Dopo quasi tre decenni di crescita – dal secondo dopoguerra alla crisi petrolifera – cambia tutto. Fino a un momento prima c’era piena occupazione, l’industria prosperava, l’ascensore sociale funzionava, si andava presto in pensione, sanità gratuita per tutti. Erano gli anni del rock’n’roll e della Sex Revolution, della tivù, di Woodstock, dell’impegno politico, della decolonizzazione. Poi arrivano gli Ottanta, l’età del brusco risveglio. Nel 1980 l’Urss invade l’Afghanistan, che non è soltanto il suo dell’impero sovietico non resteranno, a fine decade, che rovine. Sale, con la rivoluzione khomeinista in Iran, la stella dell’islamismo radicale. L’Occidente è in balìa della «Reaganomics»: il liberismo osé della Scuola di Chicago. Nel biennio 1980-1981 ci sono due attentati particolarmente al papa polacco, nemico di Mosca, e a John Lennon, simbolo dei Sixties e delle controculture. Sono gli anni in cui si registrano i primi segnali dell’Aids. In Italia c’è la marcia dei 40 il sindacato e il movimento operaio, da protagonisti, si fanno marginali. Nasce Mediaset, il futuro impero mediatico di Berlusconi, che pochi anni più tardi entrerà in politica diventando il prototipo d’ogni populismo a venire. Nascono Internet, i pc, i primissimi cellulari. Sono anche gli anni della P2, delle guerre di mafia e di monsignor Marcinkus. Craxi si gioca la carriera a Sigonella. Un colpo di spugna dopo l’altro, gli anni della ricostruzione vengono il boom economico sprofonda negli abissi del debito pubblico; dei movimenti giovanili e della cultura pop restano solo le parodie; gli eterni adolescenti forever young dei decenni precedenti invecchiano diventando bisbetici e rancorosi. È, insomma, la culla di ciò che stiamo vivendo oggi.
Fondamentalismo religioso, populismo, capitalismo d’assalto, uso distorto delle le origini del presente sono da ricercare negli anni Ottanta, quando tutto cominciò con due uno al papa, che si salvò e uscì vincitore dallo scontro con il «mostro» sovietico; l’altro a John Lennon, trafitto da quattro colpi di pistola alla schiena all’angolo della 72ª con Central Park West. Faceva un freddo becco, quel giorno. Il mondo stava cambiando.
Un libro che offre spunti interessanti ma che viene enormemente penalizzato dallo stile dell’autore, che vuole sempre fare il simpatico a tutti i costi risultando il più delle volte più ridicolo che altro, oltre a fare della pessima ironia anche su eventi drammatici ed esporre in modo marcato il suo (discutibile) giudizio soggettivo.