“Sei sempre stata un faro per la nostra famiglia”, le ripeteva sua madre. Alessandra, però, seconda di cinque figli, non voleva portare luce, voleva che qualcuno illuminasse la strada per lei e rispondesse alle sue domande di bambina. Cresciuta sotto la rigida disciplina dei Testimoni di Geova, ha sempre cercato di soddisfare le attese dei genitori e di non creare problemi. Così, fino a ventinove anni, non ha mai partecipato a un compleanno né spento una candelina. Non ha ascoltato la musica che ascoltavano i suoi coetanei né letto libri non approvati in comunità. E anche l’amore, quando l’ha incontrato, è stato subito sacrificato. Dopo aver sposato Federico, un uomo più grande scelto per lei all’interno dei Testimoni, Alessandra da figlia devota diventa moglie devota. Ma quando scopre di essere incinta qualcosa dentro di lei cambia. Non può più ignorare i propri desideri e per i suoi bambini vuole essere loro devono avere la libertà che a lei è sempre stata negata. Inizia così il coraggioso atto di allontanamento dalla comunità, un percorso di ricostruzione di sé stessa che stravolge il suo destino e quello delle persone che ama.
Al suo esordio nella narrativa, Martina Pucciarelli scrive un romanzo potente ed emozionante, con il quale si inserisce tra le scrittrici contemporanee che hanno saputo trasformare la propria biografia in letteratura, come Tara Westover nel suo L’educazione e Deborah Feldman in Unorthodox. Il Dio che hai scelto per me è una storia intima e dolorosissima, fatta di privazioni, abusi e violenza, ma anche un libro impregnato di una forza straordinaria che ci mostra come il coraggio di cambiare nasca sempre da una forma altissima di amore, in questo caso da quello puro e incondizionato di una madre.
non so perchè mi sono appassionata di questa tematica, e sto cercando di approfondire cosa voglia dire nascere, crescere con un credo "diverso" da tutti gli altri, e che ti condiziona moltissimo il modo di vivere. Oltre a diverse problematiche, la cosa forsepiù complessa è avere la consapevolezza e la grandissima forza di uscirne. per me molto bello. posso solo immaginare la difficoltà a scriverlo.
4/5 oltre all’interesse che provo e ho provato per la tematica (il romanzo è un’autobiografia rivisitata della vita della protagonista nella comunità dei testimoni di geova) ho trovato meravigliosamente trattata la tematica della maternità, motivo per il quale consiglio e non consiglio contemporaneamente questo romanzo a chi ha un rapporto turbolento con la propria mamma, io L’HO FINITO A LACRIMONI 🎀
Il dio che hai scelto per me di Martina Pucciarelli è uno di quei romanzi che non raccontano ma denudano. Scoperchia strutture di potere, gerarchie invisibili, obblighi morali camuffati da amore. È un romanzo che brucia. Ma, nel farlo, illumina. Alessandra è cresciuta in una famiglia di Testimoni di Geova. Un mondo chiuso, impenetrabile, regolato da un codice rigidissimo: niente compleanni, niente feste, niente amicizie al di fuori della Congregazione. Una vita scandita da rinunce, in cambio della promessa di un futuro in un Nuovo Mondo che appare più una favola spaventosa che una reale speranza. I personaggi che popolano il romanzo sono tanti, con mille sfaccettature diverse. Non ci sono eroi né carnefici assoluti, ma figure che oscillano tra il dovere e la disperazione. Il Dio che hai scelto per me non è solo la storia di una ragazza che cresce in una setta religiosa, è la storia di chiunque abbia vissuto dentro un sistema di pensiero totalizzante. È la storia di chi è cresciuto con un’idea assoluta del Bene e del Male, e ha poi scoperto che il mondo è fatto di sfumature. Il Dio che hai scelto per me è un romanzo che fa riflettere, tanto. Ma è anche un romanzo che libera. È la storia di chi ha avuto il coraggio di guardare in faccia l’abisso e di scegliere se stesso. È una storia di dolore, di perdita, di rinascita. Alla fine, Alessandra non è più il faro che illumina per gli altri. Ha spento quella luce imposta, e ne ha accesa una propria. Più piccola, forse. Più fragile. Ma finalmente sua. Chi dovrebbe leggerlo? Chiunque ami la letteratura che scava nell’animo umano. Chiunque si sia sentito prigioniero di una fede, di una famiglia, di una società. Chiunque voglia un romanzo che non si limita a raccontare, ma trasforma. CHIUNQUE. Leggerlo significa mettere in discussione ciò che diamo per scontato, e questa è la più grande prova che un libro possa superare.
