Nel romanzo di Sarban "Il richiamo del corno", un ufficiale della Marina britannica sperimenta l’incubo di risvegliarsi in un mondo nazificato, dove i prigionieri-schiavi sono selvaggina per la caccia di un feroce sovrano: un’allarmante rappresentazione della storia come avrebbe potuto svolgersi – o ucronia, come l’ha definita nel 1876 Charles Renouvier. Che nasca dal rimpianto o dalla ribellione, da un credo filosofico-religioso o dall’attrazione per gli infiniti possibili, ogni opera ucronica è destinata a falcidiare certezze, a dinamitare la nostra visione del mondo, giacché insinua il dubbio che la storia sia un gigantesco trompel'œil e che anche la più confortante realtà possa di colpo vacillare, spalancando abissi angosciosi. A questo sovversivo genere letterario, cui lo lega una tenace passione, Emmanuel Carrère ha dedicato una seducente riflessione che, oltre a ripercorrerne le tappe salienti, ne addita le sconcertanti implicazioni: i regimi totalitari non hanno del resto adottato la tecnica ucronica per imporre una storia controfattuale? Ma c’è di più: proprio quando sembra rivestire i panni del teorico sottile e distaccato, Carrère ci trascina nel laboratorio da cui sono nati "I baffi" e "L’Avversario", dove vite parallele e alternative sgretolano quella fragile costruzione che è la nostra identità. E ci svela che, dalle più innocenti rêverie retrospettive fino alle devianze che sogniamo o paventiamo, l’ucronia è sempre dentro di noi.
Emmanuel Carrère is a French author, screenwriter, and director. He is the son of Louis Carrère d'Encausse and French historian Hélène Carrère d'Encausse.
Carrère studied at the Institut d'Études Politiques de Paris (better known as Sciences Po). Much of his writing, both fiction and nonfiction, centers around the primary themes of the interrogation of identity, the development of illusion, and the direction of reality. Several of his books have been made into films; in 2005, he personally directed the film adaptation of his novel La Moustache. He was the president of the jury of the book Inter 2003.
"Ci resta però il senno di poi, vale a dire la letteratura. Ci resta la possibilità di scrivere le nostre memorie, edizioni al tempo stesso espurgate e ampliate delle nostre vite, in cui mettiamo in mostra noi stessi per come avremmo dovuto essere e non per come siamo stati, grazie all'insignificante miracolo di un piccolo editing interiore fatto di aggiustamenti, giustificazioni, autoinganni che a poco a poco si sono imposti. E anche la possibilità di scrivere romanzi in cui vivere esistenze più felici o tragiche, poco importa, ma comunque sottratte all'imponderabile peso della realtà"
Esperaba muchísimo más teniendo en cuenta cómo se vende este ensayo. Carrère reflexiona sobre la ucronía, esto es, cómo afectaría un cambio en la historia para el devenir de las siguientes situaciones. El problema es que el contenido es reiterativo, bastante localista, pues se basa en ejemplos franceses de poco interés para alguien que no sea de allí, y además, que la fotografía escogida para lucir en portada nada tiene que ver con la ucronía: mi mente relacionó esta fotografía asumiendo que trataría en algún momento del pacto Ribbentrop-Mólotov.
Carrère in questo saggio esplora il concetto di ucronia, cioè di come sarebbe potuta andare la storia se certi eventi fossero stati diversi. Lo fa attraverso alcuni esempi letterari. Un saggio di cui si fatica a capire il punto, anche perchè Carrère stesso nel finale dice che è inutile ragionare su queste cose perchè ció che conta è la realtá dei fatti.
Questo saggio mi ha fatto venire in mente il professore di commerciale dell'università che, dopo 3 ore di lezione sulla cosa più astrusa immaginabile, concluse con "comunque domani parleremo di ciò che ci interesserà veramente all'esame"
In questo saggio, scritto come una tesi di laurea (anzi lo è) Carrère ci parla ed esplora il concetto dell'ucronia che è un genere di narrativa fantastica basata sulla premessa generale che la storia del mondo abbia seguito un corso alternativo rispetto a quello svoltosi realmente (tanto per fare un esempio, il romanzo di Philip K. Dick La svastica sul sole [peraltro citato dallo stesso Carrère] ci parla di un mondo in cui il nazismo ha vinto la guerra e si spartisce il potere col Giappone).
