Una sera uguale alle altre, in uno sperduto osservatorio astronomico. La luce delle stelle illumina, ma non abbastanza, la piccola comunità di scienziati residenti che si trova alle prese prima con un black-out, forse un sabotaggio, e poi con un cadavere trovato nella sala comune, forse un la vittima potrebbe essere caduta da una balaustra, o essere stata spinta. L’osservatorio è isolato, i telefoni sono muti, i cellulari non prendono, i copertoni delle automobili sono stati tagliati e la città più vicina, se si riesce ad attraversare il deserto, si trova a due ore di macchina. Come in una macabra barzelletta, due italiani – Gabriele, che ha appena finito il dottorato, e Pinetta, che ancora lo sta finendo –, un’americana – Samantha, star dell’astrofisica mondiale –, un inglese – Matt, pettegolo come una suocera – e una sudamericana – Mariela, medico dell’osservatorio – si trovano a dover valutare l’ipotesi che l’omicida o il sabotatore sia non solo tra loro, ma uno di loro. Essendo scienziati, però, sanno che, date le ipotesi, per giungere alla tesi non c’è che da tessere un ragionamento. Sarà Gabriele, lettore di gialli e abile astrofisico, capace di empatizzare anche con gli assassini, a trovare il bandolo dei delitti che, come tutta la sua vita, è scritto nelle stelle. Licia Troisi, alla sua prima prova da giallista, dà vita – tra Sherlock Holmes e Poirot – a una storia che racconta quanto studiare fisica sia una scuola naturale per risolvere casi complicati, e dimostra quanto mancava uno scienziato investigatore alla nostra narrativa.
Licia Troisi was born in Ostia, a little place by the sea near Rome. She’s been passionate about writing since her childhood. She took classical studies at high school and studied astrophysics in the university. She started to write her first trilogy, Cronache del Mondo Emerso (Chronicles from the Emerged World), at the age of 21. She got married in 2007 and is currently a PhD student in Rome. Music, movies and comics are among her interests.
Licia Troisi è una scrittrice di fantasy e fino a poche settimane fa non sapevo neanche che esistesse.
È stata Chiara Valerio a proporle “di scrivere un giallo astronomico. Senza di lei non mi sarei mai imbarcata in questo salto nel vuoto; ho sempre e solo scritto fantasy e prevalentemente per ragazzi, questa storia è un bel po’ fuori dalla mia comfort zone. Ma, in qualche modo, era quello di cui avevo bisogno in questo momento del mio percorso di autrice, e anche della mia vita più in generale.”
Il giallo è ambientato in un imprecisato posto denotato dalla dicitura “«utc–xx» indica il fuso orario: «utc» è in sostanza l’orario del meridiano di Greenwich, mentre il «–» in questo caso indica di quante ore indietro («xx», un numero ignoto) rispetto a quel fuso si trova il nostro misterioso osservatorio.”
E dal punto di vista giallistico, non ci siamo poi tanto, perché si capisce quasi subito chi può aver commesso il delitto.
La scrittura di Licia Troisi non è male. Ma il valore di questo libro sta nel fatto che punta le luci sulla fatica di “stare” nel mondo della ricerca, soprattutto se si è donne, soprattutto oggi, 11 febbraio, che ricorre la «Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella Scienza».
“Ogni notte, le cupole si aprono e inizia l’osservazione» disse Mariela. «E io resto incantata tutte le volte; non riesco a credere che possiamo guardare così lontano e tanto indietro nel tempo, come mi hai spiegato. E soprattutto non riesco a credere che siamo in grado di capire tutto questo, studiando le stelle che ogni notte vedo quassù. Ogni sera, quando alzo gli occhi, mi sento piccolissima; capisco quanto è immenso l’universo, e ho paura. Ma poi guardo i telescopi, e mi sento meglio, perché sono loro che possono aiutarmi a capire questa immensità sconfinata, facendomi sentire meno sola.”