Questo libro mi ha scossa. È il racconto (adattato come da nota finale) della vita dell’autrice, figlia di Testimoni di Geova. Io di questo credo sapevo solo che ti suonano il campanello la domenica mattina (come stamattina) o cercano di parlarti fuori dalle fermate della metro. Ho scoperto un mondo che non conoscevo e la storia di Alessandra, la protagonista, mi ha commossa. Ho perso il conto di tutte le regole che un testimone di Geova deve seguire, di tutte le rinunce che deve fare: Il Dio che hai scelto per me,appunto, perché è la famiglia a decidere, ad imporre. Ecco perché a prescindere dall’argomento estremo legato alla religione, questo libro parla anche di famiglia. Famiglia è il primo nucleo al quale apparteniamo e nel quale ci formiamo per affrontare la vita. È dove impariamo a stare al mondo. Da quel nucleo sicuramente ci staccheremo, prima o poi: ma riusciremo a staccarci da quegli insegnamenti? Riusciremo a guardare le cose con altri occhi? Quanto di quel passato rimarrà a prescindere in noi? Ma soprattutto, la domanda più scomoda è: quante delle scelte fatte dipendono da quello che ci è stato indicato come “giusto” dalla nostra famiglia, per cui tutto ciò che è diverso, tutto ciò che non segue quelle “regole” è assolutamente inconcepibile? “Famiglia non è sinonimo di rinuncia” è la frase del libro che ho preferito, e quando l’idea di famiglia si avvicina al concetto di rinuncia allora diventa pericolosa.
4 stelle e mezzo, non 5... Libro che ti tiene incollato alle pagine, ti mette di fronte alla diversità e fa riflettere. Ho amato soprattutto come viene affrontato il tema della maternità, tema che apre e chiude il libro! Non mi è piaciuta solo la parte del matrimonio, non perché meno scorrevole (il ritmo non cala mai), ma perché trattata troppo velocemente e senza sentimento alcuno... Per il resto, libro stra consigliato!
Provocatorio, toccante e triste. Leggerlo mi ha trasmesso un forte senso di claustrofobia emotiva, io che da sempre considero la libertà personale e l’emancipazione femminile come i valori da difendere con più cura. La storia, autobiografica, è quella di Alessandra, una donna che cresce, non con poche privazioni, all’interno della Comunità dei Testimoni di Geova: un’infanzia e un’adolescenza segnate da regole precise e precisi divieti, una vita adulta in cui l’amore viene sacrificato in favore all’ubbidienza alla comunità religiosa e in cui il proprio ruolo di femmina e donna viene schiacciato…una scioccante devoluzione interiore fino a quando, rimasta incinta, comincia finalmente a mettere in discussione tutto ciò che le è stato imposto, dando inizio a un percorso doloroso ma liberatorio verso l’autodeterminazione. Senza voler entrare nel merito delle regole di una religione che non conosco (se non per aver letto e sentito dire qualcosa a tal riguardo), posso dire che l’esperienza di Alessandra-Martina mi ha lasciata non poco interdetta. E la sua sofferenza interiore, la sua solitudine, il cono d’ombra in cui viene abbandonata quando si allontana dalle regole che le sono imposte, mi hanno ricordato una persona che conosco indirettamente ma che, sono certa, ha vissuto e tuttora vive accompagnata da questa tristezza. La scrittura della Pucciarelli è al tempo stesso cruda e empatica: non si limita a denunciare ma invita a comprendere, mettendo in luce tanto la sofferenza che deriva dalla perdita di libertà quanto la resilienza necessaria per affermare la propria identità. Da scoprire, per riflettere.
Prima parte molto meglio della seconda. Grande ammirazione per chi riesce ad uscire da una setta, bravissima Martina per averne scritto e denunciato le dinamiche.
Martina Pucciarelli è quella che i Testimoni di Geova definiscono "disassociata" perché ha abbandonato la loro comunità.
