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Sonata per la morte di un dio

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Gli occhi di Eu sono luce, dalle sue ossa nasce la gravità e pelle di terra fertile su cui vivono i suoi figli, in una realtà scandita dai battiti di un cuore colossale. È un continente, un mondo, un dio… e sta morendo. L'inventore Beto si accorge che la profezia dei suoi genitori si sta avverando e deve partire su una nave volante per comprendere le verità celate dietro alla fine di ogni cosa. Dalla pelle della schiava Mezzaluce si risveglia un potere che la costringe a guidare il suo popolo in una fuga disperata dentro al corpo in rovina. La novizia Velia riceve un sussurro dello stesso Eu. Deve recarsi al cranio per salvarlo. Ma un dubbio minaccia la sua missione. E se persino il creatore potesse mentire?

350 pages, Paperback

First published February 14, 2025

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Giacomo Arzani

4 books8 followers

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5 stars
14 (28%)
4 stars
18 (36%)
3 stars
11 (22%)
2 stars
6 (12%)
1 star
1 (2%)
Displaying 1 - 24 of 24 reviews
Profile Image for Debora.
173 reviews8 followers
May 10, 2025
Sono molto ammirata per questa storia che secondo me segna un altro passo nella rinascita del fantasy nostrano, indipendente dall’esterofilia e forte di idee originali, azzardate ed esplosive.
Cinque stelle dunque. Dalla prima volta in cui ne ho sentito citare l’idea mi sono chiesta come avrebbe fatto Giacomo Arzani a portarlo fino in fondo con coerenza e devo dire che la costruzione del mondo e tutta la linea narrativa che lo riguarda sono la cosa migliore della storia.
Per quanto riguarda i personaggi li ho trovati molto umani, pieni di difetti, a volte detestabili. Beto ha il mio cuore!
La lettura di questa storia non è semplice, ogni frase si porta dentro un significato in termini di costruzione del mondo enorme, perché c'è tanto di estraneo a ciò cui siamo abituati e quindi non si può dire che sia sempre scorrevole, è una lettura che chiede al lettore di esserci. La trama vola nella prima parte, l'ho trovata più lenta al centro e c'è stato anche un momento in cui il mio interesse era tutto di testa e poco di cuore, poi però mi sono ritrovata con le lacrime agli occhi. Consigliatissimo a chi voglia leggere qualcosa che a livello di subcreazione è nuovo e incosciente come solo gli esordienti sanno fare.
Quindi che dire... Bravo, Giacomo! Ti aspetto al prossimo romanzo!
Profile Image for M..
Author 9 books46 followers
Read
May 1, 2025
Romanzo per me molto difficile da giudicare per cui non metterò stelline. Consolatevi col fatto che sono la parte meno importante della recensione.

L'ambientazione di Sonata è bella, ma bella in un modo che non ho visto spesso in un romanzo italiano contemporaneo (per di più di un esordiente). Partiamo dalle basi - le leggete in quarta di copertina - si fa presto a dire che gli esseri umani di sonata 'vivono sul corpo di un dio'. Quello che si apprezza veramente sono i dettagli, che poi sono dettagli fondativi. Ho adorato per esempio come la questione delle ossa - che esercitano la loro attrazione gravitazionale - sia stata usata in diversi punti. Anche molto presente è il sangue del dio, l'emomagma; ma in generale di questo corpo-dio non si butta niente.
Questo gusto per lo strano non si ferma ai materiali, ma ci arriviamo dopo.

Il problema di Sonata, per me, è che i personaggi sono un po' meno interessanti del mondo in cui vivono. Problema anche esacerbato dalla struttura in tre punti di vista. In teoria sono personaggi abbastanza diversi, in pratica mi è sembrato che il tono in cui si esprimono sia abbastanza simile, ma questo non è neanche tanto un problema quanto il dover resettare continuamente l'attenzione per spostarla altrove. In soldoni, Le difficoltà di mezzaluce sono interessanti, così come le investigazioni di Beto, ma dover passare dall'uno all'altro per me è stato abbastanza noioso.

L'altro problema è che mi è sembrato che la trama rallentasse in alcuni capitoli 'riempitivi' per tenere d'occhio tutti, o per affrontare domande e questioni dell'ambientazione.

Di nuovo, l'ambientazione merita. Arzani ha una bella immaginazione anche per quanto riguarda le creature mostruose: Sonata è abitata da diversi mostri, alcuni dei quali non sfigurerebbero in un horror. Ricordo con piacere (senza spoilerarla) una scena durante l'esplorazione finale, ma va assolutamente menzionata anche tutta l'idea dei cavalcatori di tenie. Ho davvero amato il gusto per il weird che mi è sembrato un omaggio a giganti come Mieville. Tra l'altro gli stessi dettagli talvolta inquietanti appaiono 'incorporati' nel sistema magico, che vediamo con Velia, ma volendo anche nell'antefatto di Eu o nella questione del Corteo.

Nel complesso Sonata è un libro complicato e forse lungo, ma che mi fa onestamente sperare che Giacomo ne scriva altri. Le intuizioni che ha soprattutto riguardo al weird, al grottesco, all'horror e alla commistione dei tre mi fanno ben sperare. La parte più epic fantasy propriamente detto del libro mi ha convinto di meno, ma potrebbe anche essere un gusto personale. In ogni caso è un romanzo che lascia qualcosa e questo è importante.
Profile Image for lettricedichiarata .
99 reviews3 followers
June 7, 2025
Nella prima parte del libro il lettore è leggermente disorientato. Il worldbuilding è originale e difficile da comprendere, la mappa è molto utile per capire dove si muovano i personaggi.

Ci sono tre narratori peculiari e profondamente diversi tra loro (la senzapelle Mezzaluce, l’inventore Beto e la vistavera Velia), vediamo e apprendiamo diberve tradizioni e usanze su Eu grazie al multipov.
Alcune credenze e magie sono agli antipodi, questo ci permette di comprendere al meglio alcune dinamiche e situazioni.

Il ritmo del romanzo inizialmente è lento: entrare nei meccanismi e famigliare con i vari personaggi non è facile. La scelta del linguaggio presa da Giacomo non aiuta, i dialoghi inizialmente mi sembravano incomprensibili; un misto tra i dialetti piemontese e lombardo.
Con il passare delle pagine ho famigliarizzato apprezzando l’immenso studio che vi è dietro.

Non è un libro per tutti, è un high fantasy per coloro che amano e apprezzano il genere. Se siete novizi al fantasy non vi consiglio questo titolo.

