Ecco un Egitto a tinte strane: il verde della Rivoluzione che ne guida il cambiamento biotecnologico e il rosa della sabbia che ne avvolge gli intrighi e le ambizioni di potere. In questo scenario i Sette, una squadra di poliziotti dalla non specchiata virtù, pesano le anime colpevoli per scambiarle nell'oltretomba con quelle innocenti. Ma cosa succederebbe se qualcosa andasse storto e un verdetto si rivelasse sbagliato? Chi sarebbe a pagarne le conseguenze e chi il responsabile? “Più il problema è grave, più in alto bisogna salire per risolverlo” dice uno dei personaggi, ma l'ascesa non sarà indolore: i segreti del serdab – il luogo dove si giudicano le anime – saranno svelati e stravolgeranno le vite dei Sette in maniera irreversibile. Chi c'è dietro l'omicidio di uno di loro? E chi vuole porre fine al loro immenso potere di dare e togliere la vita?
La Pesatura dell'anima – in questa nuova versione arricchita di un utile glossario, di un'introduzione dell'autrice e di una sezione di approfondimento – riscrive il passato dell'Egitto in chiave futura, ne aggiorna gli scenari e ne anticipa le tensioni. La scrittura di Clelia Farris, agile e sferzante, densa e acuta, non si risparmia trovate linguistiche, ibridazioni genetiche e innovazioni politiche, nel solco della migliore narrativa di speculazione europea.
L'autrice: Clelia Farris nasce a Cagliari dove si laurea in psicologia. Nel 2004 ha vinto il premio Fantascienza.com con il romanzo Rupes Recta. Nel 2009 ha pubblicato “Nessun uomo è mio fratello” vincitore del premio Odissea. Nel 2011 viene pubblicato il suo terzo romanzo “La pesatura dell'anima” vincitore del premio Kipple. Sempre per Kipple di recente ha pubblicato “La giustizia di Iside”. Suoi racconti sono presenti nelle migliori riviste di narrativa di genere come Robot, Effemme, Cronache di un sole lontano.
In un Egitto decisamente anacronistico, Naїma, hedja della divisione del Giuncheto, viene strappata al caso della strage nel bar Palo d'Ormeggio e affidata all'elitaria squadra dei Sette. I componenti di questa particolare sezione del corpo di polizia sono noti per i loro metodi brutali e sbrigativi, e per la loro efficacia nell'individuazione e nella cattura dei rei d'omicidio. Escluso il capitano Larissa, i Sette formano una bizzarra accozzaglia: Elin è un'anziana e malata signora che si appoggia a un bastone di cristallo; Sirah è un giovane ex-delinquente proveniente dai sobborghi che utilizza uno strano gergo; Sadou è un muscoloso guardiano proveniente dal deserto; Yannis è un arrogante libertino; Anouk è una bellissima ragazza dall'aria sofisticata. Selezionati personalmente dal capitano Larissa, in comune hanno una sola cosa: quando scendono nel serdab, nel santuario funerario scavato sotto le fondamenta della centrale, entrano in contatto con Iside e con i Giudici e consegnano loro l'anima del colpevole perché venga restituita alla vita quella della vittima. Ma ciò avviene solo se l'anima della vittima è più leggera di quella dell'assassino. Naїma è stata scelta da Larissa per sostituire Menes, il sesto componente della squadra, che si è recentemente tolto la vita. L'ingresso tra i Sette getta la donna in un altro mondo, del tutto estraneo alla sua tranquilla vita ripartita tra lavoro e famiglia, ma ben presto il legame con i nuovi compagni diventa inscindibile, e il suo coinvolgimento nel mistero che riguarda la strana morte del suo predecessore appare inevitabile. Dietro la morte di Menes, infatti, sembra esserci la mano della sanguinosa setta dei Mitriaci...
