Domenico Cigno, cinquantenne obeso e redattore sportivo dell’edizione del sud di un importante quotidiano, vive di grandi abbuffate e articoli copia-incolla. Senza moglie né figli, un passato da pugile aspirante olimpionico e un inizio di carriera giornalistica di tutto rispetto, Cigno ha già lasciato il meglio della vita dietro di sé. Ora abita in una cascante villetta con giardino sul litorale domitio, un tratto della costa campana che da Napoli arriva fino al confine col Lazio ricalcando in parte il percorso dell'antica via Domitiana. Sono circa 50 chilometri bassi e sabbiosi, stretti tra un mare che d’inverno diventa gelido e poco frequentato e campagne paludose. Qualcuno la considera la Louisiana del Sud, coi suoi canali limacciosi eredità della bonifica secentesca. Oggi è territorio di immigrazione clandestina, bande camorristiche poco organizzate e sistematica rovina. In uno dei canali, a pochi giorni dal Natale, viene ritrovato il corpo di una ragazza. Potrebbe trattarsi di una studentessa universitaria torinese, attivista e influencer da centinaia di migliaia di follower, venuta in questa provincia desolata per indagare la condizione delle donne nigeriane. È scomparsa da qualche giorno e tutta Italia la sta cercando. Cigno è accidentalmente il primo ad arrivare sul posto, e questa è forse una chance di riscatto. Decide di indagare, è come un dinosauro che prova a non estinguersi, e si attacca a questa storia con tutte le sue forze. Che non sono molte.
Con voce tanto ironica quanto amara, La fame del Cigno sa tenere assieme il cinismo della sopravvivenza e l’umanità solidale di chi ha già perso tutto, nel racconto delle ombre gettate da mille smarrimenti, da mille sparizioni: persone care, gioie dimenticate, la fame di un futuro a cui abbiamo voltato le spalle.
Il libro parte male e finisce bene. Parte male perché la insistente descrizione delle aberrazioni dell’umano (ovvero tutto è troppo!) risulta davvero stucchevole… Tuttavia la seconda parte è notevolmente più rifinita, più curata, nella storia e nell’evoluzione dei personaggi. Finale abbastanza scontato ma non banale. Insomma una “prima” che forse non sfonda ma che fa ben sperare nella continuazione delle avventure di Domenico Cigno. Una nota un po’ umoristica… perché il racconto migliora quando il superobeso Cigno smette di mangiare e bere? Quando ci sembra essere meno la barzelletta di sé stesso? Cigno ha fame solo per metà del racconto! Allora perché enfatizzare così tanto questo aspetto?
Interessante per il punto di vista, giornalista invece del classico poliziotto o investigatore. Carino, purtroppo su crime italiano moderno il confronto con Pulixi (ciclo di Strega, lettura di Michele Maggiore) perde secondo me sia lato scrittura che lettura. Mi hanno dato fastidio alcune scelte grammaticali (davanti e di fronte senza "a", uso transitivo di abusare) e lessicali (bagnasciuga invece di battigia). Ovviamente parere del tutto personale, resta un ascolto piacevole.
Ero molto incuriosita ma questo nuovo personaggio Made in Sellerio mi lascia perplessa Giornalista, obeso, patatine ed m&m’s, capisco la voglia di trovare qualcosa di diverso ma la ricerca dei personaggi non può essere più importante della scrittura.
A me quesro romanzo è piaciuto perché c'è una storia, e una storia che tocca molti punti dolenti, c'è un personaggio, e uno di quelli che non seguono percorsi scontati. Cioè, nel senso generale forse sì, perché c'è una sorta di riscatto, ma non nei particolari, nelle scelte, nelle reazioni. Domenico Cigno non è stereotipato. Non è il primo cercatore di verità con il tallone d'Achille - il segno della conseguenza del peccato, come la zoppia del maligno, ce l'hanno un po' tutti gli investigatori - ma ha storture, debolezze, intime moralità e punti di forza tutti suoi particolari. Per questo non sono riuscita a smettere di leggere e ora ho dato il mio benvenuto a un altro personaggio che spero di ritrovare.