Ho adorato molto questo mattoncino, infatti si prende 4💫, sono curiosa di leggere altre ‘fatiche’ di Giacomo in futuro!
24 reviews2 followers
April 20, 2025
Sonata è un romanzo complesso sotto tanti pdv, ma andiamo dritti al sodo: il worlbuilding. Pensate di dovervi immaginare TUTTO di un mondo. Dall’erba, alla terra, ai fiumi, al cielo…ai fenomeni naturali e fisici come il giorno e la notte. Sì, perché i personaggi vivono sopra (e all’interno) di un Dio, di un gigante sull’orlo del collasso e dovranno scoprire come salvarsi. Sempre che sia possibile. Non siete soli, per fortuna, l’autore ci guida attraverso i suoi protagonisti alla scoperta di questo mondo e di tutte le loro sofferenze.
Se non siete disposti ad allenare il vostro cervello a immaginare ogni singolo frammento di questo mondo, allora forse il libro non fa per voi.
Ciò che mi è rimasto più impresso è proprio l’ambientazione, ma il romanzo possiede tre protagonisti forti e pregni d’energia. Questo mi ha colpito: Beto, Velia e Mezzaluce hanno una potenza incredibile nelle ossa, riescono a sopportare tormenti fisici e psicologici impressionanti, quasi supereroistici. Mi succede di rado, ma sento davvero di aver tratto forza da loro, durante momentacci di queste settimane. Ammetto, però, che soprattutto all’inizio li ho percepiti un po’ disorientati, in balia degli eventi.
Consiglio questa storia a chi voglia buttarsi anima e corpo in un mondo completamente nuovo, da costruire, vedere, odorare… Attenzione alle tenie, però! Da quelle meglio tenersi alla larga.
Infine, un profondo grazie all’autore che, non solo con questo libro, ma con tutto il suo percorso da scrittore, è un punto di riferimento inestimabile per chi voglia gettarsi nella scrittura.
Profile Image for Babette Brown.
1,113 reviews29 followers
May 20, 2025
LAURA COSTANTINI PER BABETTE BROWN BLOG: Tre stelle su cinque. Non è un brutto voto, ma neanche bellissimo. Vado a spiegare: troppe pagine e scritte troppo fitte nell’evidente tentativo di non pubblicare un tomo troppo importante. Troppi refusi, ma veramente troppi, che hanno rovinato lo splendore di una bella scrittura. Tre personaggi e una pletora infinita di mini capitoli per fornire a ciascuno dei tre i loro POV nell’evidente culto dello show don’t tell. Sia mai che si spiegasse qualcosa di un world-building che definire estremo è dire poco. Un enorme corpo umano è il mondo dove si muovono una schiava estrattrice, Mezzaluce; un inventore pazzo, Beto; una sacerdotessa cieca con cristalli infilati nelle orbite, Velia. La schiava vive nel profondo della grotta toracica, tra arterie che buttano emomagma, tenie assassine e guerrieri spietati. L’inventore vive sul dito di una mano del dio. La sacerdotessa vive più o meno all’altezza della radice del naso. In tutti e tre gli ambienti ci si rende conto che al mondo/corpo di Eu (il nome del dio) sta accadendo qualcosa. Una catastrofe incombe e, per vie, voci, profezie, leggende diverse, i tre protagonisti capiscono che devono fare qualcosa per salvarsi e salvare i loro simili. Una fantasia sfrenata, un modo di raccontare attraverso gli occhi dei tre (sì, anche quelli della sacerdotessa cieca) che spesso mette in difficoltà chi legge per capire il dove, il quando, il come. Un libro d’esordio ambizioso, forse troppo. Però quella di Arzani è una voce originale, una storia diversa da tutte le altre. Ci sono compiacimenti in alcuni passaggi (uno scontro che sembra la sceneggiatura di un combattimento della Marvel scritta in preda a esaltazione da effetti speciali), ci sono anche ingenuità. C’è lo sforzo, riuscito, di dare a ciascuno dei personaggi la sua voce, il suo stile, perfino le sue imprecazioni. Ci sono definizioni che sono più che neologismi, ma funzionano benissimo. Ci sono dialetti e questi, invece, non funzionano affatto perché regionalismi italiani in un mondo che più fantastico non si potrebbe… no, proprio no. Lo consiglio? Beh, se amate il fantasy fatto d’armi, sangue, cicatrici, con punte splatter, sì. Per quel che mi riguarda, appartengo al team Mezzaluce con tutta la sua banda di Senzapelle coperti di cicatrici.
Profile Image for Aurora - The Italian Reader.
34 reviews6 followers
September 5, 2025
Un libro intenso.
Ho trovato geniale il world building (forse il più originale del mio 2025) e l’idea di fondo, ma ci sono state delle sbavature che non mi permettono di dare un 5 stelle. Ma è un’ottima lettura che raccomando, e sono definitivamente curiosa di vedere l’evoluzione dell’autore.

Farò una recensione poi approfondita sul mio profilo.
Profile Image for Chiara The Hylian.
4 reviews
August 30, 2025
Idea originale, personaggi fantastici e trama intrigante!
Peccato per la descrizione di paesaggi e avvenimenti un po' di difficile comprensione, spesso mi sono trovata a dover rileggere più volte una scena per capirla, sia per la descrizione confusa che per gli errori presenti.

Ma nel complesso mi è piaciuto e lo consiglio!!
Profile Image for Barbara Poscolieri.
Author 8 books31 followers
May 7, 2025
Secondo romanzo del gruppo di lettura Malebolge dedicato al dark fantasy.
Libro Acheron, finalista del premio Arcimago, quarta di copertina intrigante: “Sonata per un dio morente” di Giacomo Arzani ha tutte le carte in regola per piacermi. E d’altronde, a una che ha trovato geniale “Viaggio allucinante”/“Destinazione cervello” di Asimov (al netto delle inesattezze), è cresciuta a pane e “Siamo fatti così” e ha i volumi del Testut di Anatomia in libreria poteva forse non interessare un romanzo fantasy ambientato dentro un corpo umano? Impossibile. Eppure per buoni due terzi ho fatto a cazzotti con questo libro e, paradossale ma vero, il mio problema è stato proprio l’ambientazione. Originale e diversa da qualsiasi altro secondary world in circolazione (e questo non può che essere un bene, ovviamente), ma talmente tanto importante da “mangiarsi” tutto il resto. Il corpo di Eu è un mondo che richiede spazio e tempo per essere spiegato, perciò i capitoli iniziali sono finalizzati più a quello che a presentare la storia. Non aiuta la quasi totale assenza di tell, bandito ormai dalla narrativa fantastica come fosse il male. Scelte narrative, a volte azzeccate e a volte meno; credo che qui una scelta diversa dalla scrittura immersiva al 100% avrebbe aiutato proprio a immergersi prima nella storia. Il risultato di questo prolungarsi della parte introduttiva iniziale è che per tante tante ma tante pagine non succede niente. Intendiamoci, ci sono degli eventi e c’è azione, ma la storia non decolla, troppo impegnata a presentare se stessa. Non che non ci siano comunque delle chicche notevoli anche in questa prima parte: ho adorato fin da subito i neologismi inventati per le varie parti del corpo di Eu, le imprecazioni e gli intercalari tipici dei vari “luoghi anatomici” e anche i tre protagonisti si presentano bene. Su di loro semmai il discorso è diverso e merita un approfondimento.
Mezzaluce, Velia e Beto sono i tre personaggi principali e i tre punti di vista (focalizzatissimi) da cui conosciamo gli eventi. Alla fine devo dire che ho apprezzato tutti e tre, mi è piaciuto il finale di tutti e tre e ho compreso la necessità di tutti e tre. Ma ritengo che sia stata una forzatura far procedere parallelamente e dare lo stesso spazio a tutti e tre gli archi narrativi: semplicemente, alcuni avevano un arco narrativo più lungo (Mezzaluce, anche solo per il semplice fatto di avere con sé un gruppo numeroso e tutte le dinamiche associate), altri decisamente meno (Velia e Beto). Anche i tempi delle loro storie sono diversi, perciò avrei preferito che non si alternassero i capitoli in modo quasi sistematico ma che si desse spazio a chi stava effettivamente progredendo, senza ricorrere a capitoli filler per far vedere cosa stessero intanto facendo gli altri (niente, appunto). Ne risultano decine e decine di pagine, specie nella parte centrale, poco utili e altrettanto poco interessanti, che rischiano davvero di far abbandonare la lettura.
E sarebbe un errore gravissimo!
Arrivate in fondo, fidatevi, perché una volta capito com’è fatto Eu, una volta assimilati i nomi, una volta empatizzato con i personaggi, una volta entrata finalmente nel vivo questa benedetta storia, vi ritroverete un finale (comprensivo di due ottime battaglie) che salva tutto… anche Eu? Scopritelo.
Profile Image for Riccardo Paul A G.
65 reviews
April 11, 2025
Sonata per la morte di un Dio
di Giacomo Arzani

La quarta di copertina di questo romanzo spiega in poche frasi il nocciolo del romanzo:

“Il creatore sta morendo. Tra le genti che abitano il suo corpo sorgono due araldi. Se il tuo mondo stesse per finire. Canteresti le note della rinascita o quelle della distruzione?” (Io canterei quelle della distruzione, ma procediamo.)

Sfogliando il libro cartaceo è impossibile non restare colpiti dalla cura che la casa editrice ha giustamente deciso di riservargli. I disegni per ogni pov, il glossario, ma soprattutto la mappa. La figura del gigante – Dio in cui è ambientata la storia domina pagina 14, dandoci la scala abnorme in cui si ambienta il libro. A pagina 15 possiamo esplorare nel dettaglio le varie zone del corpo dei Eu (Il nome del Dio). L’Olfamonte, la Fossa Labia, il Crocevia delle Lacrime e via discorrendo. Già dalla mappa comincia il viaggio.
Ma com’è possibile scrivere un romanzo ambientato nel corpo di un Dio morente? Come può essere possibile rendere, attraverso la parola scritta, cosa vuol dire vivere vicini a una colonna vertebrale mastodontica? Raccogliere l’emoferro (il sangue del dio che è metallo fuso) dalla “Cavarteria”, ustionandosi, come fa Mezzaluce?
Costringersi ad anni di sacrifici e dolore per entrare nel circolo sacerdotale dei vistavera come fa Velia?
O autoesiliarsi sulla Mano manca come fa Beto, inventore pazzoide?

All’inizio è straniante, ma poi ci si fa il callo. Si entra nella vita dei tre protagonisti.

Se il “viaggio” di Mezzaluce e Velia è palese fin dall’inizio e subito ci vengono mostrati i loro conflitti esteriori e interiori, con Beto si fa più fatica. Lui è il classico “eroe reticente” che ha bisogno di un paio di “chiamate all’azione” per buttarsi nell’avventura, di cui poi diventa, però, degno protagonista. Cosa poteva smuovere un personaggio come Beto, se non una motivazione estremamente personale, legata al suo passato misterioso e al suo difetto fatale?
E infatti, se inizialmente Beto fa fatica a decollare e per buona parte del romanzo si trascina in giro per Eu mentre Mezzaluce e Velia fanno faville, verso la fine il nostro inventore si conferma il personaggio più complesso, umano e vero del terzetto.
Ma andiamo per gradi.

