In "Uomini e no", scritto da Vittorini tra la primavera e l'autunno del 1944, si trovano congiunte l'istanza storico-realistica e quella narrativa e linguistica. Il romanzo è imperniato sulla vicenda di Enne 2, un partigiano che vive la Resistenza a Milano nel 1944, alla ricerca di una vita autentica. Il suo impegno viene però vanificato dal rifiuto di Berta, alla quale è legato da un amore impossibile. Disperazione sociale ed esistenziale spingeranno Enne 2 a un'ultima, suicida impresa di guerra. Composto durante la Resistenza, il romanzo riflette l'insanabile rapporto tra umanità e violenza, uomini e sedicenti tali. Sei interventi dell'autore, segnalati in corsivo nel testo, impongono all'attenzione del lettore le due realtà in cui l'uomo è condannato a vivere, affrontate da due punti di vista e testimoniate, quindi, da una diversa dimensione dei fatti.
Elio Vittorini (July 23, 1908 - February 12, 1966) was an Italian writer and novelist. He was a contemporary of Cesare Pavese and an influential voice in the modernist school of novel writing. His best-known work is the anti-fascist novel Conversations in Sicily, for which he was jailed when it was published in 1941. The first U.S. edition of the novel, published in 1949, included an introduction from Ernest Hemingway, whose style influenced Vittorini and that novel in particular.
Vittorini was born in Syracuse, Sicily, and throughout his childhood moved around Sicily with his father, a railroad worker. Several times he ran away from home, culminating in his leaving Sicily for good in 1924. For a brief period, he found employment as a construction worker in the Julian March, after which he moved to Florence to work as a type corrector (a line of work he abandoned in 1934 due to lead poisoning). Around 1927 his work began to be published in literary journals. In many cases, separate editions of his novels and short stories from this period, such as The Red Carnation were not published until after World War II, due to fascist censorship. In 1937, he was expelled from the Fascist Party for writing in support of the Republican side in the Spanish Civil War.
In 1939 he moved once again, this time to Milan. An anthology of American literature which he edited was, once more, delayed by censorship. Remaining an outspoken critic of Mussolini's regime, Vittorini was arrested and jailed in 1942. He joined the Italian Communist Party and began taking an active role in the Resistance, which provided the basis for his 1945 novel Men and not Men. Also in 1945, he briefly became the editor of the Italian Communist daily L'Unità.
After the war, Vittorini chiefly concentrated on his work as editor, helping publish work by young Italians such as Calvino and Fenoglio. His last major published work of fiction during his lifetime was 1956's Erica and her Sisters. The news of the events of the Hungarian Uprising deeply shook his convictions in Communism and made him decide to largely abandon writing, leaving unfinished work which was to be published in unedited form posthumously. For the remainder of his life, Vittorini continued in his post as an editor. He also ran a candidate on a PSI list. He died in Milan in 1966.
All’inizio pensavo di non farcela: troppo distante dalla scrittura contemporanea; per lo meno distante da ciò che leggo solitamente. Ciò che non ho digerito sono state le continue ripetizioni nei dialoghi ma anche i capitoli scritti in corsivo dove il protagonista Enne 2 (che sta per Naviglio 2, ossia la squadra Gap di cui è capitano) parla con sè stesso trasportandoci in visioni oniriche.
Ma ho SENTITO l'atmosfera di una Milano sconvolta dalla guerriglia assolutamente come cosa viva.
Qual è il confine tra umanità e bestialità?
Ed ora mi chiedo: come si può racchiudere il giudizio di un'opera in "stelline" quando chiuso il libro senti che ti ha profondamente toccato dentro? (Aprile 2013)
All'inizio ero perplessa; stavo per abbandonarlo. Mi sembrava caotico, con quei lunghi dialoghi spezzettati e inconcludenti. Poi la svolta: la storia ha preso forma, i dialoghi hanno acquistato naturalezza e le descrizioni realismo ed essenzialità. Vi si alternano momenti duri ad altri poetici, così come momenti della realtà ad altri dei fantasmi della mente, attraverso due voci che si rincorrono e si completano; per arrivare a scoprire il doppio volto dell'uomo e le sue contraddizioni. Molto forte, dagli interrogativi profondi nella loro "semplicità": guerra civile, lotte partigiane; amore, vita e morte; solitudine. Sempre trattati in modo coinvolgente, senza un filo di retorica, pur nella tragicità dei fatti raccontati. E, alla fine, cinque stelle meritate.
