Leggendo Rachel Ingalls, abbiamo l’impressione di trovarci in un mondo in apparenza familiare, ma da cui qualcosa ci tiene separati – quasi avessimo varcato una pericolosa soglia invisibile e di colpo vedessimo tutto da un diverso emisfero –, o forse in un sogno, che al tempo stesso ci adesca e minaccia. Nei cinque lunghi racconti, o novelle esemplari, che compongono «Benedetto è il frutto», incontreremo un frate gravido dell’arcangelo Gabriele – questa almeno è la versione che offre ai confratelli del monastero; il creatore di una bambola realissima che con la sua esuberanza sessuale causerà sviluppi imprevedibili, mandando a gambe all’aria la vita familiare dell’uomo; una coppia che viene invitata a una festa in campagna dove tutto sembra normale e insieme spettrale, come sospeso, e che sulla via del ritorno andrà incontro a un’inattesa calamità piovuta dal cielo; una donna in vacanza con il marito e in preda a una subdola mania che suscita domande sempre più angoscianti sul suo stato mentale; e, infine, avremo a che fare con le conseguenze assurde, allucinanti, quasi apocalittiche del furto di una pagnotta. In tutti e cinque affronteremo momenti, personaggi e situazioni fuori da ogni norma, non soltanto la migliore introduzione possibile all’universo narrativo di Rachel Ingalls.
Rachel Ingalls grew up in Cambridge, Massachusetts. She held various jobs, from theatre dresser and librarian to publisher’s reader. She was a confirmed radio and film addict and started living in London in 1965. She authored several works of fiction—most notably Mrs. Caliban—published in both the United States and the United Kingdom.
non vorrei allargarmi dicendo che questa è una delle letture migliori che ho fatto e farò quest'anno, ma penso proprio che mi allargherò
Benedetto è il frutto è una raccolta incredibile di cinque novelle, tutte spettacolari in cui un frate viene ingravidato dell'arcangelo Gabriele e porterà in grembo un figlio dell'annunciazione
una bambola gonfiabile fa impazzire tre persone
una coppia si ritrova a cena da una versione creepy dei coniugi Warren, vivendo un'esperienza al limite del normale, in una casa che sembra mutare e ombre che minacciano la donna, sulla via del ritorno la coppia viene colpita da una gracchiante calamità del cielo
una donna in viaggio col marito è ossessionata dalle cartoline e il suo stato mentale vacilla sempre di più
e infine il racconto migliore, il furto di una pagnotta porta a delle conseguenze quasi bibliche, un racconto dalla tensione crescente, che sul finale vi lascerà senza parole
sono tutte e cinque storie che per quanto sembrino sempre normali, quasi comuni, hanno sempre qualcosa di nascosto, in grado di soprendere e lasciare sbigottiti
leggetelo.
*tra l'altro pure la copertina è spettacolare*
[grazie ad @adelphiedizioni per la copia di questa meravigliosa uscita]
un'autrice cinica e con la battuta sempre pronta, che con occhio spietato e sorprendentemente moderno analizza la società in tutta la sua ipocrisia, accanendosi in particolar modo sulla vita coniugale, che rappresenta come una prigione per molte donne. non mancano i brividi e la sensazione che ci sia qualcosa di estremamente errato perennemente sospeso sulle nostre teste!
BENEDETTO IL FRUTTO... E MALEDETTA L'IPOCRISIA SOCIALE
Benedetto è il frutto è una raccolta di racconti sorprendente, in cui ho apprezzato soprattutto il cinismo tagliente, il surreale dosato con intelligenza e l’originalità con cui Rachel Ingalls riesce a farci riflettere. Con uno sguardo spietato e sorprendentemente moderno, l’autrice smaschera le ipocrisie della società, rivelandone i paradossi attraverso racconti che disturbano, divertono e lasciano il segno.
La scrittura di Rachel Ingalls colpisce per la sua capacità di rendere credibili situazioni assurde, illuminando con feroce lucidità gli aspetti più contraddittori del vivere quotidiano. È un’autrice che meriterebbe senza dubbio maggiore diffusione: la sua voce, originale e affilata, è una di quelle rarità capaci di restare attuali anche a distanza di decenni.