Carrère farà un'analisi critica dell'ucronia dal punto di vista letterario e ci farà riflettere sulla domanda: e se la Storia fosse andata in un altro modo? Se Napoleone non fosse stato sconfitto? Ci fa ragionare come percepiamo la Storia, il rapporto tra causa ed effetto. In poche parole, se potessimo modificare il tempo cosa accadrebbe? Se avessimo potuto modificare le nostre scelte sbagliate cosa sarebbe successo? Come sarebbe andata la nostra vita? Che strade avremmo intrapreso?
Il problema di questo saggio che potrebbe certamente risultare interessante (da molti spunti di riflessione e cita tante belle opere di fantascienza e non solo, cita ad esempio Charles Renouvier, Louis Geoffroy, Roger Caillois, Marcel Thiry e Philip K. Dick i quali hanno cercato di raccontare una storia alternativa a quella del nostro universo) è che risulta una tesi di laurea e quindi didascalico e abbastanza stancante.
Bellissimo e insieme terrificante il monito che ci lascia: qualsiasi opera di finzione modifica in qualche modo il passato (quindi occhio alle manipolazioni di loschi individui che agognano comandarci o coprire certe cose accadute nella Storia).
E' un testo troppo tecnico, occorrono competenze storiche e letterarie che io non ho. Per questa ragione posso dire di non essere riuscita a seguire i discorsi di Carrere e per questa ragione mi sono tremendamente annoiata.
“L’intento dell’utopia è quello di cambiare ciò che è, o almeno di elaborare un progetto finalizzato a questo cambiamento.”
“L’intento, scandaloso, dell’ucronia è invece quello di cambiare ciò che è stato.” E "rimpiazzarlo con ciò che avrebbe dovuto essere” o “con ciò che avrebbe potuto essere”.
Entrare in ucronia vuol dire porsi la domanda “Che cosa sarebbe successo se..?” e lasciarsi andare al gioco delle congetture. Gioco mentale fine a stesso? Capricciosa e inutile speculazione? Fantasticheria da vegetale (come la definiva Aristotele)? Sicuramente sì, ma è innegabile che si tratti di materia affascinante. Una materia che da sempre investe la sfera intima, alimentando mondi privati fatti di illusioni, amori mancati, sogni mai realizzati, e rimpianti; e che, quando applicata alla storia universale (“Cosa sarebbe successo se Ponzio Pilato avesse liberato Gesù, o se Napoleone avesse trionfato a Waterloo?”), solleva interessanti interrogativi sul senso della storia e sui meccanismi che la determinano. Carrère dedica a questo tema una riflessione appassionata, passando in rassegna alcune delle opere ucroniche più significative, le motivazioni dei loro autori, i metodi del ragionamento ucronico, e provando a rispondere agli interrogativi che solleva. Alcuni punti, solo sfiorati dall’autore, avrebbero forse meritato un maggiore approfondimento, ma in generale ho trovato l’indagine seria e ben scritta.
Avant toute chose, il convient de s’arrêter sur le titre de ce livre. Si le sous-titre, Introduction à l’uchronie, ne souffre aucune ambiguïté, ce n’est pas le cas du titre. Il est bien plus original et, nous allons le voir, particulièrement bien trouvé. La première réaction est de se dire, quel est le rapport ? Emmanuel Carrère n’est pas homme à négliger son lecteur et lui fournit une explication à la fin de son ouvrage.
> Au moment d’achever cette dissertation, je lui cherchais un titre, plus vendeur qu’Introduction à l’uchronie, moins banal que Le nez de Cléopâtre, plus distingué que Si ma tante en avait … Je songeais au Détroit de Behring, que je trouvais attirant, mais pas très explicite et qui avait le défaut de se référer seulement à une anecdote incidente, racontée plus haut.
L’anecdote dont il parle est celle-ci, elle est plutôt intéressante et pose les bases de ce qu’est l’uchronie, une altération du passé faite a posteriori.