Stile asciutto, contenuto denso di umanità. Le atmosfere della città durante la guerra sono grigie ed al tempo stesso coinvolgenti. I dialoghi sono molto 'spezzettati' ma dopotutto anche questo fa parte dell'essere neorealista, nella vita reale si parla più con gli 'eh' e con gli 'oh' che non con le parole vere e proprie. Tra quelli che ho letto di Vittorini, questo è il mio preferito.
Uomini e no non è un libro che abbia molto senso recensire e valutare. Si può davvero raccontare cosa passa nella testa di un uomo che in ogni istante prende decisioni che potrebbero mettere fine alla sua vita in nome di un ideale? Può l'amore, quello romantico del singolo, avere la meglio sull'Obiettivo con la O maiuscola, la Liberazione?
Non è un libro che possa piacere o meno, è un libro che esiste perché è nato dal bisogno di raccontare un momento storico. Il dialogo serrato non lascia tregua e accelera la lettura fino a renderla un atto inderogabile.
ITA È difficile valutare quest’opera. Da una parte tratta temi interessanti come la lotta partigiana, l’umanità e la non umanità e l’amore ai tempi del fascismo, dall’altra però, la lettura non è scorrevole ed appassionante, ed a volte è confusa e discontinua per le profonde riflessioni dell’autore che toccano un piano simbolico da interpretare. Considerando i tempi in cui è stata scritta e l’esperienza personale dell’autore che ha collaborato con la Resistenza, penso che sia una notevole opera che fa riflettere su questioni che in un certo modo, ancora oggi, tormentano l’umanità.
ESP Es difícil evaluar esta obra literaria. Por un lado trata temas interesantes como la lucha de los partisanos, el significado de ser humano y o no y el amor en tiempos del fascismo, por otro lado, la lectura no es fluida y apasionante, a veces es confusa y discontinua debido a las profundas reflexiones del autor que tocan un nivel simbólico que hay que interpretar. Teniendo en cuenta la época en la que se escribió y la experiencia personal del autor que colaboró con la Resistencia, creo que es una obra notable que ayuda a reflexionar sobre temas que en cierto modo, aún hoy en día, atormentan a la humanidad.
E' un mondo in cui ci sono gli uomini e poi ci sono gli uomini che uomini non sono, sono i "no". è un racconto di uomini-cane e di uomini antropofagi e di uomini che si trovano su una scala che va dal "no" al partigiano Enne 2 ed i suoi compagni. Questi uomini, di cui non si può parlare come si parlerebbe di se stessi, sono i "no", sono quelli che sono fuori dell'umano. Però se non fossero uomini, se fossero fuori dell'umano, come potrebbero fare ciò che fanno? Se non fossero esseri umani, non ci sarebbe luogo in cui potrebbero fare ciò che fanno. Non ci sarebbero Hitler e Cane Nero, se non fossero anche esseri umani. Perché ci sono uomini che sentono, che hanno cose dentro, - dal dolore, alla gioia, alla furia - e poi ci sono uomini che fanno cose senza conservare nulla dentro di sé. Ed anche quelli sono uomini.
Enne 2 combatte e sopravvive. E scopre, alla fine, che c'è un'alternativa, che c'è qualcosa di più semplice che aspettare e combattere e sopravvivere. Si può combattere e perdersi. Enne 2 vuole perdersi, vuole smettere di sopravvivere, perché è stanco, e dietro di sé ha tanti che si sono persi prima di lui; allora decide di perdersi, ma lo fa combattendo, così che non dicano che "l'ha voluto lui", ma dicano quello che egli stesso ha detto, "essere in gamba è un rimedio. è un rimedio a un po' di tutto". Enne 2 si perde e il nostro narratore-compagno di Enne 2 ci racconta cosa voglia dire perdersi. Perdersi è quando nulla è più solo, quando ogni cosa nel mondo è conosciuta ed è vicina l'una all'altra. Perdersi è quando un uomo scappa via e ciò che rimane - perché ancora Enne 2 combatte - è un'arma. Il bambino di 7 anni va via, e rimane solo Enne 2-arma nella stanza a fronteggiare Cane Nero. E cos'altro potrebbe fronteggiare Cane Nero, un cane neanche degno degli animali, neanche degno di Kaptan Blut, che almeno abbassa la testa e le orecchie ed uggiola per la vergogna, se non un'arma? Enne 2 combatte e si perde ed è molto più semplice così.