Attraverso il personaggio di Alessandra l'autrice ricostruisce, nella forma del romanzo, la sua esperienza dalla nascita fino all'età adulta all'interno di una famiglia che ha abbracciato convintamente tale credo poco prima della sua nascita. La protagonista è, quindi, educata a condurre un'esistenza in cui al primo posto (perfino prima di se stessa e dei propri familiari) ci sono Geova, la lettura quotidiana delle Sacre Scritture, la fervente attività di proselitismo in cambio della protezione avvolgente della comunità dei fratelli e delle sorelle da tutte le seduzioni del male del mondo esterno (in breve, Satana). Questa protezione, però, richiede ad Alessandra di sottoporsi a numerose privazioni, del tutto incomprensibili per una bambina: non è ammesso festeggiare il proprio compleanno, né partecipare a quello degli altri, né celebrare il Natale, né la Pasqua di resurrezione, né travestirsi in occasione del Carnevale. Un percorso di crescita difficile e faticoso, in cui Alessandra è contesa tra il bisogno di non dispiacere Geova e i genitori - la mamma in particolare che la definisce il loro "faro" - e l'esigenza di assecondare i propri desideri ed inclinazioni.
Un romanzo a tratti disturbante e irritante, che affronta temi cruciali quali le conseguenze dell'adesione ad una fede religiosa, il modello valoriale che si sceglie di trasmettere ai figli, il naturale desiderio di attenzione che questi ultimi provano nei confronti dei propri genitori, il fascino che il mondo esterno esercita sull'individuo, il senso di isolamento di una bambina che non può partecipare alle esperienze comuni agli altri bambini, il bisogno radicato di essere all'altezza delle aspettative delle persone care.
Si tratta di un libro che richiede di essere approcciato con mente aperta in quanto riflette il punto di vista di una donna, che ha scelto di allontanarsi dalla strada impostale dalla sua famiglia, e, pertanto, non si deve essere tentati dal perdere il rispetto nei confronti di un gruppo religioso, che, per alcuni aspetti, può suscitare un effetto respingente. Nella nota finale, inoltre, l'autrice afferma chiaramente che quanto da lei raccontato è frutto di una esperienza soggettiva, che non ha alcun intento né di essere universale né di gettare biasimo o, peggio, odio nei confronti dei Testimoni di Geova.
⭐ Questo libro fa male. Fa male per la sua forte componente autobiografia. Fa male perché racconta una realtà che purtroppo molte altre persone vivono, una realtà opprimente dalla quale è difficile allontanarsi. Sto parlando del culto dei Testimoni di Geova e di come Alessandra, la protagonista di questo libro (nonché autrice), sia riuscita ad uscire da quel meccanismo contorto e a tratti crudele. ⭐ Alessandra ha sempre e solo conosciuto la religione impostale dai genitori: niente Natale, niente compleanno, niente feste... Insomma, un'infanzia ed un'adolescenza passata all'ombra di tutto ciò che per noi, banalmente, è normale. ⭐ Tuttavia è crescendo che comincia a sentirsi stretta in quel mondo fatto di imposizioni ed oppressioni, oltre al senso di colpa scaturito dal desiderio di voler provare altro. Ci vuole coraggio, molto coraggio ad essere se stessi in questo mondo. Ancora di più lo è stato per Alessandra e per suo fratello, uscito anche lui dalla loro congregazione oltre che dalla famiglia. Perché si, uscendo dalla congrega, per la famiglia si viene considerati persi per sempre, senza via di ritorno. A meno che non si passi per il perdono e quindi la reintegrazione nelle stesse precedenti dinamiche. ⭐ Leggendo questo libro ho potuto sentire l'angoscia, la colpa, la sofferenza di un Alessandra bambina prima e di una Alessandra adulta poi. Le parole dell'autrice sono disarmanti, gettano il lettore in quella triste realtà, rendendola reale. Ho sentito tutto quanto: il timore, la paura, il desiderio di essere se stessi, il rifiuto. ⭐ È un libro ben scritto, difficile da digerire: non si tratta di una distopia, è fin troppo reale e presente. È stata una lettura necessaria, un grido, un desiderio dell'autrice di farsi ascoltare. E l'ho fatto, fino all'ultima parola.
Buongiorno a tutti, se ci seguite su #tiktok e #instagram sapete già che la #recensione di oggi è della nostra Monica. Una storia complessa per lei. "Buongiorno a tutti, Oggi vi parlo di "Il Dio che hai scelto per me", di Martina Pucciarelli, edito da Harpercollins Italia che ringrazio per la copia digitale.
