En vintermorgen 1910 er en foredragssal på Harvard fyldt til bristepunktet med USA's førende professorer. Ved talerstolen står William Sidis. Han skal fremlægge sin teori om den fjerde dimension. William er 11 år gammel.
Næste dag er han på forsiden af alle aviser. Journalisterne svælger i historien om vidunderdrengen der læste New York Times da han var 18 måneder og lærte sig latin og græsk som treårig. Han skrev bøger om grammatik, astronomi, anatomi og opfandt sproget Vendergood, inden han fyldte 8 år. Forventningerne til William er enorme. Alle forudser at William bliver en ny Newton som vil skabe mirakler og forbløffe hele verden.
Morten Brask's nye roman er inspireret af supergeniet William Sidis' mærkelige skæbne. Hans IQ lå mellem 250-300, den højeste intelligens nogensinde registreret. Men hvorfor er der i dag ingen som kender Sidis navn? Hvorfor forsvandt han? Og hvem er den unge kvinde hvis fotografi han bar på sig til sin dødsdag?
William Sidis' perfekte liv fører læseren til forrige århundredes Boston og New York. Til milliardærernes saloner hvor lille William vises frem. Til en opvækst med forældre der sammen med datidens førende psykologer, forvandler Williams barndom til et psykologisk eksperiment - et eksperiment der får tragiske konsekvenser for William, og som fører til at han en dag indser at han er nødt til at flygte.
I dottissimi e intelligentissimi genitori di William sono convinti che stimoli costanti e variati potenzino precocemente l'intelligenza di qualsiasi bambino: dimostrare questo assunto, garantendo nel contempo opportunità favolose per il loro figliolo - loro che sono fuggiti come profughi dalla Russia totalitaria, dopo aver conosciuto privazioni, violenze e prigione, diventa l'obiettivo intorno al quale fanno ruotare tutta la loro vita. E William, costretto a esibire la sua intelligenza prodigiosa, pompata da studi incredibilmente prematuri, intorno ai dieci anni in effetti diventa un eccellente fisico-matematico e poliglotta, ma soprattutto uno straniero fra coetanei, un estraneo fra gli adulti, una marionetta e un facile bersaglio per chiunque: un disadattato, un emarginato ora invidiato, ora deriso, ma mai accettato, tanto meno amato, neppure dai genitori (in particolare dalla madre, che riversa su di lui le aspettative stellari di chi ha rinunciato a una vita professionale propria). La vita perfetta è quella della solitudine, dell'anonimato, dell'adesione al basso profilo dell'impiegato qualsiasi: ma neppure questa è la strategia vincente per raggiungere un equilibrio precario: sempre il suo genio ingabbiato fuoriesce tra le righe, sempre i superiori gli propongono avanzamenti di carriera, progetti, che lui ostinatamente rifiuta. E' la storia vera e straziante di un genio fuggito dalla platea, alla strenua ricerca dell'irraggiungibile normalità.
William Sidis nasce nel 1898 a New York. A sei mesi pronuncia la prima parola, a un anno e mezzo legge i quotidiani, a tre anni libri in latino, a quattro parla dieci lingue e a cinque scrive poesie in francese e memorizza ogni libro. A otto anni inventa una lingua mescolando tedesco, russo e francese nel greco e latino. A 10 anni espone ad Harvard la sua teoria della quarta dimensione. Entra ad Harvard a 11 anni e a 16 si laurea con lode. A 21 anni anticipa l'idea dell'anti-materia, ossia di una regione dello spazio in cui il tempo scorre a ritroso. Scrive libri, gli interessano la politica, i diritti e la cultura delle tribù pellerossa. Si stima che il suo quoziente intellettivo sia tra i 250 e i 300, il più alto mai registrato.
Ha un grande futuro davanti a sé.
Invece trascorre anni terribili, anni di umiliazioni e sopraffazioni. Viene emarginato, cresce sotto gli occhi della stampa come uno "scherzo di natura", un fenomeno da baraccone. Decide di scomparire e nascondersi, cercando di vivere nell’anonimato evitando amori e contatti con le persone.
“Desidero una vita perfetta e il solo modo è la completa solitudine. Ho sempre odiato le folle”.
Ma la sua fama lo insegue. Boris e Sarah, i genitori, sono entrambi estremamente dotati e, purtroppo, ingombranti. Sarah giudica e assilla il figlio, Boris insegna psicologia ed è convinto che forzando l'apprendimento fin dai primi giorni si possa sviluppare un notevole potenziale. Secondo lui William è il frutto di una educazione corretta, ossia si prende il merito delle doti del figlio. E lo espone a conferenze incurante delle paure del figlio.
La sua vita dura e triste si conclude all’età di 46 anni, quando muore per un'emorragia cerebrale.
Come è possibile che un individuo così dotato, con potenzialità così elevate, possa improvvisamente scomparire senza lasciare traccia nella storia?
Un storia vera un po’ triste, ma appassionante, molto interessante e ben raccontata. Forse essere dotati di una intelligenza così sviluppata non è sufficiente per vivere una vita felice.
Bill è solo un bambino super dotato oppure è semplicemente un figlio di genitori con infinite ambizioni su di lui che coltivano fino a farne un genio? E come mai queste enormi capacità intellettive non ne hanno fatto uno scienziato di fama mondiale, un nome che ricordiamo? Le pagine si susseguono rapide nel cercare di capire la vita di questo ragazzo, chiaro esempio dei gravi danni che si corre nel trascurare l'intelligenza emotiva di un bimbo. Bill è il classico bravo bambino e questo libro è la storia di un dramma del bambino dotato che non trova il vero sé.
Sono stato un bambino precoce, non certo un bambino prodigio. Ma conosco alcune di quelle sensazioni. Essere di gran lunga il più piccolo del gruppo. Lo sguardo del professore che scorre sopra le teste e ignora il tuo, tu no, lo so che lo sai. La curiosità di chi dice "ma davvero tu questo lo hai capito?". E la rabbia di quelli a cui rispondi "è facile", oppure a cui, quando ti chiedono "come fai?", devi confessare "non lo so". Immagino cosa possa essere prendere questo e portarlo all'estremo, essere considerati il genio più genio della storia dell'umanità. Ed esserlo nel momento più attento al genio, quello delle sorti positive del mondo. William Sidis è un bambino solo, un adolescente solo, un giovane per un breve periodo in compagnia e, infine, un adulto solo. Tutta la sua cultura, tutta la sua prodigiosa memoria, la sua abilità linguistica, la sua rapida intuizione lo isolano. In questo isolamento si trova del tutto privo di maestri. Non è maestro il padre, ossessionato dal suo successo. Non sono maestri i professori, mai alla sua altezza. Non trova maestri nella società, nella scienza, nella vita. Un genio che non sia guidato da un maestro, direbbe Yoda, non può che finire preda del lato oscuro della Forza. Ma la Forza, il suo lato oscuro, non è composto di gigantesche basi spaziali, costumi spersonalizzanti, ribellioni da sedare. E' composta da una vita attraversata in desolata solitudine. Brask ci racconta bene questa vita, il fascino maledetto dell'insuccesso di talento. Ma ci nasconde lo snodo: il momento della presa di coscienza e della fuga. Forse perchè essendo uno snodo interno non ha materiale biografico su cui basarlo, non può raccontare qualcosa successo veramente nella mente di un uomo. E' però proprio questo snodo, il momento della fuga cosciente, ad affascinarsi di più. Così resta il dubbio, la voglia di saperne di più, una sensazione di incompiuto. P.S. A margine molte storie nella storia, interessanti e curiose. Così, per me, quella del candidato socialista alle presidenziali americane. Incarcerato per le sue idee politiche nei democratici USA, guarda un po', e a dispetto del suo 5% di voti.Tanto per dire da dove nasce l'ossessione per il bipolarismo.
Se, come me, avete frequentato la pagina Wikipedia dedicata a William Sidis prima di intraprendere la lettura della biografia romanzata che Morten Brask ha scritto sulla sua figura, non potrete che essere accompagnati ad ogni pagina sfogliata dal suo sguardo indecifrabile e da uno strano sorriso.
