"Volevo una grande tempesta che ci travolgesse scaraventandoci in un altro mondo e in un'altra vita, rompendo per noi, con la furia del caso, legami e necessità, servitù morali e obblighi, lasciandoci soli e liberi". Pietroburgo, estate 1913. La buona società zarista trascorre le sue ultime ore libere nelle tenute di campagna, fra ricevimenti e passeggiate nei boschi, pettegolezzi e battute di caccia. Hélèna e Stepán si incontrano e si hanno in comune lo slancio dei vent'anni e il peso di due casate distrutte dalla cupidigia del tempo e da vecchi errori. Per Hélèna, sposata con il ricco Nikolaj Aleksàndrovic, l'amore di Stepán è un'aspirazione totale, mentre per Stepán è un irresistibile gioco al quale non riesce a sottrarsi. Quella che all'inizio sembra solo un'avventura più pericolosa di altre, tra eleganti corteggiamenti e incontri furtivi, innesca fra i due giovani una passione che trasforma le loro vite. Ma l'amore si consuma velocemente, incalzato dal desiderio di libertà, dalla violenza che freme sotto l'ipocrita facciata del decoro, dalla ribellione contro un destino che sembrava già deciso. In attesa che la Rivoluzione travolga tutto, tranne il ricordo. Composto come un omaggio alla grande letteratura russa, intenso e affascinante, Hélèna prima della Rivoluzione racconta una vertiginosa storia d'amore con una sensibilità e una scrittura del tutto moderne.
Aspettami domani. Sono bastate due parole per cambiare il destino di tre persone e, forse, di un’intera nazione. Due parole sussurrate, quasi immaginate, pronunciate da Hélèna proprio mentre Stepàn sta lasciando il suo salotto.
Di origine nobile, Hélèna si è ritrovata a sedici anni a sposare un uomo molto più grande di lei, ma ricco, per salvare la sua famiglia dalla povertà e dalla decadenza. Karamzin, invece, ha cercato in questo matrimonio di convenienza un elevamento sociale, la possibilità di avere accesso ai salotti bene per riscattarsi dall’alone che le sue umili origini hanno lasciato su di lui, nonostante i suoi sforzi e la sua rinnovata ricchezza.
Tra i due si stende una lastra di cristallo impenetrabile, una lastra che Hélèna ha eretto tra lei e il marito, che sente il suo disprezzo come un ostacolo invalicabile. Non c’è amore tra loro, non c’è stima e l’assenza di un erede inasprisce ancor di più i rapporti, al punto che Karamzin non può fare a meno di umiliare Hélèna davanti ai suoi ospiti per un matrimonio senza frutti.
Hélèna, dunque, non ha mai conosciuto l’amore e la solitudine è in lei una ferita che sanguina senza requie, nessuna mano sembra capace di sollevarla da quella terribile malinconia febbrile che la scuote e la agita. Quando i suoi occhi così neri e profondi incontrano quelli di Stepàn, però, il mondo cambia, si capovolge irrimediabilmente.
Stepàn, così giovane e incosciente, vede a quella conquista come a una forma di riscatto, una vendetta contro l’uomo che ha comprato le tenute della sua famiglia, che l’ha costretto a divenire avvocato, a rinunciare al suo titolo e alla vita per la quale era stato istruito sin da piccolo. Non vuole lasciarsi coinvolgere dall’amore di quella giovane con la pelle d’alabastro, vuole mantenere il controllo di quella relazione, vuole essere lui a decidere tempi e luoghi.
Una piacevole sorpresa. All'inizio temevo che questo libro sarebbe caduto troppo nell'emulazione, perchè nasce come omaggio alla grande letteratura russa classica e inoltre a livello di trama ha tanti elementi che ricordano Anna Karenina (si parla di una storia extraconiugale, Hélèna ha numerosi aspetti che ricordano Anna, Stepan in tante cose ricorda Vronskij, ecc), e invece l'ho trovato un omaggio equilibrato. Lo stile di scrittura di Giannice ti trasporta facilmente nel clima dei grandi romanzi del '900, con una prosa elegante, raffinata Ata, evocativa e poetica ma senza mai essere verbosa e pesante. Particolarmente originale e riuscita l'idea di utilizzare la seconda persona singolare, in una sorta di lungo monologo di Stepan verso la persona amata, raccontando la loro appassionata storia d'amore; bello anche utilizzare il punto di vista maschile, dato che spesso quando si parla di storie romantiche si assume il punto di vista femminile, quasi come a sottolineare che sia appannaggio esclusivo delle donne parlare di sentimenti. Per quanto riguarda il finale, ho trovato ben riuscita e d'impatto la parte emotiva, mentre poteva essere sviluppato meglio l'elemento della Rivoluzione, come viene gestito e utilizzato dato che riempie poco più di 5 pagine e poteva essere approfondito meglio (soprattutto considerato il fatto che il romanzo non è lunghissimo e poteva essere ampliato senza grossi problemi).
“Hélèna prima della rivoluzione” è un romanzo storico di Maria Gabriella Giannice, edito dalla casa editrice Atlantide nel 2025.
