Remmy è una Vendifumo, grazie alla sua voce, riesce ad alterare i pensieri delle persone. Non ricorda il suo passato, forse è l’ultima della sua gente, quelli come lei sono stati sterminati dall’esercito del generale Ivanov. Scaltra e svelta, vive alla giornata, sempre in fuga da una città all’altra per far perdere le sue tracce.
Complice un attimo di distrazione, Remmy cade nelle mani di Yoel Braun e Albios Crane, due soldati appartenenti all’ordine dei Quietatori, i nemici giurati di tutti i Vendifumo. Remmy teme di avere le ore contate, ma i due uomini le rivelano che non la vogliono uccidere. Anzi, hanno bisogno del suo aiuto per una missione segreta da cui dipende la sicurezza di tutta la Nazione.
Ha inizio un viaggio durante il quale il confine tra realtà e menzogna si fa labile. Remmy si ritrova a mettere in discussione tutto ciò in cui ha sempre creduto, persino se stessa.
Oggi vi parlo de “La voce di Balavat” di Francesca Zuccato, primo volume della serie “The Awakened Trilogy”. Si tratta di un Fantasy contaminato da forti elementi distopici. Il contesto è peculiare, ci troviamo in una Nazione apparentemente utopica che grazie a una fitta rete elettrica e ferroviaria riesce a sorvegliare il popolo. Il centro di controllo è Orobas, la capitale, ma a nord, nel Distretto di Phenex, qualcosa si agita, la brace di un passato quasi dimenticato.
Il sistema magico si basa sulla capacità di alcuni individui, i Vendifumo, di alterare i ricordi, i pensieri e le idee delle persone. Remmy, sopravvissuta allo sterminio dei Vendifumo compiuto dalla Nazione, è una diciannovenne che vivacchia sfruttando il suo potere. Catturata da Albios e Yoel, due Quietatori (agenti al servizio della Nazione), intraprende un viaggio durante il quale si trova a fare i conti con le contraddizioni e il peso morale derivanti dalla propria abilità.
I personaggi mi sono piaciuti tantissimo. Tre protagonisti diversi e sfaccettati, la furba e sfacciata Remmy, l’enigmatico e misterioso Albios, l’ingenuo e idealista Yoel. Seguire i passi del trio è stato come comporre un puzzle tessera dopo tessera. Non abbiamo fin da subito una visione globale, la loro crescita e il loro approfondimento si accompagnano alla continua scoperta di aspetti caratteriali e ricordi che ne definiscono le personalità. Francesca gioca con il lettore, è “inaffidabile”, dosa le informazioni e ci spinge a divorare le pagine alla ricerca del tassello mancante. Questo, unito a uno stile di scrittura pulito e scorrevole, mantiene l’interesse per la storia sempre vivo.
Ho trovato ben approfondite le tematiche inserite all’interno del romanzo che si sostanziano nell’eterno conflitto tra verità e menzogna. Una verità scomoda, dura, capace di trascinare il mondo nel caos è preferibile a una menzogna detta a fin di bene per mantenere la pace? Quanto è importante la verità? E quanto lo è, invece, la bugia? Il confine tra le due è molto labile, entrambe influenzano società, politica e relazioni, entrambe possono distruggerci e intrappolarci.
Mi permetto di porre due critiche. La prima è che ho notato un eccessivo soffermarsi su alcune descrizioni (pensieri, ambienti, ecc.) già chiare con poche parole, mentre la seconda riguarda alcuni dialoghi che ho trovato poco spontanei e inverosimili, come fossero recitati. Ciò non toglie, comunque, nulla a un ottimo primo libro. Da leggere.
Meglio la dura verità o una rassicurante bugia? Per quanto la risposta possa essere immediata, è questa la tematica che il libro affronta, sia attraverso la storia e le sua atmosfere, sia soprattutto attraverso i personaggi, con la conseguenza che la risposta non è poi così semplice e, anzi, si deve combattere per ottenerla. L'aver intrecciato così tanto il tema con l'intero libro è in assoluto il punto di forza del libro, è quello che rende una trama semplice (ma non per questo scontata e banale) e un worldbuilding altrettanto semplice (capace però di evocare idee con poche frasi) pregnante e interessante da seguire.
E poi ci sono i personaggi, che sono in assoluto la cosa meglio riuscita del libro, capaci di portare avanti diversi angoli della tematica principale senza perdere di caratterizzazione, anzi venendo in questo modo valorizzati e diventando ancora più sfaccettati (vedi che si può fare, Babel?) Remmy è una protagonista incredibile, nel suo difendere la verità pur essendo una persona che, per nascita e per necessità, si trova a dover mentire per sopravvivere, i cui unici riferimenti affettivi sono ottenuti con la menzogna. E più va avanti la storia, più si scoprono cose su di lei, più questo scollamento diventa sofferenza, lo scontro tra prendere decisioni più grandi di noi anche andando contro quegli stessi principi che per noi hanno valore. Il personaggio meglio riuscito è però il Falco di Balavat, l'unico che per molto tempo non ha un POV e quando lo ottiene quasi rivoluziona tutto quello che sappiamo di lui. E' un personaggio ambiguo, le cui parole non corrispondono alle azioni e di cui chi legge e nemmeno i personaggi possono fidarsi. Un personaggio che è impossibile amare, eppure anche impossibile odiare, ogni cosa terribile che ha fatto pare ribaltata dal perché. Yoel è forse quello meno interessante perché più tradizionale, ma funziona molto bene come contraltare del Falco e ha un'evoluzione comunque sensata e soddisfacente.
Essendo edito da Triskell, che è più conosciuta per i suoi romance queer, potrebbe far pensare che questo sia un romance e sarebbe un errore (invece, di componente queer ce n'è parecchia e io apprezzo anche questa). La storia d'amore c'è ma è comunque una componente di una trama molto più ampia e anche questa serve alla tematica. Aggiungo che dopo un inizio che non era il mio genere (i soliti due m/f che litigano sul nulla giusto per mettere pepe alla cosa) la loro relazione diventa molto più soffusa, legata alla tematica e per niente invasiva, senza avere certe esagerazioni proprie del romantasy e con un interesse amoroso gentile che vive la sua evoluzione non solo grazie alla protagonista.
Ha un finale aperto che non è un vero e proprio colpo di scena (anche perché quel personaggi in pratica non è caratterizzato) ma mette in atto diverse trame interessanti per il futuro e vi dirò che ho anche apprezzato una particolare scelta narrativa a riguardo che a volte invece può far storcere il naso. E per una volta non devo arrabbiarmi che non fosse specificato che è il primo libro di una saga perché c'è chiaramente scritto qui su Goodreads.