Come sempre sarò onesta dicendovi che inizialmente avevo pensato di non leggere questo libro perché troppo intimo e l'argomento ostico. Ma vedendo l'agitazione che ha provocato, anche per via del modo in cui è stato pubblicizzato, ho cambiato idea perché preferisco sempre farmi un'idea personale anziché fermarmi a quella altrui. Penso proprio di aver fatto bene perché ora so di cosa parla il libro e ho avuto modo di sentire lo sfogo che l'autrice ha affidato a questo libro.
Alessandra è una bambina sensibile, sola e investita di un ruolo che, vista la giovane età, non le compete: è confidente della madre. Caricata così di segreti che non toccherebbe a lei custodire, anche perché non è in grado di comprendere determinate situazioni proprio in virtù della giovane età. Cresciuta in una famiglia incapace di amare e disfunzionale, assiste impotente a soprusi e dinamiche infelici, a questo si aggiunge il fatto che vigono rigide regole che vanno dagli obblighi alle privazioni. Tutto in nome di un codice morale imposto, o travisato, da un culto religioso."
#Ildiochehaisceltoperme #Martinapucciarelli #harpercollinsitalia #harpercollins #prodottofornitoda HarperCollins Italia Editore HarperCollins Martina Pucciarelli #opinionilibroseblog Monica S.
"Buongiorno a tutti, Oggi vi parlo di "Il Dio che hai scelto per me", di Martina Pucciarelli, edito da Harpercollins Italia che ringrazio per la copia digitale.
Come sempre sarò onesta dicendovi che inizialmente avevo pensato di non leggere questo libro perché troppo intimo e l'argomento ostico. Ma vedendo l'agitazione che ha provocato, anche per via del modo in cui è stato pubblicizzato, ho cambiato idea perché preferisco sempre farmi un'idea personale anziché fermarmi a quella altrui. Penso proprio di aver fatto bene perché ora so di cosa parla il libro e ho avuto modo di sentire lo sfogo che l'autrice ha affidato a questo libro.
Alessandra è una bambina sensibile, sola e investita di un ruolo che, vista la giovane età, non le compete: è confidente della madre. Caricata così di segreti che non toccherebbe a lei custodire, anche perché non è in grado di comprendere determinate situazioni proprio in virtù della giovane età. Cresciuta in una famiglia incapace di amare e disfunzionale, assiste impotente a soprusi e dinamiche infelici, a questo si aggiunge il fatto che vigono rigide regole che vanno dagli obblighi alle privazioni. Tutto in nome di un codice morale imposto, o travisato, da un culto religioso."
#Ildiochehaisceltoperme #Martinapucciarelli #harpercollinsitalia #harpercollins #prodottofornitoda HarperCollins Italia Editore HarperCollins Martina Pucciarelli #opinionilibroseblog Monica S.
Non avevo mai seriamente riflettuto sulla vita dei testimoni di Geova. Mi è capitato alle superiori di avere una compagna aderente a questa religione e sì, mi dispiaceva che non potesse partecipare alle feste di compleanno, ma più di questo non mi ha mai suscitato particolari sentimenti di empatia. Un paio di anni fa mi è capitato per la prima volta da quando lavoro di accogliere all'asilo nido una bambina figlia di testimoni di Geova. E lì i miei sentimenti di empatia hanno iniziato a risvegliarsi, soprattutto visto e considerato l'atteggiamento molto rigido dei genitori. Per questo quando mi sono imbattuta in questo libro ho deciso immediatamente di leggerlo per approfondire l'argomento. La storia di Alessandra diventa sempre più soffocante man mano che scorrono le pagine. La sua infanzia è caratterizzata solo dal senso del dovere, dalla devozione a Geova che viene prima di ogni cosa. Niente compleanni, nessun festeggiamento per Natale, il vincolo di frequentare prevalentemente persone appartenti al suo stesso culto. Il primo episodio di forte rottura si verifica quando Alessandra subisce abusi, ma le viene detto che è lei ad aver ingigantito le cose e sostanzialmente viene ridotta al silenzio. Ma sarà solo quando Alessandra diventerà mamma che avvertirà in modo ancora più forte l'esigenza di allontanarsi da questo mondo per non far crescere i suoi bambini come è cresciuta lei.
Incredula. È il primo sentimento che mi ha accompagnata nella lettura di questo libro, di fronte alla complessità del mondo dei Testimoni di Geova. Un universo di cui conoscevo solo superficialmente alcune privazioni, ma che si è rivelato molto più profondo e pervasivo, fatto di assoluta devozione e di un progressivo annullamento dell’identità personale.