> On sait moins, peut-être, que lorsque Béria fut arrêté en juillet 1953, la grande Encyclopédie soviétique dont les membres du parti recevaient chaque mois de nouveaux fasicules comportait encore une notice longue et louangeuse concernant cet ardent ami du prolétariat; dans le mois qui suivit sa disgrâce, les abonnés reçurent avec la nouvelle livraison une circulaire les priant de découper à l’aide d’une lame de rasoir la notice Béria et de la remplacer par une autre notice, incluse dans l’enveloppe, qui concernait le détroit de Behring.
Je risque une autre explication. Le détroit de Behring sépare la Sibérie orientale de l’Alaska. Durant la Guerre froide : ce point le plus proche entre l’URSS et les États-Unis fut logiquement surnommé le “rideau de glace”. La ligne de changement de date passe en plein milieu du détroit. C’est une ligne imaginaire (comme les méridiens) qui indique l’endroit où il est nécessaire de changer de date lorsque on la traverse.
> Cette ligne peut être considérée comme étant située 12 heures en avance ou 12 heures en retard par rapport au méridien de Greenwich selon que l’on parcourt la Terre respectivement vers l’est ou vers l’ouest. […] > La ligne de changement de date peut se révéler déroutante, particulièrement sur de courts trajets aériens qui conduisent à la traverser. Par exemple, un voyageur partant des Tonga (îles situées dans le fuseau horaire UTC+13) pour aller aux Samoa américaines (UTC-11) par avion réalise un trajet de deux heures entre deux endroits où l’heure légale diffère de 24 heures ; par conséquent, s’il part des Tonga à midi le mardi, il arrivera aux Samoa américaines à 2 heures de l’après-midi le lundi.
– Wikipedia
Vous avouerez que l’idée du voyage dans le temps et de la modification du passé n’est pas très loin. C’est un rêve d’uchroniste, pouvoir remonter dans le temps pour modifier le passé et observer les conséquences. Plus souvent il ne fait qu’imaginer ces scenarios alternatifs:
- Que se serait-il passé si le décollage depuis Kripton du jeune Kal-El (nom kryptonien de Superman) avait été décalé de 12 h ? Vous le saurez en lisant Superman Red Son. - Que se serait- il passé si Adolf Hitler avait été recalé au concours d’entrée à l’École des beaux-arts de Vienne ? Vous le saurez en lisant La part de l’autre. Au passage, Hitler doit figurer sur le podium des personnages les plus utilisés dans l’uchronie en compagnie de Jésus et de Napoléon. - Que se serait-il passé si les révolutions de 1848, plus connues sous le nom de Printemps des peuples, avaient connu un autre dénouement ? Vous le saurez en lisant La véritable histoire du dernier roi socialiste.
Et, ce n’est qu’un échantillon personnel, il en existe bien d’autres. C’est assez vertigineux de se dire qu’un tout petit évènement aurait pu tout changer. Une sorte de battement d’aile de papillon temporel. En plus de cet exercice de style, l’uchronie est aussi un bon moyen d’analyser l’histoire sous un angle – légèrement – différent. On considère souvent l’uchronie comme une branche de la science-fiction, mais on devrait en toute rigueur utiliser le terme histoire-fiction. Vous aurez compris que c’est un sujet qui m’intéresse et dont je pourrais parler encore longtemps, mais je reviens au livre.
Il a été écrit entre 1980 et 1985 et on peut considérer qu’Emmanuel Carrère a beaucoup progressé depuis. On ne peut pas dire que cet essai soit un modèle de clarté. Il est parfois difficile à suivre et plus ou moins intéressant. Quand on sait qu’il s’agit en fait de son mémoire de DEA d’histoire contemporaine on se doit d’être plus indulgent – ou même un peu admiratif en fait. Cet essai est à ne conseiller qu’aux férus du genre. Les autres peuvent lire le reste de la production de Carrère – par exemple Le Royaume ou L’Adversaire –, ils ne seront pas déçus.
Emmanuel Carrère est un romancier que j'apprécie beaucoup. Je citerais simplement les deux romans qui m'ont le plus marqués de cet auteur : La Classe de neige et surtout D'autres vies que la mienne.
Dans cet essai publié en 1986, il s'attaque au thème de l'uchronie, qui le passionne. Le résultat est malheureusement décevant : c'est un essai bavard, qui part souvent en digressions parfois intéressantes mais qui m'ont souvent semblé inutiles. Loin d'être une introduction didactique à l'uchronie, c'est une réflexion personnelle de l'auteur sur le sujet, avec quelques passages intéressants et d'autres beaucoup moins.