L'Egitto in cui ci getta Clelia Farris ha dell'incredibile: ha molte delle caratteristiche del periodo pregreco, dotato però di una stravagante tecnologia che si avvale, tra le altre cose, di aracnidi che, tessendo le loro tele, fungono da radio, telefoni portatili, insegne luminose, macchine da scrivere. Riflettendo un sistema politico e ideologico bipartito che divide il mondo dall'alba dei tempi, due sono gli schieramenti che si oppongono: gli Stanziali, attualmente al potere, sono un partito di conservatori che fondano la loro politica sull'immagine di ordine riflessa dal corpo di polizia (e dai Sette in particolare) e che reprimono ogni tentativo d'innovazione (la migrazione in vista dell'imminente espandersi del deserto, la ricerca genetica, il contrabbando di farmaci); a loro si oppone il movimento dei Movimentisti (sic), che vede nel progresso e negli spostamenti l'unica via di sopravvivenza del paese. Lascio al lettore il piacere di scoprire tutte le altre caratteristiche e dinamiche di questo scenario allostorico così originale. La storia è avvincente, e il taglio assunto dalla narrazione, più thriller che fantasy, tiene molto bene il ritmo, suscitando continuamente la curiosità di andare avanti con la lettura per scoprire come si evolveranno le vicende dei personaggi, i quali sono approfonditi quel tanto che basta perché risultino interessanti, anche se non eccelsamente. Il bel romanzo, tuttavia, non è scevro da qualche difetto: - La focalizzazione è altalenante: spesso si perde il filo della narrazione, perché non c'è una divisione in capitoli (solo una tripartizione in sezioni) e avvengono frequenti salti da un punto di vista all'altro. Il tutto è complicato dal fatto che i nomi di molti personaggi sono simili tra loro. - L'abbondanza di proposizioni principali nello stesso periodo, separate da una virgola (con conseguente assenza quasi totale di altri segni d'interpunzione come i due punti o il punto e virgola), rende alcuni paragrafi quasi sterili elenchi di azioni. - Alcuni elementi chiave della storia, come la distinzione tra Movimentisti e Stanziali e la setta dei Battesimali, vengono poco approfonditi e risultano confusi. E' un vero peccato, perché l'ucronia inventata da Clelia Farris è incredibilmente suggestiva e originale, ma difficile da inquadrare proprio perché diversi elementi che ne compongono l'ambientazione sono appena accennati e quasi dati per scontati e perché talvolta la narrazione subisce improvvise accelerazioni, anche nel finale. La prosa dell'autrice, infine, risulta scorrevole e accurata nell'utilizzo di termini di origine egiziana, uniti ad altri appositamente inventati, per identificare oggetti e usi di questo particolare Egitto steampunk. Esclusi i difetti succitati, in definitiva, si tratta un buon romanzo ucronico che funzionerebbe benissimo come anticipazione a una saga di più largo respiro localizzata nella stessa ambientazione.
Questo libro parte benissimo con degli elementi che mi piacciono: una ambientazione mediterranea che riprende dalla cultura egizia, mischiando elementi del futuro a riti antichissimi, magia e scienza, in luoghi che vengono svelati pian piano e che riescono a riempire la lettrice di suoni, colori, odori e sensazioni. Clelia Farris fa un cocktail di moltissime cose ma il risultato è davvero equilibrato. La trama sembra partire come un poliziesco, la protagonista in primis viene promossa tra i Sette, una squadra speciale che si occupa di omicidi e che sembra avere il potere di riportare alla vita le persone. Ed effettivamente è così, ma ben presto i Sette sembrano perdere la popolarità di cui avevano goduto, proprio per una resurrezione andata male, che rivela però le fila di una trama ben più grande. Col proseguire della lettura emergono diversi temi come, la psicologia dei protagonisti innanzitutto, le mire politiche delle diverse fazioni a cui si accodano i vari culti o eresie religiose, un'impellente emergenza di tipo ecologico e il rapporto con le biotecnologie. Sono davvero molti gli spunti che si possono trovare, seppur non tutti approfonditi non sono mai banali, ma tutti tasselli del puzzle. E soprattutto credo che parlino a molte e molti di noi. A fine lettura anche la mia anima ha cambiato peso: non so dirvi se più leggera per la bellissima storia letta o più pesante perché mi è dispiaciuto finirla.
