia, anche se nessuno sapeva da cosa fosse originata. Pietro, figlio di Nevio e giornalista, arriva sull’isola dalla quale è scappato anni prima per tentare la fortuna e il grande salto a Milano con l’obiettivo di scagionare il padre e individuare il vero colpevole. Tornare alla casa paterna, però, lo porrà a confronto con tutto ciò cui ha voltato le spalle, specialmente i suoi amici di infanzia, e lo costringerà a scoperchiare segreti che avrebbero dovuto restare tali, per il bene di tutti gli isolani. Segreti che affondano le loro radici in un passato lontano, in una lotta tra fascisti e partigiani, in un hotel scintillante, in azioni di contrabbando e resistenza, in mafie e ricatti. Pietro solleva un vespaio ma è disposto ad accettare la verità quando se la ritroverà davanti? Amo lo stile di questo autore, che mi ricorda molto Joel Dicker, amo il fatto che i suoi mattoni non siano affatto pesanti, i capitoli brevi contribuiscono a creare colpi di scena e aspettative, perché si chiudono sempre con una rivelazione che ti costringe a continuare la lettura. Continuerò a seguire con piacere questo autore, che si sta rivelando una garanzia.
Oggi sono qui per parlarvi di un'altra bellissima opera arrivata nelle nostre librerie e online.
Come sapete sono una grande amante del genere, quindi potevo mai farmela scappare? Assolutamente no.
"La Montagna nel Lago" di Jacopo De Michelis è un thriller avvincente che ci trasporta tra le tranquille acque del lago d'Iseo e le oscure profondità del passato. Ambientato sull'isola di Montisola, il romanzo segue Pietro Rota, un giornalista fallito tornato al suo paese natale per aiutare il padre accusato di omicidio.
La trama si intreccia tra il presente e il passato, rivelando segreti sepolti e legami con la Repubblica di Salò e la famigerata Decima Flottiglia Mas. De Michelis riesce a creare un'atmosfera densa e inquietante, alternando momenti di luce e ombra, riflettendo le complessità dell'animo umano e della storia.
I personaggi sono ben sviluppati e realistici, con Pietro che lotta non solo per scagionare il padre, ma anche per confrontarsi con il proprio passato e le sue scelte. La descrizione dettagliata del paesaggio e della comunità di Montisola aggiunge profondità alla narrazione, rendendo il luogo quasi un personaggio a sé stante.
"La Montagna nel Lago" è un romanzo che intrattiene e stimola, con una trama ricca di colpi di scena e una riflessione profonda sul potere della memoria e della verità. Un must-read per gli amanti del genere thriller e noir.
"Una volta che la vita ti pianta dentro il seme della disillusione, non è facile estirparlo, soprattutto se, concimato da traversie e smacchi, mette rapidamente radici". La montagna nel lago, seconda fatica letteraria di Jacopo De Michelis, è un thriller spettacolare e ricco di talmente tanti colpi di scena che (almeno per me è stato così) non riuscirete a staccarvene dalla lettura. Ci troveremo a fare, letteralmente, un viaggio avanti ed indietro nel tempo e nella Storia (sì, propria quella con la S maiuscola): saremo chiamati a far luce su un brutale omicidio compiuto alla fine del 1992, ma strettamente legato ad alcuni terribili fatti avvenuti cinquant'anni prima (negli ultimi giorni della Seconda Guerra Mondiale). Il libro è scritto molto bene, non ci si stanca mai: oltre che un tuffo nella nostra memoria storica, vengono affrontati i temi dell'omertà, del sacrificio, dell'amore e del tradimento. La location è bellissima: siamo sul Lago d'Iseo… meglio di così? Tutti i personaggi, sia i principali che quelli di contorno, son ben descritti e caratterizzati; per quanto mi riguarda, spero di "incontrare" Adua ancora una volta. [https://lastanzadiantonio.blogspot.co...]
Menzogna, panni sporchi e scheletri nell’armadio. Intorno a queste parole ruota tutto il romanzo. “Ci sono due storie: la storia ufficiale, menzognera, che viene insegnata, la storia ad usum delphini; e poi la storia segreta, dove si trovano le vere cause degli avvenimenti, una storia vergognosa.”
Diciamo che De Michelis ha avuto tanta fantasia. Questo libro, anche se ricco di descrizioni e particolari prolissi, si legge velocemente, il ritmo è incalzante e ricco di colpi di scena. Quando nella tua testa si fa strada il pensiero ‘Ok ho capito’ dopo poche pagine, l’autore ribalta le carte in tavola. Bugie su bugie. Mi ha irritato, non poco, il fatto che Pietro sia un tossicodipendente fatto e finito. Mi ero illusa si fosse redento. Questa cosa a me personalmente ha fatto storcere il naso. Poteva risparmiarselo. “Ad ogni grande storia serve un eroe”… beh cara Lea Falchi mi dispiace ma non sono d’accordo, non è certo Pietro bensì Luce e Adua 🩷💜
“Un amore e un odio che sono poi le due facce di una stessa medaglia.” Ecco, questo è ciò che mi ha suscitato questo romanzo del quale consiglio ASSOLUTAMENTE la lettura perché è scritto benissimo!