Ensayo sobre la ucronía (lo que pudo haber sido pero no fue, o lo que no fue y podría haber sido) y varios de los autores que la han practicado y sus obras. Como ejercicio intelectual o como manipulación histórica que conduce a poder cuestionar casi todo... Un remedo del Ministerio de la Verdad de Orwell, del que existen ejemplos reales, uno da título al libro. Un cambio en la Historia, la eliminación de una causa, antecedente o circunstancia o de un personaje, hubiera cambiado sustancialmente la Historia o hubiera sido igual y otro factor o personaje habría sustituido necesariamente al eliminado?Varios ejemplos inquietantes. Un tema y una obra interesantes, aunque en ocasiones se hace algo farragosa. Carrere siempre provocador.
Un manual para escribir ucronias o entenderlas, un viaje por la etimología, escritores y situaciones. Podemos escribir de lo que pudo ser, dar sentido a nuestras rutinas o derrotas personales como dice el libro y rehacerlas en secreto. Aunque lo hecho, hecho está, la ficción de cambiar el tiempo es una satisfacción poco estudiada. Un libro atrapante.
Carrère prima di Carrère e, purtroppo, senza quasi nulla di ciò che mi ha fatto innamorare di Carrère. Un libro di maniera, didascalico, quasi un esercizio di stile. Il tema è interessante ma i riferimenti letterari e storici sono abbastanza oscuri per un lettore medio. Qualche scintilla c’è, non abbastanza per rendere questo libro poco più che dimenticabile.
ho una teoria nella vita: che a nessuno frega niente della tesi che hai scritto all’università e dovresti davvero smettere di parlarne. Come a tutte le teorie, c’è un’eccezione e questa è se ti chiami Carrère. Più o meno.
1,5 a dire la verità. Il vostro amico a cui volete bene vi fa leggere la sua tesi di 20 anni fa, di cui vi interessa relativamente. Ecco qua. Anzi: il tema è MOLTO interessante. Si dà il caso che però sia esploso in romanzi, film e serie tv negli ultimi anni. Quindi abbiamo un mini saggio superficialotto su 2 o 3 libri francesi letti solo dall'autore non dice granché sull'argomento, a partire dalla risibile "tesi" finale: meglio la realtà che l'ucronia. Ehm, ok. Prodotto editoriale furbo e truffaldino, che sfrutta il nome di Carrère per sottoporci una cosetta da poco.
Mark Fisher, in Realismo Capitalista, fa proprio un concetto che era stato già portato avanti da Simon Reynolds - a sua volta mutuato da Jacques Derrida -, ovvero quello di hauntology. Hauntology è quella nostalgia per tutti i futuri che abbiamo smarrito e ci sono stati portati via. Fisher lo utilizza per quella sensazione di rabbia e depressione che ha seguito lo smantellamento dello stato sociale per mano di Margaret Thatcher. Leggendo il breve saggio di Emmanuel Carrère sull'ucronia - la sua analisi letteraria e psicologica - sono tornato spesso a pensare al concetto di hauntology. E questa nostalgia del futuro perduto è ciò che rimane dell'ucronia ed è ciò che, in fondo, spinge a scriverne. Carrère fa un'analisi critica dell'ucronia dal punto di vista letterario e, seguendone i diversi rivoli, arriva a domandarsi come noi percepiamo la Storia (il rapporto diretto fra causa e effetto), ma anche a chiedersi - e qua immagino stia lo sguardo dello scrittore - quale sarebbe la forma grammaticale adatta a raccontare un'ucronia. Eppure, lo stesso Carrère ne è consapevole, le speculazioni temporali delle ucronie affondano le sue radici nell'angoscia che scatena in noi l'hauntology (non con questi termini, ovviamente). La nostra incapacità di venire ai patti con tutto ciò che abbiamo perso e che avremmo potuto avere, con quello che ci era stato promesso e che non ci è stato dato, con tutti i nostri infinti possibili futuri in cui saremmo