Mezzaluce è il personaggio che mi ha convinto di meno. Un po’ perché è il più “già visto”, un po’ perché lei e la sua vicenda ricordano troppo da vicino Kaladin della Folgoluce (e questo anche nelle dinamiche del suo plot, i poteri, i compagni di vita e sofferenza). Tuttavia Mezza ha un carattere proprio, delle reazioni e una interiorità personali che emergono nel modo di esprimersi e nel disincanto con cui guarda al mondo. Nonostante ciò non è riuscita pienamente a conquistarmi, vuoi per il suo essere derivativa, vuoi per le sue reazioni sboccate che mi riportavano un po’ a una dimensione “adolescenziale.”

Velia, la sacerdotessa fanatica del Dio morente, poteva essere il personaggio più banale, moscio e trito e ritrito del terzetto di Pov, ma alla fine, per me, ha retto buona parte del libro da sola. Ho trovato i suoi capitoli i più profondi, i più azzeccati e interessanti. Man mano che la sua interiorità veniva svelata, entrando nella sua testa e nel suo cuore, nei suoi sentimenti, scoprivo d’essermi affezionato a lei. Quella testa matta traumatizzata, animata da una speranza ridicola, circondata da un mondo ostile. Mi faceva tenerezza, e questo è dipeso dall’abilità di Arzani di strutturare il personaggio e dargli vita, ostacoli sensati, un mondo di emozioni e relazioni interessanti e suggestive.
Quelli di Velia mi sono sembrati anche i capitoli meglio architettati e scritti, anche se un suo “apparente cambiamento” sul finale m’è parso troppo repentino e poco coerente.

Fatto questo sommario dei personaggi protagonisti, fatemi dire qualcosa sul mondo. “Sonata per la morte di un Dio” è un romanzo mastodontico nelle intenzioni e nel respiro. Un vero romanzo epico e ambizioso, come forse non se ne sono mai visti in Italia. Non ho condiviso tutte le scelte dell’autore, ma il worldbuilding è approfondito, certosino e interessante in ogni fase della storia, perché quest’ultima e l’ambientazione sono strettamente interconnesse. Insomma, di tecnica, in questo romanzo, ce n’è tanta e si respira a ogni riga.

Quindi perché il problema maggiore che ho avuto con “Sonata” è stato lo stile? Vado a spiegarmi. Giacomo Arzani scrive davvero bene. Dipinge gli scenari assurdi e abnormi in cui si muovono i personaggi con maestria. È evocativo, molto impegnato nel “mostrare” a tutti i costi, si prende il suo tempo per farci entrare nelle dinamiche e nelle dimensioni di Eu e non tralascia i dettagli. Dalla luce dalla Falce alla fibrocarne, i cordigli, l’emoferro, le tenie, le coltri che oscurano l’esterno. “Sentiamo” tutto, la claustrofobia degli interni ma anche l’immensa libertà quando si cammina sulle braccia e sulla faccia di questo gigante colossale.
Il problema è nella “scrittura trasparente.” Arzani la gestisce meglio di altri, rendendola personale e non limitandosi a seguire regole già scritte, ma a mio parere esagera. Mi spiego.
Abbiamo un mondo alieno, innovativo, diverso, con mille particolarità che vanno dal linguaggio alla conformazione del “dermasuolo”, alla gravità legata alle ossa etc. Non è facile comprendere come e dove si muovano i personaggi, quale sia la scala dei loro spostamenti, come siano fatte le zone in cui ci muoviamo. Il problema nasce quando tutto è “mostrato” attraverso la “visuale” del POV. Abbiamo immagini bellissime e suggestive, descrizioni ardite e liriche che si godono come davanti a un quadro incomprensibile per uno che non sia esperto d’arte, ma alla fine l’autore, a mio parere, non riesce a dare a sufficienza le coordinate del mondo e mancano spesso i punti di riferimento. In molte parti del romanzo pensavo che i personaggi fossero in una zona del corpo di Eu, per poi scoprire vari capitoli dopo che erano da tutt’altra parte, e questo anche in capitoli cruciali verso la fine del romanzo, dove sarebbe stato fondamentale farmi capire esattamente dove si svolgessero le scene. Faccio un esempio perché emblematico:

“I colori vorticarono davanti a lei, poi si mischiarono e si separarono di nuovo. Tre sezioni uguali, più un vortice centrale di tenebra che sembrava voler divorare tutta la luce.”

Molto bella e suggestiva, ma alla fine il personaggio cosa ha visto? Per tutto il romanzo ho dovuto “tradurre” le scene che l’autore mi dipingeva con grande impegno e questo mi ha portato più volte a impantanarmi. Problema simile anche per le descrizioni interiori dei personaggi.
Se ogni emozione è descritta approfonditamente, anche per mezza pagina, con immagini “mostrate” come “il sangue le scivolò tutto in gola”, “le budella liquefatte”, siamo sicuri di aver raggiunto l’obiettivo dell’immersione? A me, francamente, allontana dalla scena.
Davvero è così sbagliato, ogni tanto e soprattutto in un libro così lungo e complesso, scrivere che il personaggio aveva semplicemente “paura”? oppure che ha “caldo”? Secondo me, assolutamente no.
Infatti, sia per le descrizioni, sia per l’interiorità dei personaggi, avrei preferito che ogni tanto ci fosse qualche tellata. Credo che il tanto vituperato “raccontato” avrebbe reso l’ambientazione più comprensibile e avrebbe anche alleggerito i capitoli. Questo aspetto dello stile ha rallentato non poco la mia lettura, costringendomi a uno sforzo continuo di immaginazione e di traduzione e sicuramente mi ha allontanato dall’empatia per i personaggi e a tratti mi ha fatto sentire un po’ di “stanca” nel proseguire la lettura.

Arzani ha deciso giustamente di dare un linguaggio (con tanto di esclamazioni e improperi) particolareggiato per ogni zona del mondo di Eu, (ulcerato, putrefatto, per chi vive dentro, Boia pelli, per chi vive fuori dal corpo) e questo l’ho apprezzato molto. L’uso del dialetto del Nord Italia però, nei capitoli di Beto, ha avuto il potere di strapparmi dall’immersione in più di una occasione.
In un romanzo così sui generis, con una ambientazione mai o quasi mai vista, diversa, approfondita, studiata, leggere di “sciura”, “maroni”, “coppino” e altro di simile ha rappresentato un vero e proprio schiaffone in faccia per il sottoscritto, col potere di strapparmi totalmente dall’immersione e dalla credibilità del testo. Questo accade in particolare con i capitoli di Beto (per questioni geografiche). Ma si tratta di una libera scelta dell’autore, che può piacere o non piacere. Per me, in questa bella “Sonata”, stona parecchio.
Inoltre ho ravvisato una eccesiva ripetizione di alcune descrizioni, come le già menzionate budella che si liquefano, i volti “spaccati a metà” dai sorrisi e schiaffi e schiaffoni.

I problemi si fermano qui, perché per il resto è stato un viaggio emozionante. Il ritmo è buono, incalzante una volta superata la prima metà di costruzione della storia. E mi viene da dire: finalmente! Un epic fantasy italiano che si prende sul serio, che ci racconta di grandi drammi, grandi dubbi e grandi battaglie.
Ci regala scontri maestosi tra diverse fazioni, umani, non umani e mostri, guerrieri e maghi. Ci coinvolge.
Proprio nelle battaglie ho trovato la prosa migliore di Arzani: concreta, precisa, con riferimenti e scene chiare. Quelle parti lì si leggono tutto d’un fiato che è un piacere.
Ho apprezzato molto anche la descrizione e l’evoluzione dei “poteri” dei personaggi. Seguono indubbiamente le tre leggi di Sanderson, ma le evolvono. Qui non troviamo l’elenco dei “bonus” e dei “malus” come fosse un GDR o un videogioco. I poteri si comprendono a sufficienza perché il lettore possa “seguire” il loro utilizzo, ma senza settare confini chiari e matematici che avrebbero tolto il mistero (che poi è la radice del sense of wonder nel fantastico) e la sorpresa nella lettura. E alla fine tutto ha senso, tutto viene spiegato, tutto collima in un tripudio di rivelazioni e tasselli che vanno al loro posto. Non c’è nulla di gratuito e non pensato in questa magia, tutto è comprensibile alla luce del funzionamento di Eu nell’ampio microcosmo delle storie personali dei POV e nel macro della storia più grande del Dio. Un Dio che è il vero protagonista di questa storia, perché dona il senso e il movimento alla narrazione insieme ai personaggi, da cui non può discostarsi perché tutto si compenetra alla perfezione.

