Siamo giunti al capitolo finale. All’inizio del 1902, Emily è felice e serena accanto a Hiroshi, dal quale sta aspettando una bambina: Yoko, “la figlia del sole”. Inoltre, le fabbriche funzionano bene e gli operai non si ammalano più frequentemente come in passato. “Il Giappone le aveva rubato l’anima per sempre.” Anche in questo capitolo, l’autrice ci introduce nei segreti della cultura giapponese, parlandoci di Ikebana, l’antica arte della composizione dei fiori, basata sulle sensazioni tattili, e di Shod¯o, la “via della scrittura”. Emily, sempre più distante dalla mentalità della sua madrepatria, era desiderosa di avvicinarsi al buddismo e allo stile Zen. Proprio quando tutto sembra andare bene, ecco che, nell’estate del 1904, ritorna a farsi sentire il signor Kitano, seriamente intenzionato a far lasciare il Paese a quei gaijin, stranieri. Al termine del cruente duello tra Hiroshi, il r¯onin marito di Emily, e il samurai inviato da Kitano, la felicità che aveva albergato nel cuore della giovane inglese, si spezza, lasciando il posto alla tristezza e alla disperazione. È una lettera di sua madre, giunta dalla lontana Inghilterra, a ridarle un barlume di speranza. L’anziana donna le rivela che Thomas Wells, il suo amore di gioventù, a causa del quale Emily venne allontanata dall'Inghilterra ed ebbe inizio la sua avventura nel Paese del Sol Levante, è ancora in vita. Incoraggia la figlia “a rivisitare il tuo passato. Cerca in esso le chiavi del futuro.” L’ultimo avvistamento di Thomas risaliva a tre anni addietro, nei pressi di Samarcanda. Era appena iniziato il 1906, che fosse l’anno della svolta? Emily è di nuovo in viaggio: da Haifa in Palestina a Damasco, la Città del Gelsomino, una delle tappe più importanti dell’antica Via della Seta. La ragazza ha modo di conoscere altri territori, altri profumi, colori, lingue e mentalità. Però si rende presto conto che “cercare qualcuno che non vuole essere trovato, o che è semplicemente scomparso, non è facile.” Non vi svelo se la protagonista è riuscita a ritrovare Thomas … Vi dico solo che: “Emily era giunta alla fine di una bella storia, a cui avevano bruscamente strappato i suoi capitoli finali.”
Kate Connelly è una scrittrice australiana che ha vissuto per sei anni in Giappone, paese in cui ha voluto ambientare questa sua serie il cui titolo originale è “The smile of the sun”. Accanto al titolo c’è un numero progressivo perché «Món Edizioni ha voluto rispettare la volontà iniziale dell’autrice Kate Connelly di editare l’opera in più volumi in omaggio al concetto di romanzo d’appendice, tanto diffuso a cavallo fra il XIX e il XX secolo, e agli scrittori che hanno reso popolari le pubblicazione a fascicoli, come Robert Louis Stevenson, Charles Dickens o Emilio Salgari». Ho già avuto il piacere di apprezzare e recensire i primi tre libri, sempre perfettamente tradotti da Paola Sacchi, ed ecco ora il quarto e ultimo che conclude la serie. In questo nuovo romanzo, che ho divorato in meno di ventiquattro ore, alla protagonista Emily, che nel libro precedente ha sposato un ex samurai, nasce una figlia Yoko e anche a suo cognato Ryan, che ha sposato pure lui una donna nipponica, nasce un figlio. Poi accade un evento drammatico (che non vi anticipo) che sconvolge la vita di Emily; a questo si aggiunge l’arrivo di una lettera dall’Inghilterra da parte di sua madre che prima di morire vuole rivelare alcune verità alla figlia. Tutto questo la spinge a mettersi in viaggio verso la Palestina, un lungo e non facile cammino da Yokohama che le permetterà di fare pace con i fantasmi del passato e provare a immaginare una vita diversa. Splendide e dettagliate le descrizioni delle città che Emily e la sua guida attraversano per arrivare a Gerusalemme. Mi fermo qui altrimenti vi “spoilero” tutta la trama, così avvincente che non riuscirete a riemergere fino al finale assolutamente inatteso ma perfetto: complimenti di vero cuore a Kate Connelly!