Il romanzo perfetto per chi è stanco delle Feste ancora prima che inizino.
Agata ha quarant’anni e vive a Napoli da quando, diciottenne, ha lasciato il suo paesino dell’Irpinia per frequentare l’università. Lavora in un museo di arte contemporanea, ha un marito e due figli piccoli. Ogni mattina, per accompagnare i bambini a scuola, passa davanti alla cartoleria di zona, una stanza delle meraviglie piena di palloncini colorati, unicorni e indispensabili oggetti inutili che, nello spazio delle due vetrine su strada, scandisce il passare del tempo e l’avvicendarsi delle stagioni, dal periodo della cancelleria per l’inizio della scuola al momento dei gonfiabili per le vacanze al mare. Quando la vetrina di Halloween cede il passo alle prime decorazioni natalizie, Agata programma di raggiungere la sua famiglia nel borgo natio. A casa dei genitori, fervono i preparativi per una cena della Vigilia in grande stile per la quale è stato convocato l’intero parentado. Avviene però un imprevisto e toccherà ad Agata, che detesta le feste comandate quanto cucinare, occuparsi di tutto a un passo dal ricevimento, orchestrando pietanze, parenti e stoviglie e provando, tra una ricetta preparata a regola d’arte e le bizze di un anziano zio di quarto grado, a gestire inconvenienti e commensali prima che la cartoleria della sua città smonti la vetrina natalizia per passare alle ghirlande della prossima ricorrenza da celebrare.
Con uno stile arguto e brillante, Isabella Pedicini affronta un grande tabù cercando di recuperare il significato originario del Natale, e delle feste tutte, attraverso una commedia irriverente e scanzonata sui riti e le tappe obbligate che si ripetono sempre uguali ogni anno mettendo sotto assedio ogni famiglia. Un libro per le Feste e contro le Feste per uscire indenni dal vortice natalizio e da un momento che a volte saremmo tentati di dimenticare.
Sogno un estremo atto di disobbedienza alle imposizioni delle festività di ogni mese e di ogni natura. Datemi la possibilità, anche solo per una volta, di giocarmi un bonus, una carta di libertà che mi dispensi dai banchetti infiniti, dalle visite, dai convenevoli. Sembrerò triste davanti al grande tribunale dei festeggiamenti e insensibile rispetto a chi non ha nessuno con cui festeggiare, ma vivrò quel giorno con animo leggero per aver trasgredito alla legge implacabile del divertimento.
Isabella Pedicini was born in Benevento, Italy, in 1983. A journalist and a writer, she moved to Rome where she graduated, first with a BA and then with an MA, in art history at La Sapienza University. She collaborates on a regular basis with the gallery book shop "Il Museo del Louvre" and she writes for Artribune, a magazine of contemporary art.
L’autrice in modo leggero affronta l’angoscia che può accompagnare le feste natalizie
“Questo è un romanzo sul gorgo perfido delle feste, non un saggio sul Natale e, dunque, il testo non vuole avere l’autorevolezza scientifica di un trattato.”
Lo fa con un espediente narrativo: la madre della protagonista ha rimosso tutto ciò che riguarda il Natale.
«Dunque, la signora ha riportato una perdita della memoria in seguito alla caduta, ma all’amnesia dovuta al trauma cranico si aggiungono i sintomi di un’amnesia dissociativa e quindi caratteristiche di natura psicologica. Mi riferisco al fenomeno della rimozione, alla cancellazione dalla memoria di episodi per noi fortemente dolorosi».
I figli adulti, il marito, il genero e i nipoti proveranno a farle recuperare la memoria.
“Ogni famiglia costituisce un insieme, un organismo che possiede un codice linguistico composto da un lessico peculiare che lega tra loro le sue parti, ma anche dagli accenti, dai gesti, dalle pause. Dai silenzi. E da tutto il non detto che ogni componente di quel sistema immediatamente interpreta e riconosce. Come in una danza, ogni membro muove un passo in rapporto a quello dell’altro per continuare a intrecciare, movenza dopo movenza, la tela fitta e irregolare delle relazioni umane.”