Questo è stato il mio primo approccio con l'autore.....e devo dire che il libro mi è piaciuto moltissimo; la scrittura è scorrevole e ricercata, inoltre a questo libro non manca nulla........rapporti difficili con il padre, l'amicizia, il dolore e l'amore che si percepisce tra le pagine , le vicende legate alla seconda guerra mondiale (che io ho trovato molto interessanti). In conclusione posso dire che questo libro l'ho veramente adorato, mi ha tenuta incollata alle pagine dall'inizio alla fine........e i ricordi rievocati dai personaggi mi hanno straziato il cuore....... tramite questi infatti l'autore è stato in grado di trasmettermi le sensazioni provate dai personaggi.....il dolore, la rabbia legato al senso di vendetta e l'amore quello vero, quello che ti rende capace di qualunque cosa, quell'amore di cui non ci si dimentica mai. Questo, il libro che mi porterò sempre nel cuore e di cui non mi dimenticherò mai.
La montagna del lago è un thriller che cattura il lettore fin dalle prime pagine e non lo lascia più andare. L’atmosfera è avvolgente, i paesaggi diventano quasi un personaggio aggiuntivo e la tensione narrativa cresce capitolo dopo capitolo, mantenendo sempre alta l’attenzione.
De Michelis costruisce con grande abilità una trama ricca di colpi di scena e misteri, riuscendo a sorprendere senza mai risultare artificioso. La scrittura è scorrevole e incisiva, il ritmo serrato, e i personaggi ben delineati, con le loro ambiguità e fragilità.
Il risultato è un romanzo che tiene in sospeso fino all’ultima pagina, regalando al lettore quel piacere raro di un finale tanto inatteso quanto coerente con il percorso narrativo.
Un thriller di qualità, che unisce tensione, introspezione e ambientazioni suggestive: consigliato a chi ama le storie capaci di lasciare il fiato sospeso.
Quando si tratta di decidere se leggere o meno un romanzo thriller italiano, nove volte su dieci parto prevenuto: “Sarà sicuramente pesante, con poco brio, scontato..” etc. La stesso tipo di riflessione l’ho fatta decidendo di acquistare e di leggere questo libro. Ebbene si, mi sbagliavo di grosso!! Già dopo le prime venti pagine la storia mi ha avvinghiato e stretto sempre di più con lo scorrere degli eventi. Personaggi caratterizzati alla perfezione. Totale verosimiglianza dell’ambiente e dei fatti accaduti ovvero nessuno stratagemma letterario per far “quadrare i conti” della trama. Ambientazione affascinante e (evviva evviva evviva!) abbondanza di colpi di scena. L’epoca storica della Seconda Guerra Mondiale ne arricchisce il fascino e l’interesse. Per me è una lettura da non lasciarsi sfuggire.
Bel libro, nonostante sia lo stesso autore del precedente che ho letto, lo stile l'ho trovato un po' diverso seppur con qualche somiglianza e dei legami interni alla trama collegati al libro precedente( un po' stile mcu) anche se si trattava sempre di un romanzo giallo ma con una storia all'apparenza totalmente scollegata dall'altra. Questa volta il racconto era decisamente più realistico ma comunque avvincente e le ambientazioni sono state descritte in maniera impeccabile(monte isola, iseo). Nota dolente purtroppo non sono riuscito a legare con nessuno dei personaggi
da molto tempo non mi capitava di leggere un thriller così avvincente. nonostante la mole non sono riuscita a staccarmi dalle pagine e l'ho letto in pochi giorni.
i riferimenti storici, gli intrighi politici, la complessa vita del protagonista e degli altri personaggi danno alla trama un affascinante miscuglio di misteri, speranze e malinconia.
niente è mai come sembra, un mistero irrisolto sembra generarne altri due e alla fine ci si rende conto di aver sempre avuto la verità esposta e ben tangibile dalle prime pagine.
Ogni giorno mi sono appassionato sempre più alla storia e, non avendo mai visitato Montisola e il lago d’Iseo (o Sebino), mi è sembrato di essere fisicamente in quei luoghi mentre mi abbandonavo alla lettura. Mi aspettavo un finale diverso, non che mi lasciasse l’amaro in bocca, ma in fondo non tutte le storie necessitano di un lieto fine, alcune chiudono solo una parentesi lasciata aperta anni prima.
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Mi aspettavo un noir, “un thriller veloce ma ricco di atmosfera” come scritto nella seconda di copertina. In realtà si tratta di un romanzo di 570 pagine dove il vero protagonista è l’amore. Non mancano scene di sesso e la crudezza delle torture legate a fatti accaduti durante la seconda Guerra Mondale. Nonostante questi rimandi storici pero’ non definirei il libro un romanzo storico. Insomma, il libro non mi é piaciuto e l’ho trovato un po’ troppo pesante, in tutti I sensi.
Spiegate a de Michelis che a un certo punto deve posare la penna scrive veramente bei libri, ottimi personaggi, storie con una trama veramente ben strutturata. Ma non si sa fermare. "la stazione" tra alti e bassi, fino alla fine della prima storia stava in piedi, poi ha voluto risolvere tutto e si è trascinato oltre la sopportazione. e qui , non allo stesso livello, ma le ultime pagine sono un supplizio, la storie è finita, tutto e chiaro, ma ci sono altre 100 pagine...
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È una storia, quella di Luce, triste e lacerante ma bellissima. La trama thriller regge bene la mole dell'opera e la scelta della logica deduttiva alla Sherlok Holmes reputo sia azzeccata. La vittima penso sia la più insopportabile mai letta e i personaggi che ruotano intorno a Luce prima e Pietro poi sono così meschini che non penso meritino tutto l'affetto che Pietro nutre per loro. Quanto a Pietro, è l'antieroe perfetto.