Finalmente ho letto questo testo della Farris. Mi è piaciuto, soprattutto per i personaggi e per le modalità di interazione tra di essi. La sotira ha un'ambientazione particolare, accattivante. L'unico punto che mi ha lasciato perplesso è l'interazione con gli "dei".
Un romanzo davvero affascinante, che mescola con sapienza fantascienza e investigazione. È un storia molto plot driven. Infatti ho avuto l'impressione di non entrare mai completamente in contatto con i personaggi, nonostante siano interessanti e si venga a scoprire di più su di loro poco a poco. La forza della Pesatura è senza dubbio il worldbuilding che Farris ha creato, fondendo elementi dell'antico Egitto con tecnologia "biologica". Mi ha lasciato molte curiosità su come funziona il resto del mondo e come considerano il potere di questo stato di riportare in vita i morti. Ci sono questioni che forse potrebbero essere approfondite meglio: per esempio cosa succede se una persona ammazza più di una vittima per volta? E altre considerazioni sono troppo spoiler per una recensione. Nel complesso, una lettura che offre tanti spunti di riflessione.
In un Egitto decisamente anacronistico, Naїma, hedja della divisione del Giuncheto, viene strappata al caso della strage nel bar Palo d'Ormeggio e affidata all'elitaria squadra dei Sette. I componenti di questa particolare sezione del corpo di polizia sono noti per i loro metodi brutali e sbrigativi, e per la loro efficacia nell'individuazione e nella cattura dei rei d'omicidio. Escluso il capitano Larissa, i Sette formano una bizzarra accozzaglia: Elin è un'anziana e malata signora che si appoggia a un bastone di cristallo; Sirah è un giovane ex-delinquente proveniente dai sobborghi che utilizza uno strano gergo; Sadou è un muscoloso guardiano proveniente dal deserto; Yannis è un arrogante libertino; Anouk è una bellissima ragazza dall'aria sofisticata. Selezionati personalmente dal capitano Larissa, in comune hanno una sola cosa: quando scendono nel serdab, nel santuario funerario scavato sotto le fondamenta della centrale, entrano in contatto con Iside e con i Giudici e consegnano loro l'anima del colpevole perché venga restituita alla vita quella della vittima. Ma ciò avviene solo se l'anima della vittima è più leggera di quella dell'assassino. Naїma è stata scelta da Larissa per sostituire Menes, il sesto componente della squadra, che si è recentemente tolto la vita. L'ingresso tra i Sette getta la donna in un altro mondo, del tutto estraneo alla sua tranquilla vita ripartita tra lavoro e famiglia, ma ben presto il legame con i nuovi compagni diventa inscindibile, e il suo coinvolgimento nel mistero che riguarda la strana morte del suo predecessore appare inevitabile. Dietro la morte di Menes, infatti, sembra esserci la mano della sanguinosa setta dei Mitriaci...
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L'inizio di questo breve romanzo fantapolitico è fulminante. Ci si trova immersi in una realtà al confine tra l'onirico e il futuro spinto, una sorta di dimensione parallela, nella quale passato e futuro si incrociano e si sovrappongono. La 'psicostasia' o pesatura dell'anima è uno dei rituali descritto nel 'Libro dei Morti', la raccolta di preghiere e scongiuri che costituisce uno dei testi sacri della religione dell'antico Egitto: la realtà in cui è ambientato il romanzo è appunto una fusione tra un futuro possibile e il passato del mito e della storia. L'Egitto è retto dagli Stanziali, partito di tradizionalisti e conservatori in perenne conflitto - che, ex-post, ricorda molto la primavera araba che dilaga nel Maghreb - con i Movimentisti, ed è governato da una sorta di consiglio di cinque anziani, la Medithe, divisi tra di loro in fazioni e in questa civiltà - come in quella egizia storica - ha un ruolo importantissimo il culto dei morti e delle loro rimembranze. Nei locali si beve il loto, per comunicare si usa uno strumento chiamato 'aracne', a metà tra tecnologia e biologia, che è in realtà un ragno che va nutrito e produce tela da usare come telescrivente e telefono. Le potenze straniere, con le quali la Rivoluzione Egizia è in rapporti di tensione, sono i Greci, gli Etruschi e gli Iperborei a Nord. All'interno invece l'opposizione è formata da una setta religiosa, i seguaci del culto di Mitra, che hanno loro leggi interne, favoriscono la ricerca nell'ingegneria genetica, ufficialmente vietata, e costituiscono una sorta di lobby dedita anche agli affari, come la speculazione edilizia, che cancellerebbe volentieri i luoghi destinati per legge alle Rimembranze per costruire nuovi edifici.
