«Malempin», scrive André Gide nei suoi appunti per un libro su Simenon, è la «messa in pratica» perfetta di quello che l’autore definisce il suo «metodo»: «far rivivere il passato nel, e attraverso il, presente. Qui i ricordi del passato si alternano al racconto del momento attuale ... E il passato fa luce sul presente, che senza quello rimarrebbe incomprensibile». Del passato, mentre veglia notte e giorno il minore dei suoi figli, affetto da difterite maligna, il dottor Édouard Malempin rievoca soprattutto l’ perché è stata quella – è sempre quella, Simenon ne è convinto non meno di Freud – a fare di lui l’uomo che è oggi. Determinanti sono stati certi odori (quello della cucina della casa dei genitori, per esempio), certe sensazioni (la beatitudine che provava allorché, malato, poteva «fare assenza» e isolarsi dal mondo), certe scene (la notte in cui si era svegliato e aveva visto il padre chino su di lui, o quando avevano portato in manicomio la giovane zia, una «femmina allo stato puro», bionda rosea e polposa, in preda a una crisi di follia) che si sono fissati nella memoria – ma più ancora le zone d’ombra e i misteri che non è mai riuscito a penetrare fino in la scomparsa di uno zio a cui i suoi genitori dovevano un bel po’ di soldi, l’aver sentito la madre mentire a un gendarme venuto a interrogarla, e quel polsino con un gemello d’oro che poco tempo dopo aveva visto in una discarica andando a scuola, e sul quale aveva sempre taciuto...
Georges Joseph Christian Simenon (1903 – 1989) was a Belgian writer. A prolific author who published nearly 500 novels and numerous short works, Simenon is best known as the creator of the fictional detective Jules Maigret. Although he never resided in Belgium after 1922, he remained a Belgian citizen throughout his life.
Simenon was one of the most prolific writers of the twentieth century, capable of writing 60 to 80 pages per day. His oeuvre includes nearly 200 novels, over 150 novellas, several autobiographical works, numerous articles, and scores of pulp novels written under more than two dozen pseudonyms. Altogether, about 550 million copies of his works have been printed.
He is best known, however, for his 75 novels and 28 short stories featuring Commissaire Maigret. The first novel in the series, Pietr-le-Letton, appeared in 1931; the last one, Maigret et M. Charles, was published in 1972. The Maigret novels were translated into all major languages and several of them were turned into films and radio plays. Two television series (1960-63 and 1992-93) have been made in Great Britain.
During his "American" period, Simenon reached the height of his creative powers, and several novels of those years were inspired by the context in which they were written (Trois chambres à Manhattan (1946), Maigret à New York (1947), Maigret se fâche (1947)).
Simenon also wrote a large number of "psychological novels", such as La neige était sale (1948) or Le fils (1957), as well as several autobiographical works, in particular Je me souviens (1945), Pedigree (1948), Mémoires intimes (1981).
In 1966, Simenon was given the MWA's highest honor, the Grand Master Award.
In 2005 he was nominated for the title of De Grootste Belg (The Greatest Belgian). In the Flemish version he ended 77th place. In the Walloon version he ended 10th place.
Non è il solito tema di Simenon. E’ un continuo passare dal presente al passato. Il presente è l’età adulta, Edouard Malempin è un medico, un pediatra, sposato con una donna che non lo conosce e che lui non conosce, scelta quasi per caso come un prodotto da una rivista, hanno due bambini di cui il più piccolo, Bilot, si ammala gravemente. Dal suo letto guarda il padre con occhi attenti, segue ogni suo movimento. Questo scatena in Edouard la memoria della sua infanzia ( come la madeleine proustiana), di un episodio da cui parte in pratica la storia di lui bambino e della sua famiglia. Dallo sguardo di lui verso il padre partono i ricordi di fatti di adulti visti da lui bambino, forse c'è stato un omicidio, suo zio, il fratello della madre, è misteriosamente scomparso dopo una visita alla sorella. Lui guarda, osservai gesti e ascolta spezzoni di frasi degli adulti, non ha visto nulla, ma gli occhi dei bambini vanno più a fondo di quelli degli adulti, vedono gesti e sentono parole che agli adulti sfuggono. Questo zio era sposato con Elise, una donna sensuale e molto più giovane di lui, che potrebbe entrarci pure lei nella scomparsa del marito, e che accoglie in casa sua il piccolo Edouard per farlo studiare, lo vizia e lo coccola, ci si chiede perché i genitori abbiano deciso di allontanare il figlio da loro, perché gli vogliono tanto bene e lo privilegiano rispetto ai fratelli o perché hanno paura che parli della misteriosa scomparsa dello zio? E alla fine la zia si sposa con un uomo apparentemente innocuo ma in realtà violento tanto da farla rinchiudere in manicomio. Perché lo fa? Per i soldi della zia? Ce lo chiediamo ma non è importante alla fine, non è mica un giallo, è uno studio dell’infanzia in contrapposizione all’età adulta, in cui bisogna “camminare in punta di piedi”, porsi dei limiti, assumersi le responsabilità della vita…e gli esponenti adulti della sua famiglia non sono certo un esempio di chi è responsabile, retto ed onesto, anzi sono desolanti e squallidi personaggi. Ma il mondo adulto è questo ed il bambino lo comprende ma non è in grado di generalizzare e capire, i suoi occhi sono puliti, soltanto pieni di punti interrogativi di fronte a spezzoni di vita che scivolano avanti a lui come in un teatro. Un altro bellissimo Simenon.
