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Aria di famiglia

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Cosa succede quando a cinquant’anni ti ritrovi all’improvviso un moccioso tra i piedi? È quello che il professor Sacerdoti – romanziere, accademico e impenitente misantropo – sta per scoprire.
Proprio lui che ha improntato i rapporti parentali a una gelida indifferenza, si vede recapitare per via di un lutto famigliare un bambino di otto anni: Noah Meisner, figlio di una sua lontana cugina ortodossa; un ragazzino silenzioso e sfuggente, precocemente attaccato alle tradizioni. Tutto il contrario del suo miscredente tutore, che lo accoglie in una casa piena di libri, improvvisandosi padre con risultati piuttosto maldestri. Cacciato dall’università per un’accusa tanto infamante quanto insulsa e alle prese con i fantasmi di un passato tragico, sarà pronto il Professore ad aprire la porta a un destino che sta per sconvolgergli la vita? Come lui e Noah impareranno, l’aria di famiglia è una calamita insidiosa e irresistibile.
Con la stessa felicità narrativa che illumina Di chi è la colpa, Alessandro Piperno segue il suo protagonista con ironia e irriverenza, ma anche con grande tenerezza, tratteggiando i chiaroscuri della mezza età. Aria di famiglia è un romanzo da cui si fa fatica a staccarsi, che ammalia e diverte – e alla fine commuove -, in cui niente è come sembra e tutto cambia rapidamente.

408 pages, Hardcover

Published April 23, 2024

6 people are currently reading
237 people want to read

About the author

Alessandro Piperno

36 books80 followers
Alessandro Piperno (Roma, 25 marzo 1972) è uno scrittore italiano.
Nato da padre ebreo e madre cattolica si è laureato in letteratura francese presso l'Università degli studi di Roma Tor Vergata, dove ha insegnato a contratto la medesima materia ed è divenuto ricercatore dal 1º ottobre 2008. Nel 2000 ha pubblicato il controverso saggio critico "Proust antiebreo" sulla figura di Marcel Proust.
Nel 2005 è giunto alla notorietà con la pubblicazione del suo primo romanzo Con le peggiori intenzioni. Sulla scia di una critica molto favorevole del giornalista Antonio D'Orrico del Corriere della Sera (che lo definisce "un nuovo Proust"), ottiene un grande successo di pubblico (quasi 200.000 copie vendute in pochi mesi) e vince il premio Campiello opera prima. Il romanzo, che narra le vicende di mezzo secolo della famiglia Sonnino e in particolare del suo membro più giovane, Daniel, si caratterizza per lessico colto e uno stile originale, ricco di aggettivi e di avverbi.
Il romanzo ha goduto di un grande interesse mediatico che ha coinvolto la figura dello scrittore e il suo stile di vita (vestiti raffinati, cibi ricercati, buone letture e vezzi come la pipa), con interviste giornalistiche, partecipazioni a trasmissioni televisive e polemiche letterarie. Gli sono stati riconosciuti ironia e autoironia sia verso il suo ambiente, sia verso i propri sentimenti e una visione amara e disincantata della vita. I critici gli hanno rimproverato una trama difficile o addirittura confusa e povera.
Nel 2010 ha pubblicato Persecuzione. Il fuoco amico dei ricordi.
Ha studiato chitarra e fino al 2005 ha fatto parte della band romana rock-blues Random in qualità di chitarrista solista e cantante. È un tifoso della S.S. Lazio.

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1 star
7 (2%)
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Profile Image for Laura Gotti.
589 reviews611 followers
March 23, 2025
'Il problema di avere cinquant'anni è che tutta la tua vita di ragazzo e di giovane uomo è molto più prossima di quanto avresti mai potuto credere. Nessuna vertigine, nessuna incredulità. Sei sempre tu, sei ancora qui.'

Piperno in stato di grazia per circa 250 pagine, poi calante, poi un finale superbo. Io mi domando come faccia, dopo tutti sti romanzi e dopo la tematica sempre più o meno simile, a imbroccare sempre un libro più che riuscito. Semplice, è uno di quelli bravi. Nei suoi libri c'è sempre un profumo di classico ( un po' madeleine di Proust e un po' di Flaubert, ogni tanto un cenno di Balzac) e un profumo, un sentore, di Phil Roth. Potrei fargli complimento più grande?

Tocca mille argomenti, forse troppi. La morte, sempre, la vita, l'avanzare dell'età, le illusioni perdute e la voglia di fare i conti sempre, con se stessi soprattutto, che è così pericoloso, così rischioso.
Invecchiare è doloroso, è avere sempre nella propria testa 25 anni al massimo, solo con i sogni che si soro ridotti, che cominciano a scemare. È difficile tener viva la scintilla, è difficile aggrapparsi a delle parole, a una voce, a un desiderio lontano. Ma quando succede, se succede, beh allora la prospettiva cambia in un lampo. Saperlo raccontare poi, è una cosa che spetta a quelli in gamba, a quelli capaci di osservare la vita con gli occhi giusti e Piperno ci riesce, continua a farlo in maniera sorprendente.

Ho aperto un Cremant, meno rischioso di uno champagne e non una schifezza come il prosecco. Un po' di frizzante per ricordarsi che la vita scoppietta in un bicchier, e un fondo amarognolo, perché diamine, i lieto fine non esistono.
Profile Image for Grazia.
504 reviews218 followers
May 18, 2024
"Non mi fido di chi ripone una tale fiducia in se stesso da sentirsi autorizzato a disporre del destino di un altro essere umano."

Ritroviamo qui Alessandro Sacerdoti, già protagonista del precedente "Di chi è la colpa" di Piperno.