Bambino prodigio, lettore di giornali a 18 mesi di età, autore di manuali a 8 anni, iscritto ad Harvard a 11: raccontare di William Sidis poteva tradursi in una successione di notizie-wow, e Brask è stato capace di anestetizzare (quasi del tutto) il rischio: la strada scelta è quella narrativa, i salti temporali nelle tre/quattro fasi della vita di Sidis sono continui ma mai spiazzanti, e dove poteva dominare l’aneddoto prevale l’emozione. È una empatia sottile quella che proverete, a metà tra una immensa tenerezza e una sottile tristezza per una storia ricca di “what if” e per i momenti in cui l’inadeguatezza umana mostra tutti i suoi limiti. Sidis cresce troppo presto eppure non diventa mai adulto, diventa estremamente popolare ma vive di una solitudine quasi totale, è infinitamente geniale e sembra aspirare a una perfetta normalità.
È – anche – la storia di una amicizia che ho trovato bellissima e di un amore potente, struggente, purissimo nel suo essere del tutto irragionevole. E poi scopri che Martha Foley, la ragazza che rubó il cuore di William, divenne scrittrice ed editrice, e che quella giovane donna dagli ideali impossibili, che hai visto capace di andare oltre le differenze, sarà fra le prime a pubblicare Salinger, Tennessee Williams e Richard Wright.
E allora speri che qualcuno abbia scritto, o si stia accingendo a scrivere, “La vita perfetta di Martha Foley”.
Penso che sia stato un bene (e un caso) leggere questo libro poco tempo dopo aver terminato la lettura di Stoner. Il periodo e l'ambientazione sono simili. Anche i due protagonisti hanno degli aspetti in comune. Uno studente, l'altro professore. Uno che si stacca completamente dalla sua vita passata, l'altro che non osa farlo. Ma entrambi che riflettono se sia proprio necessario essere qualcuno. (Cit.)
E in entrambi ci sono delle donne insopportabili (una non parla e l'altra lo fa troppo), ma è mai possibile essere così?
Non conoscevo la storia di William Sidis, l'uomo con il Q.I. più alto della storia finora misurato. Conoscerla con questo libro è stato molto toccante e ha fatto nascere tante domande. Williamo nasce alla fine dell'ottocento da una famiglia di origine Ucraina ebrea che decide di arrivare negli Stati Uniti per avere un futuro migliore. Il padre e la madre sono due professionisti con una grande cultura e che vogliono il meglio per il proprio figlio. Fin da piccolissimo lo stimolano a fare da solo e a imparare a leggere, interpretare e sviluppare le sue conoscenze. quello che non fanno è stimolare anche la parte sociale del figlio, farlo giocare a giochi sensa senso, farlo sbagliare, stare a contatto con i bambini della sua età per poter fare anche altre esperienze oltre a quelle che si possono apprendere dai libri.
Questa storia mi ha fatto pensare molto su due aspetti: l'educazione che i genitori impartiscono ai figli, le grandi cose che possono fare ma anche i danni che, a fin di bene possono provocare. Pensando di proteggere il proprio figlio evitandogli la prigione hanno probabilmente compromesso la sua vita futura. Di sicuro una lezione da imparare è quella che non si può gestire e decidere la vita dei propri figli. L'altro aspetto è quello relativo all'intelligenza di William, alle sue capacità che l'avrebbero potuto portare a grandi scoperte e grandi vantaggi per il mondo ma, forse a causa dello sbilanciamento della sua personalità , o forse perchè era "troppo" l'hanno portato a non essere felice, ad avere difficoltà a relazionarsi con un mondo così lontano da lui. Insomma, per essere felici è meglio pensare di meno.
Il libro descrive molto bene tutto questo, i diversi protagonisti sono delineati molto bene: William, i genitori e le altre persone che per lui sono state fondamentali. La struttura del libro porta ad avere voglia di andare avanti con la lettura, anche se emotivamente complicata. I capitoli si alternano in diversi tempi della vita di William e dei suoi genitori per poter descrivere a pieno la vita perfetta di William Sidis.
Bambino prodigio dotato di memoria eidetica e smisurato talento per l’apprendimento delle lingue, William James Sidis (1898-1944) brucia le tappe della propria educazione, avendo come mentore il proprio padre, il medico psichiatra Boris Sidis, intellettuale americano di origine ucraina, amico del filosofo William James e noto avversario delle teorie freudiane: a 10 anni William viene ammesso all’università di Harvard, a 12 tiene la sua prima conferenza accademica dedicata alla possibilità di aggiungere una quarta dimensione alle tre dello spazio euclideo, a 16 ottiene il B.o.A., a 17 insegna matematica a livello universitario. Conosce decine di lingue e dialetti e inventa persino un nuovo linguaggio, il vendergood, un misto di latino, greco e lingue neoromanze. Nel corso del tempo pubblica articoli di termodinamica, cosmologia, filologia, antropologia, storia etc. Raggiunti i 20 anni, un incidente spezza irrimediabilmente la perfezione della sua esistenza: il suo impegno a favore della dottrina socialista lo porta in tribunale (siamo negli USA del primo dopoguerra, declinanti verso un crescente conservatorismo) e successivamente la sua tutela viene data ai genitori per evitargli il carcere. La parabola di William entra così nella fase discendente, tra lavori saltuari e controversie legali con i giornalisti per violazione della privacy, fino alla morte, avvenuta a Boston nel 1944, per emorragia celebrale.
Il giornalista danese Morten Brask è stato probabilmente affascinato dall’eccentrica storia di William Sidis e ha deciso di romanzarne le vicende quel tanto che basta per andare oltre il dato biografico. Non un compito da poco, visto che delle numerose informazioni che girano su queste personaggio (ad esempio l’affermazione che William avesse il più alto QI di sempre), non tutte sono supportate da prove adeguate e riposano sulla testimonianza resa dopo la morte del giovane da sua sorella Helena, testimonianza su cui si basano le biografie di Sidis antecedenti al libro di Brask.
L’avvio del romanzo è abbastanza avvincente, con il racconto della sua prima conferenza pubblica, tenuta ad Harvard nel 1910, e con la descrizione del particolare tipo di istruzione fornita a William dal padre, convinto che qualunque bambino possa raggiungere ottimi risultati se adeguatamente stimolato (Boris Sidis criticava il concetto di test di intelligenza ed era un convinto sostenitore del primato dell’influenza ambientale sulle capacità innate; nel libro è dipinto come una sorta di behaviorista). Ben presto però il romanzo si impregna di banalità e luoghi comuni, conditi da una scrittura piatta e poco incisiva: il bullismo dei compagni meno dotati, l’ostilità dell’accademia incapace di comprendere il genio del giovane William, le sue difficoltà nelle relazioni umane, specialmente con le donne, che pure sono attratte da lui, il rapporto di sudditanza verso i genitori (la madre ipercritica e il padre non propriamente empatico verso il povero ragazzo), la meschinità dei giornalisti pronti a sbattere il “mostro” in prima pagina etc. Tutte cose viste e riviste, e che Brask non riesce a raccontare in modo minimamente coinvolgente. L’idea di saltare da un’epoca all’altra (i capitoli sono contrassegnati da luogo e data) non è sbagliata in sé, ma i capitoli sono troppo corti e si susseguono in modo troppo rapido per consentire al lettore di immergersi davvero in un particolare momento della vita di Sidis. Brask elimina dalla storia la sorella Helena e la sostituisce con la coppia amata-dolce-ma-irraggiungibile/amico-mediocre-ma-sincero, anche questa sconsolatamente banale e del tutto gratuita. Il picco negativo viene raggiunto con la descrizione frammentata della visita al bordello (giusto per non farsi mancare anche l’accenno a una probabile impotenza fisica, contraltare di un’enorme potenza cerebrale).