Non è un libro perfetto, ha qualche problema di ritmo e alcuni dialoghi sono legnosetti (soprattutto uno si vede tantissimo che è forzato per dare al personaggio e al lettore determinate informazioni, l'unica parte in cui davvero mi ha dato fastidio) ma li ho trovati difetti risibili rispetto a tutto il resto, anche il flashback dà talmente tanto a livello di interesse dei personaggi che l'assenza di ritmo viene perdonata. E poi è il primo libro, si può fare di meglio. Consigliatissimo.
Lo consiglio a chi: - Ha nostalgia delle distopie dinamiche e pregne di sottintesi - Ama i personaggi umani e fallaci - Adora i colpi di scena inseriti ad arte
A Balavat la verità è una ricchezza ed infatti è custodita nelle mani di pochi.
Ci troviamo di fronte agli albori di una dittatura che si traveste da oligarchia, in cui il dissenso non è represso con il sangue, ma con la parola. D’altronde, come si può pretendere di ribellarsi se si è convinti di vivere nel miglior mondo possibile?
« Conoscere la verità. Cambiare la verità. Diffondere la verità. »
Questo low fantasy, con un pizzico di distopia, è un’inno alla verità. E all’umanità.
I personaggi di Francesca Zuccato sono questo: umani. E fallaci. E insicuri. E rotti dentro, dove fa più male. Sono vittime di scelte errate, di ideologie logoranti, sono vittime della fugacità della memoria e dell’ambizione altrui. Albios, Yoel, Remmy, sono tutti prodotti del sistema e insieme la prova che l’umanità e le passioni che la contraddistinguono sono più forti dell’intolleranza e della paura, che ci plasmano e dividono.
La Voce di Balavat ci spinge a riflettere sulla potenza della parola e su quanto sia facile distorcere la verità, dandola in pasto ad un pubblico che vive d’inerzia e che dimentica troppo in fretta. Un discorso molto attuale… o sbaglio?
Ho trovato meraviglioso il modo in cui sono stati trattati argomenti e problemi di un certo peso, con semplicità e concisione, senza paura, ma sempre con coscienza. Tutto è stato studiato nei minimi dettagli per catapultarti nel mondo di Balavat e per farti avvertire sulla pelle il rischio di non essere veramente padrone dei tuoi ricordi e dei tuoi ideali. E fa paura. Fa paura pensare di potersi svegliare un giorno e proseguire con la tua esistenza, nell’impossibilità di renderti conto che in realtà non sei più lo stesso, che i tuoi ideali sono completamente mutati e che il tuo passato è una bugia. Fa paura pensare all’effetto che la propaganda può avere sulla mente umana.
Nulla è preso alla leggera tra queste pagine, neanche per quanto riguarda il world building, di cui troviamo una cartina all’inizio del volume, o la psicologia dei personaggi, che hanno tutti un arco narrativo davvero pregevole (e promettente, che non vedo l’ora di approfondire nel seguito!).
Cosa aggiungere se non: leggete questo libro. Leggetelo e fatevi abbracciare da queste vibes distopiche alla Tenebre e Ossa, alla Hunger Games, alla FANTASY ITALIANO BEN SCRITTO E INCREDIBILMENTE BEN STRUTTURATO. Perché sì, gli italiani sanno scrivere fantasy meravigliosi.
Che dire? @lafra_mgs mi ha regalato la lettura più bella e coinvolgente dell’anno.
Prima di iniziare con la recensione, ringrazio fortemente Triskell Edizioni e l’autrice per avermi fornito l’arc digitale di La voce di Balavat!La Voce di Balavat è il primo capitolo di una trilogia low fantasy con forti elementi distopici, ed è stato proprio questo ad attirarmi! Quello che mi aspettavo era sicuramente un fantasy avvincente con una love story enemies to lovers molto accattivante… Continuate a leggere per sapere se le mie aspettative sono state deluse o superate!
Di cosa parla il libro? Remmy è una Vendifumo, l’ultima rimasta a Balavat dopo che quelli come lei sono stati sterminati, e nasconde un grande potere: grazie alla sua voce riesce ad alterare i pensieri e i ricordi delle persone e in questo modo può manipolare la realtà. Complice un attimo di distrazione, Remmy cade nelle mani di Yoel Braun e Albios Crane, due soldati appartenenti all’ordine dei Quietatori, i nemici giurati di tutti i Vendifumo. Remmy teme di avere le ore contate, ma i due uomini le rivelano che non la vogliono uccidere. Anzi, hanno bisogno del suo aiuto per una missione segreta. L’ambientazione è evocativa e, forse per i nomi o forse per le atmosfere, mi ha fatto pensare un po’ a una Russia sovietica. In ogni caso mi è piaciuta tanto.
Il cast di personaggi principali è molto solido: ho apprezzato tutti e tre i protagonisti, che sono sfaccettati e ben caratterizzati, in particolare Remmy. Quest’ultima compie una bella evoluzione, che — lo ammetto — inizialmente non mi aspettavo. Non vedo l’ora di rivederla nel sequel! Yoel e Albios se la giocano entrambi al secondo posto. Entrambi molto sfaccettati, mi sono piaciuti per motivi diversi. Albios è sicuramente molto affascinante, ed è quello che definirei un vero e proprio personaggio grigio. Yoel ha conquistato subito il mio cuore e la sua evoluzione è stata spettacolare da seguire. La sua storia d’amore con Remmy è agli inizi, ma so che il sequel ci darà molte soddisfazioni.
Lo stile di scrittura è molto scorrevole, nulla da dire! L’autrice scrive benissimo e ho finito di leggere il romanzo in qualche giorno. Il tema della verità è molto d’impatto e traspare in ogni pagina e c’è il potenziale per una storia politica molto forte. Ho apprezzato molto che l’autrice abbia dedicato così tanto spazio a questo tema, senza però diventare troppo “preachy”.
Punti forti: sicuramente i personaggi e le tematiche Punti deboli: la terza parte del libro è forse un po’ confusa e non mi hanno convinta alcune scelte che compiono i personaggi.
Per concludere, consiglierei questo libro a chi cerca un low fantasy distopico con personaggi grigi, una storia d’amore enemies to lovers e tanti colpi di scena.
La voce di Balavat è il primo capitolo di una trilogia a metà tra il low fantasy e la distopia. Il secondary world in cui è ambientato è una Nazione governata dal generale Ivanov. Egli sta cercando di unificare il più possibile tutti i distretti grazie all'installazione di una rete ferroviaria e di una elettrica a cui sono collegati gli altoparlanti che permettono la distribuzione dei comunicati dell'Allodola. Anche la magia è presente nel regno di Balavat ed è rappresentata dai Vendifumo. Una categoria di persone che, grazie alla propria voce, riesce ad alterare i pensieri delle persone.
Gli stessi Vendifumo sono stati stermin@ti in quanto ritenuti pericolosi per la pace del paese. Un regno solo all'apparenza unito e tranquillo, tenuto insieme dalle menzogne del generale Ivanov. L'elemento distopico presente nel libro è sottile e subdolo, mascherato dalla promessa della pace.