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Verdi E’ il primo libro sulla Resistenza, pubblicato nel giugno del 1945. Il titolo va all’osso e suggerisce un’essenzialità che non corrisponde al contenuto. Al contrario, lo sguardo è ampio e si posa sulla città di Milano, bombardata, cinerea, polverosa, si sposta sui senzatetto che nei parchi si scaldano ai fuochi accesi con rami e rottami. Il primo incontro è con Enne2 e la sua innamorata, si incontrano per caso nella città diroccata e si scambiano frasi che esprimono una pienezza di sentimenti di amore e impossibilità da melodramma, gli unici che si permetta Vittorini su quel palcoscenico tragico, degno di Verdi. Dopo, si sviluppa meglio il contorno, una città occupata dai nazifascisti, capannelli che si raccolgono davanti a un gruppo di corpi; gente trascurabile, la cui morte non farà sensazione, uccisa per vendicare tedeschi uccisi dalla Resistenza, 10 a 1: bambina, vecchio seminudo, due adolescenti. Davanti a questa scena, i giovani soldati tedeschi scherzano fra loro, come fossero davanti a sacchi di cenci; i soldati repubblichini mangiano un bel panino ed enumerano i pasti quotidiani forniti dall'esercito, un venditore ambulante capitato per caso viene aggredito dai cani nazisti e tutto precipita in una spirale di violenza. E’ un racconto nitido, in cui si compiono i destini dei partigiani più anziani, bruciati dentro dalle brutture, vengono sostituiti dalle nuove leve, che hanno ancora fiducia nel genere umano. Ci sono anche le donne, Lorena la portatrice d’arma, Linda, le gambe più belle di Milano, solo evocata dal nazista per una festa privata. Fra le righe, forse anche il dilemma fra azioni della Resistenza e decimazioni della popolazione. Non è una lettura perfetta ma difficilmente dimenticabile.
"Questo forse era il punto. Che si potesse resistere come se si dovesse resistere sempre, e non dovesse esservi mai altro che resistere. Sempre che uomini potessero perdersi, e sempre vederne perdersi, sempre non poter salvare, non potere aiutare, non potere che lottare o volersi perdere. E perché lottare? Per resistere. Come se mai la perdizione ch'era sugli uomini potesse finire, e mai potesse venire una liberazione. Allora resistere poteva essere semplice. Resistere? Era per resistere. Era molto semplice."
Mai letto nulla di Vittorini, fortunatamente quando andavo a scuola ci lasciavano la scelta delle letture, per le vacanze. Mi ha spiazzato l'inizio lentissimo e cantilenante, la ripetizione, quasi a mo'di nenia, di quelle domande che non avrebbero trovato risposta. Solo alla fine ho dato un senso a questo, ponendolo come l'impossibilità di dare una spiegazione a tutti gli eventi cui la popolazione ha dovuto fronteggiare. L'umanità non è un senso etico assoluto, esistono molti modi di manifestarla o di "non" manifestarla. Noi tutti pensiamo al nostro metro di valutazione dei comportamenti umani, come a quello giusto, la conseguenza è che ognuno di noi giustifica il proprio agire, lo ritiene opportuno, necessario al momento, ma quasi mai si chiede se ci sia un impatto negativo su chi ci circonda. Anche l'ambientazione di questa storia, mi da l'impressione del voler evidenziare la controversia dell'umanità. Una Milano piena di sole in pieno inverno, come non lo era da oltre 30anni, quasi a voler sottolineare la presa di distanza della natura nei confronti delle azioni umane (dell'uomo semplicemente). E non sembra esserci redenzione, anche riguardo le attività di resistenza. Le persone che hanno tentato di fare la cosa giusta, hanno ricevuto anch'esse una dura punizione. Il cane che mostrava una certa affettuositá verso chi gli portava da mangiare e che voleva "salvarlo" da quel mondo, ha sentito di non meritare la salvezza, dopo il gesto che è stato costretto a fare. Quindi Vittorini voleva dirci che, qualsiasi motivazione diamo alle nostre azioni, se provocano sofferenza porteranno ad altra sofferenza? Non lo so, le ultime parole del libro sono dedicate al nuovo arrivato, l'operaio che sentendosi in difetto perché si è lasciato condizionare dalle sue sensazioni ancora umane, ha detto " Imparerò meglio".