stati felici, in fondo, l'ucronia è questo. Sì, assolutamente, l'impero romano non è crollato, Napoleone ha conquistato la Russia, l'ucronia si concentra su questo, ma al contempo dietro questi macro-racconti si nasconde qualcosa di più intimo e vivo: la convinzione che il Tempo possa essere modificato, che la realtà segnata dalle nostre perdite e dalle nostre sconfitte, non sia definitiva, che ci sia ancora una possibile tangibile opportunità di avere il nostro "e se". E Carrère lo mostra bene quando ci racconta di Scacco al tempo quando è l'urlo straziato di una madre che ha perso la figlia a rendere possibile la vittoria di Napoleone a Waterloo. Perché, in fondo, non è la sconfitta di Napoleone a tormentarci la notte - chi cazzo se ne frega? pensiamo veramente che la nostra vita sarebbe diversa? -, no, sono le nostre scelte sbagliate, i momenti che ci siamo lasciati sfuggire, i piccoli dettagli che, ne siamo convinti, se solo sarebbero andati in un modo appena leggermente diverso, lei ora sarebbe qua con noi. Ma se Napoleone avesse vinto a Waterloo, allora, chi mi dice che io non potrei cambiare tutto il resto? Hauntology. E' proprio a questa sensazione che Carrère dedica l'ultimo capitolo - e in fondo, il libro stesso -, al ricordarci che Napoleone è morto a Sant'Elena, che gli Alleati hanno sconfitto i nazisti, che l'Impero Romano è crollato, che la realtà è la realtà, e basta.
Un libro que comencé con gran entusiasmo —pues estoy en pleno reto de distopías, utopías y ecotopías— pero que me dejó un extraño sabor de boca. Aunque dice algunas cosas interesantes y dignas de ser tenidas en consideración, se me hizo un poco repetitivo y una especie de manifiesto obsesivo contra la ucronía y el multiverso. A las cuales el autor se empeña en desacreditar todo el tiempo. A mí me gustan las ucronías y, por ello, no puedo estar muy de acuerdo con ese empecinamiento suyo.
Ciertamente hace algunas reflexiones que te abren el camino hacia el pensamiento, pero al final, lo más interesante es esa anécdota que le da título y que te hace pensar en lo facilmente que se puede manipular la historia y en cuantas de esas trampas habremos caído a estas alturas. También es curioso tratar de discernir cuáles son las cosas o los hechos que podrían variar el curso de los acontecimientos, si serían más importantes las pequeñas cosas cotidianas o, por el contrario, sería necesario para poder dar un giro que éste tuviera lugar entre los seres más influyentes e importantes.
Interesante pero demasiado repetitivo y por momentos farragoso.
Cosa sarebbe successo se la Storia, in un momento X, fosse andata in maniera differente da quella che conosciamo e studiamo sui libri?
Da questa domanda, che altro non é che un semplice gioco mentale, un esercizio di pensiero alternativo e creativo che crea universo paralleli, nasce il genere letterario dell'Ucronia, dal latino ou-chrónos: che non in nessun tempo.
Carrère ripercorre, in questo saggio che altro non é che la sua tesi di laurea, la storia di questo genere: tra considerazioni e riflessioni sulla sua storia, che portano a tanti spunti interessati, e citazioni ad opere di diversi autori, come Charles Renouvier, Louis Geoffroy, Roger Caillois, Marcel Thiry e Philip K. Dick, che si sono cimentati nel genere, descrive limiti e motivazioni, caratteristiche, fondamenta e finalità, debolezze ed incoerenze.
Il testo é, a volte, ripetitivo e, per via del forte taglio accademico, leggermente complesso nell'esposizione delle tesi. É senza dubbio una lettura interessante, specie per chi é interessato e/ o appassionato al genere e ne vuole conoscere un po' la storia, con una tesi chiara, ma a tratti si trascina e potrebbe risultare pesante.