Lo troviamo qui cinquantenne, insegnante disilluso di letteratura francese ma sempre innamorato della prosa di Flaubert, scrittore privo di motivazione, misogeno e, per questo motivo, in balia di uno shit storm. Scapolo solitario ed ebreo scarsamente convinto, si troverà di nuovo a fare i conti con la morte prematura sia di una coetanea che di lontani parenti.

Il fato mette sulla sua traiettoria un ragazzino che pare essere destinato a ripercorrere le sue sorti di orfano affidato a uno zio

Destini simili che , in realtà, conducono a vite e scelte completamente opposte.

La prima parte per me superba, la seconda un po' meno riuscita anche per le vicende che paiono ripercorrere quelle dickensiane de "Il piccolo Lord".

Lettura di intrattenimento? Sì, ma di gran classe.

"Solo gli ingenui credono che se per loro una cosa è importante debba esserlo per chiunque altro. Non esistono ricordi condivisi, così come non esiste un solo modo per narrare una storia. Come tutte le facoltà che distinguono un individuo dall’altro, la memoria è settaria e capricciosa. Ecco perché del passato ciascuno di noi trattiene quel che può e gli conviene. Nessuno è disposto a rinunciare al sacrosanto diritto di raccontarsela."
Profile Image for Nood-Lesse.
427 reviews325 followers
August 22, 2024
Nessuno è disposto a rinunciare al sacrosanto diritto di raccontarsela

Scrive bene, meglio di quanto non facesse da giovane; ha limitato gli epiteti, ha accorciato le frasi, del lessico è sempre stato padrone ma adesso non ha più la smania di dimostrarlo e ciò lo rende autorevole. Avevo letto Ferrari che scriveva del mondo accademico e mi ero divertito, leggo Piperno e ammiro la scelta precisa di verbi e aggettivi, l’ironia forbita. Tutta la prima parte del romanzo è stata piacevole da leggere: la macchia umana del Prof. Sacerdoti, posticcia e sbiadita rispetto a quella Rothiana, ha fatto efficacemente trama. Rothiana è anche la rimpatriata con i compagni di liceo che precede l’inopinata svolta successiva. La svolta inizialmente ha compromesso il piacere di leggere, ma Piperno è stato bravo a gestirla e anche se è possibile che abbia ulteriori margini di miglioramento, considerando la progressione qualitativa dei suoi romanzi, ho deciso che assegnerò cinque stelle alla sua Aria di famiglia.

Scrivere per far tornare i conti? Che sciocchezza! E allora per quale altro scopo? Se non credi nell’aldilà, se non trovi conforto nella preghiera, se i sepolcri ti suscitano orrore e nient’altro, non ti resta che votarti a questa forma di spiritismo laico e immanente. Ecco perché proprio io che non ero riuscito a metterne su una come Dio comanda, ero così ossessionato dalle famiglie. Ecco perché mi sdilinquivo di fronte al richiamo dei cromosomi. Per quanto mi turbasse ammetterlo, le famiglie erano il luogo privilegiato della farsa che mi aveva forgiato. Per questo erano così interessanti.

Per quanti libri abbia letto, sono stati quelli in cui “ogni famiglia era infelice a modo suo“ ad avermi coinvolto di più.
Credo che possa giocarsela in Europa, non sono molti gli italiani a poterlo fare. In francese potrebbe tradursi da solo. Ho fatto varie sottolineature, ne scelgo due per rappresentare lo stile poliedrico di questo scrittore:

Stereotipi e sessismo nelle canzoni di Lionel Richie. Sottoporre una popstar i cui pezzi melensi e innocui avevano favorito le più memorabili pomiciate della mia adolescenza al vaglio di una lettura dotta e ideologica mi sembrava l’esercizio ermeneutico più scriteriato in cui mi fossi mai imbattuto. Ma, come c’era da aspettarsi, la discussione fu persino più surreale. Il gergo della laureanda riproduceva in modo pedissequo il birignao della sua relatrice.
All night long
https://www.youtube.com/watch?v=nqAvF...

Presa la decisione di lasciare l’università, mi ero sbarazzato di tutte le monografie dei miei ex colleghi: un ripulisti che mi aveva riempito i polmoni di aria pulita, e il cuore di voluttà. Tutto pur di rendere l’incombente biblioteca domestica un tempio consacrato ai giganti: da Omero, passando per Sofocle, Machiavelli, Montaigne, Shakespeare, giù giù fino a Bret Easton Ellis.

Il birignao di Lionel Richie; e poi quella lista monster che non avrei mai chiuso con B.B. Ellis. Quando parlavo di ironia forbita, intendevo quest’uso di termini desueti a scopo ludico. Piperno è figlio dello stesso tempo che ho vissuto anch’io, lo dicono le sue scelte musicali
In to the groove
https://www.youtube.com/watch?v=52iW3...
Profile Image for Gabril.
1,043 reviews256 followers
August 12, 2024
“Hai l’identikit del classico tipo che la gente odia: maschio, bianco, di mezza età. Sei istruito, agiato e di buona famiglia. Per quanto tu possa atteggiarti a misantropo, vieni percepito come un esponente di spicco del vituperato establishment culturale. E se ciò non bastasse, sei anche ebreo.”

A raccontare è il disilluso e misantropo professor Sacerdoti (anzi ormai ex professore) lo stesso che abbiamo conosciuto nel precedente libro di Piperno (Di chi è la colpa) e suo alter ego letterario.
Anche questo è un romanzo complesso e ricercato, dove le storia in sé (anzi le storie: qui sono nettamente due) è inframmezzata da digressioni più o meno filosofiche, sicuramente esistenziali, e da citazioni più o meno dotte, spesso letterarie.