I presunti episodi di genialità di cui è costellato il romanzo finiscono per restituire il paradigma del genio incompreso, capace di giungere nel futuribile ma ostinatamente privo del buon senso, e forse mancano il bersaglio, non riuscendo a spingere il lettore a provare empatia per il dramma di una persona infelice e sola: la vita di William Sidis, ben lungi dall’essere un modello di perfezione, è monca e infelice perché egli è incapace di relazionarsi in modo funzionale con il resto dell’umanità a causa della sua “alienazione”, nel senso di incompatibilità intellettuale. Sidis è così “alieno” da non rendersi conto, per esempio, che non può distribuire dispense su Euclide scritte in greco a studenti che non conoscono quella lingua. Alcune delle “prove di intelligenza” che Brask inscena sono piuttosto superficiali e contengono errori non trascurabili (per esempio, la metrica di Minkowski a p. 78 è chiaramente sbagliata), ai quali si aggiungono i refusi e le sviste sul lessico tecnico-scientifico della traduzione italiana: possibile che nel 2014 una casa editrice come Iperborea non sia in grado di inserire correttamente gli esponenti in un’espressione matematica (p. 143)?
Nel corso del processo per attività sediziose, Sidis dà notevole prova di ingenuità (per non dire stupidità), facendosi mettere nel sacco da legulei da quattro soldi… un po’ poco per il presunto QI più elevato del mondo! Del resto appare piuttosto curioso che un individuo della sua intelligenza sposi con infantile ardore acritico il complesso pensiero socialista. Ma anche le sue disavventure politiche servono solo a rimarcare l’eccezionalità del protagonista, annegandola in un insapore frullato di patetismo, insieme al conflitto con le figure adulte (dai genitori ai professori, allo spregiudicato giornalista dai capelli rossi, inutile nemesi che si ripresenta periodicamente nella narrazione), all’antisemitismo e ai problemi con il sesso. Peccato, perché gli elementi per scrivere un buon romanzo su questa figura così eccentrica c’erano tutti.
Uno dei libri più belli che ho letto negli ultimi anni. Un po' perché ho sempre adorato le biografie dei geni solitari, ma soprattutto per l'abilità con cui Brask riesce a unire insieme la ricostruzione della vita di Sidis con il contesto storico e sociale dell'America di inizio Novecento, le inquietudini politiche che la attraversano, il marxismo e gli ideali bolscevichi, il senso di non-appartenenza delle famiglie di profughi.
Basandosi su documenti originali, articoli di giornale (numerosissimi; ai suoi tempi Sidis fu una piccola star), diari e lettere dei contemporanei, il giornalista danese Morten Brask si propone di trasformare la ricostruzione della vita di un individuo straordinario nel "tentativo letterario di mettere in luce in qualche modo il destino di un uomo". Un'operazione delicatissima, che porta con sé a ogni passo il pericolo di fallire in entrambi gli intenti: riducendo il proprio personaggio a una macchietta e annacquando al tempo stesso il significato della sua esistenza in una sterile fiera delle banalità. Occorre grande leggerezza di mano per accostarsi a una storia come quella di William Sidis, e Brask lo fa nell'unico modo possibile: mettendo da parte se stesso, le proprie urgenze stilistiche e narrative, e lasciando che sia la storia stessa a produrre le sue conseguenze.
Un libro coinvolgente, accurato, ben pensato e meglio scritto, commovente e intenso. Leggetelo: vi farete un bellissimo regalo.
Un buon libro. La scelta di narrare la vita di William Sidis su binari temporali paralleli, in brevi capitoli, è accattivante. Non si perde mai il filo, la lettura è scorrevole e i tratti dell’anima gentile del protagonista sono affrescati con altrettanta (apprezzabile) delicatezza.
La vita perfetta di William Sidis, Morten Brask (2011; traduzione dal danese di Ingrid Basso per Iperborea, 2014)
...ovvero: che fatica essere un genio!
Questa è una storia vera, anche se romanzata, la storia di una persona sfortunata, sola e infelice: la sua "sfortuna" origina da un quoziente d'intelligenza eccezionale - 254 punti! - e dall'uso che due genitori ambiziosi e dissennati ne fanno, imponendo a William, detto Billy, un'infanzia, un' adolescenza - in sostanza una vita intera -, di eccezionalità e continue prestazioni fuori dal comune e precocissime rispetto alla sua età. Il bambino a 18 mesi sa già leggere, a 4 anni apprende da solo il latino e il greco, a 8 parla dieci lingue, imparate da autodidatta, e ne inventa una, che chiama "Vendergood"; a 11 anni è studente a Harvard e a 12 è tanto competente in matematica da tenere una lezione sui corpi quadridimensionali all'Harvard Mathematical Club. I genitori decidono per lui quali siano le scelte più appropriate e alle domande dei giornalisti richiamati dall'eccezionalità del ragazzo, il padre, medico psichiatra, risponde: "...io credo che per il bambino il gioco sia un modo per appropriarsi del sapere, ma proprio per questo trovo molto importante che l'infanzia non sia sprecata con giochi inutili, che non danno nessuno stimolo intellettuale. Molti dei giochi tradizionali non hanno alcun senso, come quelli con la palla o quelli in cui si corre. Questi giochi non favoriscono lo sviluppo del cervello infantile. Il bambino dev'essere stimolato già a partire dalla nascita a ragionare, capire e acquisire abilità logiche e deduttive. È questo che abbiamo cercato di fare mia moglie e io, e il risultato è che mio figlio a 11 anni si trova davanti al cancello di Harvard."
Di questo passo, cosa ci si può aspettare dalla vita di William, condotta come se si trattasse di un esperimento scientifico e progettata per essere "perfetta"?
Un romanzo molto bello, basato su un'attenta ricerca storica della vicenda di Sidis. Il racconto si sviluppa secondo tre età della sua vita: gli anni dell'infanzia, i vent'anni caratterizzati dalla passione politica e dal trasporto amoroso per l'unica donna a cui si interesserà, la maturità e l'ultimo anno di vita. Ottima scrittura, ottima traduzione.
Ærgeligt at så spændende stof som William Sidis liv ikke er prioriteret bedre. Den starter virkeligt godt, er fint skrevet, og hele historien er fascinerende, men den sidste fjerdedel flakker den rundt i kedeligere områder af hans liv, og man mangler svar på en masse; kød på historien - eller bare på hovedpersonen. Selv titlen kunne man godt have uddybet mere; skabt mere af en persona ud fra de fakta der er. Jeg forstår ikke moderens bevæggrunde rigtigt.
Essere un bambino e poi un adulto plusdotato e, molto più probabilmente, asperger ad alto funzionamento, può non rappresentare tutta quella esaltazione che generalmente si attribuisce alla genialità.
William Sidis ne è il mesto esempio: prima infante-fenomeno da baraccone, poi scolaro intimidito assurto precocemente a studente universitario bullizzato, quindi giovane uomo, ribelle per amore, ingannato dal suo stesso sentimento idealizzato e prigioniero della propria famiglia. Cosa rimane ad una mente così eccelsa da ricordare date e vocabolari interi, correlare discipline e calcoli dei più disparati? Di dissolversi in un lago di sangue, un’emorragia cerebrale che non lascia scampo e che finalmente mette a riposo un cervello troppo veloce anche per sé stesso! Tragico epilogo per una vita destinata ad autodivorarsi come un buco nero che risucchia tutto il sapere acquisito e implode.
Un po’ troppo dispersivo, con un continuo alternarsi di analessi e prolessi, il testo rende molto bene la condizione umana del genio disadattato, riuscendo a commuovere ed impietosire il lettore. Non straziante, ma triste.
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"Non c'è una vita migliore di un'altra, devi cercare di scegliere il cammino che tu ritieni più giusto. Così raggiungi una sorta di perfezione nella tua vita. Anche se agli altri non sembrerà tale."
Το βιβλίο δεν είναι βιογραφία ούτε μυθιστορηματική βιογραφία. Είναι μυθιστόρημα που βασίστηκε στη ζωή του ανθρώπου με το υψηλότερο IQ, ένα καλογραμμένο, γρήγορο, ωραίο μυθιστόρημα. Δεν γράφει πολλά από μαθηματικά, γεωμετρία κλπ. που ίσως θα σας φόβιζε να διαβάσετε, οπότε απολαύστε το και συγκινηθείτε με τις περιπέτειες που έζησε ο πιο έξυπνος άνθρωπος του πλανήτη που βασανίστηκε ψυχολογικά από τους ίδιους τους γονείς του.
