Il mondo è sconvolto da un fenomeno inspiegabile: l’acqua si accumula in cielo – non piove più e si concentra lassù come un oceano al contrario. L’umanità è paralizzata, nessuno sa cosa fare. Compresi i genitori del piccolo protagonista di questa storia. In preda al panico, il padre ordina a moglie e figlio di barricarsi in casa: se questa è la fine del mondo, la aspetteranno assieme. Mentre la madre cerca di rendere l’atmosfera quanto più normale possibile. Dopo i primi giorni però qualcosa nella famiglia si spezza, e la situazione precipita. I genitori del piccolo si abbandonano all’irrazionalità: decidono di voler mettere al mondo, un mondo che sta finendo, un’altra creatura. Ma il bambino non lo vuole, un fratello, e fugge. Si perde in città, s’infila nell’apocalisse, incontrando tipi umani alla deriva, a un livello primigenio, ferino, senza pietà. Il bambino ora deve trovare la strada di casa. Il signore delle acque racconta i recessi più istintuali e profondi della natura umana. Chi siamo quando non abbiamo più niente? Quando la sopravvivenza è tutto ciò che conta? Cosa ci lega gli uni agli altri? Cosa alla vita stessa? Con un romanzo originale per scrittura e tono, Zucco prende per mano i lettori e li accompagna alla ricerca delle risposte a queste domande. Lo fa con la voce di un bimbo, raccontando il momento in cui l’innocenza viene sacrificata sull’altare del mondo.
Trama decisamente interessante, ma il romanzo, purtroppo, non rispecchia le aspettative. La parte centrale del racconto (in cui il bambino decide di scoprire cosa succede fuori dalle mura domestiche) risulta abbastanza confusionaria, senza un vero e proprio filo logico. A tratti, persino noiosa. E poi lo stile di scrittura: non proprio convenzionale. I dialoghi tra i protagonisti sono riportati in lunghe frasi prive di punteggiatura. In un passaggio, le espressioni "disse mia madre, disse mio padre" sono ripetute almeno una quindicina di volte in modo quasi compulsivo. Sarà uno stile di scrittura particolare, che io magari non conosco, ma risulta quasi illeggibile.