Un libricino godibile da leggere in questo periodo
“E improvvisamente il senso di conclusione mi pacifica, nell’attesa inevitabile dei giorni che verranno, in tutta la sorpresa e la speranza che è racchiusa nell’incognito. Come quando, alla fine della festa, la musica si abbassa e anche l’ultimo invitato se ne è andato e, finalmente, ci si ferma a mettere a fuoco lo spazio della casa intorno a noi, tra i bicchieri vuoti disseminati sui ripiani dei mobili e i piatti lasciati sulla tavola, insieme ai fiori ancora freschi, tra le tracce della vita che è stata. Perché soltanto la fine di un tempo consente realmente di riferire ciò che lo ha fatto vivere, come se questo dovesse inevitabilmente concludersi per poter diventare racconto.”
Un romanzo familiare originale e divertente. È stato bello percorrere la trazione natalizia italiana tra un pandoro e un racconto, ho adorato vedere nominati personaggi a noi familiari come Alberto Angela, Amadeus e ancora Carlo Conti, come amato anche vedere nominato Sanremo come fosse un'istituzione (per noi italiani lo è eccome). Le cene, le curiosità, gli addobbi, i malcontenti e anche i parenti serpenti, tutto stupendo. Un libro davvero super piacevole da accompagnare alle feste. Lo consiglio tantissimo, non è probabilmente la lettura della vita ma è comunque un'esperienza.
⭐️⭐️.5 Libro quota Natale di quest’anno: l’idea è carina, l’atmosfera c’è, ma il libro per me è troppo didascalico e retorico; l’eccessivo “effetto spiegone” rende l’intera situazione finta, come se fosse messa in scena da attori che non sanno recitare.
“Maledette feste” è un libricino che si legge in una sola giornata. Mi ha ricordato un po’ le commedie natalizie che, seppur hanno una trama già vista e rivista, a Natale non possiamo fare a meno di vederne qualcuna. Anche qui ci sono una protagonista allergica alle feste, un marito felice di viverle, due bambini entusiasti, una cena di Natale con i parenti e le loro domande scomode, l’imprevisto che sconvolge i piani e un lieto fine. E non manca la parte in cui ci fa riflettere su come nel tempo le feste siano cambiate, influenzate anche dai social. Insomma, definirei questo libro “delizioso”: piccolo, simpatico, senza pretese ma tanto carino. Perfetto da leggere in queste settimane pre natalizie. Come detto sopra non mi stupirei di vederlo in versione film di Natale.
Un romanzo che ci trascina in un viaggio tra luci natalizie e ombre personali, dove l’atmosfera è la vera protagonista. Isabella Pedicini racconta le feste in modo diverso, lontano dai cliché, e lo fa con una scrittura che riesce a essere incisiva e, allo stesso tempo, intima.
La storia, mai banale, si snoda tra riflessioni pungenti e situazioni che sembrano ricordarci che, dietro ogni celebrazione, ci sono emozioni complesse e non sempre luminose. È un libro che invita a osservare i dettagli e a scoprire che, anche nelle "maledette feste", c’è spazio per riscoprirsi.
Consigliato a chi cerca una lettura originale e riflessiva, ideale per il periodo delle feste… o per esorcizzarle.
Recensione presente nel blog www.ragazzainrosso.wordpress.com Agata ha quarant’anni vive a Napoli, dove lavora in un museo d’arte contemporanea. È sposata con Bernand e ha due bambini: Elena ed Ernesto. Le sue giornate sono scandite da impegni e orari da rispettare a cui fa da sfondo la cartoleria di quartiere con le sue vetrine sempre pronte a scandire il passare dell’anno. Archiviato Halloween, la cartoleria è pronta a ricordarle che il Natale è sempre più vicino. Agata non ama particolarmente questa festa – a differenza di suo marito e dei suoi figli – quest’anno poi sua madre ha deciso di organizzare una cena della Vigilia in grande stile invitando tutto il parentado. Quando un imprevisto mette ko la donna, a prendere in mano le redini dell’organizzazione sarà proprio Agata, la quale si ritroverà, suo malgrado, a ricoprire il ruolo da protagonista.