William James Sidis (1898-1944): παιδί-θαύμα με τρομερές μαθηματικές γνώσεις και απίστευτη δεξιοτεχνία στις ξένες γλώσσες. Ο βαθμός νοημοσύνης του ήταν πάνω από 250, κάτι αξεπέραστο ως σήμερα. Το Χάρβαρντ τον δέχτηκε με τιμές μόλις στην ηλικία των 11 ετών και ως το τέλος της ζωής του ήξερε πάνω από σαράντα γλώσσες. Οι γονείς του, Μπόρις και Σάρα, ήταν γιατροί (ο πατέρας του ειδικός στην ψυχοπαθολογία). Εβραίοι και οι δύο, Ουκρανοί μετανάστες, ο μεν το έσκασε στη Νέα Υόρκη ως πολιτικός πρόσφυγας, η δε σώθηκε από τα πογκρόμ του 1889. Οι γνώσεις, ο χαρακτήρας και η πολυμάθεια του Μπόρις γοήτευσαν τη Σάρα, μια "απλή" συγκριτικά γιατρό και παντρεύτηκαν.
Ο Σίντις διάβαζε και απομνημόνευε από πολύ μικρή ηλικία, έφτασε στο σημείο να φτιάξει δική του πληρέστατη γλώσσα, με λεξιλόγιο, γραμματική και συντακτικό. Απόφοιτος του Χάρβαρντ, έδωσε διαλέξεις ήδη απότα 11 για την τέταρτη διάσταση, αφήνοντας άφωνους τους καθηγητές και τους φοιτητές. Στα 16 του πήρε το BA του με βαθμό cum laude (κάτι που δημιούργησε προστριβές με τη μητέρα του που περίμενε τη μέγιστη διάκριση και όχι αυτόν τον βαθμό). Το 1915 ��ίδαξε σε ηλικία 17 ετών στο Πανεπιστήμιο του Τέξας ευκλείδια και μη-ευκλείδια γεωμετρία, όμως η κοροϊδία που ζούσε από τους μεγαλύτερούς του ηλικιακά φοιτητές τον εξανάγκασαν σε παραίτηση.
Το 1919, υπέρμαχος της μη-βίας, ανακατεύτηκε με μια σοσιαλιστική ομάδα, που ονειρευόταν εργασία και δικαιοσύνη για όλους ανεξαιρέτως. Η διαδήλωση κατεστάλη βιαίως και ο Σίντις συνελήφθη. Καταδικάστηκε σε 18μηνη φυλάκιση, κάτι που αμαύρωσε για πάντα την προηγούμενη καριέρα του και κυρίως το όνομα των γονιών του και τη φήμη του ασύλου που ίδρυσαν στο μεταξύ. Οι γονείς του αναγκάστηκαν να τον κηρύξουν πνευματικώς ασταθή για να τον βγάλουν από τη φυλακή και τον έκλεισαν στο άσυλό τους με την απειλή αν δε συμμορφωθεί να τον παρατήσουν σε κανονικό ίδρυμα φρενοβλαβών. Ο Σίντις ��ο έσακσε μετά από δύο χρόνια και αποσύρθηκει σε μια μοναχική ζωή, εργαζόμενος σε εταιρείες όπου ασκούσε λογιστικά καθήκοντα ήσυχα και διακριτικά. Πέθανε από εγκεφαλική αιμορραγία.
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Το μυθιστόρημα λοιπόν περιγράφει τη ζωή αυτού του λαμπρού επιστήμονα με συναρπαστικό τρόπο. Με παράλληλη αφήγηση από τρεις διαφορετικές περιόδους της ζωής του (τα πρώτα του χρόνια, η περίοδος που γνώρισε τη Μάρθα και τα ιδεώδη του σοσιαλισμού και ο τελευταίος του χρόνος) γνωρίζουμε τον Γουίλιαμ ΣΊντις, έναν άνθρωπο με υψηλό δείκτη νοημοσύνης και χαμηλού πορφίλ στάση ζωής. Εκπαιδευμένος να βρίσκει πάντα μια λογική αιτία σε όλα καταφεύγει στον κόσμο των αυστηρά δομημένων μαθιηματικών και γλωσσών, όπου βρίσκει τη γαλήνη. Όλα τα πράγματα στη ζωή του τα κάνει με συγκεκριμένη μεθοδολογία, κάτι που του δημιουργεί ηρεμία και ασφάλεια: από το να τρώει το φαΐ του με συγκεκριμένο τρόπο μέχρι τη συλλογή των εισιτηρίων του τραμ. Ο Σίντις ήταν ένας άνθρωπος που θεωρούσε τις διαλέξεις και τα μαθήματα βαρετά, μιας και αφορούσαν πράγματα που ήξερε ήδη, σιχαινόταν τις ερωτήσεις στις διαλέξεις του όχι από σνομπισμό αλλά από τη βεβαιότητα ότι κανείς δεν έκανε ερωτήσεις που να ξεφεύγουν από τον τετριμμένο τρόπο σκέψης. Και για όλους αυτούς τους λόγους ο Σίντις ήταν ένα παιδί που ήταν αντικείμενο κοροϊδίας από συμφοιτητές του στο γυμνάσιο, από φοιτητές του στο πανεπιστήμιο, από παντού. Ένας άνθρωπος που αποζητούσε με λαχτάρα να απομακρυνθεί από τα φώτα της δημοσιότητας και να κλειστεί στο σπίτι του για να μελετήσει και να σκεφτεί.
Μου έκαναν τρομερή εντύπωση οι γονείς του. Στην αρχή ο πατέρας του αγωνιζόταν να τον κάνει να σκεφτεί σχεδόν τελολογικά και η μητέρα του επέμενε να τον αφήσει να ζήσει την ηλικία του. Ο Μπόρις αντιτίθετο, γιατί θεωρούσε τα παιχνίδια και τη συναναστροφή με συνομηλίκους περιττά, γιατί οι αθλοπαιδιές δεν προκαλούσαν την εγρήγορση του νου και δεν παρείχαν ερεθίσματα που θα πήγαιναν τον εγκέφαλο ένα βήμα παραπέρα. Αργότερα όμως, που ο Σίντις άρχισε να γίνεται γνωστός, παρ' όλο που και οι δύο υποατήριζαν ότι ο γιος τους είναι ένα φυσιολογικό παιδί, η μάνα άρχισε να έχει απαιτήσεις από την υστεροφημία του γιου της, να τον πιέζει σε απίστευτο βαθμό ψυχολογικά και να συγκρούονται σχεδόν καθημερινά. Γενικότερα μάλλον τα όνειρά της και οι ελπίδες της δεν πραγματοποιήθηκαν όσο και όπως ήθελε και γι' αυτό ξεσπούσε στην οικογένειά της.
Γενικότερα κανείς από τους δύο δεν ασχολήθηκε ουσιασιτκά με τις ανάγκες και τις επιθυμίες του παιδιού της, κανείς δεν καταάλαβε ούτε παραδέχτηκε ότι είχαν ένα προικισμένο αλλά αυτιστικό παιδί. Αν δεν κάνω λάθος, αυτόν τον χαρακτηρισμό μπορώ να δώσω στον Σίντις και μου κάνει εντύπωση που δεν το τονίζει ο συγγραφέας. Τα αυτιστικά παιδιά συγκεντρώνουν αρκετά από τα χαρακτηριστικά που περιγράφονται στο χαρακτήρα του Σίντις και σε συνδυασμό με ένα υψηλό IQ συγκροτούν έναν άνθρωπο που ξεφεύγει αρκετά από το μέτριο.