Uno dei miei libri preferiti in assoluto; affronta il tema doloroso e sfaccettato della responsabilità personale con perizia ossessiva, non tralasciandone alcun aspetto. Naturalmente senza riuscire a trovare la via d'uscita di una visione unitaria.
Non mi sento in grado di parlare per bene di questo romanzo, ma è un libro che mi ha lasciato molto, soprattutto dal punto di vista di empatia nei confronti dei protagonisti. Caldissimo consiglio per tutti.
Este também é bom. Usa uma linguagem quase distópica. Pergunta-se o que é a humanidade. Fico sempre surpreendido com os escritores italianos. Leiam, se quiserem. Não estou aqui para vos dar lições de moral.
1963 schrieb Hannah Arendt erstmals von der "Banalität des Bösen" und löste damit einen Skandal aus. Dieser 1945 veröffentlichte Roman stellt genau diese Banalität des Bösen in den Mittelpunkt. Die Handlung dreht sich um eine Gruppe kommunistischer Partisanen, die in Mailand Anschläge verüben und ihre Gegner, deutsche SS-Leute und italienische Faschisten, die das versuchen zu verhindern, indem sie für jeden getöteten Deutschen 10 Geiseln erschießen. Bei der Darstellung der Letzteren brilliert Vittorini, wenn die Wachmannschaften mit den Schäferhunden spielen, die danach wahllos ausgewählte Passanten zerfleischen, wenn der Sturmbannführer, der wahllos die potentiellen Geiseln auf der Straße zusammensucht daran scheitert, die jeweils zu tötenden auszusuchen, weil dies Aufgabe des Kriegsgerichts ist und wenn die Faschisten bei der Vorführung von Leichen versuchen, Bürger anzuwerben, indem sie vom guten Essen schwärmen. Leider sind die Kommunisten ziemlich holzschnittartig, auch wenn aus ihren Reihen die beste Szene stammt, in der ein Partisan die Schäferhunde zu überreden versucht, überzulaufen. Vielleicht viel es einem Italiener 1945 so viel leichter, dieses Thema offen anzugehen, weil die Kollaboration offiziel war und der Partisanenkampf recht weite Kreise gezogen hat. Vielleicht aber auch weil der faschistische Umgang mit Dissidenten - man denke an "Christus kam nur bis Eboli" dafür sorgte, dass die Talente im Lande blieben und wenn schon nicht publizieren, so doch schreiben konnten. Historisch also ein wichtiger Roman, der sich neben den Werken von Cruzio Malaparte aus dieser Zeit fast behaupten kann. Stilistisch kommt dieser kleine Roman aber weder an Vittorinis eigene "Sizilianische Gespräche", noch an die besseren Zeitgenossen, wie Malaparte oder Levi heran, weswegen diesem Werk das Zeitlose wohl abgeht.
Una delle opere più angoscianti sulla guerra che abbia mai letto. I protagonisti si muovono tra le vie di Milano, nell’ambito della resistenza partigiana. I partigiani del GAP combattono con azioni terroristiche; i nazisti, fiancheggiati dalla milizia fascista, rispondono uccidendo dieci prigionieri, anche civili, anche donne, vecchi e bambini, per ogni soldato ucciso. Ma non è un libro di azione. È un libro di pensiero, di profonda riflessione su ciò che l’uomo diventa in certi momenti. Di analisi del pensiero di chi uccide per inseguire un ideale, di libertà o di felicità per l’umanità. La domanda è se può dirsi ancora uomo chi uccide altri esseri umani. La differenza sta davvero nelle motivazioni? I partigiani lottano per un ideale giusto e quindi possono uccidere il nemico con attentati terroristici, accettando lucidamente la conseguenza che per questo verranno giustiziate centinaia di vittime innocenti, e per questo possono dirsi uomini, mentre i nazisti che sterminano quelle vittime innocenti o fanno sbranare un uomo dai cani solo perché quell’uomo per difendersi ha ucciso un altro cane, non fanno più parte del genere umano? No, risponde lo scrittore, fa tutto parte del genere umano, anche la disumanità, anche la bestialità (l’immagine del cane dei nazisti che pare rendersi conto di ciò che è stato costretto a fare e muta il proprio atteggiamento nei confronti dell’essere umano, è indimenticabile nella sua drammaticità). Lo stile letterario è molto particolare, con dialoghi asciutti ed ossessivi, concentrati a volte su un particolare insignificante, che pare tuttavia diventare di importanza gigantesca. La follia pare essere alle soglie della mente: come si può restare lucidi davanti a tanto orrore che è diventata normalità?