I primi tre racconti i migliori secondo me, sono quelli che personalmente mi hanno preso di più. Il quarto dimenticabile. Il finale del quinto assolutamente poetico, dopo un inizio un po’ così così.
particolare,non ho trovato queste storie interessanti come dicono. saró una delle poche che ha apprezzato pochissimo la prima storia. le altre sono carine,mi disturba un po’ che (tranne l ultima) non hanno un finale ben definito,anzi non lo hanno proprio. ho notato che in tutte cè una critica velata al rapporto degli uomini con le donne,come se sia scontato sottomettere e avere il controllo sulla propria donna.
Non avevo mai sentito parlare di Rachel Ingalls prima di essere attratta da questo libro edito da Adelphi. Complice il titolo e la copertina, mi sono lasciata convincere a conoscere l’autrice tramite questi suoi cinque racconti lunghi.
Le sue storie sono ambientate in un mondo, luogo, normale, abitate da persone qualunque. Almeno in apparenza. Man mano che procede la trama, si ha una leggera deviazione dalla realtà, si insinuano elementi irreali, strani, che imprigionano i protagonisti in una oggettività diversa pur rimanendo nel mondo usuale. Direi che ogni racconto è un’escalation dell’orrore, un palco dell’assurdo in un climax di paura e distopia.
Mi sono piaciuti moltissimo i racconti “Benedetto è il frutto”, “In flagrante” (sembra un episodio di Black Mirror), “Furto”; un po’ meno “Amici in campagna”, “Cartoline da mandare a casa”.
"Mi sto convincendo che è tutta una questione di potere, che gli uomini guardano tutte le altre creature come cose su cui esercitare potere, che secondo loro libertà significa poterlo esercitare; e non sono contenti se qualcuno è così libero da essere come vuole" -Anselm, primo racconto
Lei è enigmatica, inclassificabile. Perchè la sua scrittura non è barocca ma le sue storie lo sono. Può definirsi anche gotica ma senza tempo e spazio. Un'autrice strana, sarcastica e critica. Credo che sia da approfondire e troppo poco conosciuta in Italia.
"Il segreto sta proprio lì, possedere le menti [...] ecco il vero potere, avere sotto controllo la mente degli altri" -Jake
"Guardavo il cielo. L'ho visto e l'ho conosciuto come nessuno l'ha visto mai, guardandolo dritto al cuore, come nessuno lo conoscerà mai. Non mi ero mai accorto di com'è, che è un viso che guarda di rimando e guarda con amore, ed è braccia che si aprono per te. Che è dolce e calmo. Che è azzurro. Che è bello da non credersi e vola via più lontano di quanto sia dato sapere. E continua così, all'infinito. Nei secoli dei secoli. In eterno. "
Cinque racconti di cui quattro ottimi; l’ultimo, il più lungo, interrotto perché davvero troppo teatrale, troppo inutile, troppo verboso. Un senso fisico di nausea ne ha accompagnato la lettura parziale. Invece gli altri sono una bellissima prova di lucidità, di immaginazione obliqua, di scrittura attenta.
Ingalls è molto simpatica e acuta, ed è per questo che i due racconti meglio riusciti sono i primi due in cui, nonostante le tematiche perturbanti che accomunano l’intera raccolta - con le dovute differenze di intensità fra un racconto e l’altro -, l’autrice riesce a realizzare un felice connubio fra ironia e grottesco. Senza dubbio il racconto che mi è piaciuto di più è In the Act (1987), in cui vengono rielaborati una serie di temi e topoi che apprezzo sempre molto: da un lato il tema della camera segreta di Barbablù (di cui, fra l’altro, Carter aveva composto una meravigliosa riscrittura nel 1979) che rivela, all’apertura, non il mattatoio delle ex mogli, ma una singola bambola artificiale creata per rassomigliare alla perfezione a un essere umano. Sono chiari quali sono dunque altri due dei modelli di Ingalls: Frankenstein, da cui si riprende il tema di uno scienziato che, novello Prometeo, tenta di creare la vita, e L’uomo di sabbia di Hoffman. L’autrice, su questa serie di innesti, inserisce però una componente molto personale di ironia sulla mentalità piccolo-borghese americana degli anni Settanta, e in particolare sulle dinamiche di coppia di due coniugi insoddisfatti, che rende il racconto davvero fresco. Blessed Art Thou, che dalle premesse mi aspettavo sarebbe stato un capolavoro, si limita ad essere discreto, ma non eccezionale, salvo per qualche momento di scrittura particolarmente felice, e per l’idea alla base di un monaco che rimane incinto dell’arcangelo Gabriele, che è geniale. L’ultimo racconto, Theft, ha la portata politica più spiccata della raccolta; il mio problema, purtroppo, è che risulta troppo lungo per essere considerato un racconto, e troppo breve per diventare romanzo, e quindi risulta troppo dispersivo rispetto alla forma di narrativa breve, che secondo me acquisisce tanta più forza quanto più riesce a essere concentrata, e al tempo stesso non abbastanza approfondito per gli standard di un romanzo. È una distopia che sa soltanto quello che non è, ma è comunque una buona prova della penna dell’autrice.