È maledettamente difficile entrare in quel mondo, quello della ricerca, soprattutto se si scopre di avere questa passione quando è tardi. E capisco Gabriele, uno dei protagonisti, quando dice:
“Io non lo so più se ne vale la pena. Lo pensavo anche prima, a dire il vero, ma quello che mi ha detto Pinetta mi ha fatto riflettere anche su me stesso e sulla mia situazione: mi sento bloccato nella mia carriera, la ricerca non è per niente come me l’ero immaginata, e io ho un po’ perso l’entusiasmo. Anzi, me l’hanno fatto perdere. E allora, che senso ha continuare?”
Ed è vero che il mondo della ricerca è molto competitivo e non sempre collaborativo… però è da salvaguardare e cambiare dall’interno
“«Quello che fate qua è importante, Gabriele. È faticoso, a volte ingiusto, ma non devi mettere in dubbio ciò che fai, ma come sei costretto a farlo. Il sistema è marcio, sono d’accordo con te. E allora va cambiato, magari dall’interno, visto che tu ci stai dentro. Ma tutto questo», e indicò i telescopi con un ampio movimento del braccio, «tutto questo è sacro, e va salvato, perché è ciò che fa di noi quel che siamo: senza la curiosità che lo muove, l’uomo non è niente.»”
È per tutto questo che credo valga la pena di leggere “La luce delle stelle” di Licia Troisi.
Non sarà una recensione fiume, sinceramente fatico anche a dare un giudizio elaborato poiché questo romanzo è davvero troppo acerbo e, di fatto, mancano proprio le cose da dire. La trama è estremamente semplice, i protagonisti poco determinati, un po' "molli", il filo conduttore giallo e l'indagine è poco stabile e per nulla elaborata e soprattutto i luoghi e le descrizioni non si fondono bene, non sono riuscita a immaginare il contesto, sebbene l'idea dell'osservatorio astronomico fosse molto bella.
Giallo astronomico: due parole che già da sole mi portano a fiondarmi su un libro, se insieme ancora meglio. I personaggi vengono descritti poco, senza troppi dettagli. L’ambientazione è la cosa migliore, l’enigma si risolve presto, ma la storia tiene compagnia. Il punto migliore: la riflessione sul mondo della ricerca, che mi tocca da vicino, rimane un tema caldo e con cui concordo appieno.
Libro leggerissimo, un giallo basic, a tratti prevedibile, per amanti del (che quindi odiano il) mondo accademico. 3.5 pieno, +1,5 perché è di liciaaaaaaaaaaaa Licia il mondo emerso mi ha messo in mano i libri non so come dirlo.
Leggero e scritto bene, come primo approccio al giallo o libro da leggere se si ha poco tempo da dedicare alla lettura è perfetto. L’ambientazione e i riferimenti alle stelle sono bellissimi e il valore aggiunto alla storia, che è piacevole ma avrei preferito più complessa anche nella sua risoluzione finale. Ma per la prima volta che l’autrice sceglie di approcciare a giallo ci sta assolutamente, capisco la scelta di volerlo rendere tutto molto lineare, anche se personalmente avrei appunto gradito maggiore complessità a livello di intrigo. Bellissima la riflessione del protagonista sull’universo, una delle mie parti preferite!
