Nella macchina del commissario Ponzetti è stato abbandonato un bambino sordomuto, ma nessuno si fa avanti per reclamarlo. Intanto, un’eccezionale piena del Tevere mette in subbuglio l’intera città...
A Roma imperversa un gruppo che, sotto la pioggia battente, squarcia le gomme dei SUV della città, ma il commissario Ponzetti deve prima preoccuparsi del misterioso bambino che ha ritrovato nella sua auto.
In una Roma che non dorme mai, Ponzetti dovrà capire quale sia il nesso – perché un nesso dev'esserci – tra quel bambino e la famigerata "Banda dei SUV".
È professore di greco e latino in un liceo di Roma. Il personaggio da lui creato, il commissario Ottavio Ponzetti, è protagonista di una fortunata serie di romanzi tra cui I gatti lo sapranno (2008) e Il dono delle lacrime (2014).
Il commissario Ponzetti continua a piacermi, nonostante avverta in certi casi un'eccessiva "semplicità" nello spiegare situazioni e avvenimenti complicati, come se l'autore stesso non sapesse illustrare nel dettaglio le intuizioni del protagonista e quindi lasciasse completamente a lui la gestione dell'indagine senza impicciarsi più di tanto. Non so perché (forse a causa dell'omonimia con l'autore?) mi viene sempre di fare il confronto con le storie di Maurizio De Giovanni e del suo commissario Ricciardi, scoprendo che non potrebbero essere più diversi nella loro gradevolezza: Ponzetti appare concreto, familiare, sereno, radicato nel territorio della sua Roma; Ricciardi al contrario rimane etereo, sofferente, estraneo alla sua Napoli perché chiuso nel dolore suo e di coloro che vede nel momento del trapasso, quasi fuori posto se non quando viene a contatto con i pochi personaggi che lo conoscono a fondo e lo rispettano e amano. Entrambi con dei fidi collaboratori che li completano e li sostengono anche quando tutto sembra precipitare. Piccola nota: pessima idea questa di Fazi Editore (ma mi pare non sia il solo) di stampare la copertina con la fascetta incorporata. Non ho una particolare avversione per le fascette, ma soltanto se sono libera di toglierle. Così si compromette irrimediabilmente la bella foto romana, cosa piuttosto irritante, secondo me che considero la copertina un'attrattiva importante del libro (anche se purtroppo devo ammettere che a volte non rispecchia affatto il contenuto).
Ricciardi è stata una magnifica scoperta. E mi riporta a Roma, in tanti luoghi che conosco a memoria, mi sembra quasi di sentire l'odore delle strade piene di pioggia a Natale...è stato doloroso smettere di leggerlo...
«Adesso le cose si mettono ad accadere come nelle leggende?». «A vorte sì. Le cose fanno grandi giri, e poi ritornano, senno perché ‘ste storie restano appiccicate a un posto pe' dumila anni?».
Fate un salto a Doria Pamphilj, non ve ne pentirete.
Un po’ più di movimento, in questo volume della serie del prof. Mi sono piaciuti molto i personaggi, le situazioni, le ambientazioni e le discussioni messe in atto. Come sempre la Roma di Ponzetti è familiare, quotidiana, reale. Umana.
La Piramide sembrava anche lei stufa di non essere mai notata da nessuno, stretta com'era fra le mura, il traffico e la sua stessa fuliggine. Pareva che rimproverasse Roma di non essere stata costruita al centro, fra il Pantheon e piazza Navona: allora sì che le avrebbero riservato molto più delle distratte occhiate di qualche turista che si è perso. La oltrepassammo anche noi, sobbalzando su sampietrini sconnessi e imboccando via Ostiense, così grigia che vorrebbe perdersi anche lei in un altro tempo o chiamare una schiera di writers a salvarla. Il punto più cupo lo raggiunge quando passa sotto la ferrovia. Ma subito dopo, svoltando a destra, si apre un'altra Roma: uno spazio improvvisamente largo, impreciso, uno stradone costeggiato da muri vuoti, senza insegne, dove non cammina mai nessuno. E poi arriva il "ponte di ferro", stretto, a doppio senso, e devi stare attento alle macchine che vengono dal lato opposto: ma a me viene sempre di rischiare il botto pur di buttare l'occhio giù a sinistra, perché là sotto il fiume è largo, solenne, ritrova le sue rive naturali, libero dalla camicia di forza dei bianchi argini della città storica. E mi piace da morire.
Un giallo vecchio maniera, con una Roma tratteggiata in modo vivo, personaggi interessanti e una scrittura piacevolissima, inconfondibile e speciale, come dimostra questo incipit perfetto, fra i migliori letti ultimamente: "La piena boriosa del Tevere assomigliava alla nostra inconfessabile inquietudine."
Un bellissimo giallo, tutto costruito sulle suggestioni che continuano a girare nella mente del commissario fino a ricomporre il quadro intero. È interessante la "mancanza di metodo" scientifico del commissario che si immerge nella complessità della vicenda per intero, senza distacco, lasciandosi spesso commuovere.
Il commissario Ponzetti insieme al fedele Iannotta riesce a risolvere uno spinoso caso con trama internazionale.. salverà dalle nefaste attenzioni dei Servizi Segreti: il genero spagnolo dalla galera, una madre rumena con figlio sordomuto e un romantico marito cileno con un insospettabile colpo di teatro finale. Bello e ben scritto.
"La piena boriosa del Tevere assomigliava alla nostra inconfessabile inquietudine " E già dall'incipit... Un classico giallo all'italiana, con un connotato in più: il commissario Ottavio Ponzetti. È un personaggio che con passo leggero ti entra dentro, si crea uno spazio nel tuo cuore, si insedia lì e non si muove più. Diventa persona, un po' come Pinocchio, da burattino a bambino vero. Ha il cuore in mano, Ponzetti, e ci mette l'anima nel suo mestiere. Anche in quest'avventura, dove il ritmo è sornione, come un gatto che placidamente, ronfando, sembra dormire, poi basta un lieve rumore, un fruscio e scatta, improvvisamente sveglio, inarcando la schiena e tirando fuori gli artigli. Le vicende familiari si intersecano abilmente con l'indagine in corso, anzi qui - molto spesso - ne sono parte integrante. Linguaggio pulito, romanesco meno accentuato (però sempre piacevole); trama semplice, personaggi ben costruiti e delineati. C'è il solito grande Iannotta, c'è Romoletto, una delizia di bambino, e tanti altri. Fino ad arrivare ai personaggi oscuri e inquietanti dei (addirittura!) Servizi Segreti. E poi c'è Roma. Roma con il Tevere in piena. Roma bagnata dalla pioggia, tutta tirata a lucido e vestita a festa per il Natale. E poi... Ma insomma! Vi devo dire tutto io? Leggetelo, ne vale la pena se volete passare qualche ora in ottima compagnia.
Ho letto il libro con fatica, il romanzo non mi è piaciuto. La trama è confusa e il finale improponibile. Salvo la figura e la personalità (ben costruita dall'autore) del commissario Ponzetti