Come per tutti i libri migliori, comunque, non è facile incasellare “Sonata” in un solo genere. C’è l’epic, ma c’è anche il dark (immaginate di vivere tra le viscere e gli umori di un essere umano gigante, personaggi scarnificati e mutilati), c’è un po’ di body horror, c’è il mistery, ci sono la filosofia e la riflessione concreta che questo romanzo ti costringe a fare. Le domande fondamentali di noi tutti in una veste fantastica: Chi siamo? In cosa crediamo? Qual è il prezzo della fede e, in contrasto, della mancanza di fede? Come ci comportiamo davanti alla morte?
Essì, perché alla fine, dietro questo worldbuilding maestoso, dietro questi personaggi, si parla di vita, di morte, di rinascita. Di scopo.
Tutte le questioni care alla “grande letteratura” che per alcuni sarebbe superiore al fantasy, ma che alla fine cede il passo innanzi a un romanzo, come quello di Arzani, che materializza queste grandi domande dandogli una forma e un contenuto. Un espediente che SOLO i romanzi di genere possono fare e che non viene sfruttato a sufficienza. Sonata, al contrario, da un nome e un volto a quello che ci terrorizza e che ci infiamma il cuore.

L’ultima parte del romanzo è gestita magistralmente, ciò che è stato seminato viene raccolto con un ampio colpo di falce omnicomprensivo, che non lascia fuori nulla. Chi ha dato ha ricevuto, chi ha fallito ha pagato, spesso con una semplice morte, altre volte in modo più sottile e più disperato.
Il finale è dolce amaro, ma pieno di speranza, di vita e di concretezza.
Sì, forse si poteva ridurre un po’ la parte iniziale del “mondo ordinario” dei protagonisti, tagliare qualcosa e accelerare il ritmo, ma alla fine ogni romanzo fantasy epico si prende il suo tempo per immergere il lettore nel suo mondo straordinario, quindi non lo vedo come un vero difetto.

Dietro questo romanzo c’è un lavoro al limite del maniacale. C’è un po’ di Signore degli anelli, un po’ di Xenoblade, un po’ di Dark Souls, un po’ di tante cose che amiamo, ma soprattutto c’è Giacomo Arzani.
Io sono molto felice che l’autore abbia fatto il suo ingresso nel mondo del fantasy italiano, perché è un autore che ha tanto da dire e, soprattutto, la fantasia necessaria per supportarlo. Non vedo l’ora di assistere alla sua crescita e maturazione autoriale, secondo me ne vedremo delle belle.
Profile Image for Ivan D'Apice.
34 reviews4 followers
April 1, 2025
> La recensione non contiene molti spoiler, tranne uno grosso che segnalerò

Se si tratta di creature giganti e di persone che ci costruiscono casa sopra potete contarmi, sono il primo a saltare a bordo. Sonata per la Morte di un Dio è un libro che pareva scritto per me, non solo per il concept che è tanto nelle mie corde ma anche per l’ispirazione dichiarata a Xenoblade Chronicles, tra le mie serie di jrpg preferite. Ho tenuto d’occhio il progetto fin dalla presentazione al Premio Arcimago e ho acquistato il romanzo il giorno dell’uscita. Insomma, sono pienamente in target ed ero molto ben disposto nei confronti dell’imponente opera prima di Giacomo Arzani.
Sfortunatamente la lettura di Sonata non si è rivelata piacevole come speravo, ed è stata a tratti piuttosto faticosa, ma prima di soffermarmi sui problemi preferisco parlare di quelli che sono i lati positivi del romanzo.

La storia è raccontata da tre diversi personaggi, tutti ben caratterizzati tanto sul versante psicologico quanto sotto l’aspetto della voce narrante. Beto è sicuramente il più riuscito, non sempre piacevole ma assai relatable; Mezzaluce è un personaggio più classico, ma la sua storia e le caratteristiche più crude del suo potere la rendono godibile da seguire (almeno all’inizio, more on that later), mentre Velia è la meno sviluppata dei tre, specialmente in virtù delle prove che ha dovuto superare, ma il suo rapporto con un altro personaggio rende facile affezionarsi a lei e volerle bene.
Moltissima cura è stata riservata anche al worldbuilding, principale selling point del romanzo: l’autore non si è adagiato sull’alloro dell’idea forte, ma ha costruito un mondo ricco di dettagli ben studiati e ha caratterizzato molto bene i popoli che abitano il corpo del dio Eu, con una mescolanza di concetti originali, riferimenti al mondo reale e quasi nulla che richiami il fantasy classico.
Se siete tra i lettori per cui questi aspetti sono sufficienti per farvi apprezzare un romanzo, allora Sonata potrebbe fare al caso vostro.
I più attenti, però, potrebbero aver notato che tra i lati positivi non ne ho citato uno che potrebbe essere altrettanto importante, ed è da qui che parto per andare a esporre quelli che per me sono i problemi che affliggono questo romanzo. Sto parlando della trama. Citando direttamente il blurb:

"Gli occhi di Eu sono luce, il respiro venti impetuosi e dalle sue ossa nasce la gravità. Ha unghie come carbone, sangue di metallo e lava e pelle di terra fertile su cui vivono i suoi figli, in una realtà scandita dai battiti di un cuore colossale.
È un continente, un mondo, un dio… e sta morendo.
Sulla Mano Manca, l’inventore Beto si accorge che la profezia dei suoi genitori si sta avverando. Insieme all’amico di sempre Rondo, parte su una nave volante di sua invenzione per comprendere le verità celate dietro alla fine di ogni cosa.
L’esistenza della schiava Mezzaluce è fatta di fuoco e cicatrici. Proprio dalla sua pelle straziata si risveglia un potere che attira l’attenzione del suo padrone e che la costringe a guidare il suo popolo in una fuga disperata dentro al corpo in rovina.
A Crocevia delle Lacrime, la novizia cieca Velia riceve un sussurro dello stesso Eu. Deve recarsi al cranio per salvarlo, e con lui tutti i popoli che lo abitano. Ma un dubbio minaccia la sua missione.
E se persino il Creatore potesse mentire?"

Interessante, eh? È quello che ho pensato anch’io. Little did I knew che quanto raccontato in queste poche righe copre più o meno il 70% del romanzo. Purtroppo non esagero: la trama impiega tantissime pagine a ingranare e questo accade solo quando i tre protagonisti si incontrano, oltre i due terzi della storia. Prima, nonostante i viaggi e le vicissitudini non manchino, ho sperimentato una perenne sensazione di immobilismo dovuta al fatto che i personaggi non fanno altro che imbattersi in domande, che però sono sempre le stesse con cui sono partiti. A mancare, nonostante le miglia macinate da Beto Velia e Mezza, è il senso di progressione della storia. Certo, una storia poco movimentata non è necessariamente noiosa, se ci mostra qualcosa di bello o se i personaggi che la vivono sono convincenti. E qui sorgono altri problemi: anche se ribadisco quanto detto nel paragrafo sui lati positivi, c’è anche da dire che il lavoro fatto sui personaggi e sul mondo di Eu non è così interessante da sorreggere un romanzo tanto lungo quanto lo è Sonata. Le ambientazioni sono ben caratterizzate, ma non ne vediamo poi così tante e la maniera in cui sono descritte lascia spesso un po’ troppo all’immaginazione; i personaggi sono ben definiti e hanno un arco narrativo ben delineato, ma troppo annacquato in troppe pagine; la scrittura è piacevole, ma non così ammaliante da farti leggere diversi capitoli talvolta non poco ripetitivi solo per il gusto di farlo.
È questo, per me, il problema davvero grosso di Sonata: si tratta di un romanzo lungo, molto lungo, troppo lungo per quello che racconta. Ho iniziato la lettura trovandolo leggermente prolisso e scherzando sul fatto che se ne potessero tagliare 50-100 pagine senza perdere granchè: a fine lettura, mi trovo a pensare che quel numero potrebbe tranquillamente essere raddoppiato e l’opera non farebbe altro che beneficiarne.

Arrivato al 70% della storia circa, come ho detto, c’è l’incontro tra i tre pov e le cose migliorano. BUT DO THEY? Eh, insomma. Se l’ultima parte del romanzo beneficia dell’interazione tra i tre protagonisti, anche se non ce n’è tanta quanta ne avrei voluta, si vanno anche ad enfatizzare alcuni dei problemi già presenti in precedenza. Le scene d’azione, che già non brillavano, diventano del tutto caotiche e incomprensibili, anche a causa di un sistema magico non particolarmente approfondito; i personaggi secondari, che a parte uno non erano molto caratterizzati neanche prima, si trasformano in figurine con un nome appiccicato sopra; alcuni sviluppi della trama sembrano forzati e dovuti solo alla necessità di far convergere le vicende in direzione del finale.
Ma soprattutto, comincia a succedere una cosa talmente illegale che temo che Arzani il prossimo romanzo dovrà scriverlo con le manette ai polsi: i personaggi che non si dicono le cose. Ci sono almeno tre occasioni in cui un personaggio cerca di convincerne un altro a fare una cosa, non ha nessun motivo di nascondergli quelle informazioni che effettivamente lo convincerebbero, ma non gliele dice e si mette invece a parlare in termini vaghi senza nessuna ragione.