Ed è qua che si sviluppa la tematica principale del romanzo: ciò che raccontiamo e ci raccontiamo plasma le nostre vite e la rappresentazione che abbiamo di noi stessi. Questo ha conseguenze significative sia per i singoli personaggi, che per l’intero popolo di Balavat.
Ho divorato la prima parte de La voce di Balavat, curiosa di scoprire il mondo creato dall’autrice. Mentre ho rallentato passata la metà per paura di perdermi dettagli utili ai fini della trama. Con un colpo di scena dopo l'altro, veniamo trasportati verso un finale di non facile interpretazione che apre a molteplici implicazioni delle quali sono curiosa di leggere nei prossimi volumi.
Remmy, la protagonista del libro, se vivesse ai giorni nostri starebbe puntando una torta di mele; nelle prime pagine del libro si mette nei guai tentando di rubarne una... Anche se più che 'rubarla' ha tentato di convincere la panettiera con la sua 𝑑𝑜𝑙𝑐𝑒 𝑒 𝑠𝑢𝑏𝑙𝑖𝑚𝑒 voce di avere in regalo quella torta, essendo una Vendifumo per lei è un trucchetto da niente, purtroppo l'hanno scoperta ed è dovuta scappare.
Nelle terre di Bavalat, dove la verità è sacra, il popolo dei Vendifumo è malvisto: genti che riescono ad alterare i pensieri e le idee delle persone attraverso la loro voce, basta una loro parola per cambiare ricordi o storie. Per questo anni addietro il governatore Ivanov aveva ordinato di dar loro la caccia e di eliminarli, affinché nulla ostacolasse la verità con sporche menzogne.
Ma il regno richiede un aiuto di un Vendifumo, Ivanov sguinzaglia i suoi Quietatori affinché la rintracciano, così le strade di Remmy e del Falco e del Corvo si incrociano.
La giovane Vendifumo apprende che la sua anonima esistenza non è mai stata tale: da sempre occhi discreti la seguono e la monitorano, capisce così di essere una pedina importate in una grande scacchiera, dove la politica più sporca agisce nell'ombra.
❓️Perno fondamentale della storia è la verità, quanto siamo veramente disposti a perdere pur di scovarla?
La storia viene raccontata principalmente da due personaggi: Remmy, Vendifumo, e Yoel, quietatore chiamato 'il Corvo'.
Ho empatizzato subito con Yoel mentre con Remmy ho impiegato più tempo, inizialmente è diffidente nei confronti dei suoi 'colleghi' (o inseguitori, dipende dai punti di vista), pagina dopo pagina si apprende più su di lei e molti suoi comportamenti vengono giustificati. La sua evoluzione è quella più evidente: da orfana spaurita che ruba per sopravvivere comprende appieno il potere della sua voce e da 'pedina' diventa uno dei pezzi più pregiati della scacchiera. Da canto suo Yoel apprende che conoscere la verità ha un prezzo, molto caro alle volte, lo capirà molto bene testandolo sulla sua pelle; il nostro caro Corvo non demorde mai (per nostra fortuna🌟). Albios, il quietore più anziano di sempre, è una leggenda vivente per il regno di Balavat: il numero di leggende e storie su di lui sono innumerevoli, impossibili da contare. È il personaggio più enigmatico tra i protagonisti, raramente dice veramente cosa pensa preferendo ribadire cose già ovvie o sviare discorsi.
La forza di questo romanzo sono proprio loro tre, un trio insolito che imparano pian piano a collaborare. Il regno di Balavat è vasto e noi visitiamo solo i territori nordici e più freddi, spero nei prossimi libri di esplorare altre terre e luoghi. Il worldbuilding l'ho apprezzato, mi sembrava di muovermi affianco dei protagonisti e di ascoltare con loro gli annunci radiofonici dell'Allodola.
Questo libro è stata una ventata d'aria fresca, originale e mai banale, qualche incertezza qua e là c'è ma non mi hanno disturbato! Infatti 5🌟 se le prende tutte!
«Ma imparerai presto,» continuò il Falco, «che per ogni verità esiste anche un’eccezione.»
La storia viene raccontata in prima persona dai tre protagonisti – Remmy, Yoel Braun e Albios Crane – in un perfetto equilibrio fra lo stile scorrevole e le voci dei singoli personaggi. Tutti e tre hanno trovato un posto speciale nel mio cuore. Sono verosimili e, proprio per questo, moralmente grigi (perfino il più integerrimo fra loro), aspetto per me fondamentale nelle storie che leggo.
Ho amato Albios Crane, ho amato scavare nelle sue ferite sotto l’armatura fatta di gelido senso del dovere e della sua divisa da Quietatore, ho amato seguire (e scoprire) il suo rapporto con gli altri personaggi. Se non per tutto il resto che c'è di interessante in questo libro, di certo consiglio la lettura per lui!
Ma non sono qui solo a fangirlare su Albios Crane (forse). Ho trovato interessantissima la premessa dei Vendifumo e del loro potere di manipolare i pensieri, perché è stratificata fin dalle prime pagine e non ha deluso nel suo evolversi. E i temi non finiscono alle influenze distopiche: queerness, famiglia, fedeltà cieca a una causa, predestinazione contro libero arbitrio, quanto il passato (in)definisce ed è, di suo, fumoso. L’ambientazione, poi, è un riflesso continuo di questi temi, con i suoi altoparlanti che trasmettono propaganda e le diverse regioni di Balavat ferite dalla guerra.
Insomma, consiglio questa storia a chi legge fantasy e distopico ma anche a chi – come me – non ne mastica poi tantissimo, a chi è alla ricerca di temi complessi che non vengono semplificati e a chi apprezza protagonisti definiti (o indefiniti) dal loro passato, grigi perché grigia è la vita all’interno del mondo della storia, e infine a chi non disdegna un po’ di sana queerness di sottofondo e non ha paura di amare Albios Crane (io, io non ho paura)!
"La voce di Balavat" è stato un libro sorprendente, non perché avessi aspettative basse, ma perché le avevo altine e sono state comunque superate. Più andavo avanti con la lettura, più mi rendevo conto di avere bisogno di fantasy del genere, perché sono proprio la mia "cup of tea". Classici, ma originali. Scorrevoli, ma non banali. Con del romance, ma senza mai lasciare da parte la trama. Ma andiamo con ordine.