La forza del libro sta nel suo racconto autentico: il percorso della protagonista verso la consapevolezza è coinvolgente e coraggioso. Mi ha colpita la delicatezza con cui vengono narrati i primi dubbi che, come piccole crepe, iniziano a insinuarsi in una struttura che sembrava granitica. Il lavoro terapeutico, paziente e potente, diventa un vero strumento di crescita e liberazione.
Ho trovato meravigliosa e originale la scelta di aprire ogni capitolo con una parola tratta dal dizionario: una chiave simbolica per entrare nel senso più profondo del racconto che segue. Una scelta stilistica che aggiunge spessore e significato, quasi come se il linguaggio stesso aiutasse a costruire un ponte tra la confusione e la chiarezza.
Personalmente, rimango distante da tutti quei mondi religiosi chiusi, autoreferenziali e spesso inconsapevoli della realtà esterna. Realtà che ignorano, rifiutano, e da cui cercano di isolarsi, generando una bolla soffocante, qualunque sia il nome del dio in questione.
Un libro che fa riflettere, scuote e, soprattutto, dà voce a chi ha trovato il coraggio di rompere il silenzio.
Il desiderio di addentrarmi in tutti gli aspetti del vissuto quotidiano mi ha sempre spinto a cercare informazioni sulle culture e sulle religioni differenti dalla mia. Trovo fondamentale conoscere prima di parlare in modo errato di cose che si suppongono solamente. È per questo che, pur in parte noti i fondamenti del credo per i Testimoni di Geova, ho voluto leggere quanto scritto da Martina Pucciarelli, ex membro del movimento, che ha smesso di seguirne la dottrina, pur facendo una scelta dolorosa sia per lei che per la sua famiglia. Attraverso questa che è un'autobiografia romanzata della sua vita, ci porta a scoprire quanto celato e non detto per più di trent'anni, violenze psicologiche e fisiche comprese. Una lettura che mi ha profondamente colpita, perché orienta il nostro sguardo verso una realtà che è difficile anche solo immaginare, fatta di rinunce, di divieti e di annientamento del proprio Io. Come detto dall'autrice, però, questo scritto non deve focalizzarci esclusivamente su questo ma deve portarci a riflettere su quanto sia importante la libertà e sul lottare per averla.
Con Il Dio che hai scelto per me Martina Pucciarelli ci regala un romanzo potente ed emozionante. Un racconto intenso e toccante, ispirato alla vera vita dell’autrice, cresciuta nella comunità religiosa dei Testimoni di Geova.
Alessandra, seconda di cinque figli, ha vissuto un’infanzia e un’adolescenza all’insegna della disciplina e della rinuncia: niente compleanni, niente musica o libri "proibiti", nemmeno l’amore era libero. Un libro che tocca l’anima e lascia un segno indelebile e da cui emerge una forza straordinaria: il coraggio di cambiare, che nasce dall'amore più alto e puro, quello di una madre. Un viaggio emozionante verso la libertà, la scoperta di sé e il diritto di vivere senza catene. Alessandra ci insegna che, anche nei momenti più bui, è possibile trovare la forza per cambiare tutto.
Il romanzo è abbastanza breve e l'ho trovato piuttosto scorrevole. La trama è ben riassunta dalla quarta di copertina, ma il vero punto di forza del testo secondo me è il modo in cui l'autrice fa immedesimare i lettori nei suoi primi ventinove anni di vita all'insegna delle privazioni materiali ma soprattutto in campo emotivo e dei doveri senza mai nessun diritto. Ho provato molta empatia e mi sono sentita molto triste prima per questa bambina che non poteva avere una festa per il suo compleanno, poi per l'adolescente che non poteva nemmeno attaccare in camera il poster di una boyband e infine per la giovane donna convinta che fosse normale non avere un conto corrente personale. Il percorso di allontanamento dalla comunità dei Testimoni di Geova è lungo e tortuoso, ma davvero interessante da vedere dall'esterno.
La storia di Alessandra, ispirata dalla storia dell’autrice, Testimone di Geova fino ai 29 anni. Il libro è scritto bene, viene mantenuta l’attenzione del lettore e vengono trattati temi interessanti come il rapporto in una famiglia disfunzionale e la crescita avvenuta mentre si è immersi in una religione totalizzante. Il rapporto tra fratelli, la maternità e l’esplorazione psicologica di sè e dei propri traumi, l’obbedienza cieca ad un Dio despota che non concede piaceri ai propri fedeli, sono tutti temi per me molto attuali che catturano il lettore. Si percepisce quest’opera come una sorta di memoir introspettivo e catartico per l’autrice.
