Siamo l’unica nazione in cui, dal 1990 al 2020, i salari si sono ristretti del 3 per cento invece di crescere, certifica l’Ocse. Com’è stato possibile? E com’è che questo sconcertante dato non è diventato il cavallo di battaglia di ogni forza progressista del Paese? Eppure il disastroso primato non è avvenuto per caso. È stato meticolosamente preparato, in America come da noi, dall’ideologia neoliberista che vedeva il Male in ogni intervento perequativo dello Stato. Un’offensiva di fronte alla quale la sinistra si è fatta trovare drammaticamente impreparata. Questo libro nasce da tali domande – oltre che dalla celebre affermazione di Warren Buffett sulla lotta di classe, che esiste ma è stata vinta da ultraricchi come lui. Nessuno, nel frattempo, ha preso sul serio la fotografia della nostra disfatta e ha provato a intervenire. Anzi, come peculiare contributo, l’attuale maggioranza parlamentare ha affossato la ragionevole proposta di introdurre un salario minimo che, come il reddito di cittadinanza, senz’altro non era la soluzione alle cause strutturali della nostra debolezza ma con altrettanta certezza avrebbe giovato.
Riccardo Staglianò (Viareggio, 1968) è uno scrittore e giornalista italiano, corrispondente per il quotidiano La Repubblica. Dalla seconda metà degli anni 2000, ha tenuto la docenza dei corsi di Nuovi media e Giornalismo online all'Università di Roma Tre. Nell’ottobre 2011 ha portato in Italia le Ted Conference.
Necessario come tutti i pochi (ma in crescita) libri che parlano di lotta di classe in Italia. Scrivo questa recensione mentre aspetto un treno in ritardo per tornare a casa dopo una giornata estenuante di lavoro d'ufficio. É possibile immaginare una vita diversa. É impossibile pensare di raggiungerla senza rabbia e senza lotta.
Reportage chiaro e lineare sullo stato del mondo del lavoro in Italia, una denuncia verso uno Stato che continua a premiare chi è più ricco (molte volte senza meriti se non l’essere nato in famiglie agiate) e a rendere più precaria e difficile la condizione dei lavoratori più deboli, mentre la classe media affonda verso la povertà.
Per chi come me è assolutamente digiuna di sistema fiscale, tassazione e dintorni è un libro che mi ha aperto delle piste di riflessione. È una inchiesta giornalistica alla fine senza credo grosse pretese di scientificità e che forse liquida un po' velocemente il capitolo sul perché accettiamo tutto questo facendo leva sui luoghi comune dello spirito italico. ecco mi sarei aspettata qualcosina di più
Un piccolo, breve ed istruttivo saggio sul perché la situazione economica sia quel che è, con pochi che pagano sempre più tasse, sempre i soliti pensionati e impiegati, e i molti che ne pagano sempre meno o non pagano affatto. Tutte le storture del sistema liberista (vantato come il migliore possibile) che rischia di portare un paese al tracollo.
La prova che possiamo fare di meglio è che gli altri lo stanno già facendo. Spagna, Francia. E noi?
Ho amato e odiato questo libro perché al termine della lettura mi sento sicuramente più informata rispetto alle lotte sindacali passate e alle proposte sulla tassazione (anche - sorprendentemente a da parte di miliardari, vedi: l’erede Disney), ma anche tanto frustrata e rassegnata.
Non essendo il mio campo ho avuto un po’ di difficoltà con i diversi elenchi dei dati. Per il resto, lettura scorrevolissima.
Un piacevole saggio denso di informazioni, reportistica e dati, alternati ad intermezzi dal taglio fortemente giornalistico. Questa dualità sacrifica un po' la coesione del libro.
Una lucida analisi, condita da numeri tutt'altro che noioso (anzi direi inquietanti in alcuni casi), della situazione mondiale, ma soprattutto della situazione economica italiana. Un libro adatto a tutti, non servono particolari conoscenze economiche o politiche.
In un famoso grafico di cui si parla sempre troppo poco, l’Italia brilla come l’unico dei paesi OCSE in cui il salario reale medio nel 2020 è inferiore rispetto al 1990. Del 2.9%. Com’è stato possibile? La spiegazione da manuale (o da chatbot AI) che rimanda a una produttività lenta a crescere può aiutare, ma non basta. Anzi, rischia di nascondere il rapporto inverso, ovvero l’influenza indiretta che salari mediamente più alti eserciterebbero sulla produttività, che per qualche motivo l'economia politica ha da tempo ritenuto opportuno non prendere in considerazione.