Allora. Se questo libro doveva farmi sorridere, ha raggiunto il suo intento: lo dico in senso positivo, è stata una lettura allegra, leggera, non impegnativa. Consigliato per chi vuole leggere qualcosa senza tante pretese👍 Se per caso Licia Troisi voleva scrivere un giallo di quelli avvincenti, che ti tengono con il fiato sospeso, o con un colpo di scena strabiliante finale... be', allora diciamo che mi dispiace, ma non ci siamo. Sconsiglio questo libro ai grandi appassionati di gialli. Non c'è un movente valido, e la perla delle perle è Ma diciamo, io non sono un'appassionata di gialli, e quindi per me anche un giallo del genere (moolto traballante nella trama) va benissimo. Se ho messo solo 2 stelle l'ho fatto anche per altri motivi. E cioè, secondo me è mancato un bel lavoro di EDITOR. 🌀 Innanzitutto, espressioni del tipo: "Il silenzio di Mariela diceva più di mille parole", non mi aspetto tanto di trovarle in un libro. 🌀 Non mi interessa sapere se il nostro protagonista Gabriele sia credente oppure no. E invece... se ve lo stavate chiedendo: -"Era ateo dall’età di dodici anni..." -"(...) quando suo padre gli aveva fatto vedere Giove con il piccolo telescopio che gli aveva regalato per la Comunione – sì, i suoi erano religiosi." Ha senso darmi tutti questi dettagli? Non sono funzionali al racconto e la religione non ha un peso per la trama. A me non interessa nulla sapere che Gabriele è ateo. 🌀 Gabriele, lo capiamo fin da subito, è un ragazzo appassionato delle stelle, semplice, un po' impacciato, a volte fa fatica a relazionarsi, ma è un cuore buono. Quindi, non serve che mi scrivi: "Gabriele, non fare la femminuccia, dai, si disse, e subito dopo: ma che razza di modo di dire è “femminuccia”? Stai anche diventando misogino? Scosse la testa." L'avevamo già capito che Gabriele è un bravo ragazzo che rispetta le donne. Che bisogno c'è di fare questa aggiunta per dirmelo? Se mi vuoi fare un discorso femminista hai bisogno di più spazio che di due righe (va benissimo un discorso femminista, ma non in questo modo). E siccome siamo in un racconto in cui la questione femminista non è al centro della storia, né verrà sfiorata marginalmente (né il libro vuole trattare temi troppo impegnativi), be'... a me questa sembra una tirata solo 'politically correct', buttata un po' a caso, che non serve a nulla, dato che anche non dice quasi niente. Insomma, si poteva tagliare via✂️ 🌀 In un momento "drammatico" del finale, in cui Gabriele ha bisogno di prendere coraggio (non dico altro, così non faccio spoiler), Gabriele alza gli occhi e guarda il cielo. E in questo modo, ritrova la forza. Parliamo di ben 2/3 pagine di descrizione del cielo + riflessioni "profonde", che, rispetto all'organizzazione del resto della storia, occupano c troppo spazio. Ma a parte questo, si dice una cosa che poteva essere messa in altri termini. "Ce la poteva fare, perché quella vista incredibile gli aveva tolto dalle spalle il peso terribile della responsabilità: se quanto era accaduto non era poi così importante, se tutto sembrava d’improvviso futile sotto quel cielo, ce la poteva fare." Va bene che vuoi farmi una disquisizione sulla piccolezza dell'uomo rispetto all'infinito del cielo (e anche qua, mmh, questa riflessione va benissimo, ma è agganciata male rispetto al resto). Ma dirmi anche: "Se tutto sembrava d'improvviso futile sotto quel cielo...". Insomma, nel contesto specifico, stiamo sempre parlando di un omicidio. Si poteva trovare un'espressione più felice di questa. 🌀 Un po' di frasi zuccherose da quattro soldi. "Fallisci, se ti fa stare bene. Fallirai comunque se continuerai a fare una cosa che ti fa stare male." 🌀 Momento finale in cui (ancora) Gabriele è in preda allo sconforto. Ha senso continuare a fare ricerca, in un mondo accademico che richiede continuamente massima prestazione e non lascia più spazio alla passione stessa per la disciplina? (È sul mondo accademico e sui suoi problemi che Licia Troisi ha basato tutta la sua storia). E cosa gli viene detto per risollevarlo con il morale? "Tutto questo è sacro, e va salvato, perché è ciò che fa di noi quel che siamo: senza la curiosità che lo muove, l’uomo non è niente." Così questa è stata l'ultima perla di saggezza che mi ha regalato questo libro.
Giallo divertente, con un'ambientazione particolare (siamo in un osservatorio astronomico).
Ho ascoltato l'audio libro letto dalla stessa autrice e l'ho trovata una esperienza molto positiva. La lettura mi è piaciuta molto e ho mantenuto sempre alta l'attenzione.
A fine libro, ma anche nel corso del racconto, è chiaro il punto di vista della scrittrice per quanto riguarda l'ambiente accademico e della ricerca. Lo condivido in pieno. Lo scopo ultimo della comunità scientifica dovrebbe essere la cooperazione per arrivare a scoprire tutto ciò che è possibile, ma troppo spesso ci si ritrova in ambienti malsani, dove la competizione e l'antagonismo la fa da padrone.
Non so se saremo mai in grado di cambiare questo meccanismo. Spero di sì.