Όπως υποστηρίζει ο πατέρας του παιδιού: "Όλα τα αμερικανόπουλα μπορούν να καταφέρουν αυτό που καταφέρνει ο Μπίλι...Κάθε αμερικανόπουλο μπορεί να γίνει όπως είναι ο γιος μου με το σύστημα ανατροφής που έχω αναπτύξει. Ξεκίνησα να εκπαιδεύω το παιδί μου να χρησιμοποιεί τις νοητικές του λειτουργίες αμέσως μετά τη γέννησή του. Του δίδαξα να παρατηρεί με ακρίβεια, να αναλύει, να συσχετίζει και να καταλήγει σε λογικά συμπεράσματα... Σε αντίθεση με αυτά τα αποκαλούμενα παιδιά-θαύματα, ο Γουίλιαμ καταλαβαίνει πάρα πολύ καλά τις θεμελιώδεις αρχές των μαθηματικών, καθώς και ό,τι άλλο καθίσει να μάθει. Αυτό έδωσα στο γιο μας: μια ανατροφή που ευνόησε τις φυσικές και κοινές δυνατότητες πνευματικής δραστηριότητας που ενυπάρχουν σε όλα τα παιδιά. Ο γιος μου δεν είναι ιδιοφυία" (σελ. 47).
Το βιβλίο δεν έχει δασκαλίστικο ύφος, δεν είναι δύσκολο, δεν είναι βαρετό. Με πολλές λογοτεχνικές αρετές διαβάζουμε για τη ζωή του Σίντις, την ψυχολογία του, την αντιμετώπιση του περιβάλλοντός του, ένα σωρό καθημερινά περιστατικά που ανέπτυξαν και ανέλιξαν (;) την ψυχολογία του και τον χαρακτήρα του. Ένα βιβλίο που θα σας παρασύρει στη δύσκολη πλευρά των μαθηματικών και στη σκοτεινή πλευρά των γονεϊκών προσδοκιών. Μην το χάσετε!
Υ.Γ.: Οι σημειώσεις του Σπιρτούλη: ένα άρτιο κείμενο που δυστυχώς έχει ένα επαναλαμβανόμενο λάθος: αποδώ και αποκεί κλπ. παντού σα μια λέξη ενώ είναι ξεκάθαρα δύο, π. χ. από δω ή από κει κλπ.
Χαρακτηριστικό απόσπασμα:
"Και ο Γουίλιαμ δε νοιαζόταν ιδιαίτερα για τις ανθοδέσμες. Δεν είναι ότι δεν του αρέσουν τα λουλούδια, δεν του αρέσει ο θάνατος των λουλουδιών: το να κόβεις τα κοτσάνια τους, να διακόπτεις μια ζωή για να διακοσμήσεις ένα σπίτι. Είναι παραλογισμός να απομακρύνεις το λουλούδι από τις ρίζες του, να το εξαναγκάζεις σε μαρασμό και σε αργό θάνατο μερικών ημερών μέσα σε ένα βάζο, δε βγάζει κανένα νόημα" (σελ. 161).
Τι άλλο με έμαθε αυτό το βιβλίο;
"Οι ηλιακές κηλίδες είναι ρωγμές στην επιφάνεια του ήλιου, που αποκαλύπτουν ένα εσώτερο υπόστρωμα. Αυτό το εσώτερο υπόστρωμα παράγει λιγότερο φως και ζέστη σε σύγκριση με την επιφάνεια, οπότε όσες περισσότερες κηλίδες έχει ο ήλιος, τόσο λιγότερη ζέστη εκπέμπει και άρα τόσο πιο κρύο είναι το κλίμα στη γη. Οι αστρονόμοι έχουν καταγράψει τον αριθμό των ηλιακών κηλίδων και αυτές οι καταγραφές δείχνουν ότι υπάρχει ένα μοτίβο όσον αφορά την εμφάνισή τους. Έχουν κάτι σαν ενδεκαετείς κύκλους. Στην αρχή κάθε κύκλου εμφανίζεται ο μέγιστος αριθμό κηλίδων. Έπειτα ο αριθμός τους πέφτει στο ελάχιστο ύστερα από περίπου πεντεμισι χρόνια. Κατόπιν αρχίζει να αυξάνεται πάλι και ύστερα από άλλα πεντέμισι χρόνια φτάνει ξανά στο μάξιμουμ...Αυτό σημαίνει ότι κάθε έντεκα χρόνια έχουμε τον μέγιστο αριθμό ηλιακών κηλίδων και άρα η θερμοκρασία πέφτει, γεγονός που επηρεάζει τις σοδειές στις βόρειες χώρες και , όπως είπαμε, η κακή σοδειά επηρεάζει ολόκληρη την κοινωνία και μπορεί να οδηγήσει σε κρίσεις.
-Και οι κρίσεις οδηγούν σε επανάσταση;
-Αν μη τι άλλο μπορεί να οδηγήσουν σε επανάσταση αν υπάρχει παράλληλα πολιτική αναταραχή, όπως συνέβη στη Γαλλία το 1789 και στη Ρωσία το 1916. ...είναι δύσκολο να αποδειχθεί αλλά υπάρχουν πάρα πολλές συνδέσεις. Έχω προσπαθήσει να συγκρίνω τις χρονολογίες των επαναστάσεων σε όλον τον κόσμο με τις χρονολογίες που υπήρχαν μέγιστοι και ελάχιστοι αριθμοί ηλιακών κηλίδων κατά τη διάρκεια του τελευταίου αίώνα. Ανακάλυψα συνολικά 33 επαναστάσεις και εξεγέρσεις, αν συνυπολογίσουμε τις επαναστάσεις στα Βαλκάνια. Οι 17 από αυτές συνέβησαν χρονιές που υπήρξε ελάχιστος αριθμός ηλιακών κηλίδων, ενώ 16 συνέβησαν χρονιές με μέγιστο αριθμό. Υπήρξε ελάχιστος αριθμός ηλιακών κηλίδων το 1811, όταν έγινε η Εξέγερση του Τιρόλο και η Επανάσταση στο Μεξικό. Η επόμενη φορά που είχαμε ελάχιστο αριθμό κηλίδων ήταν το 1822 και περίπου εκείνη τη χρονιά είχαμε εξεγέρσεις στην Ισπανία, στην Ιταλία, στη Νότια Αμερική και μια επανάσταση στο Μεξικό. Κατά το ελάχιστο του 1834 συνέβη η καρλική εξέγερση στην Ισπανία, το 1856 η νέα επανάσταση στο Μεξικό, καθώς και η αντίσταση των Ινδών στους Άγγλους. Τη χρονιά μετά τον ελάχιστο αριθμό του 1867 έχουμε επανάσταση στην Ιαπωνία, το 1889 έχουμε τη Βραζιλιάνικη Επανάσταση, την επόμενη φορά, το 1900, έχουμε την Κουβανική Επανάσταση και την επόμενη τον Ισπανο-αμερικανικό πόλεμο και μια επανάσταση στις Φιλιππινες κατά των ΗΠΑ και άλλη μία στον Παναμά, καθώς και ταραχές εδώ στην Αμερική. Λίγο μετά τον τελευταίο ελάχιστο αριθμό, το 1911, σημειώθηκαν ταραχές στην Τουρκία, αργότερα μια επανάστση στην Κίνα, επανάσταση στην Πορτογαλία, η Επανάσταση του Μαδέρο στο Μεξικό και οι Βαλκανικοί πόλεμοι. Πρόσεξε τι κοινό έχουν όλες αυτες οι επαναστάσεις: όλες συνέβησαν σε νότιες, εύκρατες χώερες σε περιόδους που υπήρχαν λίγες ηλιακές κηλίδες και άρα ακραία ζέστη, που κατέστρεψε τις σοδειές. Τα Βαλκάνια δεν είναι τόσο νότια όσο οι υπόλοιπες χώρες αλλά επλήγησαν από την ξηρασία.