Tenendo da subito insieme, con organica facilità, la retrospettiva storica con le necessità del presente, Hanno vinto i ricchi. Cronache da una lotta di classe riporta nel dibattito sul declino salariale una serie di fattori spesso – più o meno consapevolmente – esclusi, come l’evoluzione delle politiche del mercato del lavoro e la decentralizzazione della contrattazione. Il piglio incalzante di Riccardo Staglianò ci accompagna nella discesa attraverso i vari gironi del trentennio neoliberale italiano, snocciolando con ironia amara le varie congiunture in cui indicizzazione, tutele e monte ore sono stati dimezzati alla ricerca della flessibilità.
Ma non si tratta affatto di un’autopsia. L’altra faccia del declino è infatti un’ascesa, quella dei sempre più ricchi, che si è servita di punti d’appoggio fondamentali: tassazione ristretta e lotta al sindacato, per dirne due. La lotta di classe vinta dall'alto non arriva quindi dal niente (ed è men che mai, per la milionesima volta, ascrivibile ad una presenta abilità manageriale a scarsa diffusione), ma da decenni poggia su capisaldi che la politica ha garantito e che dovremmo tornare a mettere in discussione. E questo breve libro è un prezioso strumento per cominciare a farlo.
Un saggio importante, su un tema che andrebbe trattato molto di più dai media. Solo un appunto, a pag. 95 (paragrafo Chi paga le tasse...), sono stato colpito da un'espressione, perché identica a quella che più di una volta avevo postato sul mio account twitter commentando lo spaventoso tasso di evasione nel nostro paese (parecchio prima della pubblicazione di questo testo), ovvero: siamo un popolo di santi, poeti ed evasori. Coincidenza? Possibile, forse, non so... e le citazioni anche se prese da twitter, non andrebbero comunque riportate in un testo?
L'italia è l'unico paese europeo in cui ngli ultimi 30 anni gli stipendi sono diminuiti. E' un fenomeno mondiale, sull'onda neoliberista, che in italia in 30 anni di governi all'apparenza molti vari tutti hanno cavalcato, dicendoci che gli stipendi impediscono di crescere. Nel frattempo le tasse hanno smesso di essere uno strumento di equità sociale. Questo Staglianò lo racconta molto bene, con grande chiarezza, che quasi il libro diventa un agile e completo promemoria per chi pur curioso di tutto ha sempre avuto poca voglia di impelagarsi tra irpef e conti pubblici.
"Nel mondo di ieri, in cui il grosso della ricchezza veniva dal lavoro, aveva senso prendere lì le tasse. Nel mondo di oggi è veramente singolare continuare a chiedere ai lavoratori il grosso delle imposte mentre si fanno sconti a chi ricava la propria ricchezza dal capitale".
Chiaro al limite della semplificazione, ma molto utile: in pochi sono preparati su nozioni sia economiche che politiche e sociologiche, quindi che vogliate capire cosa sia la tanto decantata produttività, cosa sia il cuneo fiscale o perché non siamo ancora scesi davvero tutti in piazza, questo saggio vi aiuterà.
Per quale ragione i salari crollano e invece i ricchi vedono crescere i loro patrimoni? Sono disuguaglianze accidentali o frutto di scelte ben precise di tipo politico ed economico? La risposta data dal libro è la seconda e viene giustificata mettendo in fila una serie di evidenze su tasse, mondo del lavoro e decisioni politiche che hanno portato a questa situazione. Da leggere (manca forse un approfondimento su come questa condizione sia stata determinata culturalmente)
Libro di denuncia composito - fra dati economici e spunti sociologici - che come spesso è prevedibile smuove le acque ma lascia pochi spunti concreti. Che uno spunto di lotta di classe possa partire da qui è difficile. A ogni modo, un autore che segue un percorso coerente.
Libro fondamentale. Da leggere e rileggere. Grande fonte d'ispirazione per capire una volta per tutte le dinamiche economiche finanziarie che hanno portato allo status Quo.