Recensire La pesatura dell'anima, romanzo complesso, affascinante e coinvolgente, incontra innanzitutto un alquanto antipatico ma inevitabile ostacolo di categoria: come classificarlo? A voler fare ricorso alle etichette, lo si potrebbe definire un romanzo ucronico con elementi steampunk: un ricco a variegato Egitto che presenta tutte le sue caratteristiche culturali più salienti, contaminate, tuttavia, da sbalorditive innovazioni tecnologiche e con una trama quasi da detective story occidentale. Il risultato è un prodotto davvero unico nel suo genere, credibile, coerente, privo di sbavature, di elementi fuori posto. Tutto si gioca sull'intreccio tra antico e moderno, passato e futuro, religione e tecnologia: da Iside e i Giudici che gestiscono le anime dei defunti alla manipolazione genetica. Il processo di contaminazione, inoltre, è reciproco: l'autrice riesce così a disegnare in un'ottica nuova non solo il lontano antico Egitto ma anche quello scenario ipertecnologico che costituisce l'immaginario di futuro occidentale, riscrivendo i meccanismi ed i funzionamenti del progresso tecnologico riconciliandolo con la natura (tutte le innovazioni tecnologiche che compaiono nel romanzo sono, infatti, "naturali": ragnetti come strumento di comunicazione, porte automatiche vegetali, e così via). La storia, che pure ho banalmente presentato come una detective story in realtà può vantare una notevole complessità dell'intreccio ed una discreta carica riflessiva. Naima è una hedja, una poliziotta (uno dei tanti termini che arricchiscono il romanzo e che hanno reso necessaria la presenza di un glossario) che viene arruolata nel prestigioso ed inquietante corpo dei Sette: l'organo massimo dell'amministrazione della giustizia delle Due Terre, i Sette sono gli unici permessi al cospetto di Iside e degli Giudici. Per Naima, la cui principale preoccupazione, fino a quel momento, era di conciliare la vita familiare con quella professionale, è una svolta non priva di conseguenze, alla quale faticherà ad abituarsi - per i metodi scorretti della squadra, per il rapporto, sempre più complicato, con i membri della squadra, e per gli inevitabili conflitti etici. In un contesto sociale e culturale in irrefrenabile mutamento, tra sette di Movimentisti, Battesimali e Mitriaci, Naima cerca di aggrapparsi con forza alle salde certezze che rimangono, e che sono sempre più poche; ma sarà proprio attraverso l'indagine della morte di Menes, predecessore di Naima, che la donna scioglierà l'intrico di inganni, fino all'ultimo, il più grande, il più letale. Una storia coinvolgente, un'ambientazione azzeccata ed un frenetico ritmo che tiene incollati alla pagina: questi i primi punti di forza del romanzo. Il background è veramente affascinante, e anche i personaggi suscitano curiosità nel lettore, tuttavia un'ulteriore approfondimento non avrebbe fatto male, ma mi rendo conto di quanto sia difficile tirar fuori dalla propria mente un intero mondo immaginato. Rimane però la sensazione che il romanzo finisca lasciando molto nel regno del non-detto. Infine, ad un livello stilistico e puramente tecnico, la narrazione talvolta cade di tono: i repentini cambi di focalizzazione portano un po' di confusione, mentre la prosa in certi passaggi densi di azione si appiattisce. Piccole ombre, comunque, che certo non guastano il piacere di leggere questo bel romanzo.