Vittima di una sorta di macchina del fango a opera di una collega integerrima (leggi bacchettona) e ferocemente iperfemminista, Sacerdoti viene allontanato dall’università e subisce passivamente, anzi con una sorta di sollievo, il suo amaro destino di esiliato dal consesso civile. Ripudiato da tutti, vituperato e calunniato, si isola nel suo mondo intellettuale (e triste).
E qui finisce la prima parte della storia.
La seconda, e più corposa, quella che dà il titolo al romanzo, è l’incontro-specchio col bambino orfano Noah di cui lui, che odia i bambini, diventa incredibilmente tutore.

La trama si snoda attraverso vari avvenimenti (e qualche colpo di scena) che non staremo a raccontare. La storia avvince, i sentimenti sono corposi e la scrittura come sempre è intensa e raffinata, anche se questa volta il peccato di ridondanza è ancora più accentuato.
E infatti a volte la stanchezza per gli eccessi ha avuto il sopravvento, nonostante i personaggi siano così corposi e veri, le tematiche interessanti, lo stile fluido (ma quante frasi interrogative, santo cielo!) e il desiderio di continuare la lettura non abbia mai ceduto alla noia.
Eppure.
Sarà che le storie di ebrei ricchi, borghesi e privilegiati (nonché dei loro odiatori) hanno fatto il loro tempo. E quest’aria di buona famiglia sa tanto di rancido, ormai, che vien proprio voglia di guardare altrove.
Profile Image for Tom LA.
684 reviews286 followers
December 23, 2025
Romanzo che si merita due stelle a causa della personalità del protagonista e soprattutto del finale. Le stelle sono due e non zero solo grazie alla bella scrittura — che, da sola, non basta a fare un bel romanzo.

Gli uomini deboli e vigliacchi, se poi sono anche cinici e arroganti, mi fanno ribrezzo. Questo ovviamente nella vita reale, ma ancora di più nella fiction. Il protagonista di questo romanzo, purtroppo, è al 100% uno di questi uomini.

Trama con spoiler: un professore di letteratura francese e scrittore di modesto successo, che si sente il più intelligente del mondo, dopo alcune disavventure causate unicamente dal suo essere uno s— colossale, riceve in dono da Dio un’opportunità unica per crescere nello spirito e nel carattere, ma alla fine, di fronte alla prima vera difficoltà che gli si para davanti, da quel mollusco che è, preferisce gettare la spugna nascondendosi dietro una scusa ipocrita e tornare alla sua comoda routine quotidiana. Fine. The end!

Con buona pace dei lettori freddi per cui la trama è secondaria o irrilevante, per me la trama è assolutamente fondamentale — perché una storia è una storia, e perché non si esime mai dal comunicare qualcosa dalle profondità più recondite dell’autore (consapevole o meno).

C’è un motivo per cui una “bella” storia, quando è davvero bella e ti resta piacevolmente nel cuore, di solito finisce bene: perché vuol dire che valeva la pena raccontarla e ascoltarla, caspita! Le storie che finiscono nel fango come questa, invece, chi le racconta di solito ha qualche problema, e quelli a cui piacciono forse anche di più — se non altro il problema che, glacialmente accecati dal piacere del linguaggio fine a stesso, si dimenticano di cosa vuol dire “raccontare una storia” e del perché le storie si raccontano.

Quanti uomini della preistoria non vedevano l’ora di raggrupparsi intorno a un fuoco ad ascoltare Gumba che raccontava la sua famosa storia su un eroe che era un cinico senza palle che davanti alla prima vicissitudine si voltava indietro e scappava a gambe levate, abbandonando il bambino che amava!

Ma dai. Da che mondo è mondo le storie si raccontano per ispirare, per costruire, per simboleggiare, per fortificare, per dare emozioni positive. Non per distruggere, per deludere e per dare emozioni negative. E sicuramente non come “veicoli per una bella scrittura”… ma siamo matti?

La scrittura in effetti è molto bella. E’ proprio come leggere un romanzo ottocentesco, con i suoi dialoghi artificiali e col suo formalismo, solo ambientato al giorno d’oggi. Fino a circa 2/3 del libro, ero pronto a coprire Piperno di complimenti, perché mi sembrava un libro che lui ha scritto “col coraggio di sapere che non è un genio della letteratura francese”. Un gran bel romanzo contemporaneo, senza stranezze o ambizioni strampalate.

Purtroppo, l’ultimo terzo rovina tutto, con un finale che ti tira via il tappeto da sotto i piedi — e senza alcun motivo!

Quale serie segaiola di pensieri ha portato Piperno a decidere di finire così il libro?

Forse aveva paura di scrivere una storia con un happy ending diretto e ordinario, che sarebbe sembrata “troppo semplice”? “Che non mi si tacci di autore di soap opera! Io volo ben più alto! Perciò, la mia storia deve finire male!”.

Oppure l’anti-happy ending è semplicemente il segno di uno snobismo all’italiana (anzi — diciamolo pure — alla francese): “Non la faccio finire bene perché io sono meglio!”.

Oppure ancora — ha preso l’ispirazione da qualche Dickens o simili, che effettivamente a volte facevano finire i loro romanzi nella disperazione totale. Ma almeno Dickens aveva un motivo, aveva una denuncia sociale molto chiara da fare.

Piperno invece non ha un bel niente da dire. E’ delusione fine a se stessa. Il suo è un calpestare il cuore stesso del romanzo (rappresentato dal ragazzino Noah).