Tema dell'opera è il conflitto insanabile che dilania l'essere umano, la terribile possibilità che egli ha in sé, di essere allo stesso tempo sia umano che disumano, sia vittima che carnefice. Il contesto scelto, un episodio della resistenza a Milano durante la seconda guerra mondiale, potrebbe benissimo essere sostituito da qualsiasi altro tempo e luogo in cui l'uomo si ritrovi a dover mettere a confronto i due estremi di un'umanità destinata a lottare contro se stessa. Un libro molto intenso e duro, ma indubbiamente un capolavoro.
Vorrei averlo avuto come amico, questo siciliano cazzutissimo, che dopo anni di antifascismo ha avuto il fegato di ribellarsi a Togliatti. A diciott'anni ho letto "Conversazione in Sicilia" e a cinquanta ho appena finito "Uomini e No". Nel frattempo ho cambiato quasi tutte le opinioni ma non il giudizio su questo autore: acqua viva, da assumere in dosi massicce nel caso di astratti furori. Perché non si può lottare per la felicità degli uomini se prima non si è felici; Perché ci attendono sempre nuovi doveri; Perché le figlie femmine non si possono deludere.
Un libro anomalo. Ermetico. Alterna il racconto a lunghe riflessioni sul senso della vita. La prosa è volutamente frammentata . Scarna di descrizioni, la trama si sviluppa grazie a dialoghi martellanti e ripetitivi che trasmettono bene l'angoscia e la disperazione di tutti i protagonisti. La visione dell'autore è cupa . Scrive il romanzo nel 1945. Onestamente si fa fatica a concluderlo.
Siamo nella Milano occupata dai nazisti dove, attraverso la storia di Enne2, capo dei partigiani tormentato dall'amore impossibile per Berta, si è portati a riflettere sulla duplice natura umana: cosa spinge da un lato uomini semplici ad entrare nella Resistenza, e dall'altro non uomini ad arruolarsi invece nella milizia? Da un lato abbiamo sicuramente ideali di libertà, che costringono a rinunciare anche a un pasto e ad una paga seppur miseri ma sicuri che, invece, spingono i secondi ad accettare e compiere atti di sadica violenza. Agghiacciante il modo con cui nazisti e fascisti si accordano su quanti italiani fucilare per ogni tedesco ucciso, trattative come se si discutesse di quanti chili di pane acquistare al mercato, inframmezzati da sonori sbadigli. Per non parlare della facilità con cui vengono poi scelti i malcapitati.
Uno masticava pane, appoggiato al muro sotto la finestra, e lo mandò fuori. Un altro, mentre lui guardava, si grattò un gomito; e lo mandò fuori. E mandò fuori un terzo che stava immobile con le mani dietro la schiena [...]
Ma i partigiani non sono esenti dalla corruzione che la Guerra porta con sè. Anche loro, costretti a lottare per la propria vita, si ritrovano ad uccidere. Ed è anche su questo che s'interroga l'autore. Uomini semplici che vorrebbero solo vivere una vita semplice accanto alla donna che amano, si ritrovano a dover fare i conti con la propria coscienza, che nel romanzo prende forma attraverso le parole dell'autore che interviene in prima persona tormentando con i sogni Enne2, ogni qualvolta si ritrovi da solo. Alla fine, stanco di dover Resistere, unitamente alla disperazione esistenziale e alla consapevolezza che mai vedrà coronato il suo sogno d'amore con Berta, si sacrificherà in un'ultima necessaria impresa suicida.
