Analyzing the history of sexuality in the context of the relationship between nationalism and respectability can help us to realize where we stand, how we got there, and how we might change. In this work, George Mosse strives to show how concepts of sexuality haunted bourgeois society and nationalism, to be acknowledged yet curbed, deflected from the physical onto an ideal stereotype of male and female beauty. Now available in paperback, "Nationalism and Sexuality" is especially suitable for text use in undergraduate and graduate level courses in European history, Jewish history, women's studies, and courses on sexuality in sociology and psychology departments.
German-born American social and cultural historian.
Mosse authored 25 books on a variety of fields, from English constitutional law, Lutheran theology, to the history of fascism, Jewish history, and the history of masculinity.
He was perhaps best-known for his books and articles that redefined the discussion and interpretation of Nazism.
Il volume - un paio di centinaia di pagine - indaga il rapporto tra la rispettabilità borghese, soprattutto sessuale, e l'affermarsi delle ideologie nazionaliste, razziste e assolutiste, dal XVIII al XX secolo, soffermandosi sui concetti di normalità e anormalità sessuale e razziale, di virilità, di bellezza, di gioventù, di guerra.
Non sempre, purtroppo, il testo risulta pienamente perspicuo, a causa della tendenza dell'autore a incastrare eventi e considerazioni gli uni negli altri, saltando volentieri da un'epoca all'altra; ma credo che parte della colpa sia da attribuirsi anche alla traduzione, talvolta imprecisa e spesso pesante. In ogni caso, è una lettura interessante, se non altro perché permette di comprendere, almeno superficialmente, le origini di convenzioni, stereotipi e atteggiamenti che perdurano ancora oggi.
excellent account of the origins, successes, contradictions and pitfalls of western european sexual morality, only let down by the author’s timidness in places
“Sessualità e nazionalismo” traduce: “omosessualità e nazismo”. Un percorso sottile, imprescindibile ma di nicchia e che fatica a trovare un respiro universale. I punti cruciali dello studio sono pochi e si ripetono nell’intero arco del saggio: l’introduzione dice praticamente tutto quello che si troverà poi nelle pagine seguenti. Forse un articolo sarebbe stata la forma più appropriata per l’analisi di questo studio. Spesso contraddittorio (perchè così è l’uomo e di conseguenza il suo studio – contraddittorio per esempio sulla figura/ruolo della donna, che doveva essere madre, angelo del focolare eppure viene rappresentata, a detta di Mosse, con fisici statuari, muscolosi, asessuati, molto simili a quelli degli uomini; oppure quando si sostiene che il nazionalismo voleva attaccare la “confusione borghese” quando invece la borghesia proprio in quel momento storico era quanto di più conformista ci potesse essere, sempre a detta dello stesso autore - in entrambi i casi), molto ripetitivo è però di facile lettura e scorre piacevolmente. Interessanti sono i diversi testi citati (soprattutto romanzi) di argomento omosessuale o lesbico non che scritti da autori omosessuali o lesbiche nei primi del Novecento o tra le due guerre; da rilevare in particolar modo quegli autori tedeschi che hanno scritto e cercato di pubblicare sotto il nazismo. Purtroppo vengono solo citati e non si approfondisce l’analisi. Le conclusioni sono alquanto leggiadre (forse anche perché non c’erano delle domande chiare all’inizio dello studio) e rimangono nella loro nicchia perdendo invece un’occasione, a mio avviso, di una panoramica più grande, come quando dice che il pensiero nazionalista che vuole un uomo “virile”, forte ma pacato e donne che sono l’angelo del focolare forse hanno pervaso molto di più la società di quanto si aspettassero i gerarchi nazisti e che noi, ancora oggi, facciamo i conti con questi pensieri, ora contestandoli ora accettandoli. Un libro che ha molto più potenziale di quello che poi effettivamente ci arriva.
Il libro di Mosse, "Sessualità e nazionalismo" è straordinariamente illuminante: con chiarezza e precisione indaga il rapporto tra nazionalismo, rispettabilità, sessualità, mentalità borghese e virilità seguendo il corso della storia europea (Germania e Inghilterra in primis) a partire dal XVIII secolo fino agli anni dei regimi fascisti del '900. Particolarmente efficace nel raccontare come si siano creati e sviluppati (e del perché abbiano avuto così successo!) gli ideali di rispettabilità e virilità, questo saggio può spiegare anche alcune situazioni contemporanee (Russia? Turchia?), nonostante sia stato scritto ormai 33 anni fa.
Il libro è scritto piuttosto male, le argomentazioni sono ripetitive e confuse. La traduzione italiana a mio avviso lascia a desiderare. In un libro che parla fondamentalmente di omosessualità l'espressione "lesbiche e omosessuali" non si può vedere. Le lesbiche non sono omosessuali? A questo punto scrivete direttamente "uomosessuali" così rendete palese la vostra mancanza di proprietà di linguaggio. E poi... il libro finisce con la domanda: "Fu troppo alto il prezzo pagato per questo tipo di moralità?". Si riferisce al principio di rispettabilità che ha portato a voler eliminare l'"anormale" nei campi di concentramento. È possibile che la risposta di Mosse sia "dipende"? Questo getta una luce inquietante sulla moralità di questo libro, perché è ovvio che i campi di concentramento sono un prezzo troppo alto per qualsiasi ordinamento sociale. Libro da evitare