-Δηλαδή μπορώ σχεδόν να μαντέψω ότι στις περιόδους με πάρα πολλές ηλιακές κηλίδες, αντιθέτως, προκλήθηκαν πολλές επαναστάσεις στις κρύες χώρες, σωστά;
-Ουσαστικά, ναι. Για παράδειγμα, βλέπουμε μέγιστο αριθμό γύρω στο 1828, όταν γίνεται επανάσταση στη Γαλλία και στο Βέλγιο και μια εξέγερση στην Πολωνία. Την επόμενη περίοδο με μέγιστο αριθμό, το 1850, γίνονται επαναστάσεις στην Πρωσία, στην Αυστρία, στη Γαλλία και οι ταραχές των Χαρτιστών στην Αγγλία. Κατά το μέγιστο του 1861 ξεσπάει ο Αμερικανικός Εμφύλιος πόλεμος, ενώ το 1872, που είχαμε μέγιστο πάλι, έχουμε την κομμούνα του Παρισιού. Η τελευτία φορά με μέγιστο, πριν από τρία χρόνια, οδήγησε στη Ρωσική Επανάσταση, εξεγέρσεις στη Γερμανία, την εξέγερση Σιν Φεν στο Δουβλίνο, εξεγέρσεις στην Αυστροουγγαρία και μία ακόμα στο Κεμπέκ. Όλα αυτά δείχνουν ότι υπάρχει μια κάποια συσχέτιση ανάμεσα στις ηλιακές κηλίδες και στο ξέσπασμα επαναστάσεων. Όσον αφορά τις βόρειες χώρες, βλέπουμε ότι υπάρχει μέσος όρος 11,07 ετών ανάμεσα στα ξεσπάσματα επαναστάσεων. Ο χρόνος μεταξύ των περιόδων με ελάχιστο αριθμό ηλιακών κηλίδων είναι κατά μέσο όρο 11,1 έτη αλλά με απόκλιση λίγο περισσότερο από τρία χρόνια κατά μέσο όρο. Πρόσεξε τώρα, οι επαναστάσεις δε συμβαίνουν ακριβώς τις συγκεκριμένες χρονολογίες, ούτε ειδικά στην κλιμάκωση των κηλίδων αλλά τα χρόνια που είναι κοντά είτε στο μέγιστο είτε στε ελάχιστο αριθμό ηλιακών κηλίδων.
-Αυτό σημαίνει ότι μπορεί κανείς σχεδόν να προβλέψει τις επαναστάσεις μελετώντας τις ηλιακές κηλίδες;
-Όχι, είναι πάρα πολύ δύσκολο. Το μόνο που μπορεί κανείς να πει είναι ότι οι ηλιακές κηλίδες προκαλούν ακραίες συνθήκες, οι οποίες δίνουν ώθηση σε μια επανάσταση που θα γινόταν ανεξάρτητα από τις κηλίδες αλλά η οποία πιθανόν να αργούσε περισσότερο. Οι ηλιακές κηλίδες είναι ένας καταλύτης και στην κατάσταση που βρίσκονται τώρα οι κηλίδες φαίνεται πως δε θα γίνει μια νέα αμερικανική επανάσταση φέτος. Μπορούμε όμως να πούμε ότι υπάρχουν πολλοί άλλοι καταλύτες εκτός από τις ηλιακές κηλίδες. Ο Παγκόσμιος πόλεμος είναι ο μεγαλύτερος που έχει υπάρξει μέχρι τώρα στη γη και το οικονομικό κόστος είναι τόσο τεράστιο που μπορεί από μόνο του να ασκήσει πολύ μεγαλύτερη επίδραση από την καταστροφή μιας σοδειάς, γιατί υπάρχει πολύς κόσμος που πλήττεται άσχημα και δεν έχει λεφτά να φάει" (σελ. 182-186). [όλα αυτά μόλις το 1919!]
Dunque. Recensione collettiva di quello che potrei definire l’inizio di un personale “Ciclo dell’Intelligenza”, ovvero: libri che riflettono sulle potenzialità della mente umana e sulla tensione tra intelletto e morale, tra acume ed empatia. Per il momento individuo due titoli: “Fiori per Algernon” di Keyes e “La vita perfetta di William Sidis” di Brask. Sono libri che tentano di rispondere alla seguente domanda: quali sono le realistiche conseguenze del possedere un intelletto eccelso? Se potessimo potenziare la nostra capacità intellettiva estendendola verso i confini delle possibilità umane, come ci muoveremo all’interno della società?
Nel romanzo di Keyes, un uomo dalle capacità mentali limitate viene sottoposto ad un’operazione chirurgica che in poco tempo lo rende l’individuo più intelligente del pianeta. Il romanzo di Brask, invece, si pone come una biografia sui generis del personaggio storicamente esistito di William Sidis, l’uomo con il quoziente intellettivo più alto della storia.
Due testi dalle tematiche sovrapponibili, ma, secondo me, non esattamente paragonabili per qualità. Il romanzo di Keyes è profondo, toccante, analitico, per certi versi visionario, stilisticamente complesso. Il parallelismo con la sorte del topolino Algernon è un espediente narrativo fortemente evocativo, di grande portata emozionale. La riflessione si estende a temi quali l’accettazione sociale dello spettro intellettivo nella sua interezza, il valore dell’essere umano a prescindere dalle sue potenzialità mentali, la critica all’adulazione dell’intelligenza, gli orrori conseguenti la definizione di uno standard intellettuale, la relazione tra complessità psicologica e potenzialità di raziocinio. Charlie Gordon è simultaneamente colui che riceve e dispensa offese disumane, una personalità complessa e multiforme. Un uomo in cui la capacità di pensare e di sentire scaturiscono insieme tutt’a un tratto e ne travolgono l’esistenza. Un percorso di vita il cui senso si mostra e si estingue come una stella cadente.
Il romanzo di Brask può invece essere accusato di mancanza di complessità. Brask aveva a disposizione una storia già scritta, il dramma di un potenziale inespresso. Eppure, il personaggio di William Sidis appare decisamente meno caleidoscopico di Charlie Gordon, quasi ridotto ad una macchina analitica le cui emozioni sono il semplice risultato di prevaricazioni esterne. William Sidis è solo vittima, in sostanza: di una società che vuole servirsi di lui, di una società che non lo comprende, di una società che lo invidia. La critica mossa da Brask è univoca e scagliata contro la discriminazione e la malevolenza. Il dramma nasce dall’emarginazione. La solitudine è lo spaventoso protagonista del romanzo, perché in questo mondo non c’è spazio per William Sidis: non sono molti quelli che sopravvivono in cima all’Everest, dove l’aria è rarefatta. A mio parere, questa chiave di lettura non è però sufficiente a rendere la vita interiore di William Sidis, che possiamo immaginare decisamente vulcanica, un instancabile ribollire di intuizioni e sensibilità. Da un romanzo che indaga una personalità tanto elastica, ci si sarebbe aspettata una capacità immaginativa di diverso spessore, una molteplicità di punti di vista invece assente.
Cosa pensare dell’interrogativo iniziale? Come sarebbe la vita di un uomo dall’intelligenza aliena? Brask propone una risposta secca, semplice, lineare. Keyes espande la prospettiva, aprendo interrogativi a grappolo. Le mie conclusioni sono ancora nebulose.
" "Normale? Pensa davvero che suo figlio sia un bambino normalissimo?" "Sì, di partenza, per natura, William è un bambino assolutamente normale, come tutti gli altri." " 'Di partenza'? Intende dire che le sue straordinarie capacità non sono innate ma modellate da un'istruzione?" "Detto così sembra che gli abbiamo manipolato la testa. Mio marito e io abbiamo semplicemente fatto tutto ciò che era in nostro potere per stimolare la curiosità di William, la curiosità che hanno i bambini, la curiosità naturale grazie alla quale cominciano a capire la rete di connessioni e di possibilità della vita. E con i metodi sviluppati da mio marito abbiamo dato modo alle sue potenzialità di esprimersi a pieno." " - Pag. 178
William Sidis nacque il 01 agosto 1898 a New York e, forse per via degli studi del padre Boris, forse perché naturalmente dotato di un cervello straordinario, si dimostrò subito un prodigio. In qualunque ambito si applicasse, ottenne risultati: dalle geometrie non euclidee alle traduzioni simultanee in diverse lingue, dagli scritti di politica alle correlazioni tra fenomeni abbastanza lontani, come le macchie solari e le rivoluzioni sociali. Un vero e proprio genio, che aveva anche un carattere buono, trasparente, semplice: in una parola, logico. Morten Brask è riuscito a tratteggiarne la modestia, il suo non voler essere sotto i riflettori e soprattutto non voler essere trattato come un fenomeno da baraccone. Fu anche questo a portarlo a nascondersi, a sperare di non essere riconosciuto, altrimenti si sentiva costretto a cambiare lavoro, nel timore che i suoi capi o colleghi potessero approfittarsi di lui. William Sidis voleva solo essere accettato, come tutti; essere considerato allo stesso livello degli altri; forse era impossibile dal punto di vista delle sue abilità, ma dal punto di vista sociale avrebbe dovuto, avrebbe voluto, esserlo.