Ma si’, perché non venitemi a raccontare storie sugli autori “la cui personalità non ha nulla a che vedere con la personalità dei loro protagonisti”, dai… non ci vuole uno psichiatra forense per capire che Piperno, anche lui attempato scrittore ebreo senza figli, attraverso questo protagonista sta parlando di sè e solo di sè.

Come fanno tutti, poi.

E niente. In sostanza, quei capitoli finali a Londra, in cui il protagonista decide di arrendersi — forse in nome di qualche verso francese a cui l’autore si è affezionato sul cambiare direzione all’improvviso mentre scrivi — rovinano tutto.

Quel poco di buono e costruttivo che il lettore riesce a intravedere viene disatteso in maniera totale e repentina. Al punto che addirittura l’autore stesso a un certo punto, parzialmente consapevole della cazzata che ha fatto, si sente in dovere di rivolgersi al lettore per dirgli “Ehhh… mi spiace! Non è una di quelle storie a lieto fine!”. E tu resti incerto se è per senso di colpa o per narcisismo.

E dire che avevo grandi speranze per questo romanzo. Il fatto che anch’io, come il protagonista, abbia 50 anni e un figlio piccolo mi ha aiutato ad immedesimarmi in molte delle dinamiche descritte fra il protagonista e il nipotino inglese. Mi sono davvero goduto certe scene di loro due insieme.

Da quando è nato mio figlio, ho perso la capacità di tollerare qualsiasi descrizione di bambini che soffrono. Io, che in genere so controllare abbastanza bene la mia iper-emotività, mi sono trovato all’improvviso a singhiozzare anche solo a leggere una notizia di cronaca nera che riguardi un bambino. A una pompa di benzina l’altro giorno (vivo in America) vedere un padre afro-americano maltrattare verbalmente suo figlio carinissimo che non gli arrivava nemmeno al ginocchio mi ha causato una crisi interiore cosi’ profonda che per fortuna non si è esternata — anche perché negli USA se non ti fai i fatti tuoi in queste situazioni, finisci facilmente all’ospedale o peggio.

Il bambino del romanzo vive una sua grossa dose di sofferenza. Non è torturato dalla sorte come i bambini creati da quel sadico di Dickens, ma attraversa un grande trauma e ha bisogno di aiuto. Questa di solito è un’ottima ricetta per un romanzo costruttivo, di crescita interiore, di riscatto.

Ma per motivi che custodisce gelosamente per sè e per il suo scaltro analista, Piperno ha deciso di far finire questa storia nel modo forse peggiore in cui poteva finire.

Sì, peggiore — perché il bambino poteva anche morire, e non sarebbe stato così orrendo, perché il protagonista avrebbe comunque conservato il suo valore di genitore adottivo, anche se “tardivo”, con le piccole rinunce che aveva dovuto fare per quei 3 anni di convivenza col bambino.

Oppure, i parenti inglesi avari avrebbero potuto sconfiggerlo in tribunale, e farsi affidare il ragazzino, dopo una battaglia legale per cui il protagonista certamente non mancava di mezzi e di tempo.

E invece, tac!, via il tappeto. Il protagonista lascia, molla, si arrende, con la scusa che il bambino soffrirebbe troppo durante la battaglia in tribunale (ipocrisia di cui il protagonista stesso si rende conto poco tempo dopo). E perciò, dopo aver trovato la cosa più bella della sua vita, in questo rapporto unico di amore filiale, la getta via come un vero perdente senza via di scampo — abbandonando il ragazzino nelle grinfie di una coppia di mezzi matti accecati dall’avidità.

Ma sai che se uno mi raccontasse una storia così al bar, gli tirerei l’aperitivo in faccia?

E che se Gumba raccontasse questa storia agli altri uomini preistorici intorno a lui, lo lincerebbero sul posto?

Sento già qualcuno dire: “Ma nooo… è perché il protagonista è un personaggio a tutto tondo, reale, e quindi ha i suoi difetti e i suoi limiti come tutti!”.

E invece no — primo, non basta che il contenuto di un romanzo sia preso dalla realtà per renderlo valido. Alcune storie vale la pena raccontarle, altre no, punto. Se no, ci mettiamo a raccontare anche le funzioni biologiche. Secondo — guarda cosa fa Piperno col vero cuore del romanzo, e troverai che c’è qualcosa di molto problematico e fuori posto. Scegliere di abbandonare il ragazzino in quel momento lì del loro rapporto non è una scelta da uno “che ha difetti”, come li abbiamo tutti. E’ una scelta da uno che non è mai cresciuto neanche un po’, e se questo è l’alter ego dell’autore (e lo è), siamo messi bene.

E’ uno sputo adolescenziale sul cuore del romanzo.

E perché dovrebbe interessarmi la vita di un coglione così? Questa è la domanda che aleggia sopra tutto il romanzo.

Per il resto, i riferimenti colti sono innumerevoli, e ci sono chiari echi di Philip Roth e di tanti romanzieri “classici”, sia impliciti che espliciti, il che funziona alla perfezione data la narrazione in prima persona da parte di un professore di letteratura straniera.

Ma mentre un romanzo di Roth può anche finire male, ma c’è sempre sotto un motivo profondo (ad esempio, per Roth, motivo che può essere il suo nichilismo convinto di base o un commento infuriato sull’identità ebraica), questo invece finisce male solo per rompere le palle. È una carta velina, non c’è niente dietro, e se Piperno pensa che ci sia qualcosa, mi spiace ma non è riuscito a comunicarlo.

Anche perché sia lui che la sua marionetta-protagonista rigettano Dio, il che è spesso un sintomo che i conti veri col proprio ego non si sono fatti. “Crescere” non vuol dire “rendersi conto che non sei Flaubert”. C’è molto più lavoro da fare.