Concordo con i lettori che hanno amato e preferito i primi tre racconti. Personalmente, su tutti, ho adorato il secondo, dedicato alla creazione di una bambola gonfiabile a sostituzione della fidanzata. Gli ultimi due, benché in linea con l'inquietudine e il senso di straniamento che animano gli altri racconti, sono più dimenticabili. In ogni caso la lunghezza dei racconti consente di entrare in sintonia con le storie e di avere un senso di approfondimento, che non sempre si riscontra con le raccolte di racconti. La scrittura è efficace, sempre coinvolgente, senza picchi o momenti di "piatto". Leggerò altro di questa autrice!
Una stella in più per l'absolute gag finale che, personalmente, non avevo visto arrivare e che mi ha lasciata a bocca aperta a contemplare il vuoto per un minuto buono (non scriverò di che si tratta anche perchè spero che la me del futuro si incuriosisca e riprenda in mano questo libro per poi essere scioccata per una seconda volta). Il resto dei racconti è ok, il primo in particolare mi ha colpita per la neanche tanto velata critica all'ipocrisia nel mondo ecclesiastico; il secondo mi ha fatto venire i brividi; il terzo mi ha ricordato Shirley Jackson; il quarto mi ha devastata emotivamente. Per essere un titolo che ho visto per caso in libreria, è stato un viaggio interessante.
Cinque racconti che più o meno a metà cominciano a rallentare, a riempirsi di dettagli inutili, di dialoghi ripetitivi. Alcuni personaggi sono odiosi, ottusi, pieni di sé. Forse una caratterizzazione voluta, ma che ho trovato priva di senso. Ma i finali delle storie dove sono? Le promesse non mantenute, la tensione creata, portata al limite e poi buttata via come se a un certo punto l'autrice avesse deciso di averne avuto abbastanza o avesse finito le idee. Un libro scritto con l’intento di voler essere originali a tutti i costi. Il tempo speso a leggerlo è stato tempo sprecato.
"Benedetto è il frutto" di Rachel Ingalls è una raccolta di (5) racconti che vogliono essere conturbanti, ma che in fondo giocano semplicemente su premesse "strampalate". Libro assolutamente godibile (dall'innegabile qualità della scrittura), ma non sono stato impressionato. Classifica personale dei 5 racconti: 1. Il furto 2. In flagrante 3. Benedetto è il frutto (che evidentemente dà il titolo alla raccolta) 4. Amici in campagna 5. Cartoline da mandare a casa
5 racconti molto diversi tra loro ma tutti legati da un crescente senso di inquietudine e disagio nella loro lettura. Ho Amato In flagrante ma sopratutto Amici in campagna. L’ultimo racconto l’ho odiato fino a poche pagine dalla fine, quando è scattato quel qualcosa che mi ha fatto intuire dove sarebbe andato a parare: che bomba! Consigliatissimi!
“Non mi ero mai accorto di com'è, che è un viso che guarda di rimando e guarda con amore, ed è braccia che si aprono per te. Che è dolce e calmo. Che è azzurro. Che è bello da non credersi e vola via più lontano di quanto sia dato sapere. E continua così, all'infinito. Nei secoli dei secoli. In eterno.”
Racconti strani, a volte spiazzanti, con un tono dimesso e quotidiano che però lascia filtrare inquietudine e riflessioni profonde. L'ultimo (Furto), mi ha ricordato un parallelo con la crocifissione di Gesù. Alcuni racconti mi hanno convinto di più, altri meno, ma nel complesso è una lettura interessante