L'ambientazione di questo libro, da fantasy classico ma con elementi più moderni è semplice solo all'apparenza. Il world-building per ora è stato solo parzialmente utilizzato, ma ciò che sappiamo è già estremamente accattivante. Come si vive sapendo che la nostra mente viene continuamente influenzata dagli annunci alla radio, che la storia viene continuamente riscritta per mantenere al potere chi sta governando? Come si vive quando la tua famiglia è stata uccisa e tu vieni braccata solo per il tuo essere una Vendifumo, alla costante ricerca della verità dietro le menzogne ma senza nemmeno conoscere la tua stessa identità?Fin da subito il lettore può empatizzare con Remmy, un personaggio più sfaccettato di quello che sembra all'inizio, una ragazza con una storia che fin da subito bramiamo di scoprire.
E' facile, però, empatizzare anche con gli altri personaggi, soprattutto Yoel, un protagonista maschile che auguro a ogni libro fantasy. Il suo rapporto con Remmy si evolve in maniera bellissima e graduale, passando da un atteggiamento sospettoso a un rispetto e a una comprensione reciproci. Amo il modo in cui per Yoel, seppur soldato obbediente, le cose non sono mai scritte nella pietra, e che non si neghi mai la possibilità di apprendere, di porsi domande, di mettere in dubbio i suoi stessi pregiudizi. Non è nemmeno il classico figo tenebroso e mascellone che non riesco davvero a digerire nei libri (sono gusti personali, ma proprio non ce la faccio), ma... solo un ragazzo. Un ragazzo normale, che vuole essere qualcosa di più di ciò che era e che nel corso del proprio percorso sbaglia, cambia idea e ricalcola la traiettoria. Mi dilungo su questo punto perché faccio davvero tanta difficoltà a digerire molte dinamiche di coppie MF nel fantasy, ma lui e Remmy mi sono piaciuti da cima a fondo, sia insieme che come individui.
Lo stile di scrittura è un altro grosso punto a favore del romanzo. Estremamente scorrevole, senza spiegoni, è capace di introdurti in un sistema magico (comunque non eccessivamente complicato) come se ne facessi parte da sempre. Mi sono trovata a macinare le pagine a una velocità che davvero non mi aspettavo, e questo è tutto merito dell'autrice. L'interesse, poi, è salito via via che la storia ingranava, per impennarsi nelle ultime 100 pagine, dove succede davvero DI TUTTO, forse a tratti anche un po' troppo velocemente. Comunque, difetti secondari a parte, l'ultima sezione del romanzo è sicuramente la mia preferita, visto che cominciamo ad arrivare a qualche risposta, esploriamo il POV di uno dei personaggi più grigi della storia e si pongono le basi per il secondo volume, che spero davvero esca a breve.
Nel frattempo faccio davvero i più vivi complimenti all'autrice, che non poteva scrivere un esordio di saga migliore!
Avete presente quando comprate un libro a fiducia perchè vi da le giuste vibes? Ecco, questo è esattamente quello che mi è successo con La voce di Balavat di Francesca Zuccato, pubblicato da Triskell Edizioni. Non sapevo cosa aspettarmi, ma pagina dopo pagina mi sono ritrovata a divorarlo, incapace di metterlo giù.
La storia si svolge in un mondo immaginario e distopico, a Balavat, dove la pace vive grazie a menzogne e mere illusioni. Remmy, la protagonista, ha un potere incredibile: con la sua voce può manipolare i pensieri altrui e controllarli a loro suo piacimento. Un dono che l'ha resa una preda e l'ha costretta a vivere in fuga, senza memoria del suo passato. Ma quando viene catturata da Yoel e Albios, due soldati dei Quietatori, tutto cambia. Invece di ucciderla, le propongono un patto per una missione segreta che potrebbe cambiare il destino della Nazione. E da qui parte un viaggio che, vi assicuro, non lascia respiro.
All'inizio la lettura è stata un po' lenta. Sapete quando si ha bisogno di tempo per entrare in un nuovo mondo? Ecco, qui serve qualche pagina per orientarsi, ma ne vale la pena. Il worldbuilding è ricco e ben costruito, e una volta presa confidenza con l'ambientazione, la storia decolla. Ci sono colpi di scena, momenti di tensione e tematiche che fanno riflettere, come il potere della verità e delle bugie.
Uno degli aspetti che ho amato di più è stata l'atmosfera. Francesca Zuccato riesce a descrivere Balavat in modo così vivido che sembra di camminare per le sue strade. Non ho faticato a immaginarne i luoghi, anche perchè è più o meno ambientata agli tra gli inizi del 900, dove le prime scoperte di treni e elettricità vengono a galla. Remmy mi è piaciuta molto: forte ma con fragilità che la rendono reale. E poi ci sono Yoel e Albios. Inizialmente li ho odiati (lo ammetto!), ma andando avanti mi hanno sorpresa e devo dire che mi sono affezionata tanto ad entrambi, anche se ad uno di loro non avrei voluto
Se devo trovare qualche difetto, direi che alcuni dialoghi mi sono sembrati un po' forzati e c'è stata una parte finale un po' caotica. Ma nel complesso mi ha davvero conquistata. Gli do quattro stelle su cinque aspettato il secondo con tanti buoni propositi.
Conoscere la verità, cambiare la verità e diffondere la verità.
Remmy è una Vendifumo: ha la capacità di alterare i ricordi delle persone con la sua voce. Pertanto è ricercata, oltre ad essere l’ultima della sua gente che è stata sterminata durante una guerra civile. Perché i Vendifumo sono visti come astuti manipolatori, che torturano e raggirano persone grazie alla loro voce
Albius Crane, Il Falco di Balvat è spietato come un rapace e freddo al pari della neve del nord: veterano della gruerra civile è il braccia destro di Ivanov
Joel Braun, il Corvo di Bavat è un combattente silenzioso che uccide senza lasciare traccia.
Fanno parte del gruppo dei Quietatori, il cui compito è cercare e annientare tutti i Vendifumo perché nemici di Balavat. Per protegegrsi dal potere dei Vendifumo indossano sempre una pietra di Fluorite, un materiale raro che rende immune al potere dei vendifumo.
L’Allodola è la voce di Balavat, colui che tramite l’altoparlante nelle strade rassicura quotidianamente i cittadini: ma queste rassicurazioni non saranno menzogne? Realtà e menzogna non sono mai state così potenti, perché “per ogni verità esiste anche un’eccezione”.
Quando Remmy incrocia il cammino dei due Quietatori non si aspetta di certo che gli facciano l’offerta di partire con loro per una missione: la Nazione reclama i suoi servigi e Remmy dovrà decidere se usare la sua voce per salvare Balavat, perché a volte una bugia è il prezzo per la pace.
Questo libro è stato una grandissima sorpresa e un enorme sì: la scrittura è scorrevole e lineare, senza una parola di troppo o una in meno, il world building ben congeniato, i personaggi hanno una spessore interessante e nulla è scontato. Il dilemma tra bugia e verità sottende tutto il libro e vi farà propendere verso l’una o l’altra decisione senza trovare una soluzione (forse!)
Sono rimasta davvero impressionata: un Fantasy italiano che non invidia nulla ai blasonati Fantasy dell’editoria internazionale.