Questa biografia romanzata, che viaggia avanti e indietro negli anni a ogni capitolo, descrivendo la famiglia, gli amici, gli affetti principali di William Sidis, ne fornisce un ritratto commovente; è in grado di veicolare empatia tale da far cercare maggiori informazioni su Google alla fine del libro, e scoprire così un intero portale collezione di tutti gli scritti e le opere recuperate del protagonista (consiglio comunque di non farlo prima di terminare il libro per non rovinarsi la lettura).
Τριάμισι αστέρια. Και ναι και όχι. Πολύ ωραία γραμμένο, σίγουρα αξιόλογος συγγραφέας, αλλά η ιστορία που διηγείται είναι κάπως βαρετή μέχρι ένα σημείο. Γενικά με ενδιαφέρουν οι ιστορίες μεγαλοφυϊών, αλλά περίμενα λίγο περισσότερη πρωτοτυπία. Σπαραχτική πάντως η κατάληξη του ανθρώπου με το μεγαλύτερο IQ - ένας τέλειος άνθρωπος αναμετριέται με έναν ατελή κόσμο ο οποίος δε θέλει να αλλάξει και να γίνει τέλειος... και μαντέψτε ποιος νικάει. Εκνευριστικοί οι γονείς και γενικά η αντιμετώπιση των αριστερών στην Αμερική εκείνη την εποχή (φοβάμαι ότι και σήμερα το ίδιο θα είναι) και κλισέ οι δευτερεύοντες χαρακτήρες, που δε με τράβηξαν καθόλου. Ίσως, βέβαια, όλα αυτά να οφείλονται στο ότι είναι αληθινή ιστορία - συνήθως η λογοτεχνία είναι πιο πρωτότυπη από την πραγματικότητα.
- Non c'è una vita migliore di un'altra. Devi cercare di scegliere il cammino che ritieni più giusto. Così raggiungerai una sorta di perfezione nella tua vita. Anche se agli altri non sembrerà tale. -
3,5*. Συμπαθητικό βιβλίο και ευκολοδιαβαστο. Και οι ιδιοφυΐες χρειάζονται ειδική εκπαίδευση, όπως ακριβώς τα άτομα με ειδικές ανάγκες. Το σοκαριστικό για μένα ήταν ο ρόλος των γονιών, η παντελής έλλειψη ενσυναίσθησης.
1 Per conoscere un po' di più William Sidis e quello che ha scritto/fatto, qua ci sta un bellissimo sito risalente al web 1.0 in merito: http://www.sidis.net/
2 William Sidis è esistito realmente, e la biografia di Brask è anche piuttosto fedele, se non nei modi, quanto meno nei diversi passaggi. Però, il fatto che di William Sidis, per lo meno io, prima di leggere il libro non avessi mai sentito parlare, crea un curioso effetto di deconcretizzazione: cioè, per me, Sidis non diviene mai ufficialmente una persona reale, non mentre sto leggendo, almeno. Se ne ha una consapevolezza quasi periferica della sua esistenza. Un po' come quando si scopre che il Faust di Goethe era una persona realmente esistita. Ma questo non significa che Sidis divenga un mero personaggio, una macchietta. Tutt'altro: il suo essere percepito prima di tutto come romanzo abbassa le barriere e la lontananza e ci permette di entrare in un'empatia profonda con questo ragazzo. Brask, quindi, non ci porta solo a riscoprire e conoscere la vita di Sidis, ma sopra a tutto, a volergli bene. A riscattare la sua morte in solitudine.
3 La struttura del romanzo è particolare non tanto per la tripartizione in tre filoni alternati - 1944/ultimi giorni di vita; 1898-1919/infanzia; 1919/Martha -, quanto più per la brevità dei diversi capitoli, quasi mai più lunghi di poche pagine, e la sensazione di trovarsi davanti a brevi flash, identificati con precisione geografica e temporale (come immaginiamo, credo, che dovesse ricordarli William). "Come se fosse un mosaico di dettagli che lei deve leggere, valutare, analizzare per comporre un tutto". L'idea in questa struttura ricorda un po' lo spirito di Carver di raccontare qualcosa di ordinario e di lasciare che sia il lettore a percepire il substrato, senza mai doverlo esplicitare. Anche la scrittura piuttosto asciutta si rifa al minimalismo, in questo. Insomma, Brask non è tanto interessato nell'esporre pedissequamente la vita di William, anche perché altrimenti non avrebbe optato per una struttura così intrecciata, quanto più vuole che il lettore si avvicini, garbatamente, con dolcezza a William, e che per una volta nella vita del poveretto ci si chieda cosa prova e chi sia. E questo, dopo la riscoperta e la comunione emotiva, è ciò che in fondo merita William.
4 William, infatti, per tutta la sua vita è stato o sfruttato o usato per sentire di avere successo. E' il caso della madre e del padre. La madre che lo usa a mo di scimmietta per fare bella figura con l'Alta Società americana (i Sidis sono emigrati poverissimi dall'Europa orientale. Oltre tutto: ebrei), il padre rifiuta categoricamente di considerarlo un genio, se è così è soltanto grazie alla sua istruzione. Anche la stampa ne segue la vita alla ricerca di costanti scandali e di notizie su questo bambino prodigioso. Gli altri ragazzi o lo odiano o lo ignorano. William è un disadattato, come potrebbe non esserlo: fin da neonato è stato solamente un fenomeno da baraccone - e, peggio, lui stesso aderiva a questa sua figura per avere l'amore del padre e della madre. Fin da piccolo, cioè, William è cresciuto e vissuto con la consapevolezza che tutto ciò che le persone volevano da lui era essere una scimmietta ammaestrata: Dai, Billy, fa il tuo numero, leggi il latino. Uniche due eccezioni, Sharfman e Martha. Sharfman è un suo compagno di corso ad Harvard, l'unico a trattarlo come una persona, con interessi anche completamente diversi dai suoi, ma una persona. Anche Martha riesce a vedere qualcosa in William oltre il suo essere una scimmietta: vede che William ama il sapere, o meglio, vede che William sa venticinque lingue e legge e legge e legge non solo per compiacere il padre e la madre, ma perché vuole un mondo migliore. Qua si potrebbe fare un discorso su come William sia sfruttato da una società capitalistica e che quindi il suo socialismo sia non solo una risposta universale ai bisogni dell'umanità, ma prima di tutto una risposta personale, un rifiuto della società che, nei suoi genitori in primis, lo ha sfruttato.
5 Ci sta un vuoto nel racconto di circa vent'anni, dal 1921 al 1944, da quando cioè William fugge a quando lo ritroviamo a Boston, nei suoi ultimi giorni. E' in questo periodo che William è libero e fugge. Ecco la vita perfetta di William Sidis: è in questo silenzio, in questa libertà così totale e anarchica che non può essere raccontata.