“Sogno un estremo atto di disobbedienza alle imposizioni delle festività di ogni mese e di ogni natura. Datemi la possibilità, anche solo per una volta, di giocarmi un bonus, una carta di libertà che mi dispensi dai banchetti infiniti, dalle visite, dai convenevoli. Sembrerò triste davanti al grande tribunale dei festeggiamenti e insensibile rispetto a chi non ha nessuno con cui festeggiare, ma vivrò quel giorno con animo leggero per aver trasgredito alla legge implacabile del divertimento.”
Per anni, vicino casa mia, una cartoleria, un vero punto di riferimento nel quartiere, ha scandito ogni celebrazione dell’anno, quindi non posso che essermi riconosciuta in Agata, nel suo sentimento di stupore quando, all’indomani del termine di un periodo stagionale, vede già gli oggetti caratteristici del successivo.
Attraverso le vicissitudini di Agata e della sua famiglia, l’autrice pone l’attenzione sul vero senso del Natale che, nel corso degli anni, si è trasformato sempre più da festività perlopiù a carattere religioso a consumismo sfrenato, corsa agli acquisti, scadenze e obblighi sociali da rispettare. Talora, anzi ormai sempre più spesso, si ha la sensazione che il vero spirito del Natale si sia dissolto. È come se tutti festeggiassimo perché si deve, come si deve necessariamente preparare un tipico menù o acquistare regali perché bisogna mettere un pacchetto sotto l’albero, quasi senza curarsi dal contenuto.
Con uno stile semplice, schietto e umoristico l’autrice accompagna il lettore in un viaggio talora ricco di contraddizioni e di situazioni che, viste dall’esterno, sembrano al limite dell’assurdo, nelle quali è facile riconoscersi. Un romanzo piacevole che scorre via in un batter d’occhio. Una lettura adatta a chi ama le feste e a chi non vede l’ora che finiscano.
Ah, le feste, che piacevole delizia. E tra le feste, si sa, Natale è il Re! Ma le festività hanno una doppia faccia e Maledette feste, di Isabella Pedicini, riesce a catturare tutte le sfaccettature dei giorni rossi sul calendario. Maledette feste non è solamente un libro di Natale sul Natale: è un’immersione completa e dettagliata in un tipico Natale italiano in cui ognuno può ritrovare un pezzo della propria famiglia, se non proprio tutta; è un percorso interiore alla riscoperta di cosa è davvero importante, di qual è, veramente, il significato di Natale.
Maledette feste. Come ogni anno, in tutte le famiglie comincia una lenta ma inesorabile lotta per decidere dove trascorrere il Natale. Agata lo sa bene che anche lo scorso anno erano stati dai suoi genitori e quest’anno sarebbe il turno dei genitori di Bertrand, suo marito, e di una bella vacanza in Francia. Ma sua mamma ha organizzato una cena della Vigilia con tutto il parentado: gente che viene addirittura dalla Sicilia! Non può mancare, no?
E così Agata, Bertrand e i due figli si dirigono verso un paese dell’Irpinia, con l’idea di passare il Natale il più velocemente possibile per poi tornare alle proprie vite. Anche perché il Natale, nonostante la sua magia, si rivela essere una puntuale fonte di stress, soprattutto per chi come lei che detesta le feste comandate. Peccato che un piccolo imprevisto costringerà Agata non solo ad approfondire il Natale in tutte le sue forme e tradizioni, ma anche a diventare protagonista del tanto temuto cenone della Vigilia.
Maledette feste è un libro apparentemente semplice e divertente. Si propone di portare all’attenzione del lettore il Natale (e le festività in generale) e tutto quello che, volenti o nolenti è diventato il loro contorno. E allora eccole, le luci di Natale, la magia che si respira in questo periodo dell’anno, i volti sorridenti, i bambini con le loro letterine a Babbo Natale e, nel caso di Agata, la cartoleria di quartiere che segna il passare delle stagioni e del tempo.