Il finale inaspettato conclude mettendo la ciliegina sulla torta.
Assolutamente da leggere se siete amanti dei Fantasy!
In un periodo in cui faticavo a trovare una lettura che mi coinvolgesse davvero, La Voce di Balavat si è rivelata una piacevolissima sorpresa: una storia ricca di tensione, personaggi complessi e una riflessione profonda sul valore della verità.
Primo capitolo di una trilogia low fantasy-distopica, questo romanzo offre un’esperienza stratificata e avvincente tra relazioni complesse, giochi di potere e un ambientazione ricca e dettagliata.
I personaggi sono il vero cuore pulsante del romanzo. Remmy, una Vendifumo capace di alterare i pensieri con la sua voce, si rivela fin da subito una figura complessa: scaltra, sfuggente, ma anche profondamente umana nelle sue insicurezze e nei suoi dilemmi. Accanto a lei, Yoel Braun e Albios Crane incarnano l’ambiguità morale che permea il racconto: soldati e Quietatori, nemici giurati della sua gente, ma anche alleati in una missione che mette in discussione ogni certezza. Abbiamo una meravigliosa rosa di personaggi sfaccettati e "grigi", le cui scelte sono guidate tanto da convinzioni personali quanto da necessità politiche o morali.
L’ambientazione di Balavat è vivida e affascinante. Molto c’è ancora da scoprire e sono certa che i prossimi volumi non mi lasceranno delusa in questo senso! Ma c’è un aspetto che pervade questo romanzo: quello della guerra. La guerra non è solo uno sfondo, ma un tema esplorato in tutte le sue sfumature, dalle cicatrici lasciate su chi la subisce, alle giustificazioni di chi la combatte. Mai dipinta in bianco e nero, questa realtà amplifica il peso e la risonanza emotiva delle decisioni dei personaggi.
Mazzucco costruisce una trama densa di tensione e colpi di scena. Il viaggio di Remmy è tanto fisico quanto emotivo, costringendola a confrontarsi con i propri ricordi frammentati e a interrogarsi su ciò che è reale e ciò che è manipolato. Il confine tra verità e menzogna si fa sempre più sottile, lasciando emergere una riflessione profonda e attuale su quanto sia facile distorcere ciò in cui crediamo.
Con il primo libro che pone basi solide e accattivanti, la trilogia promette di svilupparsi in modi decisamente interessanti!
Grazie ancora a Francesca Mazzucco e Triskelledizioni per la copia!🧡
Forse non sono 4 stelle piene piene, ma chissenefrega.
La voce di Balavat è un romanzo fantasy solido, ben scritto e interessante. Fortemente character driven, questo è il suo punto di forza principale, e ciò che si nota fin dall'inizio e poi incoraggia la lettura. I personaggi sono realistici, ben caratterizzati, ma soprattutto spontanei. Le loro emozioni sono coerenti e sensate, soprattutto sono percepite dal lettore come ovvie. Non dico che si riesca a prevedere come agiranno i personaggi, ma comunque nessun risvolto emotivo o psicologico mi ha mai sorpreso, il che è bene. Anzi, tutta la psicologia dei personaggi è naturale e spontanea e, pur essendo complessa, è resa in maniera semplice e diretta.
Forse è una banalità, ma è una cosa che io non so fare (per mostrare come sono fatti, i miei personaggi pensano e ripensano e il pensiero vaglia mille (semicit.) quindi mi è piaciuto vederlo messo in scena così bene.
Direi che la spontaneità è l'aspetto più importante del libro. Non abbiamo scene didascaliche oppure evidentemente impostate per spiegare il potere dei Vendifumo, ad esempio. Non che sarebbe stato un problema (non credo che un fan di Sanderson potrebbe mai lamentarsene), ma devo dire che mi ha fatto piacere ricevere tutte le informazioni necessarie senza accorgermene.
Ho apprezzato molto la magia dei Vendifumo, molto ben costruita. Tra l'altro normalmente io sarei contrario a questi sostantivi, che sono frutto della scelta di Gabriele Giorgi di tradurre i neologismi di Sanderson in modo a parer mio orripilante, e che sono diventati ormai parte del lessico del lettore di fantasy in italiano (c'è un motivo se leggo in inglese). Devo dire che Vendifumo suona decisamente bene (al contrario di Altrovocanti), oltre a essere immediatamente comprensibile (al contrario di Danzafilo).
La trama funziona, e ha i giusti colpi di scena. Solo quello finale mi ha detto poco, ma in effetti non è del tutto percepito come un colpo di scena. Di nuovo, se lo avessi fatto io mi sarei inventato i modi più improbabili per nascondere al lettore l'identità di un certo personaggio e poi farlo calare dall'alto. Francesca ha scelto un altro tipo di narrazione: l'identità è (quasi) ovvia, ma d'altra parte è presentata senza particolari climax emotivi. Io avrei preferito il primo modo, ma riconosco che in questo caso anche il secondo funzioni.
In generale ho notato qualche scena che poteva osare di più. La presentazione dei poteri dei Vendifumo, ad esempio. Qualche altra scena, invece, è a parer mio un po' risicata. Una è l'incendio dell'accampamento, l'altra il primo discorso dell'Allodola, ma qui specificamente non è un problema perché io l'avrei tagliato in toto, come un buon 70% del flashback.
Il flashback è forse la nota più dolente del romanzo, se non fosse che poi ci sono anche delle cose interessanti e soprattutto offre uno spaccato sul personaggio di Albios. Nonostante questo, non ho apprezzato per nulla la posizione in cui si trova. Spezza il climax! Volevo l'azione, non sapere cos'è successo vent'anni fa. Poi sono consapevole che non si poteva dire prima, ma a quel punto allora tanto valeva ridurre il flashback all'osso, tenere quelle due scene in cui viene tratteggiato il conflitto interiore di Albios e il suo cambiamento, e trovare un modo per fargli raccontare il resto.
Quindi un'ottima lettura. Attendo il secondo volume!