La voce narrante è quella del Principe Stepàn Tverskòj, che, a distanza di molti anni e ormai prossimo alla fine della propria vita, ricostruisce l’estate del 1913, quando, appena ventiduenne, si innamorò perdutamente di Hélèna Arkàdjevna Karamzina.
“Non so se la felicità che gli Dèi mi concessero nell’estate del 1913 sia stata solo crudeltà per rendere i rimpianti più cocenti, o pietà per ripagare in anticipo i dolori del futuro. A noi umani non importa sapere questo, ciò che conta è che conobbi l’aria pura di quella notte e l’euforia dell’alba. E Loro in cielo mi hanno invidiato”.
La nobile famiglia Tverskòj, un tempo ricca e rispettata all'interno della società russa, attraversa ormai da parecchio tempo una fase di decadenza. Ha dovuto rinunciare a tutti i possedimenti, che sono stati acquisiti da Nikolaj Aleksàndrovic Karamzin, un uomo di umili origini, ma ormai talmente potente e con agganci politici importanti da poter aspirare al titolo nobiliare.
Quello di Karamzin con Hélèna è il matrimonio più chiacchierato di Pietroburgo. Giovane, bellissima, elegante e altera lei, attempato e rozzo lui, formano una coppia male assortita, costretta a stare insieme per motivi sociali ed economici. Al cospetto del Principe, Hélèna, sempre compita e poco ciarliera, muta in un secondo: i suoi occhi spenti si accendono di gioia e vitalità.
È lo stesso Karamzin a favorire gli incontri tra i due amanti. Ma quale progetto si cela dietro questo atteggiamento?
“Noi eravamo andati più in là. Io ero andato più in là, e se Karamzin voleva questo, cioè metterti in una condizione che non ti rendeva più degna del tuo stato, ci era riuscito. Doveva solo scegliere il momento per fare scattare la trappola dell’onore offeso. Ci volevano due baronesse di campagna perché ci pensassi”.
L’unico modo per stare insieme è fuggire in Francia, ricominciare da zero lontani dal fermento socio-politico della Russia zarista…
Il romanzo di Maria Gabriella Giannice è un omaggio ai grandi classici della letteratura russa. Con uno stile di scrittura elegante e ricercato, l’autrice, attraverso la voce narrante, ricostruisce non solo le fasi di una storia d’amore appassionata e tragica, ma anche la società dell’epoca in piena evoluzione. Tra banchetti, balli e chiacchiere salottiere, emergono le tradizioni socio-culturali di un’aristocrazia in piena crisi economica, in cui la donna continua ad avere un ruolo marginale e deve sacrificarsi per salvare le finanze della famiglia d’origine. A tale visione sociale si contrappone Hélèna, donna d’ingegno, la cui anima non è in vendita.
“Per la prima volta in vita sua Karamzin si trovava di fronte una donna che parlava, voleva e agiva; e capì che quella donna poteva essere temibile per lui”.
La narrazione in prima persona e le anticipazioni ricorrenti contribuiscono a creare un’atmosfera di crescente attesa nel lettore, che lo accompagna fino al tragico e inevitabile finale.
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Essere stato un principe, aver amato una donna e una rivoluzione più del necessario, sono peccati che non si scontano mai, anche in Russia.”
Questa frase, che apre il romanzo, è già una promessa di intensità e di rimpianto. A raccontarci la storia è proprio Stepàn Tverskòj, principe e protagonista, che a distanza di tanti anni ripercorre quell’estate del 1913, quando tutto cambiò per lui.
Grazie a lui il libro si trasforma in un omaggio sincero ai grandi classici della letteratura russa. Quello che leggiamo non è solo una storia d’amore – anche se sì, è quella passione travolgente per Hélèna, moglie di Nikolaj Karamzin, a tenere tutto insieme – ma è anche qualcosa di più: il racconto di un mondo che sta per crollare, di una società sospesa tra il lusso, la decadenza e la rivoluzione in arrivo.
Leggendolo ti sembra di esserci, tra i banchetti e le tenute di campagna, in quella calma apparente fatta di conversazioni sussurrate, sguardi rubati e segreti taciuti. È un mondo dove l’eleganza e le convenzioni sociali convivono con il desiderio di libertà, la ribellione e una stanchezza sotterranea che riguarda un’intera epoca.
Ma quello che resta più impresso, almeno per me, sono loro: Stepàn e Hélèna, un amore che nasce tra due anime segnate da ciò che sono e da ciò che non possono avere.
La scrittura è elegante, densa ma mai pesante. Sa essere poetica e cruda, dolce e amara, come se tenesse insieme la bellezza e la disillusione.
Quello che mi ha lasciato è una malinconia dolce, la sensazione di aver vissuto, anche solo per qualche ora, dentro un’altra epoca. Un’epoca che sentiamo lontana, ma che per certi versi è ancora così vicina: nelle apparenze che contano più della sostanza, nei ruoli imposti, nelle scelte che a volte sembrano già fatte per noi.