Che cosa ha a che fare Omero con l’intelligenza artificiale? E I viaggi di Gulliver, i trattati di Giordano Bruno, le opere di cosa ci possono insegnare dell’accelerazione tecnologica? Nel racconto Nella colonia penale, Kafka immagina un uomo assoggettato al potere della una figura che sembra perdere del tutto la propria umanità di fronte allo splendore matematico, logico ed efficientista di un automa. È proprio esplorando esempi letterari e filosofici come questo che Andrea Colamedici e Simone Arcagni si interrogano sul nostro futuro in relazione all’incredibile sviluppo dell’intelligenza artificiale e al mistero dell’algoritmo di Babele. Attraverso molti capolavori e autori del passato – dai dialoghi di Platone ad Asimov – possiamo infatti ricostruire il codice genetico della nuova frontiera informatica, mostrando come il suo immaginario sia profondamente intrecciato con la nostra società. Ne emerge un affascinante atlante archeologico della modernità che stiamo vivendo, in cui ogni esempio culturale si lega perfettamente alla dimensione contemporanea e al dibattito che si sta generando sul fronte etico e cognitivo. «La torre di Babele è diventata oggi l’algoritmo di Babele, che si situa all’incrocio tra la spinta tecnologica e l’accumulo dei saperi e che rappresenta una sfida avvincente e allo stesso tempo una minaccia inaggirabile. E incarna un racconto, un simbolismo e una visione straordinari.»
Mi aspettavo qualcosa di piú "contemporaneo" sull'attuale "situazione" dell'AI, eventuali sviluppi e gestione dei timori a questa associati; mi sono trovata invece per le mani una "storia dell'AI" che, per quanto interessante e sicuramente approfondita, in qualche modo mi ha delusa, ma la colpa é tutta delle mie aspettative.
Prima che sfugga di mano, il mito nascente dell’intelligenza artificiale ha bisogno di essere storicamente collocato, per determinarne la data di nascita effettiva e per realizzare che, al netto delle infinite ricorrenze nelle opere letterarie di ogni tempo, la tecnologia ha sempre provato a emulare/imitare l’essere umano e che, dunque, l’ultima generazione di IA arriva a noi non come un’apparizione straniante ma come il risultato di secoli di apprendimento. Ripercorrere la storia dell’intelligenza artificiale significa fare i conti con il desiderio umano di essere dio, un altro creatore stavolta non soprannaturale ma altrettanto potente. Non si tratta perciò solo di costruire una “macchina” in grado di sostituire l’uomo nelle fatiche peggiori ma di dare vita a un doppio, un nuovo uomo uguale e perciò migliore di chi lo ha realizzato. Naturalmente, in queste pagine si può solo accennare alle aberrazioni che già appaiono all’orizzonte nell’avanzare inesorabile di deep fake e di ogni altra diavoleria in grado di rendere indistinguibile l’umano dall’umanoide. Però, agli autori va ascritto il merito di non dare nulla per scontato e di osservare con fredda intelligenza un progresso che potrebbe essere indirizzato meglio ma che a nessuno (o quasi) verrebbe in mente di ripudiare per tornare all’epoca pre-informatica. Vero è che, mentre gli americani discutono di AI generativa come di un dato di fatto, senza implicazioni morali ed esclusivamente in funzione del progresso che ne deriva, la visione italiana (che potrebbe essere allargata ad altre nazioni europee) si bea di un certo substrato filosofico che sembra osservare ogni avanzamento tecnologico anche sotto il cappello del giudizio etico, solo apparentemente laico, dello scettico che preferisce vedere tutte le carte prima di aggregarsi ai convertiti. Va da sé che si giunge alla fine con più domande che risposte. E forse è un bene poiché finché non si è del tutto convinti che questa evoluzione abbia più vantaggi che limiti, potremo contribuire a correggere il tiro, sempre che non ci formattino l’hard disk.
"In un momento di puro thauma, di stupore e terrore di fronte a una magia al contempo bianca e nera, salvifica e devastante, capiamo allora che ad essere magica non è l’IA, ma la storia culturale della IA, l’insieme dei nostri sforzi e dei nostri sogni millenari. Non è lo strumento in sé, ma il più ampio ecosistema cognitivo di cui facciamo parte, che ci inventa mentre lo inventiamo."
Molti intriganti spunti di riflessione sul tema caldo del momento (un momento che potrebbe rivelarsi assai esteso e denso)
Da Omero a Cronenberg, un viaggio nella storia della letteratura dell'AI che ci invita a considerare le macchine, in generale, in simbiosi con l'umano e non contro l'umano. Mi aspettavo forse qualcosa di più contemporaneo, ma quanti spunti di riflessione! Una vasta mappa culturale, un viaggio nella stratificazione archeologica della produzione umana sulle AI che angoscia ma dà anche speranza, nel loro uso accorto.
Molto interessante. L'obiettivo del testo è attingere alla storia, filosofia e persino alla fantascienza per capire le origini delle IA e le relative potenzialità. Relazionarsi con le IA in maniera costruttiva e riuscire a decifrare i loro meccanismi, è anche utile a comprendere la complementarietà e l'unicità degli esseri umani. Accettazione e relazione. Consigliato.
Un interessante viaggio nelle radici letterarie dell'intelligenza artificiale. O almeno questa è la parte più godibile del saggio, che a tratti è un po' oscuro e da per scontate molte conoscenze di massima sul funzionamento delle AI generative e dei LLM senza però approfondire mai troppo l'argomento.