Η κάθε άλλο παρά τέλεια ζωή του William James Sidis, δοσμένη πετυχημένα από τον M. Brask, σε αφήνει με μία μεγάλη θλίψη κλείνοντας το βιβλίο. Το παιδί - θαύμα με δείκτη ευφυίας μεταξύ 250 και 300 πέρασε όλη του τη ζωή μέσα στη δυστυχία. Οι γονείς του, με κύριο υπεύθυνο τη μητέρα του, τον αντιμετώπισαν εντελώς λάθος φτάνοντας και ξεπερνώντας τα όρια της παιδικής βίας. Ο ανεκπλήρωτος έρωτας του, που θα μπορούσε να τον εντάξει σε μια κοινωνικοποιημένη ζωή, αποδείχτηκε η ταφόπλακα του. Οι δυσκολίες που αντιμετώπιζε στην καθημερινή συμβίωση του και την αποδοχή του από τον μέσο όρο των ανθρώπων εμφανίζονταν ως εμπόδια τα οποία έπρεπε να ξεπεράσει εύκολα λόγω των δυνατοτήτων του. Ο περίγυρος του τον ενθάρυνε στην απομόνωση και τελικά βρέθηκε να φυτοζωεί κρύβοντας τις ικανότητες του, προκειμένου να μην προκαλεί με την παρουσία του. Ένα τέτοιο παιδί σήμερα θα είχε ευτυχώς διαφορετική τύχη. Ο Σίντις υπήρξε διπλά άτυχος, έχοντας έναν έξυπνο μεν αλλά αδύναμο να επιβάλλει τη γνώμη του πατέρα και μια μητέρα που τα συμπλέγματα αποτυχίας της προσωπικής της ζωής προβλήθηκαν υπερβολικά έντονα πάνω στο ιδιοφυές παιδί της. Τελικά, προσωπικά ανακουφίστηκα με το τέλος, όσο παράδοξο κι αν ακούγεται αυτό. Ήταν μία λύτρωση για τον καημένο τον Σίντις.
Ευτυχώς που δεν είμαστε διάνοιες! Τι θα τραβούσαμε!
La vita straziante di un genio, in un libro vivo nel contrasto fra la scrittura distaccata e il racconto di vicende disperate, delle storie di persone straordinariamente intelligenti e assolutamente stupide e ottuse ai bisogni e ai sentimenti, propri e altrui. Una storia di tragica incapacità a comunicare, da parte di William e da parte dei suoi genitori, dei suoi amici, dei professori e di quasi tutti quelli che ha incontrato. Una vicenda in cui la difficoltà ad adattarsi ai contesti assume un valore esagerato e porta a sacrificare il rispetto per le persone più vicine e amate: nella famiglia di William sono tutti intelligentissimi e forti, ma nessuno ascolta nessuno, tranne se stesso o se stessa. La madre è insopportabile, ipercritica in modo quasi caricaturale e negativa nonostante le sue grandi capacità. Il padre è così convinto di avere sempre ragione da non ascoltare mai veramente né la moglie né William, che comunica veramente forse solo con se stesso. Differenze inconciliabili e distanze incolmabili.
Tre stelle e mezza. La storia di William Sidis, per la quale rimando alle ottime note in quarta di copertina, è quella comune a tanti bambini prodigio, strumentalizzati più o meno inconsapevolmente (e per fini più o meno inconfessabili), dai propri genitori, dati in pasto all’opinione pubblica e ai mass media come delle foche ammaestrate, dei fenomeni da baraccone, dei freak. Bambini drammaticamente e permanentemente fuori posto, dotati di un talento enorme eppure inservibile, inutile, sterile sia per la propria che per l’altrui felicità. La recensione completa su http://www.ifioridelpeggio.com/willia...
L'idea centrale di questo libro è romanticizzare una biografia.
Un buon prodotto che fa leva sul tema del genio precoce, scavalca il trito sviluppo della follia, avanza con sfumature di inadeguatezza e colpi di scena che sono i talenti incredibili del protagonista Billy, e che termina con la precisione di una piuma che si posa dopo avere compiuto il suo tragitto in aria, da ala a grave.
Rende l'idea del personaggio senza comunicare i moti. Diluisce molto, aggiunge poco, inventa nulla. Sapido ma iponutriente.
William Sidis è stato un uomo realmente esisitito, tuttavia io non l’avevo mai sentito nominare prima di leggere questo libro, e scommetto che in pochi conoscono le sue vicende. Eppure è stato l’uomo con il più elevato quoziente intellettivo mai misurato al mondo.
William Sidis nasce a New York nel 1898, figlio di una coppia di immigrati ebrei fuggiti dall’Ucraina. Suo padre, Boris Sidis, riesce con sacrificio a laurearsi negli Stati Uniti, diventando un importante e stimato studioso di psichiatria. Si convince che il figlioletto appena nato abbia eccezionali doti di calcolo, di comprensione e apprendimento: con l’aiuto della moglie, Sarah, lo cresce come una sorta di cavia da laboratorio, sottoponendolo a stimoli intellettuali continui.
Il piccolo Sidis non ha un’infanzia come gli altri bambini, e questa “anomalia” caratterizzerà la sua intera esistenza. È ancora un bimbo quando viene introdotto in istituti scolastici frequentati da adolescenti. A 6 anni il bambino frequenta la terza media, a 8 anni il liceo, a 13 parla dieci lingue, riesce a risolvere calcoli matematici complessi con estrema facilità e va ad Harvard. William Sidis, per la follia dei genitori, non ha mai conosciuto un gioco spensierato coi coetanei. È cresciuto da solo, con due genitori che in lui hanno visto solo un esperimento, un essere da “potenziare”.
Vi faccio scoprire autonomamente come finisce questa storia vera (ma date le premesse, non può che finir male). Gli argomenti trattati sono tanti: il dovere degli adulti di proteggere e preservare la serenità dei piccoli, il bullismo dei compagni di scuola più grandi, la paura verso chi è “diverso”. Una storia agghiacciante e molto triste, ma da conoscere.
Bellissima biografia romanzata di William Sidis, "genio" precoce vissuto nella prima metà del XX secolo. Bambino prodigio, figlio di genitori brillanti e determinati, brucia tutte le tappe dell'educazione, si vota al pacifismo e al socialismo e poi scorre una vita grigia, anonima, fino alla morte, avvenuta a 46 anni per emorragia cerebrale, stessa patologia che uccise suo padre. Brask rende Sidis una persona fragile, sensibile,idealista, ingenuo, in parte rifacendosi a notizie biografiche in parte inventando, come spiega nell'introduzione. Lo fa con grande maestria e il libro si fa divorare, quasi fosse un giallo. Attenzione: Brask a volte fa fare a Sidis ragionamenti anacronistici, impossibili per l'epoca, anche per un "genio", almeno una volta mettendogli in bocca un errore (nel 1913 la teoria della relatività generale non era stata pubblicata e quindi non era ancora noto che la luce risente della forza gravitazionale. Sidis invece ne parla e cita osservazioni in merito. Anche ammettendo che la sua genialità gli permettesse di anticipare Einstein, solo nel 1919 il fenomeno viene effettivamente osservato). Bisogna stare quindi molto attenti a valutare le capacità di William Sidis attraverso questa biografia, appunto romanzata. Ma sono dettagli, il libro è veramente bello e commovente. Alcune descrizioni di violenza, pubblica e privata, sono descritti con realismo da brividi. Infine, se Iperborea non esistesse, bisognerebbe inventarla: sforna bellissimi libri uno dopo l'altro rivelando un Nord Europa letterariamente molto vivace.
Quanto male possono fare a un figlio certi genitori!! William Sidis ha avuto la sfortuna di avere un padre e una madre più ambiziosi che affettuosi. Fin da quando lui era molto piccolo si sono preoccupati soltanto di stimolarlo cognitivamente e non gli hanno mai concesso il tempo di essere bambino e di vivere le esperienze che tutti i bambini è giusto che vivano. Giocare? Sì ma solo se il gioco è finalizzato ad un apprendimento, altrimenti è tempo sprecato. Inizialmente pensavo che il padre fosse quello più malato da questo punto di vista, ma anche la mamma ha aggiunto il suo carico da novanta. William aveva un QI elevatissimo, ma l'intelligenza si compone anche di una parte emotiva che, nel suo caso, non è stata per niente coltivata a causa della famiglia in cui si è trovato a crescere. A 11 anni viene iscritto all'università, senza che i genitori si pongano minimamente il problema di cosa possa significare per un bambino relazionarsi solo con ragazzi molto più grandi di lui, con abitudini ed esigenze completamente diverse dalle sue. Ho provato molto dispiacere per William e ho raggiunto l'apice dell'indignazione quando ho letto di ciò che i genitori gli hanno fatto per farlo uscire di prigione. Non mi stupisce che abbia tagliato completamente i ponti con loro e non mi stupisce che per tutta la sua vita abbia anelato solo ad un semplice anonimato e a una vita normale, cercando di celare la sua genialità.