Un po’ come il tanto imitato Philip Roth, quando Dio non c’è, un autore tende a propinarti la sua visione nichilista e “contro” della vita.

Ci sono poi problemi strutturali, citati anche da altre recensioni: la prima parte sembra quasi una storia breve scollegata dalla trama principale, se non per il fatto di avere lo stesso protagonista. Lì Piperno sa come creare tensione e questo aiuta a dar vita alle vicende. Ma la verità è che la lunga prima parte, riguardante la gogna accademica e mediatica del protagonista, si potrebbe e si dovrebbe tagliare.

Infine, ho ascoltato la versione audiolibro narrata da Gabriele Donolato, la cui voce sembra quella di un ventenne, ed è perciò inappropriata alla lettura di questo libro. Inoltre, Donolato carica la maggior parte dei paragrafi di una intensità emotiva che è maggiore di quella nella penna dell’autore.

Insomma, un disastro.
This entire review has been hidden because of spoilers.
Profile Image for Ilaria Quercia.
408 reviews113 followers
June 16, 2024
Questo è un romanzo che mi ha conquistata sin dalle prime pagine.
Lo stile di Piperno, ricercato e colto, è allo stesso tempo leggero e questo rende la lettura estremamente gradevole.
Pur essendo proveniente da una famosa famiglia ebrea di Roma , Piperno si discosta dai cliché e dagli schemi tradizionali, donando sempre una visione originale, ma profonda della sua identità.
La storia, che ruota attorno all'incontro tra il professor Sacerdoti e il piccolo Noah Meisner, suo nipote ritrovato, è tanto paradossale, quanto intima e delicata. Non mancano infatti momenti di comicità e leggerezza, che mi hanno fatto sorridere e ricordare la spensieratezza di "Zia Mame". Allo stesso tempo, ho pensato ad "Heidi" e al "Piccolo Lord", in particolare nel modo in cui i due protagonisti si incontrano e tracciano il loro percorso comune, così diversi tra loro, trovano la loro strada e la loro felicità attraverso le proprie passioni.
L'idea che l'aria di famiglia si manifesti proprio nell'amore per ciò che si fa è davvero azzeccata e profonda. Alessandra e Noah, pur provenendo da mondi diametralmente opposti, condividono una tenacia e una dedizione incrollabili verso i loro interessi, che li porteranno a realizzare grandi cose specchio entrambi del loro comune percorso.
"Aria di famiglia" è un romanzo che mi ha commossa e divertita allo stesso tempo e che consiglio a tutti coloro che cercano una lettura profonda e intelligente, ma anche ricca di spunti di riflessione su se stessi e le proprie scelte esistenziali.
188 reviews8 followers
June 1, 2024
Delle due, l’una: o questo libro è congegnato e costruito molto male, con incastri che non funzionano e una struttura da romanziere dilettante, oppure erano due romanzi distinti cuciti alla buona per diventare uno. Per me è la seconda. In ogni caso, l’editor dov’era? C’era? Se c’era, forse dormiva.
Due romanzi distinti, una prima parte terribile, narcisista, vittimista, lupgocomunista, classista e misogina (oh sì, molto misogina), centinaia di pagine inutili e autoreferenziali, e poiché Piperno non è Roth, incredibilmente noiose. Poi entra in scena il bambino, di botto, con due pagine di cucitura raffazzonate che non possono non offendere chiunque sia appena meno che ingenuo, una storia completamente diversa in cui praticamente tutte le questioni e i personaggi che hanno popolato la prima parte scompaiono totalmente. Se non altro, però, il punto di vista si sposta dalla prima persona singolare noiosa inutile ed egotiferita a una prima plurale in cui il protagonista bambino costituisce una boccata d’ossigeno. Entrano in campo anche alcuni sentimenti a rimpiazzare quel cinismo di maniera, irritante, della prima parte. Ma all’improvviso l’ossigeno finisce, il bimbo sparisce - onestamente con motivazioni talmente poco convincenti da risultare, di nuovo, offensive, e il libro si chiude con una soluzione banale e finta. Due stelle per il poco di autenticità e cuore della parte centrale. Il resto è zero.
Piperno, scrivi quando hai qualcosa da dire. E comunque, trovati un altro editor.
Profile Image for Come Musica.
2,063 reviews627 followers
July 11, 2024
Questo romanzo è la continuazione di “Di chi è la colpa”, che non ho letto, tanto per non smentirmi.
Quindi non riesco a fare i dovuti collegamenti.

Il protagonista, il professore universitario, cinquantenne e scapolo, Alessandro Sacerdoti, si ritrova ad occuparsi di un lontano nipote Noah, adolescente ed ebreo.
Riuscirà a dare al nipote quell’aria di famiglia che il ragazzo non ha più?

“Adesso arriva il difficile. Per dare conto del tuo sguardo, temo di dover ricorrere a un’espressione quanto mai vaga e un tantino scivolosa: aria di famiglia. Davvero, non so come altro chiamarla. Poiché non c’è nulla che m’interessi di più, niente su cui mi sia interrogato tanto a fondo, spero che saprai perdonare la foga con cui ne scrivo. Mettiamola così. Per quanto mesti e spaventati, i tuoi occhi emanavano un bagliore allo stesso tempo remoto e domestico, venato com’era d’ironia e di trasognata meraviglia.”

Tra 2 e 3 stelle.

