Il patrimonio storico e artistico italiano ha un problema tanto ingombrante e ovvio che finiamo per non notarlo non parla a chi lo visita. Salvo fortunate eccezioni, i nostri musei non aiutano a far capire e a far godere le loro collezioni, i parchi archeologici le loro rovine, i monumenti il nostro passato. Per i sette italiani su dieci che non ci mettono mai piede, l’arte e il passato sono solo noia. Mentre gli altri, che affollano soprattutto i luoghi più famosi, tornano spesso a casa con una meraviglia generica ed effimera, senza che nulla di nuovo sia nato dentro di loro. Il motivo per cui il nostro patrimonio culturale non ci parla, come il Mosè di Michelangelo nella leggenda, è quasi mai può farlo da solo. E fino a ieri non ci siamo preoccupati di dargli voce. Così oggi siamo fra i più bravi nello studio, nella tutela e nel restauro, ma non abbiamo ancora imparato a “interpretare”, e quindi a regalare al pubblico nuove conoscenze, curiosità, emozioni. Ad accendere la sua immaginazione. A far venire voglia di vedere e sapere di più. Giovanni Carrada propone di partire da questo libro per cominciare a costruire una nuova competenza, essenziale a chi opera nel mondo dei beni culturali, se non addirittura una nuova professione. Perché la valorizzazione – quella vera – non si misura in euro o in biglietti staccati, ma nel numero di persone arricchite dall’esperienza che hanno vissuto.
Inizio partendo dal fatto che questo libro mi sembra che voglia parlare a un pubblico specificatamente interessato ai beni culturali o alla materia, cito: "La mia personale speranza è che questo libro convinca i più giovani a scegliere di imparare come si interpreta il patrimonio culturale, e magari farne una professione [...]." Ecco, io sono una di questi giovani e proprio perché interessata alla materia mi aspettavo che il libro presentasse delle note a piè pagina per approfondire al meglio gli autori o i libri che Carrada cita. Comprendo che probabilmente l'autore ne abbia fatto una precisa scelta, magari con l'intento di attirare maggiormente il lettore e farne un volume più comprensibile e meno respingente. Nonostante questo, io la trovo una grande mancanza per chi come me vorrebbe approfondire maggiormente. Ogni capitoletto, inoltre, inizia con un esempio di vita quotidiana, magari il racconto di una visita a un museo o una particolare residenza storica da parte dell'autore ma non si evolve il racconto, espone le criticità girandoci intorno senza proporre soluzioni o nuovi modi di ripensare il racconto del nostro patrimonio culturale. Giovanni Carrada ha lavorato per anni come autore di Piero Angela, imparando il lavoro di divulgazione da uno dei più grandi. Proprio per questo mi aspettavo qualcosa di più che un semplice volume di critica e esposizione di cosa non funziona.