La Voce di Balavat - The Awakened Trilogy Libro 1 Autrice: Francesca Zuccato CE: Triskell Edizioni Genere: low fantasy, distopico POV: Remmy, il Falco, il Corvo Pag: 331
“È 𝓈𝑜𝓁𝑜 𝓊𝓃𝒶 𝓅𝒾𝒸𝒸𝑜𝓁𝒶 𝒷𝓊𝑔𝒾𝒶, 𝓃𝑜𝓃 𝒻𝒶𝒸𝒸𝒾𝑜 𝓂𝒶𝓁𝑒 𝒶 𝓃𝑒𝓈𝓈𝓊𝓃𝑜.” La Voce di Balavat è un low fantasy con vibe distopiche che calzano a pennello in un setting fantastico, ben argomentato e collocato temporalmente agli inizi del Novecento. Nulla è lasciato al caso, non ci sono buchi di trama. Ci troviamo in uno scenario post-bellico, un’oligarchia militare mantenuta in vita dal condizionamento e dal controllo della memoria e della verità: attraverso la loro manipolazione, il governo di Balavat plasma l’immagine di una realtà che gode del consenso e della fiducia incondizionata del popolo. Il passato scompare, a Balavat non ci sono germogli di ribellione o di insofferenza. D’altronde, come si può essere indignati se non si sa di cosa si è stati privati? “𝒞𝑜𝓃𝑜𝓈𝒸𝑒𝓇𝑒 𝓁𝒶 𝓋𝑒𝓇𝒾𝓉à. 𝒞𝒶𝓂𝒷𝒾𝒶𝓇𝑒 𝓁𝒶 𝓋𝑒𝓇𝒾𝓉à. 𝒟𝒾𝒻𝒻𝑜𝓃𝒹𝑒𝓇𝑒 𝓁𝒶 𝓋𝑒𝓇𝒾𝓉à” Sì, ma quale? Quella di una propaganda politica subdola e sleale, che priva gli individui del loro vissuto e della loro identità. Lo sa bene la protagonista, Remmy, che è una Vendifumo: grazie alla sua voce, è in grado di alterare la memoria delle persone e, di conseguenza, la loro percezione della realtà. Probabilmente ultima della sua specie, da bambina è scampata allo sterminio ordinato dal Generale Ivanov e, oggi ventenne, è costantemente in fuga dai Quietatori, guardie speciali al servizio di Ivanov. Il destino vuole che Remmy cada nelle mani del Falco e del Corvo, due Quietatori incaricati di scortarla dal Generale perché la “𝓁𝒶 𝒩𝒶𝓏𝒾𝑜𝓃𝑒 𝒽𝒶 𝒷𝒾𝓈𝑜𝑔𝓃𝑜 𝒹𝑒𝒾 𝓈𝓊𝑜𝒾 𝓈𝑒𝓇𝓋𝒾𝑔𝒾”. Il viaggio verso Orobas, però, si rivelerà ricco di colpi di scena. L’autrice crea pg con identità profondamente diverse, ma accomunate da luci e ombre che ne esaltano l’umanità e la natura 𝓂𝑜𝓇𝒶𝓁𝓁𝓎 𝑔𝓇𝑒𝓎. Li ho amati tutti. In verità ho una crush, non corrisposta, per uno dei secondari.🤭 Il finale è… OMG, non so come definirlo! Aspetto con ansia il secondo volume. Parola di @laforbicetta
Ho terminato questo romanzo con la sola esigenza di leggerne il sequel al più presto. Infatti, "La voce di Balavat" ti entra dentro, ti crea il bisogno di saperne di più, di conoscere la verità. Perché, di fatto, è proprio intorno a questo concetto che si muovono la storia e i personaggi. In un mondo dove la verità è nascosta, modificata e piegata alla volontà dei potenti, conoscerla diventa una necessità viva. Lo vediamo nella protagonista, che ha il potere di alterarla e la fame di conoscerla, ma anche nel tessuto stesso della società. Chi la possiede, ha il potere nelle proprie mani. Si crea quel dilemma morale per il quale "una bugia detta a fin di bene può essere migliore della verità", che è il manifesto di facciata sul quale si fonda ogni forma di controllo e di dittatura (che è poi un'altra tematica presente nel romanzo).
Un ulteriore punto di forza, oltre alla narrazione che tiene attiva la curiosità e l'attenzione del lettore, sono i personaggi. Ho letteralmente amato i due protagonisti, Remmy e Yoel. Entrambi legati dal destino e vittime di un sistema che se ne serve per i propri scopi. La protagonista, con le sue sfaccettature e la sua evoluzione, dovuta alla presa di coscienza, rappresenta il fulcro emotivo della storia. Leggi il POV di Remmy e percepisci i suoi dubbi, la sua paura, le sue emozioni. Questo vale anche per gli altri protagonisti. Ho adorato Yoel dal profondo del cuore, ritengo sia il mio personaggio preferito del romanzo. Invece, per quanto tratteggiato molto bene, ho odiato profondamente Albios, perché in lui ho ritrovato aspetti di egoismo e manipolazione che tendenzialmente non apprezzo. Sono molto curiosa di leggere come andrà avanti, intanto però mi sento di consigliare la lettura di questo romanzo perché ne vale sicuramente la pena.
Conosco l'autrice sin dagli esordi con il romanzo "Delivery Dreams", piccolo gioiello che consiglio di recuperare. Quando ha annunciato una trilogia di libri, non ho resistito ed eccomi qui a parlare de "La voce di Balavat", il primo di "Awaneked Trilogy". Che dire? Semplicemente perfetto. Solo parlando del prologo che sa solleticare una forte curiosità e che successivamente, contestualizzato, saprà prenderti a pugni nello stomaco. Un Worldbuilding semplice, ma avvincente con cui i personaggi coinvolti - meravigliosi - hanno a che fare senza mai stonare, in armonia come un quadro e i suoi colori... la coerenza tra il mondo e le persone che vi fanno parte è perfetta, cosa non scontata visto che questo aspetto a volte viene meno in altre opere a causa di costruzioni frettolose con personaggi che tradiscono se stessi e la trama che si riduce a fan service... ma questo... NON è proprio il caso. Impossibile non notare le ispirazioni da 1984 e, se si conosce anche Francesca Zuccato come "La Fra", anche a Metal Gear Solid 3: Snake Eater e Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty. Il tema della libertà è centrale, la voglia di cambiare le cose con tutte le intenzioni migliori possibili e rendere il mondo un posto migliore, ma sbattere poi la faccia con la difficoltà di raggiungere tale ambizione. "La ricerca di noi stessi, chi siamo davvero..." i personaggi si interrogano spesso su questo e le risposte arrivano, si... ma nei modi meno "convenzionali". Una storia che sa tenere sulle spine, sapendo poi che tutto quello che accade in questo libro avrà sicuramente delle ripercussioni gigantesche nel secondo... e non faccio spoiler. Lo consiglio.
#bookcollab 🌘 LOW FANTASY 🌘 DISTOPICO 🌘 QUEER 🌘 INTRIGHI POLITICI 🌘 PERSONAGGI GRIGI
🐎 La trama di questo libro mi aveva incuriosita: dava l'idea di cosa sarei andata a leggere, ma allo stesso tempo l'impressione di rappresentare giusto la "punta dell'iceberg". Che sono per l'appunto le trame che piacciono a me: quelle che lasciano intuire senza togliere il piacere della scoperta. Beh, ci avevo visto giusto. "La voce di Balavat" è una storia imprevedibile, che racconta di eventi presenti e passati in una nazione zeppa di segreti e verità da dissotterrare.