“Eh tu pensi questo, ma se sapessi come stanno le cose…”
“E come stanno le cose?”
“EEEH se sapessi...”
“E DIMMELO!”
“SE SOLO MI CREDESSI…”
“MA CREDERE A COSA?!?”
“EEEEEEEEEEEEEEEEEH…”

E ripeto: sta cercando di convincerlo.

> da qui SPOILER

Il finale non è male, ma per goderselo davvero è necessario un prerequisito di cui io non ho potuto beneficiare: non sapere assolutamente nulla di Xenoblade Chronicles. Leggendo il romanzo ho pensato più volte che, sebbene i riferimenti fossero palesi, comunque Arzani fosse riuscito a dare al suo mondo e alla sua storia un’identità abbastanza forti da emancipare la sua storia dalla sua fonte d'ispirazione, ma una volta arrivato alla fine mi sono ritrovato a pensare che avrebbe fatto bene ad allontanarsene molto di più, perché rendersi conto di conoscere già il finale di una storia molto prima che arrivi non è proprio il massimo per l’esperienza di lettura.

Tirando le somme: Sonata è brutto romanzo? No, non direi. La sua “colpa” è semmai che avrebbe potuto essere significativamente migliore, se fosse stato lungo la metà o avesse raccontato il doppio delle cose. L’autore ha comunque dimostrato di avere molte frecce al suo arco ed è sicuramente degno di attenzione, non a caso dopo un secondo posto all’Arcimago con quest’opera ha poi vinto l’edizione successiva con un romanzo dal concept altrettanto forte. Se riuscirà ad affiancare a un bel worldbuilding anche una trama più articolata che faccia buon uso di tutte le pagine su cui si estende non ho dubbi che potrà riservare grandi soddisfazioni ai lettori di fantasy italiano.
Profile Image for Luca Carbone.
40 reviews1 follower
September 1, 2025

Sonata per la morte di un Dio è stata senza dubbio la lettura più estenuante di quest’anno, al pari di Il Cuore dei Naga. Purtroppo, non per la sua complessità o profondità, ma per una serie di problemi strutturali e stilistici che ne hanno reso la fruizione un vero calvario.


Inizio elencando le cose che più mi hanno infastidito:



Volgarità immotivata: buona parte del libro è costellata di parolacce, non inserite in momenti di tensione o drammatici, ma lanciate all’interno di frasi comuni, senza alcuna necessità narrativa.
Refusi continui: l’opera è minata da errori di battitura e refusi, segno evidente che non c’è stata un’adeguata revisione editoriale, o comunque non al livello minimo richiesto.
Impaginazione eBook disastrosa: capitoli che iniziano sotto la fine del precedente, capilettera che sembrano usciti dal medioevo, apostrofi fuori posto e altri dettagli che rendono l’esperienza ancora più frustrante.

Che dire della storia? L’idea di partenza poteva anche essere interessante, ma la realizzazione è esattamente l’opposto. Il ritmo è fiacco, con una noia mortale che accompagna almeno il 75% del libro. I personaggi non creano alcun legame emotivo, non comunicano nulla e restano piatti dall’inizio alla fine.


Le descrizioni del mondo sono vaghe, superficiali, quasi date per scontate come se il lettore già conoscesse ogni cosa. Spesso non si capisce davvero cosa stia accadendo sulla pagina, rendendo difficile seguire la trama e immedesimarsi.


Il risultato è un romanzo che, pur avendo un concetto di base e una copertina capaci di incuriosire, si rivela una delle più grandi delusioni dell’anno. Un’opera che non riesce a trasmettere emozioni, a coinvolgere o a restare impressa per le giuste ragioni.

Profile Image for Daniele Tonelli.
100 reviews9 followers
November 17, 2025
Sonata per la morte di un dio è un romanzo ambizioso. E finalmente, aggiungo. Da tempo non leggevo un fantasy italiano che avesse un'ampiezza di respiro paragonabile. Ed è un bene non perché sia un pregio in assoluto ma perché il fantasy italiano mostra le proprie potenzialità anche attraverso questo genere di progetti. Qui non si parla strettamente di qualità del romanzo, quanto di quello che un intero sottogenere si sente in grado di osare. Come dire: ho smesso di correre nel vialetto di casa e partecipo alla maratona di New York. Magari arrivo ultimo, ma mi sono sentito in grado di sostenerla, che è già un traguardo di per sé.

Non mi stupisco che Acheron stia facendo di tutto per propagandarlo: Sonata per la morte di un dio gareggia con Elantris e vince. Per dire.

Per quanto mi riguarda Arzani ha vinto solo grazie all'ambientazione curatissima, sotto ogni punto di vista. Il worldbuilding è eccellente e al livello del miglior Sanderson quanto a complessità, per quel che mi riguarda. Un po' meno per come è raccontato. Non è un caso se ho citato Sanderson già due volte: Arzani lo conosce bene e si vede. Chi mi segue sa però che trovo vomitevoli le traduzioni italiane di molti neologismi che compaiono nei suoi romanzi, e non per colpa del traduttore: semplicemente in inglese se io metto un sostantivo prima di un altro sostantivo, il primo ha funzione di aggettivo. In italiano no. Quindi Edgedancer ha senso, ma Danzafilo è un obbrobrio. E così via.

Arzani raccoglie quest'eredità morfologica di dubbia riuscita e questo è stato un ostacolo non indifferente per la lettura, complice anche il fatto che calca la mano in maniera pesante, anche dove Sanderson sa essere parco. Quando leggo cose tipo "l'emomagma scorreva sopra la testa del cantasangue circondato di arbovilli" non provo sense of wonder, fa più che altro effetto Pdor figlio di Khmer.

A parte questo, l'ambientazione è vivida e si respira a ogni pagina, a ogni frase, a ogni parola. Si tratta dell'aspetto migliore del romanzo e quello per cui, tutto sommato, lo salverei a prescindere anche se tutto il resto facesse schifo (cosa che non è affatto, peraltro).

La trama è ok. Prevedibile, con forti echi di Mistborn e di Stormlight. In particolare direi che il romanzo era già completato quando è stato pubblicato Wind and Truth, ma c'è una cosa che è molto simile, e in ogni caso le affinità con lo Shattering di Adonalsium sono chiarissime. Questo non è un problema: a parte che il worldbuilding renderebbe interessante anche un documentario condotto da Gigi Marzullo, comunque la prevedibilità non è così elevata da far perdere l'interesse per la lettura. Il che va benissimo.

Va benissimo anche che Arzani abbia rispolverato dei tropes usati e abusati senza nessuna intenzione di stravolgerli. Eletto e profezia, et voilà. Anche in questo caso vale lo stesso discorso: roba già vista, ma trattata in maniera abbastanza adeguata da farsi leggere. Non fa gridare al miracolo, ma suscita curiosità, che è quello che conta.

Per quanto riguarda i tre pov, la situazione è varia. Ho adorato Beto. Soprattutto mi è piaciuto come il suo punto di vista venga capovolto nel corso della storia e come il personaggio cambi. Beto non è un eroe, è pieno di difetti, eppure sono riuscito a empatizzare. Mi ha fatto un po' l'effetto che fa Harry quando decide di non seguire più occlumanzia: pensi che sia un idiota, ma non è né psicopatico né antipatico a caso. L'unica cosa che non mi torna è quello che fa a Vigga, che ho trovato un po' forzato (forse essere stato nel suo pov avrebbe aiutato).

Mezzaluce è un personaggio meno sorprendente di Beto, ma solo perché Beto riesce a farsi amare pur avendo tutti i difetti del mondo (sono persino riuscito a dispiacermi per lui durante la rottura dell'amicizia con Rondo). Comunque fa la sua figura e ha la sua costruzione e la sua evoluzione. Anche lei come Beto ha una voce riconoscibile e dei modi molto personali.

Il problema è Velia. Velia è Lucia dei Promessi Sposi. Candidamente perfetta e fissa nei suoi valori, quando sbaglia lo fa per eccesso di zelo, in pratica, ed è spessa quanto un foglio di carta. I suoi pov sono quelli meno caratterizzati, e la sua voce non è particolarmente riconoscibile, il che è un peccato, perché potenzialmente, avendo una vista magica, il suo stesso approccio al mondo poteva essere diverso e interessante. Nulla di tutto questo. Un personaggio che non ho apprezzato e che decide di volere tantissimo bene a Cestio dopo due capitoli che lui le fa da servitore. Boh, anche meno? Nemmeno Arzani sapeva che cosa farsene di lei, visto quello che si dice nell'epilogo.