Molto carino, secondo me adatto a chi non ha mai letto gialli e vuole avvicinarsi al genere, o a chi piacciono i romanzi di Miss Marple. Il testo é costellato di spiegazioni riguardo le stelle e l'astrofisica che rendono il tutto più interessante!
In un osservatorio astronomico Gabriele che ha finito il dottorato si improvvisa detective perché prima un black out, poi la sparizione di un file di Samantha un'astrofisica di fama mondiale e un morto lo portano ad indagare con l'aiuto di Mariela medico dell'osservatorio. Vicino al cadavere c'è una scritta di cui si vede solo una M, che fa presupporre a Gabriele e Mariele che possa essere la lettera di inizio del nome dell'assassino. La scrittura di Licia Troisi mi è sempre piaciuta, immediata, diretta, poco arzigovolata, parole semplici, sempre molto abituata a creare un feeling con gli adolescenti, ma in questo libro si cimenta in un genere differente, dove non ci sono draghi, dove supponiamo che il lettore amante di gialli si lascia convincere dalla copertina, come sempre accattivante, dal titolo e da una Licia Troisi in chiave "giallista", questo non è un connubio perfetto, il lettore di gialli che è in me non ama questa improvvisazione, non trova i cardini base di un libro giallo, non trova suspence, addirittura i personaggi mi inteneriscono, perfino il colpevole, tutto sembra una favoletta. Ci sono scrittori che nella loro carriera si sono cimentati in generi letterari differenti, J. K. Rowling ne è un esempio, da fantasy è passata sotto pseudonimo a scrivere libri gialli/thriller, dove cambia addirittura stile di scrittura, se non sapessi che è stata lei a scrivere quei libri non sarei riuscita neanche lontanamente a immaginarlo, Licia Troisi ha voluto scrivere un giallo lasciando il suo modo di scrivere indenne, spero a questo punto volendo far apprezzare ai suoi fedeli lettori il suo cambio di genere, e non saprei fino a che punto ciò sia stato apprezzato. Ho una passione per i gialli/thriller/noir, ne esistono di belli e sorprendenti e di meno belli e deludenti, in questo caso non è la delusione il sentimento principale, ma il senso di indifferenza, questo libro mi è assolutamente indifferente, si fa leggere tenendo presente che l'ho terminato in poche ore, ma non suscita neanche una delle emozioni principali di un buon libro di questo genere letterario, non c'è stupore, non c'è coinvolgimento, i personaggi sono descritti in modo pressapoco superficiale, le indagini prive di un senso logico, ad un certo punto compare un indizio e come un fungo nel deserto si scopre il significato ed ecco approdare alla verità e al colpevole. Tutto in modo quasi casuale, senza un filo logico, il lettore di gialli ama seguire gli indizi, deve capirli, deve a sua volta cercarli, deve provare ad indovinare il movente e il possibile colpevole, le indagini devono soprattutto coinvolgere e la serie di indizi deve seguire la logica, ai personaggi il lettore solitamente si affeziona, infatti spesso vengono scritte le serie in modo che si possano seguire le gesta del protagonista.
Non so bene come definirlo. A metà strada tra un giallo e un pamphlet di accusa sullo stato della Ricerca attuale (e ne so qualcosa). La parte di giallo però è abbozzata, e a volte ci sono delle ingenuità che la bravissima autrice cerca di smorzare con l ironia (tipo: "il morto che scrive col sangue un messaggio finale, ma siamo in un giallo di quart ordine?" E non sono parole mie, eh...)
La parte sulla ricerca è potentissima, ma rimane una cosa circoscritta agli addetti ai lavori. I più secondo me non colgono i mille riferimenti alla vita del ricercatore quadratico medio. E se li cogli ne puoi fare a meno. Quindi cui prodest?
Conclusione: 2 vie lattee/5 perché Licia scrive benissimo, e le pagine finali tirano su una trama deboluccia.
Scorrevole e di facile lettura, ma con una trama molto leggera (abbastanza semplice capire le dinamiche ed il colpevole). Qualche buco nella trama (Jorge come si è accorto dell'accaduto?), personaggi un po' stereotipati.. E' anche vero che è il primo giallo di questa scrittrice, la Troisi è una maestra del fantasy, quindi chissà che non possa migliorare.