Basandomi sui commenti di altri utenti, temevo che la lettura di questo romanzo sarebbe stata difficoltosa e, in effetti, il suo essere scarno nelle descrizioni e nei dialoghi di certo non aiuta. Dialoghi che, tra l'altro, sono contraddistinti da continue ripetizioni di parole che all'inizio ho trovato abbastanza fastidiose. Ma dopo un pò sono entrata nell'ottica giusta e l'ho letteralmente divorato. Oltretutto, sapere che il testo è stato scritto in presa diretta con gli eventi descritti che videro la partecipazione attiva di Vittorini, rende tutto più realistico e coinvolgente. Uno dei pensieri che più mi ha colpito è quello sulla necessità delle vittime di guerra, necessarie per la libertà, motivo per cui chi resta deve essere degno di quelle morti, e meritare la propria esistenza cercando di non sprecare la propria vita. Ho apprezzato molto anche il finale che, dopo tanta violenza, a tratti esplicita e a tratti allusa, mostrando come non sempre si abbia la possibilità di scegliere da che parte stare, lascia intravedere uno spiraglio di umanità. Inutile dire che mi sia piaciuto! E' un libro che ti arriva dritto allo stomaco, una delle testimonianze più dirette probabilmente mai scritte. Sento di poter affermare che, insieme a Fontamara, è uno dei libri sul tema più belli e intensi che io abbia mai letto.
هناك عبارة شهيرة منسوبة للشهيد ناجي العلي، ألا وهي "إنني مُتهم بالانحياز، وهي تُهمة لا أنفيها، أنا مُنحاز لمَن هم بالأسفل." أذكرها هنا لأني عرفت منذ الصفحات الأولى بأن هذه الرواية منحازة لمن هم بالأسفل، أو ربما لمن لا يملكون ترف الاختيار أو حتى ترف العجز، من منا لمن يشاهد أفلاماً مستوحاة من يوميات الحرب العالمية الثانية، تصور تحولات حيوات أولئك العاجزين الذين لا ناقة لهم فيها ولا جمل خلال الحرب، لكن في هذه الرواية اختار الكاتب تلك الفئة التي لا تملك خياراً آخر غير المقاومة، والمقاومة من أجل المقاومة، لا من أجل نصرٍ أو غلبةٍ أو تحرير، حيث أنهم كانوا يأتون بتلك الأفعال تطوعاً لا قسراً دون أي ضمانات أو نتائج مرجوة، ودون تلقي أي أوامر من قادة أو اتباع خطط مدروسة.
أكثر ما يثير الإعجاب في الرواية هي الحوارات الحقيقية التي جرت على ألسنة المقاومين، والأسئلة الكبرى التي سبقت أفعالهم، كهذا السؤال الذي رأيناه يجري على ألسنة البعض خلال أيام معركة سيف القدس: "هل تريد أن تقول بأنه لا جدوى من تضحية عشرة من أهلنا لقاء كل ضربة نوجهها إلى العدو؟" سواء بصيغة التقرير أو الاستفهام، "ألا تذكر حين لم يكن لدينا شيء نوجه به الضربات؟ كان كل واحدٍ منا مستعداً لتقديم حياته ليستطيع أن يدمر ولو جزءاً من ألف جزء من فاشيستي واحد." لذلك قلت بأن الحوارات كانت حقيقية، وبأن الأسئلة الكبرى هي عينها التي تطرح قبل الشروع بأفعال المقاومة والنضال في أي بقعة من بقاع الأرض.
Siamo a Milano, durante la resistenza partigiana, nel 1944. Il nostro protagonista, Enne 2, si trova coinvolto pienamente nelle vicende del periodo storico nel quale è inserito. E' la guerra, però, la vera protagonista. E' lei che, indolente e dannosa, trascina dietro di sé le grame esistenze di chi ancora crede in degli ideali veri, autentici. Son proprio quest'ultimi, infatti, ciò che Enne 2, assieme ai suoi compagni, vanno cercando, in una Milano deserta, sola, spogliata di ogni certezza e posta all'interno di un muro invisibile, dove chi sta fuori riesce a sentire, in modo confuso, il suono ovattato e terribile delle tante voci di uomini, donne e bambini che chiedono libertà e invocano forza per andare avanti. Pure i dialoghi risultano scarni, con delle ripetizioni assolutamente inutili, tanto è il disordine e la confusione generale dinanzi ad un evento che non ci compete (o almeno, non dovrebbe) e molto più grande di noi. Infine, non meno importante, si affianca la deleteria disperazione esistenziale del protagonista che, in seguito ad un rifiuto amoroso, si spingerà verso un'ultima, suicida impresa di guerra.