Cosa mi ha colpita? La cultura sconfinata di Piperno che trabocca da ogni riga che scrive.
Cosa non mi è piaciuto? Il ritmo della storia, il fatto che mi è sembrato fossero due romanzi in uno, un po’ di confusione nella trama che mi ha disorientata.
Profile Image for Carmine R..
630 reviews93 followers
August 23, 2024
Misantropia e tentativi di genitorialità

"Dopo i cinquant'anni è così tanta la gente che inizia a morirti intorno che a un certo punto non ci fai nemmeno più caso. Peccato che a tirare le cuoia stavolta non fosse stato il solito vecchio attrezzo in disuso, bensì la ragazza che al liceo aveva diviso con me l'ultimo banco a sinistra (e, se è ancora consentito dirlo, qualcosa di più appagante e licenzioso). Dei compagni con cui mi ero diplomato, Veronica Gentileschi era la prima ad aver raggiunto la data di scadenza."

"Il problema di avere cinquant'anni è che tutta la tua vita di ragazzo e di giovane uomo è molto più prossima di quanto avresti mai potuto credere. Nessuna vertigine, nessuna incredulità. Sei sempre tu, sei ancora qui."

"Scrivere per far tornare i conti? Che sciocchezza! E allora per quale altro scopo? Se non credi nell'aldilà, se non trovi conforto nella preghiera, se i sepolcri ti suscitano orrore e nient'altro, non ti resta che votarti a questa forma di spiritismo laico e immanente."

Sono un lettore cresciuto a pane e fantasy, con sporadiche incursioni nella fantascienza e l'horror (sia mai che un ragazzino si perda i classici contatti con Poe, Lovecraft e, ovviamente, King).
Il raggiungimento dei 32 anni mi lascia in eredità qualcosa con cui fare i conti: non si rimane mai completamente uguali a se stessi; e questa riflessione ricade anche sui propri gusti.
Difatti, in tal senso, sono un po' di anni che il genere fantasy stia piano piano lasciando spazio alla lettura dei racconti, narrativa generica e - perché no? - anche la riscoperta di taluni classici.
Mi sono riscoperto più onnivoro del previsto.

Aria di famiglia rientra in questo nuovo solco. La fama che precede Piperno è meritata: la prosa, forbita ma scorrevole, evita qualunque tipo di manierismo e -soprattutto nelle prime 150 pagine - guadagna il merito di battere percorsi poco convenzionali.
Se il lutto si configura come motore di tutto, sono il confronto con il passato e la presa di coscienza identitaria la trincea dove si consuma la lotta per la sopravvivenza sociale. Il tratteggio del professor Sacerdoti - personaggio condannato alla misantropia, immobilismo apatico e una vocazione letteraria più di convenienza che reale merito - è qualcosa che non si dimentica.
La seconda parte, con l'introduzione del figlio adottivo Noah, imbriglia entrambi i personaggi in dinamiche più canoniche e meno interessanti, seppur corrette.
Piperno ha il merito di fotografare una degna conclusione (emotivamente anticlimatica), ma l'impressione è che il romanzo gli sia un po' sfuggito di mano in tutta quella seconda parte scritta con il pilota automatico.
Recupererò con molto piacere Di chi è la colpa e Con le peggiori intenzioni.
Profile Image for Heidi C..
79 reviews4 followers
August 20, 2025
In dit meesterwerk van Alessandro Piperno worden verschillende interessante thema's behandeld: kinderloos blijven, de keuze om te schrijven i.p.v. te leven, hoe politieke correctheid misbruikt wordt, gecanceld worden, te joods zijn wanneer het erom gaat positie tegen Israël in te nemen en niet joods genoeg zijn in de ogen van je familie en om een joods weeskind op te voeden en tenslotte de keuze om te berusten i.p.v. te vechten en zich te verdedigen. De afstand die de auteur neemt van het alledaagse, zijn woordkeuze en de culturele verwijzingen verraden zijn buitengewone eruditie. A. Piperno schrijft niet over banaliteiten en zijn boek is een verademing in deze oppervlakkige wereld.