E’ vero che a Natale l’aria è diversa, che ognuno si sente in qualche modo differente, forse migliore. Così come è vero che tutte queste luci, tutto questo innocente ottimismo, spingono ognuno di noi a sentirsi più sereno: l’anno sta volgendo al termine e quello nuovo sarà migliore! Ma l’aspetto decisamente interessante di Maledette feste è che, dietro la scrittura brillante dell’autrice, si nascondono anche tutti quei piccoli tormenti legati a ogni festa.
Ha ragione Agata, che si stressa quando a maggio gli amici cominciano a chiederle se ha prenotato le vacanze estive. Ma da quando è diventato un obbligo? E, soprattutto, da quando non fare le vacanze in un posto considerato in, comporta immancabilmente uno sguardo quasi di pietà nell’interlocutore?
E siccome Natale è il re delle feste, si riserva la particolare capacità di essere anche il re dei piccoli tormenti: lo stress dei regali, l’ansia nel decidere dove trascorrerlo, il terrore di fare o dire qualcosa di sbagliato e innescare la miccia che porta a galla tutti i vecchi rancori che ogni famiglia nasconde come polvere sotto al tappeto. Maledette feste, quindi, si rivela essere un perfetto spaccato del tipico Natale italiano. Dapprima viene l’estenuante braccio di ferro per decidere dove trascorrere la Festa, poi l’ansia da regalo ideale e quella da prestazione in occasione del cenone o pranzo con i parenti. Insomma, della bellezza del Natale, della sua religiosità, si è un po’ perso il senso ed è rimasto solo questo intenso momento che poi, come dice Agata, si vive in uno stato di semi incoscienza: si arriva al sette di gennaio e non si sa bene come ci si è arrivati.
Maledette feste è un romanzo che vuole raccontare, in chiave brillante e forse un po’ irriverente, il Natale in tutte le sue sfaccettature. A causa di un bizzarro incidente che colpisce la famiglia di Agata, si trasforma in un percorso alla scoperta delle origini del Natale e di tutte le tradizioni che lo circondano: dalla prima apparizione della stella cometa che accompagnò i Re Magi fino alla creazione del panettone, dalla nascita di Babbo Natale fino alla presenza, imprescindibile, di Maradona nel presepe. E, soprattutto, Maledette feste ci ricorda in maniera estremamente sottile e delicata che non sono le luci, l’albero, il panettone o i classici film di Natale a creare la magia natalizia. No, la vera magia sta nei nostri ricordi d’infanzia, in quell’attesa carica di mistero e nelle vecchie tradizioni. La magia del Natale, in tutta la sua potenza, sta nei nostri ricordi più preziosi.
Cosa succederebbe se ci dimenticassimo del Natale? Solo della festa eh, di quello che la società ci impone durante essa. Gli addobbi, l'albero, le canzoni, le lucine, i regali, un' amnesia selettiva che può evitarci di festeggiare una ricorrenza così impiantata nel nostro tempo.
Isabella ci prova con questo romanzo, ma ci mostra come sia quasi impossibile esimersi dai festeggiamenti. Una lettura leggera, familiare, da condividere quasi, con parenti e amici, quelli che vedi una volta all'anno appunto. Perché crescendo, venendo a mancare persone care, cambiando città, si fa fatica a trovare il tempo per vedersi e stare insieme come una volta.
"Il Natale è fatto dei vuoti lasciati dalle persone che non ci sono più e di cui ritroviamo una traccia fortuita in un oggetto,in un gesto involontario, in un sapore della festa."
Credo che ognuno, leggendo questo libro, trovi riferimenti del tutto differenti a quelli che ho trovato io. È anche questo il bello delle storie, parlano in modo differente ad ognuno di noi.
Ci sono persone che aspettano il Natale come un evento mistico e poi c’è Agata, protagonista di Maledette feste, che al solo cambio della vetrine dei negozi, da zucche di Halloween a palline glitterate, sente il gelo del panico scorrerle lungo la schiena. Isabella costruisce un romanzo brillante e velenosamente identitario per tutti quelli che, almeno una volta, hanno pensato: “Io a dicembre dovrei essere ibernato per legge.”
