Con la consueta spiccata sensibilità, Francesca Mannocchi ci porta tra le strade e dentro le case a incontrare le persone, adulti e ragazzi, separate da una parete e dall'altra del muro, e da un destino a cui non bisogna arrendersi, per non lasciare spegnere la luce della speranza.
Quando sembra non ci sia più niente da fare - dopo una data, il 7 ottobre, divenuta uno spartiacque verso i tempi più cupi - Francesca Mannocchi prova a riavvolgere il nastro del tempo attraverso le storie. Camminando tra i kibbutzim distrutti da Hamas, sedendo su una pietra nella Valle del Giordano. Ascoltando le vite e le ragioni degli altri. Soprattutto, restituendo le testimonianze di chi, sulla stessa terra, vive ma è da decenni senza pace. A un anno di distanza dal 7 ottobre, partendo da una cronologia che risale fino alle origini del conflitto israelo-palestinese e approfondendo i concetti chiave, l'autrice fornisce le coordinate per orientarsi in uno degli scenari più intricati, e prova a comporre un puzzle difficilissimo, a più voci, sempre restando lontana dai giudizi. Oltre i confini disegnati dalle mappe e dai check-point, tra la città di Hebron, il campo profughi di Jenin e gli insediamenti dei coloni in Cisgiordania, raccoglie parole di dolore e paura, ma anche di sogni e speranze, seminate ogni giorno su un terreno impervio di ingiustizie, ma anche di tenaci, sebbene minoritari, tentativi di fiducia verso il prossimo. Invece di dare risposte, ogni incontro di questo viaggio genera che cosa significa appartenere a un luogo? Come è possibile conoscere il tuo vicino e smettere di odiare? Dopo, rimane una sola che interrogare il mondo, ed essere disposti ad accoglierlo nella sua diversità, sia il primo passo per cambiarlo.
Francesca Mannocchi scrive per «L'Espresso» e collabora da anni con numerose testate, italiane e internazionali, e televisioni. Ha realizzato reportage da Iraq, Libia, Libano, Siria, Tunisia, Egitto, Afghanistan. Ha vinto vari premi giornalistici tra cui il Premio Ischia, il Premio Giustolisi e il Premiolino 2016.
Tutti dovremmo leggere questo libro, non solo i ragazzi a cui è dedicato e rivolto. È semplice, chiaro, esaustivo nella misura in cui vuoi capire perché sta succedendo quello che sta succedendo. C'è la storia, c'è il glossario, ci sono i racconti dei protagonisti, di quelli che stanno vivendo in quelle terre contese da ormai troppo tempo.
Libro utilissimo per districarsi nella complessità di 2 popoli in conflitto da più di 100 anni. Un libro da far leggere ai ragazzi e a tutti noi adulti con una conoscenza non approfondita sulla sofferenza dei palestinesi.
Davvero un bel libro, strutturato bene e chiaro. Ripercorre gli eventi storici di un conflitto che dura da più di 100 anni e allo stesso tempo, grazie alle numerose testimonianze di due popoli distinti, gli israeliani e i palestinesi, offre una visione completa.
«Continuiamo a protestare perché vedere queste immagini e non fare niente, non ribellarsi, non alzare la voce, vorrebbe dire rischiare un bene prezioso: la propria umanità. Vorrebbe dire ricondurre alla normalità questo orrore e rischiare di cadere vittime della rabbia e del desiderio di vendetta. Dunque, protestare contro la guerra, oggi, significa restare aggrappati con tutti noi stessi all’ultimo briciolo di umanità possibile, significa dare alla vita umana il giusto valore che merita.»
Storie di israeliani e palestinesi, racconti di vita quotidiana, parole di protagonisti e testimoni che vivono ogni giorno la separazione e l'odio, la segregazione e la paura di una vita segnata dalle divisioni della storia e delle religioni. Pensato e scritto per un pubblico di lettori giovani, lo si legge nella introduzione "care ragazze e cari ragazzi", lo si ritrova nei capitoletti brevi in cui parlano i palestinesi e gli israeliani, i pacifisti e i coloni, come per esempio Iddo obiettore di Tel Aviv che non combatterà o Raed di Hebron uscito dal carcere a 19 anni e con la paura di tornarci, sentendosi ingiustamente chiamare terrorista. Schede utilissime, cartine e cronologia essenziale degli eventi: dalla fondazione dello stato di Israele alla guerra dei sei giorni, da Chabra e Chatila alle Intifade, dagli accordi di Oslo a quelli di Abramo fino al 7 ottobre. Utile, efficace e chiaro.
Ho apprezzato molto questo libro, molto chiaro e scorrevole. Francesca Mannocchi è stata in grado di spiegare e raccontare una situazione delicata come il divario tra israeliani e palestinesi in maniera semplice e chiara, comprensibile a tutte le età, ma soprattutto completa. In questo testo, infatti, l’autrice non tratta solamente degli avvenimenti avvenuti dopo il 7 ottobre 2023, ma si dedica anche alle spiegazione degli avvenimenti precedenti alla fatidica data e alla narrazione delle storie di gente comune, fornendo un quadro perfetto della situazione. Personalmente consiglio la lettura di questo libro a chiunque
Francesca Mannocchi scrive questo libro per i ragazzi ma, a mio giudizio, è perfetto anche per adulti con una cognizione superficiale della situazione in Palestina. È davvero ottimo per approfondire le questioni principali, accurato nei dati e preciso nelle definizioni. Allo stesso tempo, le nozioni si fondono con le storie personali della giornalista e dei palestinesi e, così facendo, si trasformano nella realtà quotidiana di un popolo, nitida davanti ai nostri occhi di lettori e lettrici. Da recuperare assolutamente.
Ho apprezzato veramente tanto la narrazione semplice ma sempre puntuale e precisa di Francesca Mannocchi, una giornalista e scrittrice preparatissima sull’argomento che l’ha reso facile al lettore. Un libro che serve per dare consapevolezza e far capire che la storia parla da sè.
veramente scritto bene, ideale anche per adolescenti, ma adatto a tutti. spiega in modo semplice un conflitto che esiste da una vita…una serie di interviste sia a israeliani che a palestinesi per far capire tutti i punti di vista
Pensa di essere un libro per ragazzi sulla questione israelo-palestinese. Ma la cura, la dolcezza e l'onestà della Mannocchi ne fanno un libro preziosissimo per tutte e tutti