⚡ Durante la lettura diversi aspetti mi hanno colpita molto: il parallelismo che ho percepito con la realtà, la complessità dei personaggi e dell'intreccio, i colpi di scena e il finale che all'inizio del libro non avrei MAI potuto immaginare.
❓ In alcuni momenti è stato un viaggio difficile da affrontare. Più volte mi è venuto da chiedermi: "Tu in quella situazione cosa avresti fatto?" E non sempre sono riuscita a darmi una risposta.
😍😡 Preparatevi ad amare e poi odiare lo stesso personaggio a distanza di pochi paragrafi. Diverse volte, e non parlo di uno solo di loro 😆 Preparatevi ad arrabbiarvi, a soffrire e anche a innamorarvi un po'. Non sarà una lettura coccola, ma ne varrà la pena.
👉 Essendo il primo libro di una trilogia tenete conto che il finale non è la conclusione della storia.
✨ Consiglio questo libro a un pubblico maturo che: 🌘 cerca un fantasy con alla base un'idea originale e con un forte messaggio 🌘 ama le storie che presentano dilemmi morali e delle quali è difficile intuire la conclusione 🌘 vuole leggere un libro distopico con worldbuilding e retroscena ben architettati
Lo vorrei scrivere a caratteri grandi: Finalmente un bel fantasy italiano!
Remmy è una Vendifumo e grazie alla sua voce riesce ad alterare i pensieri delle persone. Non ricorda il suo passato, è sempre in fuga per non farsi trovare dall’esercito del generale Ivanov, colui che ha sterminato tutti i Vendifumo. Complice un attimo di distrazione, Remmy cade nelle mani di Yoel Braun e Albios Crane, due soldati appartenenti all’ordine dei Quietatori, i nemici giurati di tutti i Vendifumo. Remmy teme per la sua vita, ma i due le rivelano che hanno bisogno del suo aiuto per una missione segreta da cui dipende la sicurezza di tutta la Nazione. Ha inizio un viaggio durante il quale il confine tra realtà e menzogna si fa labile. Remmy si ritrova a mettere in discussione tutto ciò in cui ha sempre creduto, persino se stessa.
Per l'autrice da parte mia sono solo complimenti 👏🏻 È stata una lettura che ha saputo catturarmi! Ben scritta, scorrevole ed originale. Mi sembrava di essere al fianco dei protagonisti e di vivere l'avventura con loro. Un'avventura avvincente dove verità e bugie si rincorrono, senza mai sapere cosa sia meglio... tanti sono i colpi di scena e i plot twist sono geniali. Alcuni protagonisti hanno rubato il mio cuore ❤️ e certe scene lo hanno infranto 💔 ed è questo il bello... Le emozioni che ho provato pagina dopo pagina!
Il finale è inaspettato, un bell'intreccio che ho amato... sto facendo mille supposizioni sul seguito! E non vedo l'ora di sapere cosa succederà! Come faccio ad aspettare!?!
La Voce di Balavat è l'eccellente primo volume di una trilogia fantasy dal sapore distopico. In un regno in bilico tra verità e propaganda, a tre personaggi viene affidata una missione che li porterà a scoprire di più su loro stessi e sul regno, svelando segreti che ne minacciano l'integrità e mettono in pericolo una fragile pace. Con linguaggio semplice ma conciso e potente, la narrazione rende Remmy, Yoel e Albios personaggi a tutto tondo, protagonisti con cui empatizzare e anche da odiare un pochino.
Non c'è nulla di scontato o semplice nelle loro scelte, dettate dalla tragedia e dalla guerra, e non c'è una facile soluzione. Sono tremendamente umani e costruiti in maniera eccellente; avrei preferito più introspezione per Remmy da un certo punto della narrazione in poi, ma confido nei prossimi volumi. Ho amato soprattutto il disvelarsi di Albios, ottimo personaggio grigio da cui mi aspetto grandi cose.
Il wordbuilding è ugualmente semplice ma efficace nel mostrare il quieto terrore di un potere che permette di riscrivere la memoria, non solo dei singoli ma anche collettiva. Il mistero del passato del regno si dipana lentamente, con abbastanza indizi da giungere alla verità autonomamente, ma i colpi di scena non mancano, rendendo alcune scene strazianti se rilette con il senno di poi.
La Voce di Balavat è un low fantasy distopico in cui la voce diventa strumento di potere, verità e pericolo. Remmy è una Vendifumo: la sua voce ha il potere di alterare la realtà, di riscrivere le verità. È un dono oscuro e proibito, che deve restare nascosto a ogni costo. Se qualcuno lo scoprisse, per lei sarebbe la fine. Il suo passato è un vuoto avvolto nella nebbia, un enigma che attende di essere svelato. Eppure, sin dalle prime pagine, Remmy si mostra per ciò che è: una sopravvissuta, guidata da una forza interiore incrollabile e da un profondo senso di giustizia.
La Nazione di Balavat è governata dal Generale Ivanov. Un paese segnato da una fitta rete ferroviaria, linee elettriche e altoparlanti sparsi ovunque. È proprio da questi altoparlanti che parla l’Allodola, voce ufficiale del regime, portatrice di verità plasmate secondo la volontà di Ivanov. Ma da un po’ di tempo l’Allodola tace. Le verità si moltiplicano, si contraddicono. I sussurri di guerra non sono più solo voci nell’aria: diventano minacce concrete, pronte a esplodere da un momento all’altro.
È in questo momento che Remmy incontra Yoel e Albios, due Quietatori al servizio di Ivanov, che la costringono ad unirsi alla loro missione. Loro sanno chi è e hanno un urgente bisogno di lei per il successo della loro impresa. Ma questa missione si rivelerà molto più che epica: sarà una lotta intrisa di verità svelate, sentimenti nascosti e bugie sepolte, che intrecceranno la trama in un modo straordinario, lasciando il lettore con il fiato sospeso, nonostante la lentezza con cui la storia si evolve. Questo primo libro offre una panoramica eccellente dei personaggi principali. Remmy è una forza della natura, sempre capace di arrangiarsi nel miglior modo possibile, tenendo gelosamente nascosto il suo segreto. Yoel, il Corvo di Balavat, è un giovane ragazzo che, sotto l'armatura da Quietatore, nasconde un'anima dolce e premurosa. Anche lui lotta per le sue verità. Tra lui e Remmy si sviluppa un'attrazione, ma non ci sarà un vero e proprio sviluppo romantico tra i due. Nonostante ciò, tra le pagine emerge chiaramente quanto i due si vogliano davvero bene. La loro sintonia profonda è palpabile, e, pur in assenza di scene tipiche da romantasy, ho adorato la delicatezza del legame che cresce tra questi due personaggi.