La trama segue Agata, quarantenne napoletana, madre di due bambini e vittima del calendario liturgico-commerciale. A ogni stagione corrisponde uno starter pack di ansie: la scuola, le vacanze, le feste. Ma il Natale… il Natale è il male supremo. Decisa a tornare nel paese d’origine dei genitori per “sopravvivere” alle feste restando in disparte, si ritrova invece risucchiata nei preparativi: la famiglia la affida alla cena della Vigilia e a ogni incombenza possibile, dai piatti agli addobbi alla gestione dei parenti. Mentre Agata lotta tra ricette e doveri, un incidente manda in tilt la madre, che perde completamente la memoria del Natale. Questo vuoto inaspettato costringe Agata a chiedersi ciò che prima evitava: ma noi, queste feste, le vogliamo davvero?
Questo romanzo è una commedia natalizia estremamente geniale, un piccolo teatro umano fatto di parenti che si offendono, ricette impossibili, odore di fritto che impregna i cappotti, regali inutili e quella sensazione di essere trascinati in un gigantesco rito collettivo da cui non si può uscire senza sembrare il Grinch del villaggio. Eppure, sotto la vernice ironica, c’è molta verità. Agata, nella sua resistenza al Natale, diventa quasi un’eroina civile: la voce di tutti quelli che non si sentono rappresentati dagli spot televisivi che promettono “felicità, famiglie perfette e panettoni”.
Maledette feste è un libro perfetto per chi detesta il Natale, ma anche per chi lo ama, perché mostra cosa c’è sotto la superficie: una società che corre, una famiglia che si ingarbuglia, una donna che cerca di non perdere la testa tra lucine intermittenti e parenti invadenti. Una storia che, alla fine, ci ricorda che le feste sono ciò che ne facciamo: maledette sì, ma in qualche modo inevitabilmente necessarie!
Il libro scritto da Isabella Pedicini si rivolge a tutti, è la storia perfetta per chi ama il Natale e per chi invece vorrebbe solo arrivasse il 7 gennaio.
Ho apprezzato tanto come l’autrice in modo ironico ci mostri le due facce del Natale: quella spensierata delle tradizioni e dei suoi simboli, in cui come in un vortice siamo risucchiati da decorazioni, regali, luci, alberi, presepi, panettoni, cene e incontri con i parenti; dall’altra parte invece volenti o nolenti dobbiamo fare i “conti” con tutte le consuetudini.
Questa festa inevitabilmente ci condiziona profondamente nel modo di fare, di agire e comportarsi. Siamo sottoposti a dei riti a cui non possiamo sottrarci. A volte il Natale dovrebbe essere vissuto con più spontaneità, con più leggerezza senza imposizioni o obblighi di circostanza.
Ognuno dovrebbe vivere i giorni di festa come più desidera, perché il vero spirito del Natale non va ricercato nel film, nel panettone o nella cena con i parenti, ma in come ci sentiamo realmente e come affrontiamo questo momento.
Consiglio questo libro a chi si sente a disagio con questa festa, ma anche a chi la vive con gioia.
Ultimo libro dell’anno! Perfetto per le feste di Natale, con quel racconto del Natale e di ciò che ti fa odiare le feste, ma che in fondo è anche il motivo per cui le ami. Mi è piaciuto molto. Una scrittura armoniosa, leggera, non scontata. Un modo di raccontare che ti fa vivere esattamente ciò che rappresenta.
Un libro che con simpatia ci parla del vero valore del Natale carico di sentimenti buoni ma che negli anni ha lasciato il posto al consumismo e ad una (spesso) forzata tradizione. Ironico, ma anche pieno nozioni sulla natività, un bellissimo libro da compagnia dove magari chiunque può rivedere un po' di se stesso.
L'inizio è intrigante e frizzante, con il proseguire dei capitoli la storia diventa però più noiosa e quasi didascalica nel raccontare le tradizioni del Natale dell'Italia centrale.
Isabella Pedicini attraverso l’espediente della memoria molto selettiva della mamma mette in scena le dinamiche familiari legate alle feste natalizie. Lettura leggera che a volte ti fa anche sorridere