Lu par pur souci de complétisme de l’oeuvre de Carrère, le livre n’est pas fondamentalement désagréable, mais on sent que l’auteur (dont c’est le mémoire de fin d’étude) a un peu besoin de remplir des pages et tourne en rond mais essaie de cacher le fait qu’il tourne en rond. Certains de ses propos sont suffisamment clairs en une phrase pour ne pas nécessiter des pages de développement. Le plus intéressant étant son approche de ce qu’est l’histoire et le déterminisme ou libre-arbitre que questionne l’uchronie. A ce titre, j’ai pensé au concept de psychohistoire d’Asimov et sa déviation liée au Mulet. Pour la défense de Carrère, à part quelques ouvrages de référence dont l’oeuvre de K. Dick, la littérature d’uchronie a connu un vrai essor depuis l’écriture de ce mémoire. Une approche à date dans l’ère de la post-vérité que nous imposent certains dirigeants serait d’ailleurs assez passionnante. Dans sa conclusion, Carrère souhaite pouvoir se rapprocher du réel. Vu le totem qu’il est devenu dans l’écriture du réel, c’est pari réussi, et haut la main
Carrère tiene una concepción interesante de la ucronía, una especie de resentimiento contra la historia que cuestiona nuestra concepción de la temporalidad y el pasado y acaba llevando a disquisiciones filosóficas y teológicas. Sin embargo, las obras literarias que analiza en este recorrido, casi todas francesas, a menudo sobre el imperio napoleónico o el desarrollo del catolicismo, no están entre mis intereses. Creo que tampoco ayuda el tono puramente ensayístico, algo envarado, de un Carrère (de 30 años) lejos de su narrativa de no ficción. Además, creo que este la foto de portada y el título elegidos llevan a engaño: el título sale de una anécdota narrada muy brevemente y que no es el centro de la obra ni por extensión (un par de párrafos a lo sumo), ni por temática (la propaganda política que borra y reescribe el pasado), ni por periodo histórico (poco hay aquí sobre estalinismo y II Guerra Mundial).
Alcuni recensori hanno (giustamente) puntualizzato che Ucronia è inutilmente noioso. È verissimo e a Carrère non frega assolutamente nulla che lo sia.
Gasa.
Onestamente non leggo narrativa da anni e la noia, l'arroganza e la boriosità sono componenti che mi completano come lettore e scrittore. Detto questo, non è una grande opera in sé, ma per la nicchia di sociopatici (me compreso) amanti della storia e della non-storia è una tesi interessante a completare dibattiti che riguardando (tra gli altri) "spazi liminali" e "ontological security". Non è una lettura sufficientemente indispensabile per meritarsi 4 stelle, darne meno di 3 è eccessivamente severo.
A differenza dell’utopia, l’ucronia non ha acquistato la dignità di genere letterario, non ha un canone. Sostanzialmente, perché ristagnare in fantasie retrospettive - esercizio praticato da tutti con una certa costanza - serve a ben poco. «Bisognerebbe allontanarsi dall’ucronia, dagli universi paralleli, dal rimpianto di cui sono pervasi, e avventurarsi nel territorio della realtà», scrive Carrère alla fine del saggio.
Davanti a una vita non vissuta secondo le proprie aspettative, per via di scelte personali o eventi contrari, esiste ancora una possibilità di riscatto, costituita dalla letteratura. Abbiamo «[…] la possibilità di scrivere le nostre memorie, edizioni allo stesso tempo espurgate e ampliate delle nostre vite, in cui mettiamo in mostra noi stessi per come avremmo dovuto essere e non per come siamo stati, grazie all’insignificante miracolo di un piccolo editing interiore fatto di aggiustamenti, giustificazioni, autoinganni che a poco a poco si sono imposti. E anche la possibilità di scrivere romanzi in cui vivere esistenze più felici o tragiche, poco importa, ma comunque sottratte all’imponderabile peso della realtà».
Consigliato da un'amica, un argomento a cui mi ero già avvicinata in passato e di cui avevo interesse. Il libro è bello, anche se risulta essere molto pesante. Nonostante trovassi l'argomento interessante ho fatto un po' fatica a leggerlo.
No es uno de los grandes libros de Carrère ni mucho menos. Aparte de resumir unos cuantos libros, unos conocidos y otros ignotos, y de divagar sobre la Historia y no se sabe qué, el libro no parece tener muy claro a dónde quiere llegar. Prescindible.
Mi ha lasciata molto confusa, ho faticato a trovare una tesi di fondo a questo saggio. Un po' parla di romanzi, un po' parla di cos'è la storia. Forse mi mancavano le basi di teoria della letteratura per seguire bene il discorso.
Un bel saggio, molto denso, su uno dei miei generi letterari preferiti. Non ha la solita verve di Carrère, in fondo lo ha scritto da giovane, e infatti lo consiglio solo a chi abbia un genuino interesse per l'argomento trattato