Il pregio vero di questo romanzo, oltre a porre l'accento sulla nostra finitezza davanti al cosmo, è quello di sottolineare certe angherie del sistema di ricerca universitaria e il marciume che comporta una competitività portata all'estremo.
3 stelle e mezza L'autrice scrive bene e ho letto questa storia in un pomeriggio, ma mi sento di definirlo più un racconto lungo che un libro vero e proprio. Ho sentimenti contrastanti nei riguardi del protagonista: in certi momenti mi ha veramente urtato i nervi... Sarà per la brevità, ma il giallo mi sembra un pochino raffazzonato. Confesso di essere contenta di aver comprato l'ebook quando era scontato: il prezzo pieno mi sembra un po' troppo, scusatemi.
Prima volta che leggo la Troisi ma per me grande bocciatura.. ho trovato tutto preso, buttato lì, con qualche collegamento qua e là ma tantissime cose lasciate a caso. Non capisco poi perché alla fine nelle note l’autrice debba quasi giustificare quello che ha scritto..
Licia Troisi mette da parte il fantasy ed esce dalla sua comfort zone cimentandosi in un giallo carino, in grado di tenerti compagnia per la sua durata, ma che manca di quegli elementi che lo rendono memorabile o, più semplicemente, che lo fanno rIsaltare rispetto a tanti altri titoli.
É notte, siamo in un osservatorio astronomico durante un black-out. I nostri protagonisti sono dei dottorandi, aventi varie nazionalità, che, non solo si ritrovano al buio, ma sono anche isolati: senza telefoni funzionanti e senza possibilità di andarsene dall'osservatorio. Tutto si complica quando viene ritrovato un cadavere. Nella paura generale di trovarsi soli, al buio e in compagnia di un assassino, parte una piccola indagine che svelerà una paura che, per alcuni, é ben più asfissiante.
La storia é lineare, come lo stile di scrittura, e il mistero molto semplice, non ha particolari colpi d'ingegno e il colpevole si individua subito, rendendo l'elemento delle indagini per nulla avvincente e la narrazione priva di tensione. I personaggi sono bidimensionali, piatti, mancano di una vera caratterizzazione risultando appena abbozzati.
La parte più interessante é la critica al mondo accademico, in particolare a quello universitario della ricerca e dei dottorandi, presente nei vari capitoli ed evoluzioni della storia.
É un giallo carino, che si lascia leggere, ma niente di più.
Non ho letto i libri per cui Licia Troisi è diventata famosa, perché i territori del fantasy e della narrativa young adult non sono proprio il mio pane, ma mi sono avvicinato incuriosito a "La luce delle stelle" (2024, Marsilio), suo esordio nel mystery.
"Senza la curiosità che lo muove, l'uomo non è niente". Interessante l'idea di ambientare la vicenda in un osservatorio astronomico (d'altra parte l'autrice è un'astrofisica), dove una manciata di scienziati e ingegneri di diverse nazionalità sono impegnati col loro lavoro. Un blackout, un furto e un cadavere costringono le poche persone presenti a doversi guardare l'un l'altro con sospetto, mentre qualcuno si prende la briga di fare l'investigatore dilettante. Purtroppo la caratterizzazione dei diversi personaggi ha un taglio fin troppo adolescenziale ed è spesso calcata, in alcuni casi volutamente, ai limiti del grottesco: questo, però, non aiuta il lettore ad avere un serio interesse nella vicenda, che comunque arriva velocemente alla risoluzione, con tanto di velata denuncia al mondo della ricerca e dell'università e più in generale a una società basata principalmente sulla competizione. Se si fosse inscenata una gita di liceali all'osservatorio, forse i personaggi sarebbero stati più credibili e la storia, più onestamente mirata all'abituale pubblico della Troisi, sarebbe risultata meno forzata.