In generale trovo che Sonata per la morte di un dio si prenda i suoi spazi, e talvolta pure troppo. La trama impiega un po' tanto tempo a ingranare e, quando ingrana, a volte risulta comunque un po' annacquata. Per esempio, a cosa servono i luceprivi (urgh)? Secondo me se fossero tolti dalla storia non cambierebbe nulla di sostanziale, però si procederebbe più velocemente con la faccenda di Velia. Sono più cautamente scettico su Fosco, anche se pure la sua vicenda risulta un po' slegata dalla trama, un pretesto per smuovere Mezzaluce a cui Arzani è costretto a dare dei payoff ma che praticamente dà alla trama meno di quello che si meriterebbe lo spazio che per forza di cose gli è dedicato. Forse si sarebbe potuto ideare un modo per liberarsi prima di Fosco, o per legarlo di più alle vicende. Comunque sia, è un antagonista credibile e interessante, sicuramente più della Somma Iride, che invece ho trovato essenziale come un compitino a cui non puoi dare più di 6.

Il climax però si fa leggere con molta foga e risulta incalzante e appassionante. Varie scene sparse qui e là sono molto intense e ci sono anche dei gioiellini, come la battaglia e le descrizioni di certi mostri, che dimostrano una fantasia vivida capace di partorire creature raccapriccianti. Ero abbastanza coinvolto con i personaggi da voler sapere come andassero a finire le loro storie e da tifare per loro, in particolare per Beto, che ho sperato fino all'ultimo avesse la sua rivalsa. Ho apprezzato anche che Velia non ci fa proprio una gran figura.

Il sistema magico mi è piaciuto, e soprattutto mi è piaciuto che il lettore lo scopra piano piano mentre i personaggi stessi ci prendono confidenza. Arzani si è tenuto lontano dall'infodump, il che è apprezzabile.

Insomma, un romanzo ambizioso e stand alone. Con queste premesse, è difficile ottenere un risultato che possa svolgere ogni suo aspetto in modo completo. In ogni caso il lavoro fatto da Arzani è di buon livello, e lascia presagire che, facendo altra esperienza, possa raggiungere dei traguardi ancora migliori.

Non vedo l'ora di leggere che cosa scriverà nei prossimi anni.

Bonus: ci sono più refusi qui che crateri sulla Luna.
Profile Image for Sebastiano Fame Di Libri Cappello.
151 reviews14 followers
April 7, 2025
Il punto forte è sicuramente il world-building molto vario e sfaccettato e attraverso i tre punti di vista principali impariamo a conoscerlo. Grandi complimenti a Giacomo Arzani, si percepisce tutto il suo lavoro.
Profile Image for Francesca.
450 reviews4 followers
May 30, 2025
Che esordio!!!

La prima caratteristica che mi ha affascinato di questo romanzo è il world building, curioso, dettagliato e originale come pochi. Scrivere un fantasy, o in questo caso un Epic fantasy, non è semplice: oltre ad avere una storia ben delineata e dei personaggi convincenti, l'ambientazione deve essere solida, precisa e accurata. La geografia del luogo, le diverse popolazioni che la abitano, le loro usanze e la lingua adottata deve essere tutto studiato per essere quanto più convincente possibile e, mamma mia, "Sonata per la morte di un Dio" delinea il suo mondo alla perfezione.

La storia, arricchita da mappe, glossari e informazioni di base tutte fornite nelle pagine che precedono l'inizio del racconto, si svolge su Eu, un mondo-Dio che sta cedendo alla sua stessa decadenza, sta morendo. La sua è, per le popolazioni che lo abitano, una presenza fisica ed esistenziale, diversa per ognuno a seconda di dove vivono: dalla Grotta Toracica alla Cà Foschia sulla Mano Manca, in ogni luogo visitato impariamo qualcosa su questo mondo-Dio. Dagli occhi di Eu si genera la luce che scandisce le ore del giorno, che il suo respiro genera venti impetuosi che delineano le stagioni, che le sue osse generano la gravità che regola tutto il suo ecosistema, il sangue scorre come fosse magma e contribuisce alla creazione del metallo, tutto in lui ha la sua funzione e il suo scopo, contribuendo a creare tutto questo ricco e angosciante mondo in cui ci muoviamo insieme ai tre protagonisti.

Tre luoghi diversi, tre POV, tre protagonisti con vissuti differenti che vivono tre avventure parallele fino a incrociarsi, ognuno, a loro modo, cercherà di salvare Eu e forse loro stessi:
c'è il giovane eroe reticente, Beto. Un'inventore, curioso e brillante, che lascia la sua terra per cercare risposte ad una profezia che vuole la fine del mondo-Dio. Può essere difficile empatizzare con lui, ma il suo finale è il più catartico e d'impatto.

Abbiamo poi Mezzaluce, una schiava che con i suoi dolori e sofferenze risveglia uno strano potere, misterioso e che è motore di una piccola rivoluzione. Lei è la voce, il faro di speranza che salverà il suo popolo, portandoli attraverso le viscere di Eu, dalla morte della terra natia. Un po' stereotipata e prevedibile come caratterizzazione ma certamente interessante.

Infine c'è Velia, la fervente religiosa, una novizia cieca con dei cristalli conficcati nelle orbite, che può vedere solo mangiando i cristalli ottenuti dalle lacrime di Eu del quale sente i sussurri che le chiedono di salvarlo. La fede la muove, ma che fare quando essa è attaccata dai dubbi? Quando si inizia a dubitare della verità stessa? Il viaggio di Velia è una battaglia interiore, era il personaggio che più poteva essere macchiettistico ma che invece si rivela il più interessante e la cui storia coinvolge maggiormente.

E dopo il world building, la caratterizzazione dei personaggi, il tema della morte, tanto quella di Eu quanto quella metaforica di sogni e verità considerate fino a quel momento assolute, ad avermi colpito sono le battaglie. O meglio, una battaglia nello specifico: scriverle bene e renderle quanto più realistiche possibili è difficile, ma qui ce ne è una che mi ha lasciata a bocca aperta e totalmente ammaliata. Differentemente, un'altra battaglia che ha luogo verso la fine e di grande importanza per la storia, mi ha lasciata parzialmente delusa: per quanto porti ad un finale potente, avviene un power-up a tratti irrealistico, con una plot harmor fin troppo inespugnabile.

La scrittura è fluida e capace di catturarti fin dalle prime righe e immergerti pagina dopo pagina in questo mondo. All'inizio può essere leggermente ostica per le informazioni che ci sono da assimilare, ma non demordete: è un mondo articolato che merita di essere conosciuto in ogni suo minimo funzionamento. Ha i suoi tempi, ma ripaga con un'avventura unica e originale.
13 reviews
July 18, 2025
Se avete letto la descrizione di questo romanzo fantasy, ne avrete già colto tutta la potenza. Una storia ambientata all'interno di un dio, Eu, che è anche il mondo… e che sta morendo. È bastato questo per farmi dire "no, ne voglio sapere di più". E posso dire che ne è valsa la pena.
L'ambientazione, va da sé, è ciò che rende unico il libro e Arzani è stato bravo a creare ambienti molto diversi tra sé; la vita nella Grotta Toracica, all'interno del dio, è del tutto diverso da quella a Cà Foschia sulla Mano Manca, così come le culture che le abitano, una differenza che si esplica anche nelle diverse espressioni usate dai personaggi a seconda della loro provenienza. Un'ambientazione così aliena ha però un altro lato della medaglia: non è sempre facile visualizzare quel che sta avvenendo, proprio perché i punti di contatto con il nostro mondo sono limitati. Questo non è un romanzo che può essere letto la sera dopo una giornata stancante e appena prima di addormentarsi: richiede un certo impegno anche dal lettore.
Se l'ambientazione è l'aspetto che più incuriosisce, pure l'architettura degli archi narrativi, seppure a mio avviso non perfetta, è notevole: abbiamo tre PoV, provenienti da tre luoghi diversi, con vissuti differenti che vivono tre avventure parallele fino a incrociarsi. Organizzare questi archi non deve essere stato facile, anche se trovo che la parte centrale (tra pagina duecento e trecento, più o meno) risulti un po' troppo lunga e finisca per appesantire la storia. Avrei preferito se si fosse tagliato e se i tre PoV si fossero incrociati prima.
Va detto che Arzani è capace di farsi perdonare con una battaglia che davvero fa meritare a questo libro l'appellativo di "epic fantasy". Credo che le battaglie siano una delle cose più difficili da scrivere bene, questa invece è stata capace di rendermi entusiasta come quando da ragazzo leggevo i fantasy più classici. Meno riuscito, a mio parere, un altro importante scontro, in cui dei power-up quasi supereroistici non mi hanno convinto del tutto, ma che porta a un finale che è davvero potente ed emozionante.
Sui personaggi, sono combattuto. Velia mi è piaciuta dall'inizio alla fine e ne ho apprezzato il conflitto interiore che la porta a fare determinate scelte. Mezzaluce non è male ma mi ha dato l'impressione di ricalcare un ruolo già visto, mentre Beto mi lascia un poco contrastato: ho avuto difficoltà a empatizzare con lui e alcuni dei suoi capitoli sono stati tra quelli che meno mi hanno convinto (in particolare quelli a Cà Foschia), però il suo finale è risultato il più potente e catartico. Riguardo agli antagonisti, la Somma Iride mi è piaciuta parecchio (a parte quel brutto vizio del cattivo che non fa mai fuori il buono quando ne ha occasione), in particolare per quello che scorgiamo delle sue motivazioni, mentre Fosco Cacciaguerra mi è sembrato appiattito nel suo ruolo di cattivo sanguinario perché sì.
Lo stile a volte si dilunga troppo, ma nel complesso l'ho apprezzato, tranne per alcune scelte di registro linguistico, come l'uso di termini regionali o dialettali (che in un mondo come questo trovo che ci azzecchi poco) o la scelta di un registro medio-colloquiale per un certo personaggio.
Credo che in questo libro emerga con chiarezza l'influenza di Sanderson: l'ho vista sia nell'importanza data a un'ambientazione originale, sia nella meticolosità dietro la costruzione degli archi narrativi e di trasformazione dei personaggi dove tutto si incastra, come anche in un sistema magico che a volte strizza gli occhi – o gli spuntoni al posto di essi – a Mistborn. Ma ben venga, se questo è il risultato.
Insomma, al netto di alcuni aspetti non del tutto riusciti, questo è un libro che dà molto a chi sceglie di affrontarlo.
Profile Image for Benedetta Troni.
118 reviews26 followers
October 5, 2025
Sarebbe 3,5 ma arrotondo per eccesso perché riconosco che alcune sono più mie pignolerie di cui parlerò alla fine.