Alle elementari avevo una compagna di classe Testimone di Geova. Sapevo che aveva una religione diversa dalla mia, ma mai mi sarei aspettata tutto questo.
Ho approcciato questo libro spinta dalla mia passione per le religioni, pur e proprio essendo atea io stessa, ma quello che ho trovato è molto più che un’ “autobiografia romanzata”. È una riflessione intensa, spietata, emozionante.
L’unica cosa che forse è mancata è stato un po’ il finale, deboluccio rispetto alla potenza degli altri capitoli: ciò nonostante, è un libro necessario, da consigliare a chiunque.
Mi ha consigliato questo libro una collega dicendomi solo “è bellissimo”. Quindi quando ho iniziato a leggerlo non sapevo in che mondo mi sarei immersa. Libro scritto davvero molto bene. Storia incredible. A volte ci dimentichiamo come cose per noi normali per alcune religioni non lo siano affatto. La prossima volta che un testimone di Geova suonerà alla mia porta ho qualche domanda da fare. Libro davvero molto bello
Grazie per aver scritto questo libro Martina. Lo dico con il cuore, da ex testimone di Geova. Questo libro è stato contemporaneamente pugno allo stomaco, per aver fatto riemergere tante cose, e balsamo lenitivo, per il senso di somiglianza con la protagonista. Tante volte ho letto e sentito racconti di ex tg ma erano sempre ingigantiti e riempiti di esagerazioni. Questo romanzo è VERO! Se qualcuno vuol conoscere davvero come siamo cresciuti noi “disassociati” questo libro è perfetto.
Il libro è il racconto/autobiografia di una donna che ha deciso di lasciare la religione che le era stata imposta dalla nascita. Non è un racconto "neutro", nelle parole di Martina si sente il dolore che ha vissuto e cosa si prova a perdere la famiglia per un credo. La sua storia porta con sé tanti messaggi, ma uno in particolare: oltre al buio ci sarà sempre la luce, la rinascita.
Vorrei essere il più oggettiva possibile ma ho empatizzato così tanto con l’autrice che me ne sono fregata di prosa, cliché di forma ecc., scegliendo di dare 5 stelle al libro. Cioè io veramente ma come diamine si può aderire a dogmi del genere OGGI? Aveva ragione il buon Karl: la fottuta religione è l’oppio dei popoli.
Alessandra, che durante l'infanzia e l'adolescenza sembra avere un carattere remissivo e pieno di incertezze, alla fine si rivela essere determinata e coraggiosa. E non è vero che non era forte. Era plagiata. La sua vita era edulcorata dalla promessa di un futuro già stabilito. Nelle regole. Conforme e quindi, stando a delle assurde credenze, migliore.
Da un lato incredibilmente interessante, dall'altro molto doloroso. Ho trovato un pochino stucchevole la parte della emancipazione della protagonista, ma soltanto per come è narrata. è molto bello il modo in cui l'amore per i figli ha acceso la scintilla di Alessandra finché per salvare loro ha salvato se stessa.
Alessandra, protagonista e voce narrante del libro, è capace di trascinare il lettore in quelli che sono una serie di sentimenti che vivono i testimini di Geova nel percorso di crescita personale ed emancipazione verso il "mondo esterno" Lettura veloce ma senza dimenticare punti di riflessione sui ruoli di donne, madrie sorelle sempre affiancati ad aggettivi come obbediente
Al di là della tematica cardine della religione imposta che isola e impedisce di confrontarsi e crescere, è una lettura che dona molti altri spunti di riflessione: sul rapporto tra genitori e figli, sull'amore incondizionato, sul costruirsi come persona con il tempo e la riflessione su se stessi. Una lettura molto bella.
Più andavo avanti nella lettura e più mi si presentava la stessa domanda: perché? Solo gli ultimi capitoli mi hanno dato risposta. Una scelta che imponeva rigore e privazione nel tentativo di ripulire un passato fatto di gravi errori, estesa ai figli per assicurarsi che loro non avrebbero mai sbagliato. Rimango sempre del parare generale che si debba avere più cura della propria igiene mentale
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Prendi una setta iper ortodossa e anacrostica e ponila nella società moderna: cosa può andare storto? Qualche colpo di scena, in genere tutto nel romanzo/saggio si svolge come ci si aspetta che accada. Resta comunque l'interesse