In questo capolavoro di Alessandro Piperno vengono affrontati vari argomenti interessanti: la scelta di non avere figli, la scelta per scrivere piuttosto di vivere, l'abuso della correttezza politica, essere cancellati, essere troppo ebrei quando si tratta di prendere una posizione nei confronti di Israele e non abbastanza ebrei per la propria famiglia e per educare un orfano ebreo, e alla fine la scelta di rassegnarsi invece di lottare o difendersi. Il distacco dall'ambiente di filisteismo, la scelta lessicale e i riferimenti culturali fanno trasparire l'erudizione dell'autore. A. Piperno non scrive delle banalità ed il libro è una boccata di aria fresca in questo mondo di superficialità.
Profile Image for Andrea.
1,136 reviews55 followers
January 13, 2025
Romanzo fra i minori dell'autore, in cui i debiti di sempre appaiono più desolanti.
24 reviews
May 11, 2025
Scritto molto bene, ma in alcuni punti in modo lezioso. Secondo me avrebbe la pretesa di dare lezioni di vita e insegnamenti tramite massime che però risultano un po’ banali e scontate.
La storia non ha né capo né coda.
In sostanza un libro riuscito a metà: se non fosse sostenuto dall’ottimo modo di scrivere sarebbe brutto!
Nota positiva: fa capire con che fatica un ebreo ateo fa fatica a staccarsi dalle tradizioni e quanto venga criticato dagli altri ebrei
Profile Image for Pietro Caliceti.
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February 1, 2025
Piperno è sempre un piacere da leggere, ma questo libro mi ha preso meno dei precedenti
Profile Image for Alessandra Brignola.
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July 17, 2024
Era necessario scrivere il seguito del meraviglioso “Di chi è la colpa?”, la cui narrazione e conclusione mi aveva fatto sentire in stato di grazia? No. Sono comunque felicissima che Piperno abbia deciso di scrivere questo romanzo? Molto, moltissimo.
In “Aria di famiglia” ritroviamo il professor Sacerdoti, invecchiato (ha raggiunto la mezza età), ancora misantropo come in gioventù, ancora adorabilmente goffo ma con l’aggiunta di quel tocco di fatalismo tipico di chi ha vissuto parecchio e ne ha viste molte.
Se nella prima parte del romanzo l’omaggio, i riferimenti e il debito nei confronti di Philip Roth sono innegabili - vedi La Macchia Umana -, è nella seconda parte che l’autore entra davvero nel vivo, indagando su un concetto di famiglia non tradizionale, basata più sull’incontro di due solitudini e su un’infanzia segnata dal trauma che su un blandissimo legame di sangue e sulla condivisione di un’appartenenza religiosa. E l’incontro - e il rapporto - tra il professor Alessandro Sacerdoti e Noah è spinta e motore di un percorso di formazione vero e proprio, in cui a crescere non è il ragazzino ma l’uomo, che viene a patti con sé stesso e le proprie mancanze e cerca di superarle in nome di un altruismo e un affetto paterno che non pensava di essere capace di provare. Il tutto trova la sua massima espressione nello splendido epilogo, che spiazza e contraddice tutto ciò che il lettore aveva pensato fino a quel momento e che ti fa provare davvero un retrogusto dolceamaro.
Alessandro Piperno è uno scrittore di sostanza, che sa ben dosare arguzia, umorismo e sarcasmo con l’espressione di concetti complessi e persino ambivalenti su argomenti spinosi - vedi tutta la questione del femminismo di facciata, usato come leva per ottenere un guadagno personale, ma anche la presa di consapevolezza della realtà del baronismo e del potere accademico esercitato da vecchiardi in odore di decomposizione nei confronti di giovani studentesse, con il silenzio complice di tutti -, con una prosa raffinata ed elegante che crea assuefazione e che ha il coraggio di dar vita a protagonisti ricchi di contraddizioni degni della più alta letteratura.

P.S. Ma se non si è letto il precedente “Di chi è la colpa?” si può leggere “Aria di famiglia?”. Assolutamente sì, perché a dispetto dello stesso protagonista si tratta di due storie autoconclusive e indipendenti l’una dall’altra. Però per me sono due romanzi imperdibili, quindi perché privarsi di una lettura consecutiva di entrambi?
Profile Image for Marcella Rossi.
372 reviews14 followers
June 21, 2024


Alessandro Piperno propone un romanzo, come sempre molto colto, ironico e scritto splendidamente.
Protagonista è un professore universitario, cultore di Flaubert, dipinto come un classico studioso chiuso nella sua torre d’avorio; l’imprevedibilità della vita fa sì che improvvisamente diversi fatti sconvolgano la sua vita sicura e noiosa.
Dal punto di vista accademico succede che a lezione riporti in maniera acritica delle frasi misogine di Flaubert e una vera campagna di shit storm pseudo femminista lo porta ad essere sospeso; la morte prematura di una compagna di liceo lo riporta a rinnovare la conoscenza dei compagni di scuola e a riflettere sul senso della vita.
Mentre il professore medita sugli accadimenti, scopre di essere il parente più prossimo per parte di madre di un giovane orfano, Noah; il ragazzo ha altri parenti per parte paterna in Inghilterra ma la presenza di un nonno malato impedisce loro di occuparsi di lui. La complessa convivenza dei due non dura a lungo, alla morte del nonno quando si scopre che Noah è l’unico erede di un ingente patrimonio, gli Inglesi glielo sottraggono e il professore per una serie di motivi cede senza dare battaglia. Solo alcuni anni dopo ci sarà un riavvicinamento, le reciproche motivazioni e una specie di pacificazione.
Molti temi nel libro, probabilmente troppi.
A volte mi viene da pensare che Piperno possa essere più apprezzato all’estero, molte parti del libro ricordano Roth, come ci ricorda l’autore non occorre essere praticanti per essere ebrei.
La sensazione è quella di un libro poco omogeneo, molto bello in alcuni passi, meno in altri; il limite per mia convinzione personale è quello di offrire storie molto di nicchia anche se i temi dovrebbero essere universali.
Interessante comunque e ben scritto.
Profile Image for Chiara F..
589 reviews47 followers
July 24, 2024
Piperno, in stato di grazia, dovrebbe dedicarsi solo alla scrittura di romanzi. Rispetto alla sua produzione saggistica, questi gioielli di prosa, grondanti un legittimo intellettualismo snob, miscelano suggestioni rothiane, flaubertiane e dickensiane caratterizzando l’originale voce dello scrittore, senza scadere nella pedanteria accademica e stiff (per rubare un geniale aggettivo tratto dal romanzo, nell’accezione che ne dà lo stesso autore).

La scelta certosina di un frasario enciclopedico ed erudito, l’intenzionale attualità dei temi scottanti analizzati, i dialoghi fluidi e sapientemente dosati, le argute invettive casualmente nascoste nella sottotrama, fanno di questo romanzo una centrifuga della letteratura di cui Piperno si è nutrito fino ad oggi e da cui noi lettori possiamo abbeverarci con piena soddisfazione.

È soprattutto in quest’ultima fatica, infatti, che percola un autentico bilancio di mezza età dell’autore-protagonista, mediato attraverso l’occhio di un aristocratico elitarismo ebreo, un punto di vista che non ha eguali nell’attuale panorama letterario italiano.