La costruzione di questo mondo-dio ha quel mix di macabro e scientifico che non si ritrova spesso nei Dark Fantasy ma che crea un'atmosfera molto suggestiva. Anche il modo in cui le varie parti del mondo-dio vengono utilizzate per la vita quotidiana sono sicuramente molto ingegnose, come il ferro estratto dal sangue per creare armature e ogni tipo di utensili oppure i cristalli di sale delle lacrime che hanno poteri magici e vengono quindi utilizzati dal culto del posto. In sostanza pur con un piccolo debito nei confronti di altri classici del genere come Martin, credo sia una delle ambientazioni più d'impatto che abbia mai letto.

Il viaggio dei personaggi per farci scoprire ogni angolo di questo mondo è stato sicuramente molto interessante e per quanto riguarda Mezza ho apprezzato le citazioni a "Il Principe d'Egitto" sparse qua e là giusto un pochino più macabre. Su di lei ho visto anche qualche guizzo di Katniss Everdeen ma magari sono solo io. Beto invece mi è sembrato quello con l'arco di trasformazione più riuscito, soprattutto per la broomance ben sviluppata con Rondo: in sostanza uno che si crede il prescelto ma che deve imparare a tirarsela un pochino meno.
Velia invece non mi ha colpito allo stesso modo, forse perché era un pochino ripetitiva nella sua devozione e nel chiamare "Blasfema" qualsiasi persona in disaccordo con lei. Il plot-twist finale con lei e Mezza però mi è piaciuto molto!

Ora le cose che non mi sono piaciute (mie pignolerie):
- I parassiti. Ora per chi non lo sapesse il corpo umano, anche in condizioni di salute, ospita varie popolazioni di organismi parassiti o, più spesso, commensali: cioè che non recano un danno all'ospite ma campano rubandogli nutrimento. L'idea di creare un'ecosistema partendo da qui, da biologa, mi intrigava molto! Se non fosse che qui l'ho trovata poco sfruttata e in certi casi scientificamente sbagliata: es. le tenie sì sono dei vermi anche molto grossi, ma vivono nel tratto digerente dell'ospite non nel sangue e non hanno bocca per masticare né sono capaci di muoversi (assorbono il nutrimento attraverso l'epitelio). Peccato.
- Le imprecazioni. Okay che siamo in un dark fantasy, okay che alcune possono essere degli intercalari, ma non può esserci un'imprecazione (di solito specifica per il personaggio) in ogni singolo benedetto pensiero/dialogo interiore. Alla settecentesima volta che leggevo "boia pelli"/"palle di Eu"/"pus e suppurazioni" la cosa diventava fastidiosa. Si perde proprio il senso dell'imprecazione.
Profile Image for Laura Costantini.
Author 47 books96 followers
April 21, 2025
Tre stelle su cinque. Non è un brutto voto, ma neanche bellissimo. Vado a spiegare: troppe pagine e scritte troppo fitte nell'evidente tentativo di non pubblicare un tomo troppo importante. Troppi refusi, ma veramente troppi, che hanno rovinato lo splendore di una bella scrittura. Tre personaggi e una pletora infinita di mini capitoli per fornire a ciascuno dei tre i loro POV nell'evidente culto dello show don't tell. Sia mai che si spiegasse qualcosa di un world-building che definire estremo è dire poco. Un enorme corpo umano è il mondo dove si muovono una schiava estrattrice, Mezzaluce; un inventore pazzo, Beto; una sacerdotessa cieca con cristalli infilati nelle orbite, Velia. La schiava vive nel profondo della grotta toracica, tra arterie che buttano emomagma, tenie assassine e guerrieri spietati. L'inventore vive sul dito di una mano del dio. La sacerdotessa vive più o meno all'altezza della radice del naso. In tutti e tre gli ambienti ci si rende conto che al mondo/corpo di Eu (il nome del dio) sta accadendo qualcosa. Una catastrofe incombe e, per vie, voci, profezie, leggende diverse, i tre protagonisti capiscono che devono fare qualcosa per salvarsi e salvare i loro simili. Una fantasia sfrenata, un modo di raccontare attraverso gli occhi dei tre (sì, anche quelli della sacerdotessa cieca) che spesso mette in difficoltà chi legge per capire il dove, il quando, il come. Un libro d'esordio ambizioso, forse troppo. Però quella di Arzani è una voce originale, una storia diversa da tutte le altre. Ci sono compiacimenti in alcuni passaggi (uno scontro che sembra la sceneggiatura di un combattimento della Marvel scritta in preda a esaltazione da effetti speciali), ci sono anche ingenuità. C'è lo sforzo, riuscito, di dare a ciascuno dei personaggi la sua voce, il suo stile, perfino le sue imprecazioni. Ci sono definizioni che sono più che neologismi, ma funzionano benissimo. Ci sono dialetti e questi, invece, non funzionano affatto perché regionalismi italiani in un mondo che più fantastico non si potrebbe… no, proprio no. Lo consiglio? Beh, se amate il fantasy fatto d'armi, sangue, cicatrici, con punte splatter, sì. Per quel che mi riguarda, appartengo al team Mezzaluce con tutta la sua banda di Senzapelle coperti di cicatrici.
Profile Image for Davekeel.
24 reviews8 followers
April 25, 2025
Considerando che questo romanzo è l'esordio di Giacomo, devo dire che son rimasto piacevolmente colpito.

Di cosa parla?


Sembra un misto tra "impariamo il corpo umano" e la puntata di Futurama dove su Bender cresce un'intera civiltà, ma in salsa dark.

Qui il worldbuilding è ambientato totalmente sul corpo del dio Eu. Il suolo è la sua pelle, la vegetazione sono i suoi peli, insomma, una figata pazzesca!

Eu è morente e la narrazione ruota intorno a tre POV principali. 

Velia, una sorta di suora con dei cristalli al posto dei bulbi oculari.

Mezzaluce, una minatrice che estrae del ferro dalle arterie di Eu.

E Beto, un eremita inventore pazzo.

I loro destini convergeranno per cercare di salvare Eu e di conseguenza l'intera civiltà. 

Ci riusciranno?


Cosa mi è piaciuto?

Il concept di base in primis. L'idea che l'intero mondo sia il corpo di un titano è meravigliosa.

Il sistema magico basato sulla manipolazione dei cordigli, l'elemento di base su cui si basa la materia di Eu, è coerente e convincente. Come possono manipolare queste particelle? Tramite delle preghiere o tramite il canto! Originale!

Velia è il personaggio che mi è piaciuto di piu, una suora cieca, con dei cristalli conficcati nelle orbite, che può vedere solo ingurgitando dei cristalli fatti con le lacrime di Eu. Lei è sola, non ha più i suoi ricordi, ed è spaventata, ma non si da per vinta e combatterà per salvare Eu.

Lo stile di scrittura è volgare, pregno di parolacce e termini gergali tipici della terra di Eu tipo "ulcerate palle di Eu". La resa è come se fosse davvero la parlata di un personaggio della storia. Se poi lo stile sia trasparente, od opaco... non lo so e me ne sono battuto le palle.



C'è qualcosa che non mi è piaciuto? 