Ancora una volta Simenon si rivela sorprendente, in questo romanzo che, sebbene non sia annoverato fra i suoi più celebri, raggiunge momenti di grande fascino e suggestione e presenta una struttura originale e molto diversa dai tanti “romans durs” che ho letto fino ad ora.
E’ infatti un racconto apparentemente statico, dove nel presente non accade alcun colpo di scena né si verificano momenti d’azione, anzi ci appare quasi un’unica immagine ricorrente: il dottor Edouard Malempin al capezzale del figlio di 8 anni colpito da una forma maligna di difterite.
Tutto l’intreccio e l’indagine si svolgono all’interno della mente del protagonista accanto al letto del bambino febbricitante: un fiume inarrestabile di ricordi che riaffiorano alla memoria, frammenti dell’infanzia di Edouard, odori, voci, sensazioni del passato che ruotano intorno ad una zona d’ombra, quando qualcosa di anomalo e potenzialmente pericoloso forse accadde in una famiglia all’apparenza normale, ma con molti segreti e misteri irrisolti.
Ne deriva un racconto fortemente intimista dove, con grande maestria, Simenon riesce a riprodurre alla perfezione il pensiero e le sensazioni di un bambino (come in “L’angioletto”), fra vuoti di memoria e ricostruzioni in grado di rievocare i dettagli con straordinaria accuratezza lasciando, a distanza di decenni nella mente dell’adulto, un’impronta indelebile che nelle pagine del romanzo si fa man mano più incalzante e decisiva, quasi un assioma delle teorie di Sigmund Freud di cui Simenon era profondo estimatore.
Pur con un approccio narrativo completamente diverso, qui caratterizzato da pochi ma essenziali tocchi impressionisti, il riemergere di una reminiscenza frammentata ma allo stesso tempo vivida e determinante, non può non riportare alla mente in alcuni passaggi la concezione del tempo e della memoria di Proust.
Rimane nella fantasia del lettore un caleidoscopio di misteri irrisolti, una relazione ambigua e trattenuta fra padre e figlio, dove Malempin si incarna ora nell’una ora nell’altra figura, fra un presente sul quale incombe l’angoscia della malattia forse mortale e un passato di ipocrisie, cose sussurrate o non dette, famiglie rispettabili ma logorate da segreti nascosti, sussurri e bugie, ambizioni frustrate.
Qualche anno fa ho letto l'autobiografia di Georges Simenon, "Memorie Intime", che rivela molto, non solo dell'autore, ma anche dei suoi scritti.
Da allora, quando leggo un romanzo di Simenon, mi piace andare a ripercorrere la storia del libro, a indagare in quale momento della vita dell'autore sia stato scritto.
Nel caso di Malempin, rivolgendosi al primo dei suoi figli, Marc, che sarebbe nato di lì a poco, Simenon scriveva:
"E in quel castello circondato da fossati al di la' dei quali si estendeva un parco di alberi annosi, ho cominciato a scrivere Malempin, storia di un padre e di un figlio" .
E' quindi preparandosi a diventare genitore per la prima volta che Simenon si trova a riflettere sulla paternità, osservandola con gli occhi del padre ma anche con gli occhi del figlio.
La costruzione e la ricostruzione dei ricordi d'infanzia e ' il nodo centrale del libro; la memoria dei primi anni di vita, sembra suggerire l'autore, determina, in parte, la nostra personalità:
Perché l'odore della cucina, per me, è quello della nostra cucina di Arcey, un odore di legna bruciata, di latte crudo, di stalla, un odore che non ho mai sentito altrove e che nel mio inconscio resta legato all'idea di vita familiare.
Tra quelli che ho letto, e' uno dei romanzi più belli e introspettivi dell'autore.