In questa recensione ho detto poco o niente del romanzo in sè, perché conta leggerlo, assaporarne la musicalità, esperirne le riflessioni mutuate dalle parole accuratamente selezionate. Non privatevi di questa esperienza, magari affondati in un divano di pelle, fumandovi un sigaro e deliziando il palato con un whisky invecchiato a dovere.
Profile Image for Tommaso.
77 reviews13 followers
January 7, 2025
Una storia che funziona, che rende interessanti gli snodi diegetici ad ogni giro di pagina, personaggi abbastanza tridimensionali e profondi da comporre un quadro dell’azione decisamente convincente.
Tremende le pagine apologetiche nei confronti di Israele. Certo è fiction, certo il personaggio che parla - e che si chiama Alessandro - non è lo stesso il cui nome appare sulla copertina del libro; di fatto è anche uno che si macchia di brutture esistenziali, uscite infelici, lassismi, tremende autoindulgenze, profonda e irrimediabile ignavia, ma quando si parla di Israele dopo il “7 ottobre”, lo si fa con una nettezza decisamente poco ambigua.
Altro elemento che mi lascia interdetto è: dove è finito il Piperno cinico e barocco? Dov’è finito il Piperno bombastico ed erudito, il Piperno iperproustiano nell’eleganza della prosa e nell’eloquenza da maestro del lessico e della sintassi? Ecco, in questo racconto piano, spesso paratattico, con discorsi diretti senza didascalie o chiose (che ogni tanto sembra di leggere una sceneggiatura al passato prossimo), è mancato quel Piperno lì, pipa in bocca e filo di scozia, a disegnare arzigogoli con le parole.
Profile Image for Elisa.
34 reviews
January 30, 2025
Tra le tre stelle e le quattro stelle: più tre che quattro, per un romanzo scorrevole e ben scritto e poco enfatico rispetto agli altri di Piperno che conosco.
Bisogna che completi la conoscenza di questo scrittore con il dittico di cui ora non sono in grado di ricordare il titolo. Poi forse capirò lo scrittore e la scrittura, che ad oggi ancora fatico a collocare.
"Aria di famiglia" sembra una sorta di epilogo della storia iniziata con "con le peggiori intenzioni", e proseguita con "Di chi è la colpa".
Rimangono punti interrogativi per quanto mi riguarda.
Questo romanzo poi manca della trascinante e spaccona forza delle parole che diventano frasi che diventano elenchi e improperi e magistrali descrizioni di persone.
Devo ancora decidere se è un passo avanti o un lento spegnersi.
E poi bisognerà prendere in mano Flaubert e ragionarci su.
Profile Image for Roberta.
208 reviews14 followers
February 23, 2025
Un firmamento di stelle per Piperno. Ricordo bene quando lessi “Persecuzione”, ero all’università e per finirlo mi rintanai su una panchina all’ombra nel cortile e saltai l’ultima lezione di microeconomia. Questo avrebbe dovuto darmi alcuni segnali sulle mie attitudini, ma l’immaturità rende sordi e ciechi e comunque questa è tutta un’altra storia. Il punto è che per me nessuno scrive come lui, l’infinita competenza lessicale e la capacità di usarla senza risultare ridondante o arrogantemente forbito sono doni rarissimi. Il saper scoperchiare lentamente i sentimenti, i conflitti interiori, il suo saper smantellare lentamente le certezze toccano e parlano al mio cuore. Quando leggo le sue parole non resto mai indifferente, mai. Qualcosa si muove dentro di me, si contorce e fa anche un po’ male. Ma non è questo il vero potere della letteratura? Io credo proprio di sì.
Profile Image for Luca Cuomo.
19 reviews
January 5, 2025
“Mi ha fatto incazzare”

Un libro con due anime, la prima parte molto interessante, con tanti (forse troppi) argomenti trattati. Da metà libro in poi, la personalità arrendevole del protagonista mi ha mandato in bestia. Sarà che per mia natura odio il senso di arrendevolezza, ma avrei preso a schiaffi il protagonista.

Una lettura che alla fine scorre veloce, che intrattiene il lettore.
La sintesi in fondo può racchiudersi in queste parole:

"Non mi fido di chi ripone una tale fiducia in se stesso da sentirsi autorizzato a disporre del destino di un altro essere umano."
This entire review has been hidden because of spoilers.
Profile Image for Maria Barilà.
86 reviews
July 4, 2024
Aria di famiglia. Titolo più che mai evocativo. La famiglia è l’aria che respiri, anche quando non c’è, e ora ti tormenta e ora ti fa gioire.
Storia avvolgente, intima, a tratti amara e pur sempre dolce, come la consapevolezza dei propri limiti con cui fai pace nell’età matura e il senso di fragilità e di serenità che ne deriva.
85 reviews2 followers
July 26, 2024
Piperno è una sicurezza, con la sua scrittura entri in una dimensione intima di pensieri che riesce perfettamente a farti intuire e a comprendere tutte le sfaccettature dei sentimenti, delle paure, dei propri limiti
280 reviews1 follower
December 16, 2024
Perfetto!
uno stile brillante una prosa che è musica una trama che ti costringe a leggere pagina dopo pagina
10 reviews
July 30, 2025
Degna conclusione del precedente "Di chi è la colpa", Piperno in piena forma artistica.
Profile Image for Axie.
224 reviews8 followers
November 20, 2024
Cosa succede quando a cinquant’anni ti ritrovi all’improvviso un moccioso tra i piedi? È quello che il professor Sacerdoti – romanziere, accademico e impenitente misantropo – sta per scoprire.
Io sono innamorata di Piperno. La sua scrittura scanzonata, affilata, mordente....
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