Domenico Cigno è un giornalista sportivo. È un personaggio che non si può non sentire parte di sé. La sua imperferfezione, i suoi vizi e le sue ossessioni ci appartengono. La sua ironia ci dà respiro. Eppure sarà proprio questa goffaggine, questa sua stazza enorme, la sua obesità , la sua sagacia e la tendenza a parlare troppo e a finire inesorabilmente nei casini, che lo hanno reso vivo nella mia immaginazione. Questo personaggio è vivo, mi è parso un personaggio reale, vero. Ha smesso di essere protagonista di un libro ed è diventato un giornalista dotato di fiuto che si dibatte per cercare una povera ragazza scomparsa. Un libro interessante, una vicenda da dipanare, con un protagonista enorme. La sua stazza fisica diventa presenza scenica emotiva, psicologica . Indipendentemente dal genere, un giallo, il punto forza di questo romanzo è nel personaggio. Un uomo che vive e prende forma dalle pagine, un essere umano vero, narrato attraverso simboli scritti su una pagina sfogliabile.
Un buon libro questo di Luca Mercadante, ben scritto, con una capacità di tenere alta l'attenzione del lettore. Tematiche importanti come l'obesità, il problema delle mafie, la prostituzione, le diverse povertà di una parte della nostra Italia. Dopo il nostro "Don Matteo " sarebbe intetessante una serie TV sul giornalista nostrano "Cigno", paladino del Sud Italia e delle sue vicende.
Un personaggio che investiga fuori dagli schemi. Un giornalista di cronaca nera, di inchieste, obeso. Non male la descrizione della fatica che fa a issarsi in piedi, a lavarsi e vestirsi. Con un amico, Cigno trova una ragazza di colore morta in una zona paludosa vicino a Napoli. Lui pensava che fosse una giovane influencer giornalistica scomparsa da alcune settimane. Una giovane piemontese che è stata adottata, femminista, dal carattere difficile, molto indipendente. Perché la giovane africana è morta? Qual è il suo nome? Perché indossava la felpa dell'influencer con il logo del suo blog? Un giallo intricato tra ecomafia, case d'accoglienza per le ex prostitute, droga, amicizie e corruzione ad alte sfere.
Trama che forse può diventare un discreto soggetto di serie per una fiction. Lettura interrotta a meno di metà libro. L’ho trovato noioso nonostante il buon intento dell’autore di cercare un protagonista, Domenico Cigno, fuori dagli schemi Un giornalista affamato di notizie e di cibo di cui si offre una doppia immagine : come lo vedono gli altri e come lui percepisce sé stesso. A tratti ironico e spiritoso, il romanzo tuttavia sfocia nel grottesco
una sorpresa ed una bellissima scoperta! in perfetto mood Sellerio, Mercadante racconta una storia di degrado e disagio cinicamente realista, contestualizzata in un giallo/noir americano/casertano. storia avvincente, narrazione avvolgente e convincente, scrittura adorabile. un ulteriore neoclassico nella scuderia palermitana.
Suggerito da un amico e capisco perché. C'è l'epica del riscatto di un fallito, nella carriera e nel corpo, ma anche la critica verso il cinismo del potere (criminale, giudiziario, giornalistico). Dal punto di vista dell'enigma poliziesco, mi pare che troppi fatti si accumulino rovinosamente negli ultimi 3 capitoli.
Un altro investigatore per la mia collezione, questa volta armato di penna e caramelle. Inizia in grande stile, e scorre veloce, cinico quanto basta, disturbante forse un po’ troppo. Non mi è entrato nel cuore, ma rimane un buon passatempo.
Un giallo che racconta tematiche di grande attualità, parla di Napoli senza essere troppo napoletano, perché quello che leggiamo accade anche in altre realtà. Finalmente un personaggio fuori dai soliti schemi.
Un giallo interessante, molto cinematografico. Mentre leggevo era come se stessi vedendo il film. Il protagonista all'inizio quasi ti infastidisce e inizi ad apprezzarlo mentre prosegui la lettura.
Un vecchio giornalista disilluso che si arrabatta per trovare la verità su di un caso di sparizioni.L'ambiente è quello casertano.I personaggi sono den definiti, i colpi di scena validi. Ottimo.
Alla ricerca di nuove storie e nuovi personaggi ho incontrato questo giornalista over-size che, nonostante il peso, riesce a muoversi tra lavoro e indagini in modo abbastanza efficace. La lettura è stata gradevole (a parte le descrizioni legate al cibo ma servivano per caratterizzare il protagonista) e fa riflettere su molti temi: dai disturbi alimentari e le loro motivazioni più profonde, alle difficoltà di una società multietnica che continua a ignorare di esserlo.