Diciamo che ci vuole un po' a prendere il ritmo. Il romanzo è pieno di terminologie specifiche e spesso ci si ritrova a pensare: "Mo aspetta,  ma dove siamo sulla mano o sul ginocchio"? Questo ha rallentato un po' la mia lettura. Avrei alleggerito la terminologia, ma il buon Giacomo ci fornisce un preziosissimo glossario PRIMA che inizi il libro. Bravo Giacomo! 


Per un esordio, a mio avviso da incorniciare, non posso che fare un plauso all'autore!

Consigliatissimo! 
Profile Image for Andrea Vanacore.
86 reviews5 followers
July 17, 2025
"Sonata per la morte di un dio" è il grande affresco di un mondo immaginifico: un mondo costituito dal corpo di un uomo immenso, Eu, che è al tempo stesso la divinità dei popoli che lo abitano, e che sta morendo. Un'idea tanto originale quanto ambiziosa, che l'autore è stato capace di sviluppare in modo magistrale.

Nel corso della storia, esploriamo ogni parte di questa creatura affascinante, attraverso il viaggio di tre diversi protagonisti, ciascuno proveniente da una diversa zona e ciascuno con una missione da portare a termine. Le loro strade saranno destinate a incrociarsi.

Il tono della vicenda oscilla tra l'epico e il cupo e oscuro. Ci sono diversi momenti emotivamente molto forti, mitigati dal modo di pensare e parlare di due dei tre protagonisti, molto divertente e irriverente. Beto e Mezzaluce sono infatti un inventore asociale e misantropo e una schiava abituata a vivere in condizioni disumane, che hanno una visione spesso sarcastica delle cose, e non si preoccupano di imprecare e bestemmiare la loro divinità.

Diverso è il caso di Velia, una sacerdotessa cieca, che vive una vicenda interiore tanto delicata quanto drammatica e struggente. Probabilmente, il mio personaggio preferito.

Lo stile ci proietta nella testa dei tre personaggi e si adatta a ciascuno di essi, disegnando sulla pagina e nella mente del lettore il loro mondo con diversi colori.

I temi più forti che emergono dalla vicenda sono la morte, la fede e la ricerca del significato dell'esistenza, e sono trattati in modo tale da lasciare diversi spunti di riflessione, anche a romanzo terminato.

Una lettura profonda e complessa, dunque, che però ripaga appieno del tempo e della fatica spesi. Di certo, non un romanzo da leggere sotto l'ombrellone.
Profile Image for Selene Rampolla.
Author 5 books8 followers
September 4, 2025
Sonata per la morte di un dio è un bel libro? Sì.
Ma non posso negare che è stata anche una lettura lenta e pesante.
A causa dei tre POV, la storia ingrana lentamente senza creare (per me) quell'urgenza di leggere tutto d'un fiato o fare le ore piccole.
Un altro ostacolo che ho trovato, è stata la scelta linguistica: ci sono tanti sostantivi, aggettivi e verbi che indicano sporco, marcio, putrido ecc che mi hanno davvero appesantito la lettura. Capisco anche l'intento di creare un'atmosfera ma (per me) è stato troppo.
Stessa cosa vale per le imprecazioni o le bestemmie, molto bello averne create interne all'ambientazione ma alla fine le ho trovate eccessive (come quantità, non come pesantezza delle stesse).
Un'altra cosa che mi ha un po' anestetizzata e mi ha sospeso la preoccupazione verso i personaggi è quando si feriscono durante la storia. Se le prime volte che cadevano, svenivano, sanguinavano, davano capocciate ecc mi preoccupavo perché poteva portare a conseguenze, andando avanti mi sono resa conto che no, conseguenze non ce n'erano. E questo ha portato alla delusione (presa a male?) per una morte alla finefinefine, che mi è sembrata gratuita. Non riesco a trovare il senso (?) di questa scelta.
In ogni caso, penso che Sonata per la morte di un dio sia un buon libro che persone con più pelo (?) di me (e meno sensibilità) potranno apprezzare, perché il world building è davvero interessante e anche i personaggi meritano moltissimo.
Profile Image for Letizia Loi.
Author 29 books39 followers
August 26, 2025
Non è stata una lettura esattamente leggera, ma non per lo stile di Arzani, che è molto scorrevole. Dipende solo dal fatto che io non sono una lettrice di epic fantasy e che ci sono un sacco di termini nuovi a cui abituarsi, oltre alla lunghezza stessa del romanzo. Ma ero curiosa di leggerlo per via del worldbuilding, e che WB!
L'originalità di un mondo che è il corpo stesso di un dio, un dio morente, è la vera forza di questa storia. Ed è congeniato e gestito in maniera inecepibile.
Pesante è stato anche il POV di Mezzaluce, almeno per un buon quarto di libro, che ha toni ed eventi molto grimdark, altro genere che non è il mio. Però sia lei, che Velia e Beto sono ottimi personaggi, con voci ben distinte e storie interessanti, tant'è che non saprei scegliere un preferito. Li ho apprezzati tutti e tre per ragioni diverse.
Se devo trovare un difetto al romanzo, è che dopo tanta attesa questi tre fanno amicizia un po' troppo in fretta, mi è mancato un vero momento (mostrato, non solo accennato) in cui scoprono cosa li unisce. Avrei preferito che si dedicasse un po' più tempo a quello che all'ennesima battaglia con creature bizzarre.
Ma nel complesso è un gran bel romanzo, un lavoro mastodontico e davvero ben riuscito, soprattutto per un esordiente.
Signor Arzani, io di solito non leggo epic, ma lei ha conquistato la mia fiducia.
1 review
November 4, 2025
Il worldbuilding è la cosa che mi ha catturato di più. Giacomo ha studiato a tavolino le leggi fisiche, gli eventi atmosferici e i materiali che compongono il Dio-mondo Eu risultando in un viaggio stupendo. Anche se la storia fosse stata monotona, il viaggio dentro Eu sarebbe stato un bellissimo documentario scritto di National Geographic.
Ma la storia è pure molto bella! I tre personaggi principali (e anche i secondari) sono verosimili, sfaccettati e con delle evoluzioni chiare che rendono molto facile empatizzare con loro. Non mancano inaspettati colpi di scena in questa storia che non annoia mai, ma lascia con un po' di amarezza perché avrei voluto star sopra Eu un po' di più.
Unica nota della Sonata un po' stridula sono alcuni scontri (solo alcuni) e il passaggio di Mezza lungo la Granspina che non ho trovato molto chiari. C'è da dire che io tendo a perdermi negli scontri dove c'è tanta magia, tanti lampi, colori e cose che volano.
Super consigliato.
Profile Image for Iulius90.
34 reviews3 followers
August 15, 2025
3.5/5.

Non sono un lettore di fantasy, eppure ho deciso di dare una possibilità a questo romanzo, acquistato durante la fiera Oblivion a Roma, perché la premessa iniziale mi aveva incuriosito.
È stato affascinante esplorare il mondo di Eu, soprattutto nella prima parte del romanzo. Proseguendo nella lettura ho però sofferto alcuni stilemi del fantasy: battaglie, personaggi principali caratterizzati come adolescenti incompresi e arrabbiati con il mondo.
Un peccato, perché Giacomo ha fatto un lavoro enorme nello scrivere queste cinquecento pagine e nel costruire una storia ambientata sul corpo di un dio morente, idea che, per quel che ne so, è stata ancora poco esplorata nel genere, se non nei videogiochi della saga di Xenoblade e nella cosmogonia di alcune mitologie.
Una nota di merito va senz’altro alla lingua parlata dai personaggi del mondo di Eu, che tra “tenie”, “boia pelli”, “ulcere” e “suppurazioni” rende credibile il mondo descritto; una nota di demerito va all’eccesso di turpiloquio da film d’azione americano di serie B che rende più stereotipato il personaggio di Mezzaluce (e non più rozzo) e che allontana il lettore dal mondo di Eu.
Turpiloquio da film americano a parte, i capitoli di Mezzaluce e di Beto si sono rivelati i più divertenti da leggere, mentre ho sbadigliato in più di un’occasione leggendo quelli di Velia.
Pur non essendo un amante del genere, sono stato comunque contento di leggere questo romanzo. Penso che Giacomo abbia davvero delle buone idee narrative e che possa contribuire a innovare il fantasy italiano e, chissà, magari anche quello internazionale. Spero solo che il genere in questione venga trattato in modo più adulto, come Gene Wolfe fece scrivendo Il libro del nuovo sole, opera meravigliosa di cui io e Giacomo abbiamo parlato durante la fiera, e che rinunci ad alcuni stilemi triti e ritriti che tengono lontani lettori come me.
Colgo l’occasione di fare i complimenti ad Acheron per aver creduto in un progetto così ambizioso e auguro a Giacomo il meglio, sperando di leggere presto un altro dei suoi libri.
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