Ho letto questo libro perchè selezionato in un gruppo di lettura ed è stata una piacevole scoperta, che altrimenti non avrei fatto. La luce delle stelle è il primo giallo di Licia Troisi, affermata autrice di fantasy per ragazzi (non ho mai letto nulla di suo prima). Lei stessa in alcune note finali lo definisce come un "giallo astronomico", e ho trovato la frase molto curiosa e adatta a descrivere questo libro che di fatto è un giallo, ma ben ambientato nei giorni nostri, in un osservatorio astronomico e nel mondo della ricerca scientifica di questo settore. Oltre a aver notato termini propri della più stretta contemporaneità (si parla di meme o della pandemia come un ricordo abbastanza recente) ci sono tanti passaggi tecnici sul mondo dell'osservazione astronomica, sui telescopi, metodi e tecniche di ricerca spiegati bene quanto basta per circostanziare la storia, senza noiosi e non funzionali approfondimenti. Perchè la storia rimane comunque molto ben centrata in 187 pagine che scorrono velocissime. Questo è un giallo in piena regola, c'è un cadavere, varie piste da seguire, difficoltà dovute anche all'isolamento di un posto particolare come un osservatorio, indizi, moventi, insomma c'è tutto per tenervi incollati a questa lettura. Ve la consiglio molto!
Licia Troisi per me è sempre stata l’autrice fantasy delle mie scuole medie, con le sue serie ambientate nel Mondo emerso, che ai tempi amavo molto. Per questo ero comunque curiosa di leggerla in un’altra veste.
Devo dire che nel complesso la storia non mi è piaciuta e mi ha annoiato abbastanza: per fortuna l’ho ascoltato e, soprattutto, per fortuna era abbastanza corto, altrimenti avrei dormito piuttosto che leggere. Ho infatti trovato la trama estremamente semplice, tutto ciò che riguarda il caso è estremamente banale, ancora prima che avvenga l’omicidio è facilmente intuibile chi sarà a commetterlo e anche perché, e ogni scena successiva non ha fatto che aumentare le mie certezze. A questo, poi, si aggiunge una parvenza di romanticismo tra Gabriele e Mariela, caratterizzato più che altro da infinite pippe mentali fa parte di lui, che ho trovato stonare con tutto il resto del romanzo. L’unica cosa che si salva è la visione che l’autrice mostra della ricerca, così complessa e difficile, dove bisogna sgomitare e lo sconforto è sempre dietro l’angolo, ma che può anche essere così appassionante. Durante tutto il romanzo è impossibile non notare l’amore che lega la Troisi con il cielo e il suo lavoro.
Premesso che a me non è mai piaciuto come scrive Licia Troisi: considerando la fama dei suoi libri onestamente mi aspetterei maggiore profondità nella scrittura, cosa che dal mio punto di vista non c'è mai. I suoi personaggi sono sempre molto tagliati con l'accetta ed esagerati nei loro tratti, cosa che - mi spiace dirlo - è abitudine comune degli scrittori mediocri che non sanno come gestire i loro personaggi. Mamma mia se stamattina mi sono svegliata acida. È che non riesco a non innervosirmi quando vedo del potenziale sprecato, perché lei secondo me il potenziale per scrivere delle belle cose ce l'ha. È da buttare via? Direi di no, comunque resta una lettura che intrattiene e le riflessioni sul mondo della ricerca sono interessanti, ma davvero è molto, molto scarno e il giallo... poteva mettere la stanza chiusa e aveva buttato lì a caso tutti i clichè del genere. Merita che ci si spendano soldi, seppure con la promo Feltrinelli due libri a 9.99? Considerando che è su audible, secondo me no. Devo farmi una dose di bicarbonato per contrastare l'acidità? Forse questa potrebbe essere un'idea
Il “Fallisci se ti fa stare bene” del protagonista all'assassina è l'unica frase che si salva delle lunghe chiacchierate che ci accompagnano lungo questo libro. Un giallo opaco, fin dall'inizio chiare come "la luce delle stelle" l'entità colpevole e il movente: la frustrazione e l'angoscia di non essere mai abbastanza della timida e insicura Pinetta generano in lei un odio viscerale nei confronti della sua dispotica capa, fino a spingerla ad ucciderla (o almeno a provarci). Il plot è davvero troppo scontato (addirittura il fermacarte come arma del delitto!), i personaggi scialbi, a partire dal protagonista, con il quale non si riesce a entrare in sintonia (che noia i suoi tormenti amorosi tra una scena del crimine e l'altra!). La prosa della Troisi è, come sempre, scorrevole e poco pretenziosa; dal romanzo emerge il suo grande amore per le stelle e l'universo. Interessante la riflessione sul mondo della ricerca, sulla fatica di entrare a fare parte di quell'élite e di rimanerci senza restare indietro, bruciarsi o, come appunto succede alla colpevole, smarrirsi fatalmente.