« Bilot mi guarda. Certo, non ha mai avuto un bel colorito, però non è mai stato pallido come oggi, e questo pallore è reso più terrificante dalla febbre. Per via del sudore i capelli biondi, così biondi da sembrare radi, sono appiccicati sulla fronte bombata. II panno umido gli tiene il mento sollevato. Apre la piccola bocca come un pesce... Eppure è atrocemente calmo. Non ha paura. Mi guarda. Non appena mi muovo, anche di poco, mi segue con gli occhi.».
Una bella scoperta Simenon che nasconde momenti autobiografici in questo racconto pieno di malinconia, tocchi commoventi e memorie dallo sfondo inquietante...
È davvero sorprendente, Simenon. Nei suoi innumerevoli romanzi riesce sempre a introdurre un tocco nuovo. Questo, del '39, è molto introspettivo, ricco di ricordi, riflessioni sulla paternità e sull'infanzia... scritto dall'autore, non a caso, appena prima di diventare padre per la prima volta. Memorie che si dipanano, che interrogano il protagonista, affascinanti e misteriose. Un viaggio dentro di sè, mentre veglia il figlio malato. Mi ha colpito, molto psicologico.
Malempin” è un’opera decisamente particolare che si distingue nel vasto panorama letterario di Georges Simenon. Il romanzo racconta la storia del dottor Édouard Malempin, un uomo che, durante una vacanza estiva, si trova a fare i conti con i ricordi della sua infanzia mentre veglia il figlio malato.
Simenon, con la sua consueta maestria, riesce a intrecciare passato e presente, creando un’atmosfera densa di emozioni e riflessioni. Leggendo si riesce a percepire l’essenza dei momenti più significativi della vita del protagonista, rendendo il romanzo un viaggio emozionale e di profonda introspezione.
Ci troviamo di fronte ad un’opera che dimostra ancora una volta la maestria di dell’autore nel raccontare storie umane e universali. Un libro che merita senza dubbio di essere letto.
The narrator was a boy when the pivotal events of the book took place and his wealthy uncle disappeared after visiting his family's farm. He later moves to live with his widowed aunt, who pays for his education during her lifetime and in her will. This enables him to become a respected and comfortably settled doctor. The 'family lie' of his childhood is not so much a lie as a suspicion, a family silence which allows it to grow and his estrangement from other family members which follows. He sees his own marriage and the comfortable bourgeois lifestyle he lives as a part he plays, a sham rather than the truth, mainly because his childhood family may have had secrets. He feels that perhaps many families have lies at their core, while he envies those who are truly settled and happy. Simenon is very good at showing the psychological aspects of this secrecy and alienation, but this seems a slight book compared to some of his other romans durs.
Un giallo senza morto, o forse il morto c'è? Chi è colpevole di cosa? Meglio guardare altrove, non approfondire, fingere di non capire, restarne fuori. Meschine persone, con piccoli orizzonti, grandi egoismi e pochissimi affetti
Simenon dei romans durs, il re del rimuginamento e dell'introspezione, questa volta in soggettiva.
Little things (even murders) can change the whole path of one's life. Young Edouard senses something - or thinks he does - and spends the rest of his life sorting out his memories, almost - but not quite - realizing that the past is consuming the future.
Mosso da qualcosa nello sguardo del figlioletto malato che lo turba, Eduard Malempin sente il bisogno (o la necessità) di tenere un diario sulla sua infanzia, tra le nebbie del ricordo e del rimosso. Ne emerge così, man mano, una storia dalle forti tinte drammatiche e il risvolto psicologico che ha influito sul suo Se adolescente, depositario di un atroce dubbio serbato segretamente. La narrazione non può che essere nella forma intimistica della prima persona e Malempin non è magnanimo con se stesso nel consuntivo finale. Però, paradossalmente, ho trovato a tratti che la tensione emotiva (ma qui può entrare in gioco anche un mio calo d'attenzione) andava incrinandosi. Comunque la storia, con i suoi personaggi e le sue implicazioni, c'è tutta e infine devasta.
Pour qui souhaite comprendre la vie en France du début du XXe, les livres de Simenon sont une source impressionnante d’informations sur les usages, la société, les rapports homme-femmes, humains et familiaux…
Pour autant, ce Malempin est tristement ennuyeux.
Au chevet de son fils malade, un homme se souvient, par bribes, des non-dits et des secrets sombres de sa famille, il s’interroge sur sa vie, son couple, ses choix… sans pour autant en tirer de leçons ni de vérités
"Sono forse l'incoerenza e lo stupore che accompagnano i momenti drammatici a renderli sopportabili'" (p. 59)
"Se ho ragione, gli unici anni di vita reale sono gli anni dell'infanzia. E dopo, proprio quando crediamo di prendere di petto la realtà, non facciamo altro che girare più o meno a vuoto!" (p. 63)