É l'inverno più mite degli ultimi 36 anni. Berta ha 36 anni, e da 10 è amata da Enne 2. Enne 2 è un partigiano, combatte nazisti e fascisti dislocati a Milano. Per ogni uomo perso i fascisti fucilano 10 prigionieri, senza badare a sesso o a età: Berta sarà sconvolta dai cadaveri in largo Augusto, tra cui c'è una bambina il cui ricordo la accompagnerà per qualche pagina. Il fantasma che ha disturbato me è invece quello di Giulaj, il venditore ambulante fatto sbranare dai cani. E forse mi ha disturbato anche la non necessaria umanizzazione del cane Blut, sconvolto dall'omicidio a cui l'hanno costretto gli uomini. Credo che alla fine questo romanzo sia una storia d'amore, con Enne 2 che preferisce rimanere a Milano anche riconosciuto, solo per la speranza di incontrare Berta un'altra volta. Eppure Berta è sposata: come si sono conosciuti questi due, come si sono innamorati? Sì, è vero .
Questo Capolavoro della Letteratura italiana va rivalutato. Vorrei che non si facessero troppo le pulci allo stile particolare di Vittorini, che può piacere o meno; sicuramente i dialoghi abbondano di tautologie, i toni sono piuttosto lirici, quasi a delineare una tragedia, più che un romanzo. Basterebbe che in tanti si sostasse a guardare la fila di cadaveri a Largo Augusto, Milano; guardare e ascoltare la voce di una bambina ammazzata. La nudità disturbante del cadavere di un vecchio. E veder sbucare dal crocchio di immobili curiosi quel venditore ambulante di castagne, che per pietà s'inginocchia a coprire dignitosamente quello sconcio. Vorrei che tutti capissero dove stanno gli uomini, e dove no.
Un romanzo importante, scritto quasi in contemporanea con gli avvenimenti reali, e pubblicato a ridosso del periodo della Resistenza. Enne 2, gappista a Milano, deve affrontare la resistenza contro i tedeschi che occupano la città ma anche il suo amore per Berta, già sposata ad un altro.
Il romanzo è scritto in modo difficile, va letto pian piano, masticato e digerito, ma il messaggio che passa è importante: la Resistenza qui è vista in maniera problematica, il protagonista si pone degli interrogativi forti, necessari. Bella la scena finale, che ipotizza la venuta di un momento della "solidarietà" piuttosto che della risposta violenta a violenza.
Uomini e no è un romanzo che insinua dubbi e incertezze, che ci apre gli occhi su un versante della Resistenza che non è certo il più confortante. Elio Vittorini chiede ragioni, risposte e allo stesso tempo nega che esse siano possibili. Enne2 rappresenta il tormento di una generazione che ha intimamente legato la propria felicità personale ad un sogno di felicità collettiva e che fatica a far convivere le due dimensioni. http://athenaenoctua2013.blogspot.it/...
Finalmente un libro da cinque stelline. Un obbligatorio, come dico io. Elio Vittorini ha scritto un capolavoro. Da leggere a scuola. E mi sa che forse nell'antologia ce n'erano degli stralci. Una Milano incredibilmente mite, nell'inverno del 1944, occupata dai nazisti. Una scrittura secca, precisa, ripetitiva perché cosi si parla nel quotidiano. Un giovane comandante partigiano che si interroga sull'essere umano, sulla vita. Un libro da leggere subitissimo. E da consigliare a tutti.
Un capolavoro! Pochi giorni dell'inverno milanese del '44, una storia densissima di resistenza, di crudeltà, di amore e amicizia, scritta con grande efficacia, uno stile asciutto e senza alcuna retorica, solo i fatti e i fatti sono tutto. Molti i dialoghi, quasi un'opera teatrale, interessanti anche le parole tra lo scrittore e il protagonista. C'è anche Milano e il clima di quell'inverno.
E' un libro con molti spunti di riflessione, a volte molto ripetitivo (nei dialoghi) e un po' confusionario, come se l'autore volesse di getto mostrarci i suoi pensieri. Ed è ovvio che a volte può diventar difficile comprenderli.
Non è stata una lettura esaltante. Conto di leggere libri migliori sull'argomento che mi interessa molto!