L'intensa testimonianza di Sami Modiano, il ricordo e la celebrazione di un'amicizia che è stata un'ancora nella solitudine, un baluardo contro la disumanità e la disperazione. Sami Modiano e Piero Terracina sono solo due ragazzi quando si incontrano per la prima volta nel campo nazista di Birkenau, nel 1944. Uno proviene dalla lontana Rodi, l'altro da Roma, eppure hanno qualcosa in sono ebrei e hanno entrambi vissuto l'orrore della deportazione e della perdita di tutte le persone care; non possono più contare su niente, se non sulla loro amicizia. Dopo la Liberazione, le loro strade si dividono per oltre cinquant'anni, prima di ritrovarsi. Da questo secondo incontro, Sami capisce da Piero qual è l'unica via per sopportare il testimoniare, raccontare, tenere viva la memoria perché certi orrori non si ripetano più. Da questo secondo incontro, nulla è cambiato tra di loro, se non che hanno iniziato a chiamarsi fratelli.
Samuel Modiano, detto Sami (Rodi, 18 luglio 1930) è un deportato ebreo italiano, superstite dell'Olocausto, sopravvissuto al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau e attivo testimone della Shoah.
“Vorrei rivolgermi a voi lettori. Per vent’anni ho tenuto viva la memoria dei tragici fatti della Shoah, io come molti altri prima di me, e ho continuato a farlo anche mentre invecchiavo. Ora sono anziano, molto anziano. La mia testa funziona ancora bene, ma le mie gambe meno. Voglio quindi invitarvi a documentarvi, a informarvi, a ricordare a vostra volta quel che è accaduto. Sarete voi giovani a tenere viva la memoria, perché nessuno debba vivere l’orrore che è toccato a me, a Piero e a tutti gli altri, milioni di innocenti che non ce l’hanno fatta. A voi, che siete il presente e il futuro: non dimenticate.”
La testimonianza terribile, e al tempo stesso tenera, di Sami Modiano, e della sua amicizia con Piero Terracina, entrambi sopravvissuti ad Auschwitz.
“Sopravvivere ad Auschwitz è stato come attraversare il filo spinato che ci teneva prigionieri, lasciando tutti gli altri indietro. A volte chiudo gli occhi e vorrei allungare la mano verso di loro. Li cerco, unica mia compagnia benché siano morti. A unirci con un legame che neppure il tempo può spezzare non c’è solo quello che abbiamo vissuto nel campo, però. Non si esce vivi, dall’orrore di un campo di sterminio. In fondo, neppure io che sono sopravvissuto ne sono uscito vivo. Da Auschwitz non sono mai uscito, io sono ancora là con gli altri.”
Non riesco ad aggiungere altro. Da leggere, assolutamente!
Non si esce vivi, dall'orrore di un campo di sterminio. In fondo, neppure io che sono sopravvissuto ne sono uscito vivo. Da Auschwitz non sono mai uscito, io sono ancora là con gli altri.
Non ho niente da scrivere, il libro dice tutto quello che c'è da dire. Da leggere
Questo libro è la testimonianza di Sami Modiano e il ricordo della sua amicizia più preziosa, quella con Pietro Terracina. Sami viene da Rodi, Pietro da Roma ma il destino li fa incontrare in quel regno dell’orrore chiamato Auschwitz, nel 1944. Il resoconto, terribile, della sopravvivenza nel campo è mitigato dalla forza di comunanza derivata da questa amicizia così intensa, che sopravviverà anche una volta che i cancelli del campo di sterminio verranno spalancati e che il mondo scoprirà la barbarie nazista…Sami e Pietro torneranno con difficoltà alla vita e si perderanno per poi ritrovarsi, dopo molti anni, e capire il valore e l’importanza della loro testimonianza. Lettura significativa, per tutti.
È il secondo libro di Modiano che leggo. Dopo aver avuto il grandissimo, inestimabile, onore di incontrarlo con i ragazzi delle mie classi, al conservatorio di Milano, oggi non riesco che a commuovermi di fronte al peso della memoria, alla forza di una vita che "non è bastata per dimenticare il dolore, ma che allora serva a ricordare".
Adatto per una prima e seconda media anche per lettori non esperti. Si legge con facilità, interessante per chi non conosce la shoah italiana e rodiota; segue il corso della storia con riferimenti a poche, ma importanti date.
Ogni libro sull’olocausto è un pugno nello stomaco. Qui oltre al dramma della deportazione e del lager c’è la storia di come sia stato drammatico anche il rientro a casa. Modiano ci fa capire la forza della memoria da tramandare