Trama: Siamo nell'Egitto ucronico del post-Rivoluzione Verde, dove le biotecnologie hanno avuto il sopravvento. Naïma è un hedja, una poliziotta, che viene all'improvviso spostata nel corpo speciale Sette, misteriosa ed infallibile squadra in contatto con l'Aldilà, dopo la morte di uno dei suoi componenti. Questo incarico svelerà a Naïma il rapporto dei Sette con i Giudici dei Morti: lo scambio dell'anima di un vittima per quella del suo carnefice tramite il verdetto della pesatura dell'anima. Ma una condanna a morte della persona sbagliata farà vacillare questo patto, così i Sette inizieranno la ricerca per scoprire la verità, indagine che li porterà tra i conflitti interni del paese, tra Movimentisti e Stanziali, in mezzo alle eterodossie religiose fino a scavare nel passato della Rivoluzione Verde e della sua tecnologia.
Romanzo decente. Si presenta come thriller-fantascientifico in un mondo ucronico, ma a causa delle scelte stiliste ( periodi lunghi con pochi segni d'interpunzione, niente capitoli solo sezioni, conduzione frammentaria del narrato ) perde completamente il ritmo da thriller, accentuando delle ingenuità ( abilità investigative dei personaggi inadeguate per la loro posizione ; c'è molto raccontato e poco mostrato ). La trama non sarebbe male ma, con una caratterizzazione dei personaggi, buona ma, pesante per il testo, si crea un tensione insoddisfacente, fino al ristagno ( seconda sezione ), tanto che il colpo di scena finale è fiacco. L'ambientazione ed i temi affrontati sono gli unici aspetti positivi, ma in generale il primo rimane uno sfondo con buone idee, ma che sbiadisce, mentre il secondo è prova che buone idee non sempre fanno dei buoni libri( purtroppo ).
L'Egitto della Farris è il mondo ucronico ( biopunk per approssimazione ed ispirazione ) dove si è realizzata la Rivoluzione Verde; liberando le "Due Terre" dal governo delle Dinastie ed al contempo rendendole il laboratorio-esperimento delle biotecnologie di frontiera. I protagonisti si muovono in una grande megalopoli acquatica, tra Assuan e Saqqara, un lungo serpente addossato sul Nilo, fatto di mille canali. Un mondo affascinante ma sfuggente. Al suo interno la biotecnologia della Rivoluzione Verde, è un mix di informatica,biogenetica e meccanica, fatta di oggetti-animal-genetici e florotecnologie. Più una suggestione tecnologica che una vera originalità, ma degna di nota.
Un cyberpunk ucronico non pensavo che sarei mai riuscita a leggerlo; attirata dalla copertina per così dire "esoterica" ammetto di non aver indagato troppo sull'autrice, che m'è subito entrata in simpatia in quanto donna, italiana e, a quanto ne so, esordiente. Fatte queste premesse, nel merito del libro non posso che spendere i miei più sinceri complimenti: per l'originalità di questo genere trasversale al fantasy e alla fantascienza (che mi ha fatto riavvicinare dopo tanto tempo alla sci-fi); per le invenzioni visionarie e per l'abilità con cui vengono descritti personaggi da subito in grado di distinguersi dai cliché che vorrebbero contenerli. Una lettura che da me non potrebbe non venir aprioristicamente consigliata. Un buon lavoro a fronte di un prezzo veramente ridicolo.
Bella l'ambientazione, i personaggi, la creazione di un Egitto fantascientifico che scivola a volte nel weird, lo stile, le parole. E allora perché solo 3 stelle per un romanzo che avrebbe potuto meritarne 4 con scioltezza? Ciò che non mi ha convinto pienamente è la scelta di gestire la coralità del romanzo attraverso una sequenza di frammenti che rendono difficile seguire un intreccio di per sé non proprio semplicissimo (ai limiti del farraginoso). Con il procedere degli eventi il ritmo si ingarbuglia, più che inciampare e rallentare si perde in mille meandri, con l'esito di smorzare la tensione.
I libri di Clelia Farris rientrano nella mia categoria: belli e impegnativi. in questo volume dove ha creato un Antico Egitto alternativo dove ha avuto successo una rivoluzione verde racconta tante cose per la nostra età moderna. consigliato.