Passiamo poi ad Albios, il Falco di Balavat, senza dubbio il mio personaggio preferito di tutto il libro. È il tipico personaggio morally gray, che ti lascia perplesso: non capisci cosa faccia, cosa voglia, né cosa stia nascondendo. Albios non solo mi ha suscitato tenerezza, ma mi ha anche fatto arrabbiare, innervosire, e, verso la fine del libro, davvero non sapevo più che pensare di lui. Ci sta nascondendo così tante cose, il suo passato è tanto intrigante quanto doloroso, che mi domando se durante tutta la lettura non abbiamo visto altro che la sua corazza. Forse, Albios non può permettersi di mostrarsi per ciò che è davvero. La sinergia tra questi tre personaggi, che in teoria dovrebbero essere anche un po' nemici, crea un trio potente e coeso, capace di affrontare una missione che li porterà a confrontarsi con se stessi e con i propri limiti. Il problema è che ciò che dovrebbero fare potrebbe non corrispondere davvero a ciò che vogliono, e come lettore farai il tifo per loro. Vuoi che svelino la verità, che lottino per la causa giusta, ma gli intrighi sono così tanti e le loro vite sono appese a un filo sottile come un rasoio.
Francesca Zuccato è riuscita a creare un mondo straordinariamente ricco e affascinante, che ho amato perdutamente. La sua scrittura è elegante e coinvolgente, capace di catturarti fin dalla prima pagina, e di aumentare gradualmente il livello di suspense fino a renderlo insopportabile. Perché il finale di questo libro ti lascia talmente con il fiato sospeso che ti strazia un po' dentro. Non vedi l'ora di avere tra le mani il seguito, perché anche tu desideri scoprire la verità.
La Voce di Balavat è un racconto che mischia diverse tematiche interessanti e svariati elementi di cultura pop (videogiochi, film, serie tv) in un contesto di natura distopica dove la gente non riesce a trovare quelle risposte che ricerca dentro di sé a causa di un forzato e coercitivo controllo sulle loro menti e la verità stessa che li circonda. La protagonista (i protagonisti) del romanzo sono accompagnati per tutto il tempo da questo senso di disagio onnipresente, la cui origine verrà spiegata ed elargita a piccole dosi fino a culminare in un ottimo finale che getta le basi per ciò che verrà. Ho trovato la prima parte più lenta e dialogata, mentre la seconda preme sull'acceleratore (in modo positivo) e cambia ritmo ponendo più enfasi sugli eventi e l'introspezione dei vari personaggi.
Terminata la lettura di questo libro ti lascia immediatamente con la voglia di saperne di più soprattutto sul worldbuilding che, essendo il romanzo il primo di una trilogia già annunciata, è per ora solo accennato.
Consigliato a chi non piace troppo la magia, ma le storie che puntano maggior attenzione sulla scrittura dei personaggi
"La voce di Balavat",primo volume della saga The Awakened Trilogy, è un distopico low-magic dove la verità è un'arma. Remmy è l'ultima dei Vendifumo: con la voce può manipolare ricordi e pensieri. Quando viene catturata da due Quietatori, Yoel e Albios, nemici solo in apparenza, capisce che il confine tra salvezza e distruzione è molto più sottile di quanto sembri.
Con La voce di Balavat ho avuto un rapporto strano: l'ho rimandato a lungo, troppo. Un po' me ne pento, ma allo stesso tempo sono felice di averlo letto proprio adesso, dopo mesi di blocco totale. Forse in un altro momento non lo avrei sentito così forte. È una distopia con venature magiche, cupa, tesa, piena di ferite e scelte sbagliate. Un libro che non ti prende per mano, ma ti trascina dentro. L'ho iniziato senza aspettative e l'ho finito tutto d'un fiato. E quando una storia riesce anche a sbloccarti per me ha gia vinto. Remmy è un personaggio complesso: vulnerabile, segnata, in fuga, ma capace di forza, decisioni difficili e profondi dilemmi morali.
Yoel e Albios non sono eroi bianchi: sono il simbolo della zona grigia, dell'ambiguità. La loro relazione con Remmy, piena di tensione, diffidenza, ma anche di alleanza forzata, (inserire qui piantino negli ultimi capitoli) è tra le parti più riuscite del romanzo, perché mostra come in tempi oscuri la salvezza e il tradimento possano nascondersi nella stessa persona.
Perché leggerlo: - magia usata con intelligenza - riflessione su propaganda e memoria - personaggi morali, ambigui, vivi - ritmo che ti trascina fino all'ultima pagina
Non è per te se cerchi un fantasy leggero o solo d'evasione.
Un libro estremamente scorrevole e dalla scrittura sapiente e decisa. Narra la storia di 3 personaggi molto diversi, legati da un obiettivo comune. Remmy è un personaggio complesso ma molto umano, yoel determinato ma con molti dubbi e Albios è un mistero anche per se stesso. È un puzzle che viene assemblato piano piano durante la lettura. Consigliato a chi cerca una narrazione non banale.
«La verità, Remmy, non è sempre facile da accettare. Il dovere di un Quietatore è conoscerla così da poterla cambiare e offrire ai cittadini un'alternativa per vivere in pace e sereni. [...] Di questo si occupa l'Allodola, noi siamo solo umili servitori.»
“La voce di Balavat” edito @Triskelledizioni è un bellissimo distopico, low fantasy, che ho acquistato nella stupenda edizione con edge e che mi ha tenuto compagnia in un periodo in cui parlare di distopico non è mai abbastanza.
Il tema centrale, quello che rende questo libro tanto attuale e interessante, è proprio quello della manipolazione della verità. La componente LGBTQ+, poi, anche se marginale, rende questo fantasy ancora più unico.
Francesca Zuccato si è palesemente cibata di videogiochi e giochi di ruolo. L’intera Balavat sembra essere, con le sue montagne innevate, i suoi laghi ghiacciati, i suoi ranghi militari, un gioco di ruolo come quelli che ho tanto apprezzato un tempo, quando giocavo online.
Remmy è la protagonista, una vendifumo costretta a nascondersi. Ha un grande potere, quello di manipolare la verità e di renderla credibile. È pericolosa, e forse è proprio per questo che è l’ultima vendifumo esistente a Balavat. La sua strada incontrerà quella di Yoel e Albios, due quietatori che dovrebbero eseguire gli ordini del generale, e sarà proprio grazie a loro che la verità da cui inconsciamente era stata estromessa, comincerà a tornare a galla.
«Imparerai che la libertà è solo una gabbia più grande. Più cerchi di fuggire, prima troverai le sbarre.»
In questa gerarchia militare, in questa oligarchia, ho percepito le vibes di Arcane; negli ambienti descritti, ho percepito quelle di Tenebre e Ossa. È stato un viaggio meraviglioso. Chi dice che gli italiani non sappiano scrivere fantasy e distopici validi?
Verità, menzogna, propaganda, potere.
Quanto risuonano queste parole con il modo di oggi?