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Cercate un libro breve, che tiene incollato alle pagine e con un ambientazione “spaziale”? Beh allora questo fa proprio al caso vostro🤩
“La luce delle stelle” é un romanzo giallo molto carino che si legge tutto d’un fiato. Le vicende si svolgono in un osservatorio astronomico dove, dopo un black-out, un osservatore viene ritrovato morto e di fianco a lui un hard disk con dati molto importanti. Chi sarà stato? L’osservatorio si trova sperduto in mezzo a un deserto, perciò l’assassino deve essere per forza uno degli scienziati che si trovano lì.
Le auto sono fuori uso, la corrente elettrica ha un guasto e non c’é campo per i cellulari. É proprio così che iniziano le indagini di Gabriele e Mariela che ci tengono compagnia fino alla fine del romanzo.
La storia mi é piaciuta molto, originale e intrigante. L’ho letto tutto d’un fiato perché la scrittura é molto scorrevole e una pagina tira l’altra. Non essendoci tanti personaggi avevo immaginato chi potesse essere l’assassino, ma mi é comunque piaciuto molto seguire Gabriele nella sua indagine.
Della Troisi prima d'ora avevo letto solo un altro romanzo, per il quale ero assolutamente fuori target. Questo però è un giallo e io di gialli ne fagocito decine all'anno.
Interessante e unica l'ambientazione in un osservatorio astronomico, e mi è anche piaciuto il discorso che il libro fa sul mondo della ricerca. Il mistero in sé è abbastanza classico, e devo ammettere di essere arrivato alla scoperta dell'assassino più per deformazione professionale che per aver colto gli indizi rivelatori.
Resta comunque l'impressione che la Troisi questo romanzo l'abbia scritto in mezz'ora. Non mi sarebbe dispiaciuto un maggiore focus sui personaggi, specialmente quelli secondari (Hugo, Pilar, Amélie, Matt), se non altro per distinguerli gli uni dagli altri al momento dell'indagine.
Infine, mi preme vantarmi del fatto che alla Mondadori di piazza Duomo ho trovato una copia autografata dall'autrice.
Prima della recensione farò un mea culpa: io sono cresciuto con le storie del Mondo Emerso di Licia, le ho amate, le ho praticamente vissute (ci ho fatto anche un cosplay ai tempi) e dopo quelle 3 trilogie mi sono detto che non avrei letto nient’altro di scritto da lei, per paura di rovinarmi quell’immagine di autrice perfetta che mi ero creato. Ho in parte infranto questa promessa con Le Storie Perdute, ma era comunque parte del Mondo Emerso… l’ho fatto di nuovo con questo libro. Beh, mi sento di dire che non avrei dovuto.
Ottima scrittrice di fantasy, sui gialli non ci siamo. Non è un brutto libro, ma non lo definirei neanche bello: è mancata la suspance, la curiosità di voler risolvere il mistero… insomma una storia di cui personalmente avrei fatto a meno, se non ci fosse stato il nome di Licia in copertina.
Tre stelle date unicamente perché il messaggio che vuole trasmettere col finale è comunque un messaggio valido e attuale.
Non è stato il maggiordomo con il candelabro nella biblioteca, ma poco ci manca. I clichè del giallo tradizionale ci sono tutti:un luogo chiuso e isolato, una manciata di personaggi tra cui si nasconde l'assassino, la scrittura elementare con tanto di banality ("il silenzio diceva più di mille parole"... suvvia!).
Tutto si svolge in una notte, e nonostante la comitiva degli stereotipi sia al completo, la tensione narrativa è come quella dei filmini di tiktok in cui c'è la tipa dopo la doccia avvolta in un asciugamano, parte il conto alla rovescia, ti aspetti che se lo tolga e il video finisce così.
Sarà una strategia di marketing per sfruttare il nome di Licia Troisi, che, mi dicono, è la più venduta scrittrice italiana di fantasy?